ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
20-12-2005, 22.55.11 | #23 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
|
Citazione:
Ragazzi ma di cosa stiamo parlando? Conoscenze che dipendono dal contesto socioculturale? Ma certo, da dove devono dipendere se no! Ma ciò non toglie che io posso portare ragioni proprio prendendole da questo contesto, che è l'unico di cui dispongo da sempre. Si chiama LEGGERE LA PROPRIA STORICITA'. Non è che se i più la pensano in un certo modo allora questo è vero. E' vero "in the long run", non adesso, visto che ci si vuole richiamare implicitamente a Peirce. E allora la causa di quella fitta al cuore non è biologica, ma è culturale, un valore, un modello di ragazza, una qualsiasi cosa che dipenda dal contesto nel quale si vive, piccole o grande che sia! un pigmeo non si sarebbe mai innamorato della stessa ragazza, e questo basta a FONDARE LA NON BIOLOGICICITA' DELLA CAUSA!! Qui si parla di amore, che in modo assolutamente non poetico ma prettamente filosofico e semanticamente rigoroso è diverso dalla riproduzione. Possibile che non si riesca a pensare se non per cose che si toccano? Biologico vuol dire qualcosa di ben preciso. Proprio per questo non tutto è biologico. e inoltre la questione è solubile, eccome se è solubile, parla la grammatica dei concetti in questione, di quella grammatica che ci troviamo adesso, qui e ora sottomano e che non posso sapere come cambierà. Scusate lo sfogo, ma ho l'impressione che ideologia significa tutto ciò che non rientra nelle proprie idee. Il desiderio di fare della filosofia una scienza è forte per tutti, ma questo non significa trasformarla nella scienza sperimentale. |
|
20-12-2005, 23.28.21 | #24 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
|
Citazione:
se Heidegger avesse ritenuto che un'epoca non può trasparente a sè stessa non avrebbe scritto neanche una riga di ciò che ha scritto. L'impossibilità per un epoca di essere trasparente a se stessa è una tesi che si propone di parlare dell'essere in generale. Qui abbiamo a che fare con concetti ben precisi. Si sta parlando di cosa significa biologico, e di cosa supera il biologico. La grammatica, è sì in movimento, ma tuttavia anche no. Cosa è biologico lo si può dire con certezza mostrando perspicuamente le ricorrenze del suo uso. E allora se innamorarsi biologicamente significa fare come fanno gli animali, che si oreintano nella loro scelta del partner rispetto a meccanismi riconducibili a corpi osservabili (odori, ormoni, cicli), per l'uomo questo non avviene. Questi cambiamenti osservabili nell'uomo avvengono solo dopo una scelta del partner che dipende da condizioni che PER DEFINIZIONE/GRAMMATICA non sono biologici, cioè i VALORI assunti nel corso della propria vita. Il solo fatto di ammettere la storicità di qualcosa significa già negare la biologicità di quella stessa cosa. La voglia di sesso nell'uomo invece è paragonabile a quella animale. Ma ciò che io stavo prendendo in considerazione è l'amore, l'innamoramento: e non mi si dica che la distinzione è poetica o non esiste. Altrimenti sento anch'io l'esigenza di accusare di ideologia scientista. Un saluto Ps: per epicurus, dovrei pensarci un po' su. |
|
20-12-2005, 23.58.52 | #25 | ||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Gest O:
Citazione:
ti ripeto che l'incompletezza di goedel ha ben poco a che fare con l'olismo, infatti se io parlo del mentale e accetto ciò che mi dice goedel, allora non è necessario accettare l'olismo del mentale, infatti un potrebbe dirti - giustamente - che goedel parla di modelli onnicomprensivi, ma qui invece parliamo di un modello che si limita a descrivere la mente. Citazione:
