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05-11-2013, 20.11.30 | #202 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: L'esistenza
Citazione:
Ma certo che gli scienziati possono fare filosofia! ... e la fanno anche...per quanto non certo aderiscono alle ipotesi di Berkeley: la scienza non è metafisica! Del resto se ben consideri l'ipotesi che ho fatto non è che la filosofia in generale si opponga alla scienza, ma che sarebbe di ostacolo all'insorgere della scienza stessa... e che sarebbe fuori luogo... se la Vision scientifica ponesse dubbi sulla esistenza dell'universo...cioè proprio su ciò che si propone di studiare e sperimentare. Insisto quindi sulla idea che sarebbe deleterio per lo sviluppo della scienza se lo scienziato, nella sua attività di scienziato, si mettesse a disquisire circa l'esistere o non esistere dell'universo...per il resto può filosofare quanto vuole...per quanto...invero...il lavoro delle scienziato riguardi l'universo! Infatti la scienza può procedere solo sulla base della ipotesi fondamentale che "l'Universo Esiste". ...Se non credesse in tale ipotesi che studierebbe?...un sapere basato sull'inesistente? |
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05-11-2013, 21.30.58 | #203 | ||||||||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: L'esistenza
Citazione:
molto brevemente la denotazione è la descrizione e la connotazione il concetto. Citazione:
Ripeto che non è un atto, perchè se no avresti ragione tu, è un fatto o un evento, implica una simultaneità duale come dire. Citazione:
Infatti è l'io che si determina sempre più, non certo l'uva, per tornare all'esempio. Citazione:
Infatti l'intelletto è uno strumento dell'io affidatoci dalla ragione direbbe Hegel. Quello che non dobbiamo dimenticare è come questo processo di determinazione avviene, insomma non vi è un'autocoscienza apriori, direbbe Peirce. Citazione:
Ma guarda che siamo d'accordo, la fantasia è un aspetto determinante dell'emozione e del progetto umano, ed è utile parimenti alla scienza nel tentativo di sopravvivenza. Questa è una mia notazione personale(per farmi capire meglio): l'uomo non può che parlare che dal suo punto di vista cioè quello dell'io, ed è quello che conta di più, del mondo noi possiamo dare una raffigurazione il più possibile complessa, ma appunto come dici molto bene tu, sarà pur sempre una ed una sola rispetto al molteplice del tutto. Citazione:
Certo, ma bisogna pur intendere che è la migliore in termini di qualità garantita al vivere. Se ben intesa (e oggi ancora non lo è) anche in qualità al senso etico del vivente, del bios. Citazione:
Non la ricordo sorry. Citazione:
Vedi la comprensione intellettuale dell'animalità dell'uomo serve proprio per non cadere nella trappola linguistica di vedere l'uomo come macchina biologica. Agamben che sta seguendo questa pista non ha mai detto che è l'unica, è piuttosto il pensatore radical chic che ritiene non importante questa visione, che la considera una moda ormai passata. Peccato che la progressiva acquisizione del potere sulla nuda vita, sia per me una cosa lapalissiana. Quello che molti ingenuamente credono che sia la risposta al potere, sempre più si inquadra come ciò che vuole il potere: la democrazia e il rifugio nel metafisico.(vedi Badiou o Zizek, di cui ho una leggera infarinatura) No! come intellettuali siamo chiamati a non cadere in queste trappole ma di volta in volta a smontare l'esistenza e a cercare di dargli un senso il più vicino possibile alla psicologia dell'io costituito(in questo, se non è ancora chiaro, consiste l'animalità umana). Lungi da me l'uomo come macchina! è proprio il nodo cruciale del nazismo. la costutività dell'io è però alla base di futuri discorsi sul psicologico(che tu spesso richiami, almeno mi sembra di capire). credo che molti topic stiano insistendo su questo, e non lo trovo modaiolo o senza senso. Ultima cosa: il psicologico non sono le scienze del psi- ma quello che Nietzsche indagò superando l'uomo metafisico. |
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05-11-2013, 21.53.48 | #204 |
Ospite
Data registrazione: 10-09-2012
Messaggi: 31
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Riferimento: L'esistenza
Provo a spiegarmi meglio e ad essere sintetico visto che ci sarebbero un sacco di cose che avrei da scrivere.
