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13-03-2009, 17.04.24 | #62 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 13-06-2007
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
Ciao Dubbio Veramente, almeno in questa sezione filosofica, mi piacerebbe che si arrivasse quanto meno a formulare delle ipotesi per via "logica". Citazione:
Io ritengo che sia fondamentale concentrare l'attenzione sull'essere cosciente anche perchè se non esistesse quest'ultimo non ci sarebbe neanche "notizia" dell'esistenza dell'essere, diciamo, "inanimato". Citazione:
Se l'autocoscienza è memoria e, quindi, fondamentalmente volume di materia grigia, disfacendosi questa si dissolve anche la prima. Citazione:
Tutti quesiti molto pertinenti soprattutto ora che anche il "mainstream" scientifico comincia sempre piu' a dubitare sul Big Bang o, quanto meno, a riconsiderarlo quale un semplice evento "locale". Che la materia sia eterna io la ritengo un'ipotesi piu' che probabile, anzi, praticamente certa. Sono le sue "combinazioni" (tra cui quelle che originano l'autocoscienza") a mutare. Il quesito, allora, sarebbe : mutando la combinazione che origina una coscienza, questa svanisce ? Se si, perchè, dal momento che la materia non è mai statica, ma varia (vedi meccanica quantistica) perchè la coscienza non svanisce nell'arco dell'esistenza del corpo materiale cui afferisce ? Oppure anche la coscienza è in continua mutazione e noi non ce ne accorgiamo per effetto del "collante" costituito dalla memoria ? E se è così che ne è del principio di non contraddizione per cui A = A ? E quando la coscienza è quella coscienza ? Dal concepimento ? Dai due anni in su, quando i ricordi cominciano a permanere nella corteccia cerebrale ? Oppure l'autocoscienza non si forma ne svanisce, ma è e basta ? E se si quale potrebbe essere il motivo della sua esistenza ? |
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13-03-2009, 17.57.21 | #63 | ||||||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Essere, divenire e autocoscienza
Raccolgo e commento qui di seguito alcuni stralci degli ultimi interventi, molti interessanti, sulle relazioni fra essere, divenire e autocoscienza.
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Se l’autocoscienza è manifestazione dell’essere immutabile, perché percepiamo il divenire dei contenuti coscienti? E viceversa, se l’essere non è immutabile, ma tutto è divenire, come potrebbe emergere dall’incessante divenire un io-cosciente stabile? Se tutto è divenire, perché io resto sempre me stesso, aldilà dei contenuti mentali? Suggerisco una soluzione: l’autocoscienza è un principio irriducibile ad altro, è ingenerata e indistruttibile, e rappresenta l’immutabilità dell’essere; la variabilità dei suoi contenuti rappresenta il divenire. Essere e divenire nell’autocoscienza. Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
La memoria certamente dà uno “spessore” all’autocoscienza: provate a immaginare come cambi la consapevolezza di sé una profondità di memoria di 10 anni, o 10 mesi, o 10 giorni, o 10 ore, o 10 minuti, o 10 secondi… la consapevolezza di sé finisce per scomparire. Ma questo non significa che l’autocoscienza, o autoreferenzialità, si generi nell’accumulo di memoria e nel mero scambio di informazioni. Altrimenti, perché internet non è un’entità mentale cosciente? Non rappresenta forse un’enorme macchina per archiviare e trattare informazioni? Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Loris |
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14-03-2009, 00.13.20 | #64 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
Ciao Marius io condivido ciò che dice Visechi su questo punto, non farei coinciderei strettamente la memoria all'autocoscienza. Ma su questo dovrei aprire una parentesi cubica Citazione:
qui Marius le domande ce le siamo poste molte volte ma le risposte sono ancora un pò vaghe. Chiaramente è risaputo che ho a cuore il problema ma nella domanda "Perchè esiste qualcosa anzichè niente" la coscienza, o l'essere in quanto dotato di coscienza, cercherò di lasciarlo fuori fin che posso; lo vedo un punto di arrivo, volevo prima considerare l'aspetto materiale. Citazione:
In che senso credi che esista qualcosa? Questa era la domanda. Non volevo suscitare dubbi sull'esistenza, e nemmeno capire quale fosse la prova che quel qualcosa esiste, cercavo di comprendere se ci sono dei limiti precisi, razionali e oggettivi alla identificazione di ciò che esiste. Per esempio se dicessi che il televisore esiste ed invece il mio concetto di televisore non esiste...? Se dicessi che io esisto e tu non esisti? Oppure dicessi che non esiste il teorema di Pitagora? Insomma mi chiedevo i termini logici e razionali, se ce ne sono ovviamente, per individuare l'esistenza o meno di x o y |
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14-03-2009, 08.41.07 | #65 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Cosa esiste realmente?