Qui non voglio parlare della validità (o del tipo di validità) del linguaggio poetico e metaforico, infatti ci si allontanerebbe troppo dalla filosofia delle mente, e cioè dal topic. Eventualmente si potrebbe aprire un topic apposito. Il fatto è che io propongo una ragione - a mio avviso forte - per una visione ascientifica (ma non antiscientifica) della mente per un pluralismo ontologico, strettamente connesso al pluralismo dei nostri punti di vista ed interessi particolari. Tu condividi ciò, e allora perchè ti reputi ancora contro la mia argomentazione. Ti chiederesi - se ti fosse possibile - se puoi dimostrarmi da vicino il preciso errore della mia argomentazione, senza partire da lontano. Grazie epicurus |
||
21-12-2005, 00.32.04 | #26 | |||||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Citazione:
Allora aspetterò Citazione:
Scusa se ho mal interpretato, meglio così , anche se da ciò che scrivi in un tuo post sembrava: "voglio scientificità e non poesia". Citazione:
Innanzitutto tu dovresti sapere (dagli altri topic) che io sostengo il fallibilismo, tesi secondo la quale non ci sono tesi certe ed indubitabili. Inoltre, tale questione non è di ordine fattuale, bensì grammaticale (di solito uso 'grammaticale' interscambiabilmente con 'logico', ma evito di farlo in questa sede per non far andare di traverlo il cibo a Gest ): quando noi parliamo di mente abbiamo un determinato scopo e dicidiamo di adottare una certa visione. Non dico che la mente non è studiabile dalla fisica, dico solamente che le capacità mentali più evolute sono concetti non scientifici, e quindi irriducibili alla scienza. Citazione:
Ma quello che ti sto dicendo è che non sto cercando una teoria scientifica, perchè il concetto grammaticale di mente è non scientifico. Detto così sembra brusco, ed è per questo che ho usato la mia argomentazione di apertura del topic. Citazione:
Non voglio identiifare la mia tesi come una tesi di emergentismo. Io sostengo la banale osservazione che la mente dipende ontologicamente dal cervello. Inoltre (la un po' meno intuitiva) tesa che la mente sia irriducibile a questo, perchè quando parliamo di questa ci spostiamo in un universo di linguaggio diverso da quello fisico. (Come sia possibile la dipendenza senza riducibilità ci è mostrato dal fatto che la semantica dipende dalla sintassi, ma essa è necessariamente irriducibile a quest'ultima.) Sottolineo ancora una volta che la mia tesi non vuole essere una tesi emergentista. Detto ciò la prospettiva agenziale della mente (che io voglio qui difendere, in contrapposizione con la prospettiva naturalista) è una prospettiva (anche se non scientifica) di tutto rispetto. Tu dici che non ci serve a nulla e che non spiega nulla, ma questo è falso. La prospettiva agenziale è un modello esplicativo delle azioni umane, esso ci serve per razionalizzare le azioni degli esseri umani e comprendere. Esso, a volte, ci permetti anche di fare pseudo-previsioni. Il comportamentismo logico questo non ce lo può permettere, inoltre il comportamentismo logico non prende neppure in considerazione che noi proviamo qualcosa ad essere noi stessi, cioè noi abbiamo un punto di vista soggettivo del mondo. Precisazioni finali. Il comportamentismo logico (il comportamentismo, senza 'logico', è una corrente psicologica) sostiene che ogni discorso mentale sia riducibile a discorsi sul comportamento del corpo. E quindi implica la non esisitenza della coscienza. Mentre la posizione che tu citavi, forse, è l'eliminativismo che la sua unica tesi è che non esiste la coscienza e che ogni discorso mentale è scorretto, o eventualmente un cattivo modo di riferirsi a particelle. epicurus |
|||||
21-12-2005, 01.41.21 | #27 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 23-02-2005
Messaggi: 728
|
Pianissimo
Ragazzi, il discorso intorno alla natura delle mente rischia di avvolgersi su se stesso, oppure di rimetter capo a vecchi paradigmi epistemologici e scientifici, se non prende in considerazione le nuove piste verso cui si va incamminando la ricerca.