Mi dispiace ma intervengo a favore dell'ontologia anche se mi sento in minoranza Siamo sicuri di poterci sbarazzare così facilmente della metafisica? Io penso proprio di no; la storia della filosofia lo dimostra, e lo dimostra anche questa breve discussione virtuale che stiamo facendo. Cerco di spiegarvi il perchè: @albert e @paul - Se non ho capito male (correggetemi se sbaglio) la vostra mossa consiste in: A) definisco esistente quell'ente che ha un rapporto diretto o indiretto con le mie percezioni. Qui, piaccia o meno, si ha una presa di posizione ontologica, se per ontologia si intende quel campo primario della filosofia in cui si stabilisce ciò che esiste e ciò che non esiste. B) dato per assodato (A), poichè è un'asserzione indubitabile, siccome la percezione viene prima dell'esistenza, abbandoniamo lo "sterile" campo dell'ontologia e discutiamo di conoscenza, di percezioni che a loro volta fondano i pensieri ecc. A cosa serve parlare di ontologia se questa è fondata dalla gneoseologia? Indaghiamo il nostro modo di conoscere (di percepire) innanzitutto. Quando prima ti ho scritto di "andare più a fondo" nella tua posizione filosofica, volevo avverti che prima di passare a (B), è bene analizzare (A): stabilisci in modo chiaro qual'è il potere ontologico della percezione e del soggetto prima di spostarti in un campo epistemologico o di filosofia della mente. Mi domanderai: ma è così necessario farlo? Io penso proprio di sì, perchè è solo discutendo e analizzando (A) che possiamo vedere le eventuali contraddizioni, fallacie metafisiche che inevitabilmente si riflettono in (B), ovvero in ambito epistemologico. Affinchè funzioni bene, una certa teoria della conoscenza necessità di un solido fondamento metafisico. Non c'è niente di più "fideistico" e dogmatico di assumere (A), darla per certa e passare direttamente a (B) come se nulla fosse: "parlare di realtà, esistenza, verità (noumeno) è sterile, non ha senso, non discutiamone nemmeno; parliamo piuttosto di ciò che si manifesta ai sensi (fenomeno)" No! aspetta un attimo, chiarisci perchè non vuoi parlare di ontologia, "poni a problema" (per dirla alla Heidegger) la tua concezione dell'esistenza; se no si finisce come i Sofisti nei dialoghi platonici che assumono acriticamente una posizione filosofica (magari anche legittima) ma si rifiutano di problematizzarla universalmente come Socrate li invita. Non è un caso che paul giustamente mi hai scritto "si sta confondendo un ambito gneoseologico con uno ontologico": so che avete fretta di passare al passo (B), ma io prima vi inviterei a riflettere meglio sulla definizione ontologica (non facciamo finta che non lo sia) di esistenza. Spero di aver spiegato quali sono le mie perplessità e vi invito a non aver paura a parlare di ontologia: vedrete che il meccanismo "Lo conosco/percepisco, quindi esiste", che è stata una soluzione molto in voga nella filosofia otto-novecentesca (poichè pensavano che fosse il sistema migliore per dare fondamento più solido alla conoscenza), presenta diversi problemi (come ho cercato di spiegarvi). Un saluto |
06-11-2013, 15.33.56 | #205 | |||||||
Moderatore
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Riferimento: L'esistenza
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https://www.riflessioni.it/forum/filo...-identita.html Citazione:
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06-11-2013, 15.46.13 | #206 | |
Moderatore
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Riferimento: L'esistenza
