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Vecchio 30-07-2006, 19.56.53   #171
shakespeare
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Riferimento: La dannazione eterna?

viandante se vuoi far passare che Plinio, Traiano, Tacito, Svetonio, Celso siano partigiani al soldo del cristianesimo mi sa che facciamo notte.
quel che è vergognoso è che, dimenticandoti delle documentazioni del I secolo se non prima cioè di documenti vicinissimi ai fatti sei andata a fondare le tue prove sul testimonium Flavianum che solo ricompare nel III secolo ma che è anch'esso tra il I secolo.Inoltre è vero che vi si dice sia stato contaminato ma non nelle parti fondamentali e che comunque a ciò che ci interessa fa riferimento ma non è questo documento di così rilevante importanza piu di altri antecedenti ad esso e sempre da personaggi non di certo faziosi ma nemici del cristianesimo. cosi i vari Tacito, Plinio, Traiano; Svetonio e quant'altro non fanno testo secondo il tuo pensiero. Poi come per gli apostoli insurrezionalisti, verità tua fondata da nessun documento ma solo dalla traduzione di un nome( a proposito il mio nome vero significa principe, ma di fatto non lo sono) la vuoi far passare come verità certa o quntomeno verosimile ed anche di varie e differenti comunità cristiane con differenti Cristi. ma dove? della lettera di Plinio così scrivi che .." sembra" far riferimento ad una setta essena egiziana non che sia così. per te "sembra " essre così ma di fatto così non è. vedremo questa lettera di Plinio e quel che veramente "sembra". ma questo modo di voler dipingere le cose è di quanto piu fazioso e pericoloso, di fasullo e inventato, teorie e supposizioni quanto c'è di piu pericoloso per l'attendibilità storica. Infatti quando fai riferimento al vangelo e il passo della spada anche qui prendi dal contesto una frase detta da Gesù e la trasformi come meglio credi nel mentre tendi a tralasciare molte, troppe cose. Infatti come potrebbe mai dire Gesù ciò che tu vuoi fargli dire se per tutto l'evangelo ha parlato di amore e di perdono? quando esso fece riferimento al lievito dei farisei gli apostoli capirono che stava parlando del pane e Gesù li riprese per la loro ottusità ma ve ne sono di passi simili. così è per questo passo del vangelo. infatti se leggiamo meglio subito dopo un apostolo che non aveva compreso come in tanti passi del vangelo, gli dice:"Signore qui abbiamo due spade" e Gesù subito ferma il discorso con un categorico "BASTA". ma come? stava preparando gli apostoli secondo la tua visione ad un insurrezione e quando uno di loro gli mostra l'armamentario dice "basta". gesù in verità ti dico, voleva che si spogliassero dl mantello ossia della paura nelle difficoltà che stavano per incorrere e cambiarlo con la spada ossia la volontà, la fermezza di saper di stare percorrendo la strada giusta nelle sue parole. per questo alla domanda dell'apostolo che come te fa riferimento alla spada materiale egli dice "BASTA". non sapevi che Gesù per tutto il vangelo parla per allegorie e parabole? la verità è nel vangelo di chi fosse Gesù. la rivoluzione è solo nella tua testa, credimi. ma ancora attendo risposte sul comportamento di chi ha redatto i vangeli e perchè in quel modo, contro il pensiero e la cultura dell'epoca. tuttavia vediamo ancora questi "faziosi" e "partigiani" documenti non certo frutto di invenzioni. vedremo a chi si riferiva Plinio, se davvero vi fossero tutti sti cristi o uno solo e come anche le menzogne romane sui cristiani verranno ritrattate dagli stessi autori eccelsi romani. non ultimo sua maestà l'Imperatore Traiano...
questi testi non devi dubitare perchè non da matrice cristiana ti sono pervenuti. non ti curare delle mie convinzioni per ultimo; le mie convinzioni tu non conosci e di certo vanno molto al di la dei documenti, dei romani, degli assiri e dei babilonesi, dei papiri e delle piramidi, del cielo e della terra.
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Vecchio 30-07-2006, 19.59.47   #172
shakespeare
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Riferimento: La dannazione eterna?

