"Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem"
Ovvero, "Non si moltiplicano gli enti se non è necessità farlo": considerato da molti il principio di razionalitá per eccellenza. Vediamo di togliere un po' di polvere e ruggine ad un principio che conta sulle proprie spalle ben 7 secoli. Cioé, come deve essere interpretato questo principio al giorno d'oggi?
Sul tanto amato rasoio ho da fare varie osservazioni/precisazioni che penso non vengano praticamente mai considerate quando si parla di questo strumento intellettuale:
1) Non ha molto senso applicare il rasoio su un'unico enunciato. Cioé sull'enunciato "E' successo questo e quest'altro" detto per spiegare un fatto osservato non puó essere applicato il rasoio. Io credo che il rasoio abbia senso solo se applicato ad un insieme molto corposo e centrale delle nostre credenze riguardo il mondo. Se ho due cittá A e B, e l'unica cosa che so é che queste sono collegate da un'autostrada, non posso credere - applicando il rasoio - che la cosa piú razionale da credere é che l'autostrada che collega A e B é (approssimativamente) una linea retta. Ok, é la soluzione piú economica ma non é assolutamente plausibile (e razionale). Perché questo?
Perché noi sappiamo molte cose sulle autostrade, sulla topologia stradale, etc. Quindi il rasoio deve essere applicato solamente su un sistema di credenze (precisamente: sulla zona centrale delle nostre credenze): quindi il rasoio va inteso come metodo di minimizzazione delle risorse da postulare di un'intero sistema di credenze, per spiegare fatti osservati.
2) L'olismo semantico di Quine ci mostra che non sia possibile verificare un singolo enunciato con l'osservazione (uno dei dogmi dell'empirismo), ma si confronta con il mondo sempre un'intero linguaggio. Quindi non va bene la dicotomia fatti osservati-fatti non osservati. Perció il rasoio deve minimizzare anche l'interpretazione di ció che si puó aver visto.
3) Il rasoio non puó essere inteso come l'unico criterio di razionalitá, infatti ne concorrono altri in parallelo. Cioé la razionalitá puó essere intesa come il bilanciamento tra esigenze di diversi criteri. (Altri criteri sono: potenza esplicativa, coerenze, poco impatto su conoscenze passate, etc.)
4) Non sempre é facile determinare se si va a valutare la semplicitá linguistica o quella ontologica. Ovvero, uno potrebbe dire che una legge di natura universale (che vale ovunque e sempre) possa essere piú economica ("con un solo enunciato esprimo tutto, senza averne molti"), un'altro invece potrebbe sostenere il contrario ("una legge universale quantifica su ogni eventi spazio-temporale, e una quantificazione cosí é immensamente dispendiosa").
5) Il rasoio é un criterio flessibile. Non é sempre possibile determinare, date due credenze, quale sia più razionale dell'altra. Questo é dato dai punti (1), (2) e (4).
6) La razionalitá é un concetto estremamente flessibile e (per questo) molto potente. Infatti é il risultato - come ho detto in (3) - di un punto di equilibrio di piú esigenze differenti, ed il punto di equilibrio non puó che essere deciso volta per volta a seconda dei casi. Senza contare che persino gli elementi della compensazione sono flessibili (come sostengo in (5), per quanto riguarda il rasoio).
Da quanto dico, ci esce un'idea di rasoio di ockham (e di razionalitá) un po' piú moderno, estremamente flessibile e pluralista. Diciamo pure piú democratica
Che ne pensate?
epicurus