Ricapitoliamo
Rileggo tutte le risposte, in grande prevalenza femminili (peccato! avrei desiderato di più i punti vista degli uomini).
Alle gentili interlocutrici vorrei precisare che il termine "tirarsela" non sta per "concedersi con ragionata prudenza" oppure "inorridire di fronte ad un mostro, respingere le profferte sudaticce di un ubriaco, indispettirsi per una pacca sul sedere, gridare 'aiuto' in caso di stupro".
No, in verità non intendevo questo.
Anche perchè, devo ammetterlo, da questo punto di vista, le donne italiane non mi sembrano affatto diverse da tutte le altre.
La differenza è nell'atteggiamento: la prosopopea con cui pretendono (in generale, beninteso) una sorta di devozione religiosa nel corso del corteggiamento, la supponenza, la presunzione, il convincimento di potersi sempre permettere "qualcosa di più" nei confronti dell'uomo, rispetto a quanto sarebbero mai disposte ad accettare da lui.
Poi, in coppia, la pretesa che i propri capricci debbano essere sempre sopportati, l'aspettativa di una condiscendenza supina e idiota.
Passi anche per questo, non sono le sole.
Dove inizia la loro peculiarità è nella seguente, sorprendente, recriminazione: di constatare, con dispiacere, che il "mollusco" proteiforme così ottenuto, il macho allo stato liquido che prende la forma di qualsiasi contenitore, non è così tanto "uomo"... Non molto, almeno, nelle opportune circostanze.
Che ha bisogno di essere sempre rassicurato, protetto, incoraggiato e che non offre alcuna spalla su cui appoggiarsi.
Infine, l'aspetto estetico: ragazze mie, fatevi due passi a Tallinn oppure a Copenhagen.
L'intero carrozzone di miss Italia passerebbe assolutamente inosservato per le vie di Vilnius.
Credeteci (e mi credano gli amici che non hanno ancora risposto!).
Per contro gli uomini non appaiono altrettanto eccezionali, non, quantomeno, all'altezza estetica delle loro donne.
E capita spesso che uno sguardo non distratto, a Riga, come a Vienna, sia ricambiato da un sorriso.
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