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08-07-2004, 00.39.01 | #152 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
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Mi dispiace
ma mi accorgo di come sia più difficile trasmettere punti di vista, valutazioni e considerazioni critiche attraverso il mezzo scritto, anzichè per via orale.
Purtroppo la scrittura presuppone, per essere concisa, un maggior rigore nell'uso della parola, i cui significati sono supposti certi ed evidenti. Quando parlo di insuccesso e di fallimento, intendo due concetti radicalmente diversi. Un insuccesso è una ferita che può rimarginarsi, un errore cui può esser posto rimedio. Un fallimento è la conclusione di un percorso esistenziale: un punto di arrivo irreversibile. Tali a me paiono tanti matrimoni condotti alle estreme conseguenza di una sofferenza quotidianamente inflitta come specie essenziale e residua di quellareciprocità che il rapporto di coppia presuppone. Relazioni svuotate di ogni progettualità comune, ancorate solo alle convenienze sociali e famigliari, senz'altra attesa che quella di sbriciolare il tempo e infliggersi vicendevolmente la pena di sterili e vane recriminazioni. Ti pare che questo tipo di percorso esistenziale, posto che la vita ci è data una volta soltanto su questa terra, debba essere proposto come una sorta di rassegnazione o di destino? Francamente lo trovo penosamente remoto da tutti quei valori che due secoli di storia e di filosofia hanno impresso nella nostra cultura e nella nostra società. Posso io operare, nel mio lavoro, al fine di rendere un uomo sofferente libero, libero dai viluppi dei suoi stessi cortocircuiti mentali e poi imporgli vincoli dogmatici, in forza di principi di autorità che non hanno riscontro in alcun altro segmento della nostra immagine del mondo? Io mi rifiuto di accogliere un'istanza simile. Naturalmente, quando mi trovo ad operare con delle coppie in crisi, il mio intento non è certo quello di dissolverle, ma di sondare con loro, in un percorso comune di ricerca (nel quale io aspiro e con ogni mezzo voglio essere l'elemento neutrale) le possibilità residue di ricostituire in qualche modo quelle aspettative reciproche ed il progetto che i due partners hanno, in altri momenti della loro vita, sentito autenticamente di poter produrre. E' chiaro che la sentenza definitiva, il riconoscimento di un "insuccesso" deve essere operata da loro e non da me. E' chiaro altrettanto che, per me, il fatto che due persone si presentino al sottoscritto, anzichè all'avvocato e al giudice, indica per definizione che la relazione è tutt'altro che spenta. Ma l'archiviazione, dopo che l'insuccesso è stato riconosciuto e le decisioni conseguenti prese, deve essere posto in atto senza che persistano retaggi od incertezze, germi di possibili successivi ripensamenti. Anche una separazione può essere "ben riuscita" o "mal riuscita", esattamente come un matrimonio: la valenza di una scelta che bne cassa un'altra deve avere lo stesso grado di convinzione e di investimento per il futuro. Ma non si può condannare nessuno ad una sorta di ergastolo esistenziale, per grave che possa essere l'errore commesso. Il matrimonio è , e rimane, la scelta etica per eccellenza : esso è, e rimane, fondato su di una decisione che aspira ad essere definitiva ed irreversibile. Ma, come diceva Dante, "la materia è sorda, per molte fiate, all'intenzion dell'arte" : può accadere che ciò che vuol essere "per sempre" pretenda, per quel "per sempre", il sacrificio di ciò per cui ha senso che qualche cosa possa essere "per sempre". Infine, le Leggi ci sono per gli uomini, non gli uomini per esse. |
08-07-2004, 10.35.41 | #153 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-05-2004
Messaggi: 301
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OK Holzweg.......
Non dispiacerti ! So benissimo che esprimersi attraverso uno scritto ed Internet può dare adito ad interpretazioni restrittive e poco ampie.
Apprezzo molto il tuo chiarimento - specie circa la tua professione - e mi rallegro nel sapere che operi con questo stile. Del resto non è mia abitudine generalizzare e - come detto - mi sono riferito alla psicologia a livello terapeutico. Mi auguro che anche tu abbia compreso il mio post , che forse -più di tutto - voleva essere il racconto della mia esperienza e soprattutto di quanto si sia perso il significato più profondo della parola rapporto oggi come oggi . A tal proposito allego , a quanti facesse piacere , uno scritto di un grande illuminato datato 1981.... : Jiddu Krishamurti. Un saluto e buona lettura ! Rocco |