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21-07-2004, 09.42.04 | #72 |
Ospite abituale
Data registrazione: 20-12-2003
Messaggi: 480
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Mi riallaccio al pensiero di osho: cioè che l'eutanasia dovrebbe essere consentita a coloro che hanno vissuto pienamente la vita e che realizzano che non c'è piu nient'altro da sperimentare, oppure che sono un peso per se stessi e per gli altri. Quindi scelgono volontariamente di affrontare l'esperienza della morte...
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21-07-2004, 11.11.59 | #73 | |
Utente bannato
Data registrazione: 09-07-2003
Messaggi: 558
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Re: risposta a r.rubin
Citazione:
Interessante. Giulio |
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21-07-2004, 11.52.03 | #74 |
Ospite abituale
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Messaggi: 486
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Per Iris
Torno sull'argomento e vorrei provare ad essere molto chiaro.
Vedi, secondo me vi sono tre buone ragioni per cui è fondamentalmente giusto che la vita non venga interrotta, sia pure con un'omissione passiva, anche quando essa è spontaneamente destinata a farlo. 1) Sussiste una speranza: ossia la possibilità, per quanto remota, che un nuovo tipo di intervento, un nuovo farmaco, od anche qualche improbabile evento imponderabile, possa invertire il decorso naturale della malattia. 2) Esistono i vivi sani: ciascuno di noi è responsabile dei sentimenti e delle speranze di coloro che gli sono legati e ritengo che sia un dovere morale rispettare e alimentare tali vissuti. Ho visto più volte malati terminali e consapevoli riconoscere che la propria volontà di vivere era sostenuta dal rispetto delle speranze dei propri congiunti: anche quando essi, personalmente, "percepivano" con chiarezza l'irrazionalità della speranza. 3) C'è un pericoloso problema normativo e giuridico: dove si pone il confine del lecito e dell'illecito, del giusto e dell'errato, del motivato e del non motivato, rispetto all'omissione passiva di cure palliative che, semplicemente, conservano un barlume di vita biologica ? Il paziente in coma da mesi senza le cure rianimatorie muore, ma anche lo scompensato, senza cure cardiologiche muore, anche il depresso grave, senza terapie farmacologiche che, magari, non riconosce, si suicida, anche una fibrillazione ventricolare, senza la cardioversione, dà la morte. Insomma: riesi ad immaginare un disposto legislativo che sappia discriminare tra tutte queste complicate sfaccettature ? Senza il rischio di produrre incertezze e confusioni interpretative che aprirebbero il campo ad una moltitudine di polemiche recriminatorie, a contenziosi infiniti, ad autentici, pericolosissimi, drammi decisionali ? Insomma, sono ben lontano da ipotesi sacraliste, che trovo leggermente farneticanti, ma ritengo necessario considerare la questione dal punto di vista laico, razionale e pratico. Personalmente ritengo che tra i due mali, quello di poter staccare la spina e quello di preservare un mondo di inaudite sofferenze, nonostante tutto, il secondo sia preferibile. Proprio nel rispetto della dignità dell'uomo, che non è un centro esistenziale autosufficiente, bensì un coagulo di relazioni, affettive, sociali e giuridiche. Ciao |
21-07-2004, 14.12.51 | #75 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Infatti... chi sceglie l'eutanasia arriva ad una scelta così estrema proprio perché le aspettative di vita divengono nulle, ma questo accade anche nei casi in cui la vita non è stata pienamente vissuta, ma viene 'interrotta' prima del tempo. Scelgono volontariamente l'esperienza della morte, perché, se ci pensi bene, è l'ultima scelta che gli è rimasta da fare. |
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21-07-2004, 14.16.12 | #76 | |
Utente bannato
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Citazione:
Possono ancora sciegliere di non morire, ... Giulio |
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21-07-2004, 14.21.19 | #77 | |
Utente bannato
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Citazione:
Perchè, anche l'ultimo istante che può rimanere, non è sempre da sperimentare? Che ci sono, gli istanti da sperimentare e quelli da non sperimentare, forse? Dunque? Giulio Ultima modifica di Giulma : 21-07-2004 alle ore 14.23.20. |
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21-07-2004, 14.47.47 | #78 |
Ospite abituale
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Però vedi Elena, dipende dalla motivazione per cui uno decide di porre fine alla propria vita, se è una fuga non risolve nulla, perchè le cose si riproporranno in un altro tempo. Bisogna fare in modo di affrontarle con volontà, in modo che la decisione non sia passiva e dettata dalle condizioni esterne che ci impediscono di accettarci, ma attiva, scelta volontariamente. E' questo il senso che do io al vivere pienamente, cioè che il passato non ci segue più....
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21-07-2004, 14.57.23 | #79 | |
Utente bannato
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Citazione:
Se è una fuga? Quando si decide di porre fine alla propria fine, è sempre una fuga, ... Fammi un esempio in cui non è una fuga! Giulio |
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