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12-12-2007, 17.33.52 | #62 | ||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Le considerazioni che noi facciamo (come nell'esempio che ho fatto) non sono calcoli meccanici che noi buttiamo "a video". Noi quelle ragioni le comprendiamo, sappiamo che significano (mentre una macchina no! credo che si basi su questo il risultato che ho esposto nella discussione su Goedel in filosofia). I ragionamenti sono coscienti, sentiti, e non calcolati meccanicamente passo passo. [Tra parentesi: le informazioni di orine emotivo non credo siano trattabili computazionalmente, dato che l'emotività è strettamente in relazione con la coscienza, il "sentirsi vivi".] Questa nostra capacità di riflettere consapevolmente (in contrapposizione con calcolare meccanicamente) è ciò che noi chiamiamo libertà. Citazione:
Oppure è come ho proposto io qualche post fa, dove proponevo una visione più plurale del mondo |
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12-12-2007, 17.39.46 | #63 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Il fatto rilevante per questa discussione, secondo me, non è tanto capire se il cervello è descrivibile nel formalismo della macchina di turing. La questione interessante è capire se noi siamo descrivibili con una macchina di turing... Se mi interessano le guerre e voglio studiarle, non mi pongo il problema se l'intera evoluzione degli atomi della Terra sono descrivibili computazionalmente, infatti mi interessano le guerre. |
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12-12-2007, 18.58.09 | #64 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Non sarai il mio amico SIMMETRIA sotto mentite spoglie ? Citazione:
Mi sopravvaluti......Non ne ho la più pallida idea... Tuttavia ti "linko" questo pezzo tratto dal sito di Riflessioni..... https://www.riflessioni.it/dal_web/pa...olografico.htm Si parla del "paradigma olografico" di David Bohm.......Ci sono delle attinenze con alcune delle tue tesi...Se ti va puoi dargli un'occhiata perchè, secondo me, ci sono degli spunti che potrebbero interessarti..... Ciao. |
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12-12-2007, 23.21.11 | #65 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Si grazie l'avevo già letta. Comunque non ti scoraggiare abbiamo solo scalfito il problema Per esempio è indubbio che le cose invecchiano, noi diventiamo vecchi (anziani meglio dire), e questo lo dobbiamo alla legge dell'entropia che può solo aumentare. Ma se la coscienza (come ho supposto) fosse atemporale in che modo invecchierebbe? Cosa può dirci la legge dell'entropia in questo caso? Certo esistono tutte le malattie neurologiche dovute all'invecchiamento dei tessuti; l'alterazione della coscienza quindi sembra essere una malattia dovuta a cause esterne (o anche all'assunzione di alcool e droghe), ma non mi sembra che si possa affermare che la coscienza invecchi. Va bhe... appena ci sarà qualche illuminazione mia o vostra riprendiamo ciao |
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13-12-2007, 10.11.45 | #66 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Hai detto niente La libertà io la intendo diversamente (questo spero si sia capito: una libertà intrinseca, una libertà libera dalla materia, che tutto determinerebbe se fosse il motore trainante), ma già considerare che la "riflessione consapevole" è un presupposto per la libertà è un passo in avanti. Il passo successivo è capire come possa una riflessione, uno stato di consapevolezza, agire in modo tale che noi si sperimenti la libertà. A me questa figurazione statica in cui si è consapevoli da una parte, e dall'altra il mondo materiale ci condiziona mi assomiglia (come gia ho detto tante volte) ad una messinscena, un prenderci per i fondelli. Non siamo liberi, non possiamo esserlo, e se diciamo di esserlo dobbiamo prendere coscienza del contrario perché è così! (se questo è il tuo ragionamento). Altrimenti dobbiamo dimostrare di essere liberi, ma sul serio... non con le chiacchiere Citazione:
Purtroppo la tesi della pluralità non l'ho capita. ciao |
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13-12-2007, 10.28.45 | #67 | |
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Subito dopo aver inviato il post precedente in risposta a quanto ho quotato, mi è venuta questa considerazione scaturita dall'esempio scherzoso di Marius. Prendi il caso di un tostapane depresso Lui (ora non è piu una cosa) sperimenta l'autocoscienza di essere depresso. In che modo potrebbe manifestare la sua libertà? Potrebbe non far uscire il tost decidendo di fare sciopero? Ma non dipende da lui non fare uscire il tost, ma da me (che sono la sua materia) che clikka sul pulsante: tosta sto tost Potrebbe da solo scassare i fili elettrici in modo da manifestare la sua libertà di non voler fare i tost? E in che modo potrebbe farlo? Ti posso portare infiniti esempi come la sola consapevolezza, non aiutata da una libertà di azione, non serve a <<nulla>>. Il tost può essere depresso quanto vuole, in nessun modo potrà beneficiare di questa sua capacità, che rimane <<fine a se stessa>>. ciao |
