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15-06-2011, 09.28.55 | #152 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Della probabilità
Citazione:
Non credo sia così semplice. Pensare che la linea retta sia la rappresentazione schematizzata di un filo non è il miglior modo per comprendere il significato di retta. Quello semmai è un modo di trasportare l'idea astratta verso qualcosa di concreto. Ma o che nasca subito o che nasca dopo l'esempio concreto, la comprensione di retta è unica e sola. Quello che vuole dire Andrea invece non l'ho comprendo bene. Sarà che sbaglio, ma lui fa combaciare il concetto di fede con quello di comprensione di concetti assiomatici. Secondo me non è la stessa cosa. Noi non dobbiamo per forza credere che le parallele non si incontrino mai per comprenderle. Possiamo comprendere il concetto di parallele ma non avere fiducia che esse davvero non si incontrino mai. E diverso (altro esempio) dire che qualcosa accadrà domani e avere fiducia che qualcosa accada domani. Quando io affermo che qualcosa accadrà domani do' per scontato che io domani vivrò ancora o che l'universo non scompaia sotto il mio naso. E' una linea immaginaria la prima, concreta e pratica la seconda. Gli assiomi assomigliano molto di più alle prime ( immaginarie ) e molto meno alle seconde (concrete). Nel punto di interruzione tra le linee immaginarie e le linee concrete abbiamo i fatti che vanno verificati di volta in volta. E' come se ci fosse un mondo immaginario che contiene i fatti. Un mondo immaginario di infiniti universi e il fatto concreto di questo universo. Un mondo immaginario dove il tempo scorre e... la morte. Un mondo immaginario di linee e di punti, e la materia che sembra muoversi molto più goffamente. Se per esempio immaginassimo una linea immaginaria del tempo e lo facessimo diventare un assioma, un postulato assomigliante ad una retta, il tempo sarebbe infinito e i vari istanti di tempo sarebbero i punti che compongono la retta-tempo. Non dobbiamo per forza credere, avere fede che il tempo sia davvero infinito per immaginarci un tempo infinito e istanti di tempo adimensionali (in questo caso senza la dimensione del tempo). La questione della finitezza dell'uomo (materiale) e la sua capacità di immaginazione è la questione principale. Mentre sarà vero che si possa fare calcoli statistici per predire ciò che accadrà nel futuro (della probabilità), è vero anche che noi, assieme a questo calcolo, ne facciamo un altro... tutto immaginario. La questione è che partendo da cose immaginarie (come per la geometria euclidea o ellittica) poi ricaviamo precisi insegnamenti sulle cose che davvero accadono. Quindi non è vero che tutto quello che è immaginario non serve a nulla. Serve ad avere un'immagine astratta di ogni cosa. Anche una partita di calcio diventa un'entità astratta su cui noi poi puntiamo i nostri soldi reali. Ma anche il denaro è un'entità astratta, che serve in pratica anche per puntare sulle partite. |
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16-06-2011, 21.32.06 | #153 | |
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Riferimento: Della probabilità
Citazione:
...ehm... non credo nemmeno io che fede e comprensione di alcunche' coincidano , tutt'altro, credo che la fondazione di qualsiasi tipo di comprensione razionale poggi sulla fede in qualche cosa; cosi' come le leggi della morale si fondano su principi religiosi o ideali che presuppongono la fede , anche le leggi della logica matematica hanno il loro principio nelle incomprensibili ragioni del cuore; riguardo alle parallele o all'assioma che prevede che le leggi della fisica siano uguali in tutti i riferimenti inerziali, ribadisco soltanto che questi arrivano prima di qualunque tipo di congettura razionale, la quale non puo' certo essere tirata in ballo per chiarire l'evidenza o la presunta "comprensibilita'" di un assioma; un assioma non lo si puo' comprendere in alcun insieme di deduzioni razioanali, semmai lo si puo' ritenere evidente, ma di un'evidenza del tutto inesplicabile alla ragione. |
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16-06-2011, 23.34.54 | #154 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Della probabilità
Citazione:
Diversamente come si potrebbe spiegare concetti primitivi quali il punto, la retta, lo spazio, il tempo senza cadere in paradossi autoreferenziali? |
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17-06-2011, 08.50.29 | #155 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Della probabilità
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Perchè li ritieni "paradossi"? Citazione:
Un tempo (ma ancora oggi non è ancora scomparsa questa credenza) si riteneva che i fondamenti della materia fossero palline dure chiamate poi atomi (penso agli atomisti). Potremmo chiederci per quale motivo si riteneva che ci fossero queste entità fondamentali. Oggi magari il concetto è stato spostato a quello di "stringa". Un famoso fisico scriveva che oggi noi conosciamo molto bene i campi (che in realtà non vediamo) e molto meno le particelle, che invece, vediamo. Non ho presente bene in testa la storia (ed anche la geografia) sui filosofi antichi ma presumo che l'idea di atomi indivisibili e l'idea di "punto" fossero concetti del tutto differenti. L'atomo aveva la caratteristica di essere indivisibile ma non quella di non avere dimensione. Come ho detto non ricordo bene la storia, ma l'atomo doveva essere, se non ricordo male, oltre che indivisibile anche anche "invisibile". Il concetto di invisibilità però non ci fa comprendere se esso avesse (per gli atomisti) una dimensione. Ma se fosse davvero invisibile non potremmo nemmeno sostenere che esso abbia una dimensione o no. Quindi, il concetto di "punto" non poteva partire da considerazioni empiriste. Da ragionamenti derivanti dalle esperienze. In pratica non possiamo (e credo non lo facessero nemmeno loro) fare confusione tra il concetto di "atomo" (indivisibile e invisibile componente della materia) con il concetto di "punto". Il punto non è una schematizzazione del concetto di atomo (almeno credo...), sono due concetti differenti che nascono in modo differente. Infatti se il concetto di atomo lo abbiamo, nel tempo, effettivamente confutato, in quanto frutto di un ragionamento, non possiamo confutare il concetto di punto. L'astrattezza di tale concetto quindi non può essere il frutto di un ragionamento o di relazioni fra quantità (come tu dici). |
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17-06-2011, 12.19.35 | #156 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Della probabilità
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Citazione:
Ora te la faccio io una domanda : come definiresti un punto se non come una forma geometrica ? |
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17-06-2011, 22.51.13 | #157 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Della probabilità
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La definizione di punto è: entità adimensionale Per sua stessa definizione quindi non ha una forma. Citazione:
D'accordo quasi su tutto tranne in particolare ciò che ho segnato in rosso. per ritornare in tema, riprendiamo la frase che ha usato Albert: Bruno de Finetti, “la probabilità di un evento è il prezzo che un individuo ritiene equo pagare per ricevere 1 se l'evento si verifica, 0 se l'evento non si verifica”. Io distinguo la "comprensione razionale" dalla comprensione di assiomi, o concetti come "amore", "amicizia" ecc. Mentre per la comprensione di assiomi non c'è alcun ragionamento da fare, per comprendere i concetti di natura razionale bisogna prima di tutto comprendere gli assiomi (e quindi sceglierli appropriatamente) e poi seguire il modello (o programma) prescelto. Quindi la fede (o se vogliamo la fiducia) non è un punto di arrivo a cui si giunge con un ragionamento razionale, ma è un punto di partenza. La domanda sorge spontanea: la frase di Finetti è figlia di un ragionamento o di una fiducia? Questo bisogna chiederlo a Finetti Io penso che se fosse figlia di un ragionamento, la scommessa l'avrebbe persa in partenza anche se la vincesse, perchè in questo ultimo caso sarebbe solo frutto del caso. Mentre se ne avesse fiducia la scommessa non la perderebbe mai. Ti faccio un esempio scemissimo. Io sono tifoso di una squadra di calcio e scommetterò sempre sulla vittoria della mia squadra perchè ho fiducia che possa vincere sempre (i tifosi sono così ). Se perdo me la prendo con l'arbitro o con il calcio scommesse Ultima modifica di Il_Dubbio : 18-06-2011 alle ore 00.06.11. |
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18-06-2011, 02.09.16 | #158 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Della probabilità
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18-06-2011, 10.44.23 | #159 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Della probabilità
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"generare"? Please? Si può anche non condividere, ma l'intera "geometria" (con tutte le sue forme apparentemente dimensionali) è interamente un'astrazione. Quando tu tracci su di un foglio tre segmenti che si incontrano in tre punti così da formare un triangolo, quel disegno che vedi sotto il tuo naso non è lo stesso concetto di "astrazione di un triangolo". La geometria non "genera" entità dimensionali. Non vorrei che si confondesse la matematica (in questo caso la geometria) con la fisica. Le forme che noi vediamo non sono le stesse di cui parla la geometria. Avevo dei dubbi che tutti gli uomini avessero capacità di "astrazione". Tu me li stai confermando Anche se io credo che, più che altro, stiamo perdendo questa capacità. In effetti il diventare "troppo razionali" porta proprio a questo. L'amore diventa sesso, la politica diventa potere ecc. In epistemologia (come ho imparato qui ) si chiama (forse con altri termini, non so) giustificazionismo. Ma in matematica, o in questo caso in geometria, la giustificazione potrebbe essere rappresentata da un teorema. Che ti devo dire, il teorema di Pitagora è un esempio. Da una dimostrazione; ma anche queste si fondano su ipotesi, postulati ed assiomi. Quindi, gira e volta (come ricordato tu con lo stesso Godel), siamo sempre la. |
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18-06-2011, 21.26.55 | #160 | |
Moderatore
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Riferimento: Della probabilità
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...per nulla chiaro, poiche' , mentre il concetto di infinito e' irrazionalizzabile, quello di indefinito puo' benissimo essere compreso logicamente; inoltre, prolungare due rette indefinitamente non vuol sicuramente dire prolungarle all'infinito, vuol semplicemente dire non sapere di quanto si voglia prolungarle, quindi , il concetto di "indefinito" e' del tutto inadeguato per descrivere l'assioma delle parallele. Ultima modifica di and1972rea : 18-06-2011 alle ore 23.04.15. |
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