Citazione:
Ma probabilmente è ancor meglio dire che la distinzione fra ciò che è reale e ciò che non lo è, non ha ragione di essere: è reale tutto ciò che è contenuto nella coscienza. Solamente, siamo propensi ad assegnare un maggior valore di realtà a quei contenuti che sono indipendenti dalla nostra volontà, e che sembrano provenire da una realtà esterna contrapposta alla nostra realtà interiore. Loris |
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14-03-2009, 09.02.30 | #66 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Essere, divenire e autocoscienza
Commento questo ulteriore contributo di Marius, arrivato insieme a un mio precedente post:
Citazione:
Dal qualche parte bisogna pur cominciare, bisogna porre un principio primo irriducibile: perché ostinarsi a porre la materia come principio primo, se poi si va incontro a difficoltà insormontabili? In fondo non ci sono molte alternative: 1) La coscienza è derivata dalla materia; 2) Coscienza e materia coesistono; 3) La materia è derivata dalla coscienza; 4) Esiste solo la coscienza. La prima, come si è visto, conduce ad un vicolo cieco, ad un problema irrisolvibile. La seconda è analoga alla distinzione dualistica fra spirito e materia, di cartesiana memoria, che a sua volta conduce ad un vicolo cieco, non potendosi individuare il "punto" di connessione (che pur ci dev'essere) fra spirito e materia. Tutto sommato la terza e la quarta alternativa, apparentemente così radicali, sovversive del buon senso, e inquietanti, a me appaiono le più razionali. Insomma, se devo scegliere quali postulati porre all'inizio del mio ragionamento, scelgo quelli che agevolano il cammino successivo, non quelli che lo ostacolano. Loris |
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14-03-2009, 10.20.02 | #67 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
Ok....Pero' se escludiamo (perchè lo escludiamo, no ?) che l'autocoscoscienza sia un sottoprodotto casuale della continua ricombinazione della materia, potremmo almeno affermare che essa, veicolando informazione, trasmette esperienza...... |
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14-03-2009, 10.33.41 | #68 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Essere, divenire e autocoscienza
Citazione:
Ciao Loris. Potrei seguirti su questa strada, ma l'autocoscienza di cui parli dovrebbe essere "universale" e, poichè ritengo che l'essere sia attuale e mai potenziale, insita per natura nella materia stessa. |
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14-03-2009, 16.15.33 | #69 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
La mia tesi è stata: la coscienza crea l'informazione non la veicola. E' possibile anche dire che la riconosca solamente, e quindi che l'informazione esista prima della coscienza, ma per riconoscerla solamente deve essere cosciente che è una informazione, quindi deve poter esserci un substrato di consapevolezza minima che conduca la coscienza a riconoscere l'informazione e ad ammettere che esista. Se io dico gli elefanti volano, sto veicolando un'informazione, che volino per davvero o no ha poco interesse, ma l'importante è che io stia trasmettendo un'informazione; perchè tu possa riconoscerla come informazione non devi per forza aver visto volare gli elefanti. Devi solo essere in grado di riconoscerla come informazione, quindi la coscienza, secondo me, non veicola l'informazione ma la riconosce e la crea perchè solo essa la sa distinguere e riconoscere. E' lo stesso discorso che ho fatto sul significato di città o di televisione. Che Roma sia una città mentre Canicattì no, lo diciamo noi che abbiamo creato un significato e lo abbiamo aggiunto ad un oggetto. Oggi le città non esisterebbero senza una coscienza che le avesse create sia nel significato che nell'oggetto. Lo stesso discorso per il televisore: ho creato un significato, poi ho trovato altri modi per ricreare lo stesso