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27-04-2011, 16.36.12 | #44 | |
Ospite
Data registrazione: 13-04-2011
Messaggi: 7
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Riferimento: che senso ha ?
Citazione:
Io credo che ci sia invece, Dio ci ha creati con la voglia di viviere..facendo ricerche ho trovato qualche frase interessante... Quando tutto va bene, la vita è piacevole. L’idea di continuare a vivere anche per sempre, può certo sembrarvi attraente. Ma poi difficoltà, forse grandi ostacoli e tragedie, possono turbare la vostra vita. Eppure, anche allora, non desiderate morire. Il fatto è che la gente si aggrappa alla vita, a qualunque costo. Nel 1974, soltanto negli Stati Uniti, i malati di cancro spesero sette miliardi di dollari nel tentativo di fermare quel male mortale e continuare a vivere. Il Times di New York del 22*luglio 1974 riferì quanto segue di un malato di cancro, un medico, che ricorse a ogni mezzo concepibile per combattere il suo male eppure morì a trentanove anni: “Molti altri in fin di vita, come il dott.*Leinbach, lottano fino all’ultimo. .*.*. La loro volontà di vivere è un fondamentale istinto umano .*.*. la vedova affermò che ogni giorno in più di vita fu di grande valore per lui. ‘Quello che Gary voleva soprattutto’, essa disse, ‘era la vita’. .*.*. Poco prima della sua morte gli aveva chiesto se riteneva che valesse la pena fare un tale sforzo per stare in vita. Disse che egli rispose chiaramente: ‘Sì’” cosa ne pensate? |
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19-05-2011, 18.50.59 | #46 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: che senso ha ?
Citazione:
E' invece una sorta di malattia che di conseguenza interviene, come lo è essere affetti da un virus: lo stato di malattia, producendo variazioni negli equilibri interni per interventi antivirali o altro, può influenzare, infatti,od orientare, il raziocinio, l'affettività, ecc... con conseguenze nel senso di sicurezza, di ottimismo/pessimismo, senso di deprivazione, stati depressivi, di idea della morte, ecc.... Così si cade in depressione quando emerge uno squilibrio nel chimismo del nostro corpo prodotto da una qualche causa interna o esterna di ordine fisico o affettivo. La cosa può essere contingente o permanente ad evidenziare lo stretto legame esistente in noi fra il pensare, il sentire ed il chimismo interno e funzionale del corpo: proteine, enzimi, squilibri neuronici, ecc..che il cervello ed altri organi producono nelle varie situazioni. Quindi chi è vittima di depressione non deve esaltare o lamentare, fra l'altro, deficienza di un proprio supposto spiritualismo in difetto o in eccesso o anche riconoscere l'esigenza di una qualche espiazione, o maledire la mala fortuna...ecc... In tal caso la vittima deve, semplicemente, curarsi rivolgendosi ad esperti certificati (niente santoni o curatori di anime o fai da te! ). Gli esperti potranno sottoporre a cura il "paziente" con ragionamenti, discorsi, analisi, perseguimento di procedure ad hoc o anche con specifico chimismo...all'occorrenza._cap elli_ Quanto all'attaccamento alla vita, esso è un carattere istintivo o genetico posseduto da ogni vivente che si trovi entro il range di un normale e prevalente stato fisico/psichico: è, infatti, per questo che i viventi...vivono. Senza l'istinto o propensione (conscia o inconscia che sia) di sopravvivenvenza e del procreare, i viventi, ovviamente, non ci sarebbero...non ci sarebbe vita: la cosa è frutto e causa insieme della evoluzione delle specie...dagli enzimi, ai protocellulari, ai plucellulari...fino ai fiori, agli alberi, alle scimmie, a noi umani ed agli elefanti e balene che di cellule ne hanno tante...tutte con DNA propenso alla vita. Qualche individuo, magari gravemente offeso dalla vita, o anche solo incapace di capire e adattarsi, si lascia morire o si suicida, ma si tratta di anomalia. Quelle specie di umani o non umani, ove l'anomalia prevalesse, diventerebbero presto "specie estinte" o non mai esistite. ....Che sia un bene o un male..ai posteri l'ardua sentenza! |
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31-05-2011, 20.38.26 | #47 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 30-05-2011
Messaggi: 2
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Riferimento: che senso ha ?
