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07-09-2007, 20.26.24 | #85 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 22-08-2007
Messaggi: 152
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Riferimento: Bene & Male. Perchè è impensabile Dio malvagio?
Polemos come teo(a)gonia, de-cisione del Figlio dall'eremìa dell'Inizio, passato immemorabile spalancato su una (im)possibile revoca. Teoagonia ed immemorabilità che si prolunga nella carne dei figli, soffio, spirare di un abbandono del Padre "nel" Figlio che non è assenza già rassicurante ma speranza inquieta e pacificante in uno. Amore dell'Altro in quanto Altro, dono e abban-dono nella libertà. Poichè se risorge, il Dio fattosi Figlio non può vivere la propria salvezza e quella degli umani (resa possibile dalla sua) se non come dono gratuito del Padre. Dove il Padre è appunto colui il quale avrebbe sempre potuto non donarsi; eppure si è donato, testimoniando una libertà davvero incoercibile, e che perciò stesso si manifesta come caritas e agape; dono perfetto dell'infinito amore di un Eterno che mai potrà farsi fagocitare dal ritmo imperfetto di una storia sempre umana troppo umana. Perchè la libertà di Dio (il Dio non solo dell'alleanza ma altresì dei ponti (bios) sospesi, come affermava Andrè Neher) non è astratta esclusione della necessità dal momento che solo rispetto a qualcosa che sarebbe dovuto accadere, la libertà può farsi cifra di una potenza infinita che nulla potrà mai costringere, neppure la "necessità"
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10-09-2007, 10.37.43 | #86 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Riferimento: Bene & Male. Perchè è impensabile Dio malvagio?
“Deus Caritas est”, così intitola la sua prima enciclica il nuovo vescovo di Roma.
L’agape cristiana si concreta nella gratuità del dono della grazia di Dio verso l’uomo: la grazia dell’incontro con il Creatore e con Cristo. Quest’amore si è reso manifesto sulla terra con la venuta e il sacrificio di Gesù: davvero bello definirlo il <<più bello fra i figli dell’uomo>>. I gravami che affliggono l’umanità sono transitati in un unico istante nella carne del Figlio, e Dio di questo dolore ne ha percepito e conosciuto fino allo spasmo più atroce la pungente trafittura. L’amore, la compassione e la piethas che l’uomo rivolge al suo prossimo sono riverbero dell’amore incondizionato che Egli rivolge alla creatura (ciò che sarà fatto al prossimo, è come se fosse fatto nei confronti di Dio). Dio è infinitamente Buono perché dona con atto gratuito questa possibilità d’unione, che è anche la via che conduce alla Verità ultima ove si estrinseca, alla sua luce, la vera libertà dell’uomo. L’uomo si muove in un ambito intriso di dolore e in cui le possibilità di “peccare”, cioè di abbandonare la strada che conduce all’abbraccio puro e cristallino con Dio, sono molteplici. Nella sua possibilità di scegliere consapevolmente, l’uomo esprime la sua deliberazione pro o contro Dio. Il peccato sarebbe così atto deliberato dell’uomo che volge le spalle al Creatore. Dio, onnipotenza condizionata, non coarta la volontà deliberata dell’uomo, trattiene la propria mano, perché l’amore e l’unione possano avvenire per scelta deliberata e consapevole. Illuminante, a tal proposito, è la narrazione che Matteo fa delle tre tentazioni di Satana nel deserto. Gesù oppone un netto rifiuto agli inviti rivoltigli dal demonio, proprio perché un loro accoglimento avrebbe significato la coartazione della libera volontà dell’uomo. Altrettanto significativa è la parodia dell’atto d’accusa che il Grande Inquisitore rivolge a Gesù. L’uomo è reso libero entro un ambito limitato, la sua azione può essere volta al Bene oppure al Male. Questa libertà è anche il viale che conduce alla perdizione e al peccato. La bontà divina, che non è inficiata o resa sterile dalla presenza del male che non sgorga dall’operare di Dio sulla terra, assume senso nella misura in cui è offerta alla creatura la possibilità di redimere se stessa anche nell’ultimo istante, cosa negata alle creature angeliche decadute per atto di superbia – anche se su questo fronte le interpretazioni teologiche sono variegate -. L’uomo può così volgere se stesso in una direzione che lo allontani da Dio per riconquistare, anche in punto di morte, quell’abbraccio con il creatore che lo. La coesistenza del male e dell’infinita Bontà divina è possibile all’interno di una concezione che esalti questo dono d’amore gratuito volto a favore dell’uomo e non neghi la possibilità che ha quest’ultimo di compiere scelte deliberate e consapevoli che lo allontanino da Dio e dalla Verità. Deus caritas est. Su questa espressione latina, su questa verità (di fede?) – Dio è amore – s’impernia l’apostolato della Chiesa – perlomeno questo è ciò che ci dice il pontefice con la sua enciclica -. Il messaggio di Gesù, se non altro quello tramandatoci e canonizzato attraverso i vangeli, è impregnato di questa reboante placida passione. L’intero ‘Discorso della montagna’, in Matteo 5, è un’ode all’amore. Il Cantico dei Cantici, stupendo libro dell’Antico Testamento, un poema interamente dedicato all’amore, forse insuperabile per bellezza, è un inno ed un canto sentimentale di una forza espressiva ineguagliabile. L’Amore che Dio nutre nei confronti della creatura ha ispirato poemi e poesie che hanno riempito le biblioteche del pianeta: delicate, potentissime, violente come solo la passione dell’amore può esserlo… una violenza delicata, che accarezza piuttosto che graffiare. «Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16). Queste sono le parole lasciateci in dono dall’evangelista. Dio ha creato nel Suo Amore, col Suo Amore e per Suo Amore. Quante volte ci siamo imbattuti ed abbiamo fatto i conti con questa complessa nozione d’Amore divino, che un po’ fa a pugni con l’immagine Numinosa del Deus Absconditus e il Dio irato dell’ultimo giorno – il Dies irae -. Quante altre volte abbiamo posto a confronto l’avvertimento che ci giunge dalla nostra Anima con quel che di questa nozione d’amore divino, volta per volta, estraiamo in termini d’interpretazione – a nostro vantaggio, per quietarci e rassicurarci -. L’amore che Dio promette e dispensa alla creatura è come un pugno violento sferrato alla bocca del nostro stomaco: tramortisce, spaura, inquieta, annienta, annichilisce con la sua motilità tumultuosa, lacera, dilania. Non è un anodino sorriso rivolto agli occhi, ma una ghiaccia lamina che taglia, separa, divide, squarcia le membra e l‘anima. Gesù stesso, il messaggero d’amore cui Dio volle affidare questa Sua furente passione per renderla nota nei fatti, nell’esistenza di ciascuno di noi, nella storia dell’uomo in maniera concreta, visibile, tangibile, ha patito e gioito per questo Amore del Padre. Nel Figlio dell’uomo, che è trait d’union fra quanto promesso e quanto nelle attese escatologiche dell’uomo, nella sua Passione, e nella croce, che è scandalo per la ragione e folle ignominia per il credo di tanti, si è coagulata questa furente ira amorosa di Dio. Dalle sue carni lacere e trafitte emana ciò che i testi sacri hanno annunciato, ciò che la poesia e il sentimento di tanti dopo di Lui, istruiti ed ammaestrati dal suo lamento e dal suo patire sulla croce, hanno solo intuito. Gesù è il coagulo di un Amore disperso nei tempi che precedettero la Sua venuta sulla terra, è anche la promessa vivente del Dio dell’ultimo giorno, è ammonimento intransigente e speranza del domani, è pace e sommovimento, è serenità nell’attesa e tormento del presente, mitezza e rivoluzione al tempo stesso, è progettualità che inaugura la storia dell’uomo, spezzando il costante ciclico fluire del tempo, è un sporgersi oltre (Speranza) che impone la sua ferrea legge su quella ciclica attesa di un eterno ritorno che riposa su un Amor fati che non dischiude orizzonti se non quelli unici dell’eterno riproporsi degli eventi (senza fine). L’amore divino promette ed annuncia un epilogo. Nell’antinomia insanabile dell’indicibile, dell’inattingibile, dell’incomprensibile, nello scandalo della croce si è compiuto il trapasso fra l’intuizione di una circolarità esistenziale senza senso e senza tempo, ed un nuovo significato, lineare, proteso nel futuro, che la classicità greca non colse, e che si affaccia in un oltre che sancisce un punto di arrivo, uno sbocco, una fine impregnando di