significato modificando l'informazione. Senza una coscienza non avremmo avuto alcun televisore e nemmeno avremmo potuto sviluppare modi diversi per costruirlo. Altra cosa sarebbe dimostrare, ma mi dilungherei, che la coscienza crei energia. Questo è stato per me il punto dolente e lo è ancora tutt'ora, ed è per questo che ho fatto il discorso sul tempo, da dove deriva tutto quello che vediamo e chi ha mosso la prima pedina sullo scacchiere dell'universo? Ma ritorniamo al punto di partenza: io ti chiederei di pensare ai mosaici, tu hai dieci miliardi di pezzi ordinati in un certo modo,e la loro disposizione e la loro esistenza è importante perchè ciò che vedi sia così. Questa è tutta l'informazione. Da tutta questa informazione io posso "creare" altra informazione soltanto rimescolando alcuni ingredienti usando l'intelligenza. Per farlo ho però bisogno di una mente, oppure delle leggi che governano l'universo. Io sono cosciente, riconosco tutta l'informazione e poi mi diverto a rimescolare tutto per "crearne" altra informazione. Sfrutto l'energia di questo universo per farlo (il Sole, la Terra, le piante, l'ossigeno ecc.), però intanto io sto utilizzando la mente per creare informazione. Il problema è che non posso crearla se non posso riconoscerla; così il lavoro principale che svolgo è riconoscere me stesso, l'autocoscienza che esisto; questo è ciò che mi serve per essere cosciente, per riconosce l'informazione e crearne altra. Non ho bisogno di veicolare l'informazione, io sono già tutta l'informazione che mi serve per saperla riconoscere,perchè io sono l'informazione. In questo punto la mia riflessione coincide (mi sembra di capire) con quella di Loris e forse di Visechi prima. Il problema è comprendere chi ha mosso il primo passo... e come si è arrivati all'informazione. Ciao |
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14-03-2009, 18.13.12 | #70 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
La legge naturale è fondata sulla legge eterna. E' inscritta nella coscienza umana ed è resa esplicita dalla legge positiva. Si può dire dalla ragione. Ora è la ragione ragionante che interpreta la morale evangelica ed è sempre la ragione ragionante che la applica in tutte le diverse situazioni dell'esistenza individuale. Si può dare ragione ragionante che si applica ai casi morali senza memoria? ---------------------------------------------------------------------- In ambito neurofisiologico la coscienza si riferisce agli stadi di stato vigile durante i quali si hanno vari gradi di consapevolezza degli stimoli esterni, e allo stato di transizione durante il quale stimoli interni, cioè i sogni sono presenti e sono ricordati. ---------------------------------------------------------------------- Dell'autocoscienza ho parlato in rapporto allo spirito, a cui inerisce, ovviamente per coloro la cui antropologia filosofica concepisce l'essere umano come spirito e materia. Per chi crede in questa antropologia, l'autocoscienza riguarda anche lo spirito, ovviamente. Autocoscienza dal punto di vista filosofico è il principio trascendentale che si pone come condizione di ogni conoscenza e, per l'idealismo anche di ogni realtà. In ogni caso inerisce allo spirito...anche. Perchè non si da nulla per l'essere umano che non riguardi e lo spirito e la materia...ovviamente per chi condivide la stessa mia concezione antropologica. ---------------------------------------------------------------------- Autocoscienza in psicologia ha il significato di conoscenza di sé, per cui spesso si trova anche l'espressione autoconoscenza allo scopo di distinguere l'uso psicologico da quello filosofico. ----------------------------------------------------------------------- Ora ti chiedo: può darsi alcuna conoscenza nell'essere umano senza la memoria? Ultima modifica di Giorgiosan : 15-03-2009 alle ore 08.58.13. |
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