Ciao a tutti,
sono un nuovo iscritto e l’argomento trattato, in particolare come espresso da solechemuore mi ha particolarmente toccato. In esso sono abbordati tantissimi temi veramente importanti che dovrebbero essere essenziali per la vita di ogni essere vivente. Ritengo che il senso della vita che conducono la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne al giorno d’oggi, come ben evidenziato da solechemuore non abbia alcun senso. Questo però non deve portare alla conclusione che la vita in se stessa ne sia sprovvista. Penso che essa ne abbia, ma solo se vissuta in funzione di ciò che la trascende da cui trae in definitiva la stessa ragion d’essere. Questo Principio di cui ogni cosa non è che una manifestazione limitata si trova nascosto in tutti gli esseri. “Questa presenza latente, che è sempre possibile ritrovare, a determinate condizioni, poiché si tratta appunto di una presenza interiore, è affermata concordemente da tutte le dottrine tradizionali: è, nella tradizione indù, Brahma che risiede simbolicamente nel più piccolo ventricolo del cuore (hridaya), identico al “Sé” (Atmâ) che ugualmente sta nel cuore, «più piccolo di un chicco di miglio, più piccolo del germe racchiuso nel chicco di miglio», ma anche, in realtà, «più grande della terra, più grande dell’atmosfera, più grande del cielo, più grande di tutti questi mondi insieme» 1, dal momento che ne è il Principio e ne contiene tulle le possibilità. È, nella dottrina estremo-orientale, il Tao che risiede nell’«Invariabile Mezzo» (Ciung-yung), il Centro originario di ogni essere, dello anche, considerato sotto diversi aspetti simbolici, il «Centro del vuoto», lo «Spazio dell’antico cielo», il «Cuore celeste», il «Castello giallo» 2. E questo stesso Centro è, nella tradizione degli Indiani d’America, il «piccolo spazio» in cui abita il «Grande Spirito» (Wakan-Tanka), chiamato «Occhio del Cuore» (Chante Ishta) dai Sioux, secondo una terminologia identica a quella che si ritrova nell’esoterismo islamico (Aynul-Qalb in arabo) 3. È il «Santo dei Santi» o «Palazzo interiore» della Qabbalah ebraica, dove risiede il punto primordiale da cui si origina tutta la manifestazione nell’espansione delle sei direzioni dello spazio, corrispondenti ai «sei giorni» della creazione, ed a cui si ritorna nel compimento del «settimo giorno», il Sabbath che rappresenta la reintegrazione nel Principio 4. È il «Regnum Dei intra vos» ed il «granello di senape» della, parabola evangelica 5. Ed a questa medesima presenza interiore totale, benché solo virtualmente per l’essere che non l’ha ancora realizzata, si riferiscono infine i detti dell’esoterismo islamico «Chi conosce se stesso (nafsahu: si potrebbe anche dire “il proprio sé”, Atmâ secondo la terminologia indù) conosce il proprio Signore (Rabbahu)» e «II Cielo e la Terra non mi contengono, ma mi contiene il Cuore del mio fedele servitore»” (Giovanni Ponte, Rivista di Studi Tradizionali, Il primo lavoro da compiere). Ritengo che lo scopo della vita di ogni essere umano, uomo o donna che sia, dovrebbe essere proprio quello di ricercare questo segreto presente nel più profondo del cuore di ognuno. Ed è sempre in questo “luogo” che ritengo possa nascere quell’amore vero che a differenza di quello descritto da solechemuore può dar vita al vero GRANDE AMORE!!! L’aquilone |
19-06-2011, 19.37.01 | #48 |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: che senso ha ?
Vivere sull'orlo del baratro
Ho letto molte cose strane e fantasiose in questo 3d: sembra che ancora le cosiddette spiritualità metafisiche come sarebbero l’astrologia, i miracoli, i fantasmi, le fate e i presagi ancora si mescolino alla nostra vita chiedendoci il pizzo e impedendoci di capire il mondo sociofisico e noi stessi che in tale mondo siamo immersi e da esso deriviamo strutturati psicosomaticamente in continua interazione...evolutiva. Occorre rendersi conto della situazione in cui ci troviamo: 1) –Siamo soli in questa vita senza fantasmi e presagi o miracoli che ci sorreggano: solo noi e gli altri, come noi terresti, senza superpoteri 2) -Di vite ne abbiamo una sola e solo su di essa possiamo contare, spetta a noi fare in modo di viverla bene o sopportare di viverla male: non ci è data, comunque una seconda occasione. Piuttosto molte occasioni ci sono date nel viverla questa vita durante la vita stessa: dobbiamo saperle predisporre e cogliere! Molti non le riconoscono e se le lasciano scappare continuando a vivere insensatamente e miseramente: cio' è criminale! Ma non è la vita che non ha senso: è solo nostra irresponsabilità, insensatezza, incapacità di cogliefe il buono...disperazione! Certo che occorre cominciare col prepararsi alla vita...fin da piccoli...magari fin dal pancione della mamma. E qui la responsabilità non è tutta nostra, ma della mamma, dei genitori in genere, dei parenti più vicini ... Ad essi spetta far si che le nostre prime esperienze siano esaltanti ed allora andremo incontro con fiducia ad un futuro radioso! Fiducia che deve essere via via rinforzata con l'intrapresa gradatamente di difficoltà crescete: "MEMENTO AUDERE SEMPER!" Vale per i piccoli, ma, soprattutto per le mamme ed i papà Vale quale che sia il campo di operazioni prescelto o capitato: operativo, intellettuale, spirituale, ecc...non ha importanza, pur di intraprende l’avventura e trarne soddisfazione gratificante...prima col supporto dei parenti e della scuola poi da soli volando fuori dal nido. Ma anche il "Try and Error" può andare..anzi è optione frequente….purchè si tragga esperienza e beneficio dall'errore, si possa correggere e poi fare meglio. Dice: ma se cominciamo male e le prime esperienze sono deludenti? se nessuno ci ha supportati…mica possiamo tornare indietro! poi come possiamo volare dal nido?...andremo a sbattere! E' probabile, ma anche ho detto questo perché se sappiamo dare un’origine ai nostri guai, al nostro carattere depresso o privo di senso, al nostro inutile andare privo di slancio, forse di lì potremmo iniziare per porvi rimedio...ma presto, presto, poiché la vita non aspetta e, ho detto prima, non ce n'è un'altra! Del resto non è detto che le traversie dell'infanzia e dell'adolescenza non rinforzino il carattere e già di per sé non aiutino a capire.. Ma il mio discorso è anche rivolto a voler esprimere ed avvertire di quanto sia meraviglioso essere genitori: hai una vita nelle tue e mani la puoi forgiare per il meglio o per il peggio...per il peggio se non ci sai fare e se tu stesso sei mal forgiato, ma potrebbe anche essere l'occasione per acquisire una nuova forgiata: in fondo nessuno è mai perduto ...se non lo vuole! Ma analogamente vorrei anche richiamare l'attenzione sul quanto sia confortante e gratificante se ne hai la preparazione o te la fai, essere il baby-sitter, il tutor, il maestro, il professore di questi uccellini e portarli a spiccare il volo...naturalmente per chi ci è vocato. Quando poi l'uccellino è fuori dal nido e vola da solo, ha sempre le ali più forti, per quanto più è riuscito e riesce a perseguire elevata formazione sia per conoscenze teoriche che pratiche e continua su tale strada acquisendo e approfondendo, sia dentro che fuori del lavoro, interessi intellettivi, operativi, affettivi ed empatici…e tanto più ora che di tutto questo c’è penuria ed occorre una propensione al multitask. Al limite e alla fine si dovrebbe arrivare a non differenziare l'ozio attivo dal lavoro per quanto concerne interessi e gratificazioni...sia che si operi nel lebrosario di Calcutta o alla City di Londra o nel consiglio di amministrazione di una grande banca...magari operatore ecologico a Napoli…se ce ne fosse di bisogno. In ogni caso è gratificante trarre soddisfazione da ciò che si fa: non cè differenza fra lavoro e non-lavoro..purchè sia ben condotto. Ecco, per questo uccellino, per fortuna, merito o preveggenza, la vita ha un senso Per quell'uccellino invece che si alza stanco di malavoglia al mattino, si reca ad un lavoro che non ama, di cui non capisce il senso e lo scopo e che nemmeno si perita di approfondire o anche non può, e nemmeno riesce a comunicare e interagire; Per quell'uccellino che la sera torna annoiato e disfatto e si abbandona stracco sul divano in attesa di una nuovo mattino, di un altro terribile giorno di lavoro-non lavoro non amato, non compreso, né gratificato... Ecco per quell'uccellino la vita non ha senso…oppure un senso ce l’ha: il senso ed il puzzo dell’inferno! Per quanto la fortuna…o la sfortuna…un lavoro glielo abbia dato! …magari immeritato! Ma ci si chiede: una tale mancanza di senso, è oggettiva o soggettiva, ci si nasce o ci si diventa: io credo che sia soggettiva e che ci si diventi! Ad un certo punto del nostro iter ontogenetico, fin’anche dall’inizio, imbocchiamo inavvertitamente la strada sbagliata e la nostra “VISION” sbaracca. Oppure siamo indotti dall’idea o credenza che il senso venga da altro, che ci sia uno scopo che ci trascende…o almeno che dovrebbe. Ma quando ci accorgiamo del vuoto …del non scopo che viene da altro… sbaracchiamo. Fortuna che non tutti se ne accorgono e vivono tranquilli! |
29-06-2011, 08.23.50 | #49 |
Ospite abituale
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Riferimento: che senso ha ?
Sembra che la ricerca del senso della vita abbia un senso solo ricercandolo al di la’ della vita stessa, e piu’ le domande e le relative risposte sono fantasiose, piu’ si passa per “esseri” profondi.
Ma certe profondita’ spesso portano solo ad irrequietezze. Scorgo molta piu’ spiritualita’ nelle parole di Ulysse, dove il “qui ed ora” diviene l’aspetto fondamentale, e dove il premio, la gratificazione, sono terreni, e nascono dalla conquista, dalla capacita’ di affrontare e superare i problemi, e dove l’aiuto, l’empatia, sono il supporto necessario ad ogni conquista. Questo dovrebbe essere l senso dell vita, nonostante tutti i dolori che la vita ci regala, Del dopo, poco dovremmo occuparcene, visto che elementi concreti per discuterne non ce ne sono. |
29-06-2011, 22.51.07 | #50 | |
Ospite abituale
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Riferimento: che senso ha ?
Citazione:
Il guaio (ammesso che lo sia) è che siamo teleologicamente orientati, in senso genetico intendo. Perciò il pensare o credere ad un dopo/prima seppur ipotetico o mitico, ci aiuta a gestire il terrore dell'ignoto. Abbiamo (tendenzialmente, mediamente) un bisogno innato di animare il dopo, o ciò che non è più probabilmente animato. |
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