questo senso e significato salvifico l’intero scorrere delle stagioni, non più vocate e fini a se stesse – la vita per la vita -, ma, da allora, asservite ad una promessa – La vita per la gloria -. E’ tanto magico il messaggio di Gesù, che credo sia ovvio e conseguente sia stato intriso d’ipocrisia e finzione. E’ tanto lontano dalla nostra esperienza mondana, che appare surreale. E’ così dirompente da apparire irrelato. E’ tanto innovativo da negare il Suo stesso Padre, quello dell’ira, quello che generò in un impeto insano, dello tzimtzum, della kenosi creatrice, della solitudine ineffabile ed indefettibile, dell’agonia e dell’inquietudine del suo intimo essere: lo rimodula, lo rinnova, lo rifiuta, lo dissacra fino a colmare l’incommensurabile distanza che lo separa dalla sua creatura più bella, fino ad imporgli – a Lui, al Padre – di vivere, attraverso la carne del Figlio, la storia dell’uomo come se fosse la sua intima storia, fino ad urlare contro la sua indifferenza. Cristo, il suo annuncio, è un’antinomia, un paradosso che l’uomo non può com_prendere e il suo amore è acqua che intride un deserto di coscienze forgiate attraverso i colpi inferti alla carne e le cicatrici incise nelle anime dalla schiavitù, dalla prevaricazione, dall’odio, dalla guerra, dagli olocausti, dalle morti per fame e per sete. E’ così polla sorgiva di fresca acqua tumultuosa che fende una roccia inaridita da una creazione monca, imperfetta, viziata da un peccato d’origine tutto del Creatore, del Padre, e che non può essere calcato sulle spalle della creazione. Poco è valso aver sacrificato ed immolato l’unigenito, l’Agnello – il più bello fra i figli dell’uomo – per emendarsi da questa colpa. L’amore cui Cristo ci esorta è inattingibile, solo pane per le menti e alimento per l’ego di ciascuno di noi. Noi siamo luce riflessa della Luce ineffabile di Dio, ed ombra delle tenebre che lo abitano. Il Cristianesimo ci mente. Non so cosa e se ci sia stato un “cosa” ad aver determinato la tua decisione di cancellare l’iscrizione, so solamente che me ne dispaccio e che questo luogo si è impoverito. Non mi resta che trasmetterti un saluto ed un sincero augurio da parte di chi si è giovato dei tuoi ricchi interventi. Ciao, un abbraccio, spero davvero di rincontrati. Vittorio |
12-09-2007, 16.50.56 | #87 |
Ospite abituale
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Riferimento: Bene & Male. Perchè è impensabile Dio malvagio?
Deus charitas? Dio giusto e misericordioso come dicono i musulmani? O dio cattivo come hanno sostenuto altri filosofi, oltre coloro che, dalle risposte che hanno dato nel Forum, sembrano sospettarlo?
Una cosa non posso togliermi dalla testa: che lodare o criticare Dio vuol dire togliergli il solo attributo che possiamo assegnargli: cioè l’assoluto. Che è l’opposto del relativo e quindi di ogni qualifica che noi crediamo possa competergli, a cominciare da quelle parole esaltanti e insignificanti che si sgranano nelle preghiere del mondo…..Giustizia? pietà? possono divenire (nel migliore dei mondi possibili) prerogative del genere umano. Dio, se c’è, è al di sopra di tutto, svincolato da abbracci e ripulse moralistiche o luciferine. E peggio per noi se ci intestiamo a chiedere una quinta, una sesta e un’ennesima prova della sua esistenza, quando l’assoluto non ha bisogno di prove perché è là, davanti a noi, in quella verità che, se anche non sappiamo cogliere o definire, certamente è – e che, se invece di assumere i tratti e il nome di un Dio giusto e misericordioso dovesse piuttosto avvicinarsi a quello degli Incas o dei Babilonesi, al Nirvana buddista o al dio-tenebra di Meister Eckhart. E dovesse sottrarsi, insieme agli attributi che pretendiamo assegnargli, anche a quello (sommo mistero) dell’esistenza. E tanto peggio per noi se questo non è il dio buontempone che i devoti chiamano quando hanno bisogno d’aiuto, cioè il Dio con cui si può faustianamente trattare, paolinamente sperare o pascalianamente scommettere. |
13-09-2007, 10.24.54 | #88 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,150
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Riferimento: Bene & Male. Perchè è impensabile Dio malvagio?