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13-12-2007, 15.50.41 | #68 | |
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Riprendo questo "post" di Rainboy che, sicuramente, ha molta più dimestichezza del Dubbio e del sottoscritto in materia. Ho volutamente tralasciato le considerazioni troppo tecniche del post precedente che, pure, è molto interessante... A questo punto, se dovessi prendere per buona questa impostazione dovrei assumere che l'autocoscienza, in realtà, si identifica con il pensiero e la memoria, ha natura esclusivamente fisica e funziona sul principio del nesso causa - effetto. Potrei anche ipotizzare che una logica del tipo "if then", spinta a limiti inverosimili di complessità, potrebbe generare anche emozioni..... Non solo.....Per quel poco che conosco di leggi di propagazione di onde elettromagnetiche, le percezioni extrasensoriali, le premonizioni, la comunicazione del pensiero, tanto osteggiate da strutture come il CICAP, potrebbero essere tranquillamente spiegate in ambito fisico, ipotizzando che dei cervelli, funzionando a guisa di "oscillatori" possano scambiare informazioni a distanza, tra loro o con l'ambiente circostante, trasmettendo e captando codici basati sulla variazione di frequenza delle onde trasmesse... Mi chiedo, allora, se davvero non possa esistere la depressione da tostapane e se non la si possa curare con l'ipnosi..... |
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13-12-2007, 17.57.20 | #69 | |
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Io per esempio non ho capito come funziona il test della macchina di Turing e perché dovrebbe scientificamente essere provato che, se una IA superasse questo test, si dimostrerebbe la sua Intelligenza. Cosa poi vuol dire intelligenza per una Intelligenza artificiale? Ha qualche attinenza con l'autocoscienza? Il test, da come l'ho letto, dovrebbe essere impostato così: Da una parte ho l' IA (colui che dovrebbe dimostrare di essere intelligente) da un'altra parte (lontani, collegati per esempio tramite computer) avrei due "soggetti" un uomo e una macchina. Attraverso alcune domande (non capisco se formulate dalla IA o da i due soggetti, o da entrambi) la IA dovrebbe capire chi è l'uomo e chi è la macchina. E' così che dovrebbe funzionare? E quali sarebbero queste domande che mettono tanto in soggezione una IA? Qualcuno può farmi qualche esempio? grazie |
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13-12-2007, 20.41.14 | #70 | |
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Riferimento: Cervello-coscienza
Citazione:
Grazie ai miei potenti mezzi (Wickipedia) vengo a illuminarti.... Il Test di Turing è un criterio, introdotto da Alan Turing nell'articolo "Computing machinery and intelligence", apparso nel 1950 sulla rivista Mind, per determinare se una macchina sia in grado di pensare. Il test consiste in un gioco, noto come gioco dell'imitazione, a tre partecipanti: un uomo A, una donna B, e una terza persona C. Quest'ultimo è tenuto separato dagli altri due e tramite una serie di domande deve stabilire qual è l'uomo e quale la donna. Dal canto loro anche A e B hanno dei compiti: A deve ingannare C e portarlo a fare un'identificazione errata, mentre B deve aiutarlo. Affinché C non possa disporre di alcun indizio (come l'analisi della calligrafia o della voce), le risposte alle domande di C devono essere dattiloscritte o similarmente trasmesse. Il test di Turing si basa sul presupposto che una macchina si sostituisca ad A. In tal caso, se C non si accorgesse di nulla, la macchina dovrebbe essere considerata intelligente, dal momento che - in questa situazione - sarebbe indistinguibile da un essere umano. Per macchina intelligente Turing ne intende una in grado di pensare, ossia capace di concatenare idee e di esprimerle. Per Turing, quindi, tutto si limita alla produzione di espressioni non prive di significato. Nell'articolo si legge: Secondo la forma più estrema di questa opinione, il solo modo per cui si potrebbe essere sicuri che una macchina pensa è quello di essere la macchina stessa e sentire se si stesse pensando. [...] Allo stesso modo, la sola via per sapere che un uomo pensa è quello di essere quell'uomo in particolare. [...] Probabilmente A crederà "A pensa, mentre B no", mentre per B è l'esatto opposto "B pensa, ma A no". Invece di discutere in continuazione su questo punto, è normale attenersi alla educata convenzione che ognuno pensi. Le macchine di Turing sono macchine a stati finiti in grado di simulare altre macchine a stati discreti. Una macchina per sostenere il test dev'essere programmata considerando la descrizione di un uomo in termini discreti (stati interni, segnali, simboli). Dalla complessità del software, si legge tra le righe dell'articolo, emergeranno le funzioni intellettuali. Su questa aspettativa si fonda una disciplina nota come intelligenza artificiale il cui scopo è la costruzione di una macchina in grado di riprodurre le funzioni cognitive umane. Sebbene le previsioni di Turing fossero che entro il 2000 sarebbe stata realizzata una macchina intelligente, finora nessuna ha superato il test. |
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