Sarebbe un libro, non un post... Ma il funzionamento del cervello non è più oggi indagato, nel modo più approfondito, attraverso il confronto tra gruppi di sani e gruppi di malati, bensì tra diversi gruppi di malati confrontati dall'efficienza di molecole diverse applicate al tessuto cerebrale similmente danneggiato. Sembrerà una questione di poco conto, rispetto a discorsi di massimi sistemi, ma, al contrario, si tratta di un cambiamento radicale. Qual'è, infatti, la filosofia che sta dietro questo cambiamento di riferimento modulare? (Parlo di una trasformazione in corso in quest'ultimo decennio). A mio parere essa è la seguente: "non sussiste alcuna normalizzazione parametrica di riferimento, bensì un'efficienza maggiore o minore, la quale debbo comprendere in termini di eventi subcellulari che io posso descrivere". Si tratta di un passo, di una "mutazione" paradigmatica epocale. Il funzionamento del cervello non è più indagato nel raffronto testistico o radiodiagnostico o istologico. Le ricerche degli ultimi cinque sei anni non prendono più in considerazione le ultime acquisizioni macroanatomiche degli anni '70, ossia le differenze emisferiche. I lavori e la ricerca si muovono attraverso l'indagine che mette a confronto, nei gemelli monozigoti differenti per espressione di di asimmetria emisferica, l'espressività genica dello stesso codice comune ad entrambi. E questo, in correlazione, lungo altre vie della ricerca, con l'apparire di malattie della mente in un gemello "identico" rispetto all'altro e nella fattispecie dei correlati biogenetici noti nell'albero genealogico della famiglia studiata. Il funzionamento del cervello, da Libet in avanti, non è più riferito come riferibile a "spazi" di corteccia implicati in processi mentali. E' sufficientemente chiaro che l'"imaging" cerebrale è mentitrice in un modo piuttosto grossolano: i processi neurofisiologici non possono che essere concepiti come "durate" inscritte in altre "durate", secondo sistemi integrali complessi i quali non le ricomprendono necessariamente attraverso funzioni lineari. Perciò le tecniche di diagnostica per immagine, per quanto elaborate nel dettaglio tecnico della precisione scansionale, rimangono remote, mille miglia remote, dal rappresentare l'"effettiva" intenzione funzionale del cervello. Si tratta, cari amici, nè più nè meno, che di una rappresentazione di un solido dentro una dimensione lineare. Senza programmi computazionalmente adeguati, essa "rappresentazione" non mostrerà che il filo d'ombra che una porta socchiusa mostra di uno spendido mezzogiorno estivo! Non so se considererete le mie riseve. Ma occorre attendere. Contesto di ciò che dite soltanto l'appellativo di "filosofico" o "ideologico" a ciò che, semplicemente, è dogmatico. Sull'esternalismo semantico non vedo in esso nulla di nuovo rispetto alle intuizioni, geniali, di de Saussure. |
21-12-2005, 10.16.34 | #28 | ||
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
|
Citazione:
Non vorrei arrivare a pronunciare la sottostante parola, come ha fatto Weyl: Citazione:
|
||
21-12-2005, 10.23.42 | #29 | |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
|
Citazione:
Per "ideologica" non intendo certo campata per aria e totalmente illogica, ma mi riferisco alla sostanziale mancanza, come ha detto Weyl, di metodi di indagine adeguati, che ci permettano di discriminare tra una pseudo-teoria e l'altra; dunque l'adesione all'una o all'altra non può che essere guidata da motivazioni e sensibilità filosofiche, che inevitabilmente subiscono le mode temporanee. |
|
21-12-2005, 11.26.34 | #30 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
|
Citazione:
Ciao a tutti, mi sembrava di aver proposto qualcosa, e la cosa non risale certo a me. Ma a questo punto (sempre nell'attesa di rispondere seriamente ad epicurus) mi devo giostrare da una parte con una sorta di neopositivismo e dall'altra con un interpretativismo disfattista. Io capisco cosa sotiene Gest O, ma non basta aver scoperto che la verità "si fa" e non "C'è". Qui si stanno proponendo questioni precise, se il modello teorico che Gest O propone è valido, che venga applicato. Io ho provato tramite la filosofia del linguaggio, mostrando cosa significa amore in biologia, e come questa non sia riconducibile al FENOMENO dell'amore, che tutti conosciamo. Non c'è nulla di pseudoscientifico, c'è la perspicuità dei concetti, che tutti siamo disposti a riconoscere. Vorrei che mi si rispondesse a tono, dai contenuti stessi, prendendo quello che dico e decostruendolo, e NON partendo da ciò che già si pensa in generale sul mondo o su come dovrebbe funzionare la filosofia. La filosofia è anche questo non un serbatoio sedimentato di conoscenze che abbiamo già deciso come valide, ma affrontare sempre di nuovo, sempre da un nuovo punto di vista un problema. UN saluto |
|