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Lasciando a parte il discorso dell'ippogrifo su cui abbiamo già a lungo discusso, mi chiedo solo per quale ragione dovrei ritenere "Venere-stella del mattino" ente del tutto identico (nel senso dato da Leibniz agli indiscernibili) a "Venere-stella della sera"? Perché mai un pianeta che appare nel cielo all'alba dovrebbe essere lo stesso pianeta che appare al tramonto? E' un argomento questo sul quale Severino sta scrivendo da più di mezzo secolo, per cui non sarebbe certo risolvibile qui in modo esaustivo, ma pur tuttavia credo possa essere uno spunto di riflessione interessante. |
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06-11-2013, 18.47.28 | #207 | ||||
Moderatore
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Riferimento: L'esistenza
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Hai capito bene. Ma quali sono le contraddizioni e le fallacie? Citazione:
Perché nelle varie trattazioni e discussioni sull'ontologia non ho trovato nulla di interessante e utile - a mio stretto personale parere Citazione:
Ci hai detto che secondo te ha molti problemi, ma non hai detto quali!! Andiamo a discutere della sostanza. Secondo te che cosa perdo se assumo A? |
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06-11-2013, 18.56.22 | #208 | ||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: L'esistenza
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Però, appunto, la proposta presuppone che si rinunci all'ontologia, cioè che le domande ontologiche "non interessino". In che cosa consiste? Copio da un vecchio post: Citazione:
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06-11-2013, 19.07.27 | #209 |
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Riferimento: L'esistenza
@Ceccodario
Accadono sensazioni (fenomeniche; materiali e mentali)? Se si, questa é ontologia: la realtà é costituita (per lo meno anche) da tali sensazioni. C' é altro (oltre alle sensazioni fenomeniche; materiali e mentali)? Se si l' ontlogia si estenda (anche, inoltre) a tali altre cose. Ma le uniche cose di cui c' é evidenza sono le sensazioni (fenomeniche; materiali e mentali); altre cose (come ulteriori esperienze fenomeniche oltre la "propria" immediatamente esperita, soggetto/i e oggetto/i dell' esperienza/e fenomenica/e cosciente/i, cioé dell' insieme/i di sensazioni fenomeniche; materiali e mentali) sono ipotizzabili e credibili per fede ma non dimostrabili né men che meno mostrabili essere reali (e se ci fossero soggetti e/o oggetti delle sensazioni fenomeniche, reali anche allorché esse non accadono non potrebbero essere -pena una patente caduta in contraddizione- sensazioni fenomeniche: non potrebbero coincidere con esse, ma dovrebbero avere una diversa ontologia, del tipo del noumeno kantiano o della Sostanza spinoziana). Dunque, per riassumere, l' unica ontologia certa é limitata alle sensazioni (fenomeniche; materiali e mentali); altre entità (altri "contenuti dell' ontologia" sono solo ipotetici e credibili immotivatamete, infondatamente, indimostrabilmente; letteralmente "per fede". Ultima modifica di sgiombo : 07-11-2013 alle ore 07.44.54. |
06-11-2013, 19.39.57 | #210 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L'esistenza
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Devo confessare che Leibniz, che pure trovo per certi aspetti decisamente affascinante (del tutto contrariamente ad Hegel), lo conosco unicamente per quel poco che ne ho studiato al liceo, non avendone letto nulla (in questo esattamente come Hegel): bisogna sapere accettare i propri limiti, dal momento che come diceva Galeno (o Ippocrate? Comunque uno dei miei antichi maestri, essendo io medico), "la scienza é lunga e la vita é breve". Comunque semplicemente la scienza dimostra inequivocabilmente che si tratta della stessa "cosa" (la qule ovviamente, come a tutte le cose, può essere fatta oggetto delle più svariate considerazioni, anche più o meno limitate a certi suoi aspetti, e anche fra loro alternative. |
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