Non hai torto! Possiamo pensare ad un Dio Creatore e caritatevole, come quello dei cristiani; al giudaico Dio di gloria e signore degli eserciti; all’islamico Dio di giustizia e misericordia; al Pantocrator dei bizantini; al Ni-ente eckhartiano; al Dio apofatica della mistica medioevale, o a quello catafatico; al Dio della coincidentia oppositorum; all’orientale Dio Assoluto del Tutto; al Dio animistico di tantissime altre culture; al Dio rettiliano proposto in queste pagine nel passato; al vacuo e sincretista Dio della New Age. Come vedi il catalogo divino è ricchissimo, offre un’ampissima libertà di scelta, ad ognuno il proprio Dio. Non un unico Dio per tutte le latitudine, bensì svariati dei che in alcuni casi presentano dei tratti comuni, più spesso differiscono non poco l’uno dall’altro.
Diverso è il caso quando si ragiona intorno al mistero della Croce. In tale ambito non è ammesso e concesso un eccessivo fraintendimento in ordine a quale figura di Dio si tratta, la quale, con ogni dovuta evidenza, corrisponde a quella del Dio Padre della tradizione cristiana e cattolica. Col Dio Assoluto, perfetto, inaccesso e dal sapore esotico ed orientaleggiante, ho avuto modo di confrontarmi a più riprese nell’apposita sezione del forum dedicata alla spiritualità, ricavandone come risultato una profondissima noia, indotta dall’astrattezza di contenuti portati spesso a sostegno di una tesi anodina, priva di nerbo, svuotata di significato. Il Dio Assoluto cui fai riferimento tu costringe troppo spesso all’anonimato, all’insignificanza, all’astrattezza e al panteismo, soprattutto quando le argomentazioni risultano essere una sarabanda di insensate parole che delineano un quadro assolutamente contraddittorio. Non che il Dio Padre sia privo d’antinomie, questa è una sua particolarità irrinunciabile, ma se non altro è ricchissimo di contenuto teologico, in particolar modo quando si confronta con il proprio intimo scandalo del Dio crocifisso. Per aver contezza di ciò è appena sufficiente buttare una distratta occhiata alle diverse discussioni che proliferano in questo forum. Confrontarsi con le argomentazioni di renzananda e con quelle di altri fautori e partigiani del Tutto Assoluto. Il Dio assoluto è evanescente, quello ignominioso crocifisso s’impone con forza nella Sua ineffabile antinomia. Ciao |
13-09-2007, 13.00.06 | #89 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: Bene & Male. Perchè è impensabile Dio malvagio?
Citazione:
Questo tipo di opinioni, mascherate da una ingenua intenzione di apparire colte, lasciano il tempo che trovano, proprio per la mancanza di "nerbo e contenuto" come tu stesso dici. L'acosmismo Orientale nulla ha a che vedere con il monismo per esempio....ma ha molto a che vedere con l'apofatismo, con Eckhart, con....ciau Visechi, un abbraccio...e torna ad annoiarti un po' in quell'altra apposita sezione! |
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15-09-2007, 11.14.32 | #90 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: Bene & Male. Perchè è impensabile Dio malvagio?
Sì, il catalogo è lungo, visechi, anche se non arriva a quello che snocciola Leporello nel Don Giovanni di Mozart. Ed è tanto lungo che può darmi ragione quando sostengo che relativista è il fedele, anche il fedele cattolico, e non l’uomo della massa secolarizzata, come afferma il papa.... Quanto all’assoluto, per forza sembra noioso quando assoluto non è perché tu gli applichi una quantità di aggettivi e lo definisci perfetto, dal sapore esotico, anodino, privo di nerbo e alla fine noioso: tutte qualifiche che uccidono l’assoluto (tanto da consigliare di non pronunciarlo ma solo pensarlo o meglio intuirlo con l’ultima cellula del nostro cervello, e tanto meno naturalmente chiamarlo Dio). Col che è meglio, d'amore e d'accordo, farlo sparire per non sorbire altri momenti di noia, come quella che (sii sincero!) ti riserverebbe l'ascolto di un intero rosario cattolico o il monotono ripetersi dell’orientale parola ugh.
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