Nell'anno 64 un incendio devastò 10 dei 14 quartieri di Roma. L'imperatore Nerone, accusato dal popolo di esserne 1'autore, gettò la colpa sui Cristiani. Inizia la prima, grande persecuzione che durerà fino al 68 e vedrà perire tra gli altri gli apostoli Pietro e Paolo.
Il grande storico Tacito Cornelio (54-120), senatore e console, descriverà questo avvenimento scrivendo al tempo di Traiano i suoi Annales. Egli accusa Nerone di aver ingiustamente incolpato i Cristiani, ma si dichiara convinto che essi meritano le più severe punizioni perché la loro superstizione li spinge a compiere nefandezze. Non condivide quindi nemmeno la compassione che molti provarono nel vederli torturati. Ecco la celebre pagina di Tacito:
"Per tagliar corto alle pubbliche voci, Nerone inventò i colpevoli, e sottopose a raffinatissime pene quelli che il popolo chiamava Cristiani e che erano invisi per le loro nefandezze. Il loro nome veniva da Cristo, che sotto il regno di Tiberio era stato condannato al supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato. Momentaneamente sopita, questa malefica superstizione proruppe di nuovo non solo in Giudea, luogo d'origine di quel flagello, ma anche in Roma dove tutto ciò che è vergognoso e abominevole viene a confluire e trova la sua consacrazione.
Per primi furono arrestati coloro che facevano aperta confessione di tale credenza. Poi, su denuncia di questi, ne fu arrestata una gran moltitudine non tanto perché accusati di aver provocato l'incendio, ma perché si ritenevano accesi d'odio contro il genere umano. Quelli che andavano a morire erano anche esposti alle beffe: coperti di pelli di fiere, morivano dilaniati dai cani, oppure erano crocifissi, o arsi vivi a modo di torce che servivano a illuminare le tenebre quando il sole era tramontato. Nerone aveva offerto i suoi giardini per godere di tale spettacolo, mentre egli bandiva i giochi del circo e in veste di cocchiere si mescolava al popolo, o stava ritto sul cocchio.
Perciò, per quanto quei supplizi fossero contro gente colpevole e che meritava tali, originali tormenti, pure nasceva verso di loro, un senso di pietà, perché erano sacrificati non al comune vantaggio ma alla crudeltà del principe" (1 5,44). 1 Cristiani erano quindi creduti anche da Tacito gente spregevole, capace di crimini orrendi. 1 più infami crimini attribuiti ai Cristiani erano l'infanticidio rituale (come se nel rinnovamento della Cena del Signore, in cui si cibava- no dell'eucarestia, uccidessero un bambino e lo mangiassero!) e l'incesto (chiaro travisamento dell'abbraccio di pace che avveniva, nella celebrazione dell'eucaristia "tra fratelli e sorelle"). Queste accuse, nate dal pettegolezzo del popolino, furono così sanzionate dall'autorità dell'Imperatore, che li perseguitava e li condannava a morte.
Da quel momento (ce lo testimonia Tacito) si aggiunse a carico dei Cristiani anche un nuovo crimine: l'odio contro il genere umano. Plinio il giovane, ironicamente, scriverà che con una accusa simile si sarebbe potuto d'ora in poi condannare a morte chiunque.

Accusati di ateismo

Molto scarse sono le notizie della persecuzione che colpì i Cristiani nell'anno 89, sotto l'imperatore Domiziano. Di particolare importanza è la notizia riportata dallo storico greco Dione Cassio, che a Roma fu pretore e console. Nel libro 67 della sua Storia Romana afferma che sotto Domiziano furono accusati e condannati "per ateismo" (ateòtes) il console Flavio Clemente e sua moglie Domitilla, e con loro molti altri che «avevano adottato gli usi giudaici».
L'accusa di ateismo, in questo secolo, è rivolta a chi non considera divinità suprema la maestà imperiale. Domiziano, durissimo restauratore dell'autorità centrale, pretende il culto massimo alla sua persona, centro e garanzia della "civiltà umana".
E' notevole che un intellettuale come Dione Cassio chiami il rifiuto del culto all'imperatore "ateismo". Significa che a Roma non si ammette nessun'idea di Dio che non coincida con la maestà imperiale. Chi ne ha una diversa viene eliminato come gravemente pericoloso alla "civiltà umana".
Nel 111 Plinio il giovane, governatore della Bitinia sul Mar Nero, stava tornando da un'ispezione della sua popolosa e ricca provincia quando un incendio devastò la capitale, Nicodemia. Si sarebbe potuto salvare molto se ci fossero stati i pompieri. Plinio fa rapporto all'imperatore Traiano (98-117): "Spetta a te, signore, valutare se è necessario creare un'associazione di pompieri di 150 uomini. Da parte mia, farò attenzione che tale associazione non accolga che pompieri...
Traiano gli risponde bocciando l'iniziativa: «Non dimenticare che la tua provincia è preda di società di questo genere. Qualunque sia il loro nome, qualunque sia la destinazione che noi vogliano dare a uomini riuniti in un corpo, ciò dà luogo, in ogni caso e rapidamente, a eterie». Il timore delle eterie (nome greco delle "associazioni") prevalse così su quello degli incendi.
Il fenomeno era antico. Le associazioni di qualsiasi tipo che si trasformavano in gruppi politici avevano spinto Cesare a interdire tutte le associazioni nell'anno 7 a.C.: "Chiunque stabilisce un'associazione senza autorizzazione speciale, è passibile delle medesime pene di coloro che attaccano a mano armata i luoghi pubblici e i templi". La legge era sempre in vigore, ma le associazioni continuavano a fiorire; dai battellieri della Senna ai medici di Avenches, dai mercanti di vino di Lione ai trombettieri di Lamesi. Tutte difendevano gli interessi dei loro iscritti facendo pressioni sui poteri pubblici.
Plinio non tardò ad applicare l'interdizione delle eterie a un caso particolare che gli si presentò nell'autunno del 112. La Bitinia era piena di Cristiani. "E' una folla di gente di tutte le età, di tutte le condizioni, sparsa nelle città, nei villaggi e le campagne», scrive all'Imperatore. Continua dicendo di aver ricevuto denunce dai costruttori di amuleti religiosi, disturbati dai Cristiani che predicavano l'inutilità di simili cianfrusaglie.
Aveva istituito una specie di processo per conoscere bene i fatti, ed aveva scoperto che essi avevano l'abitudine di riunirsi in un giorno fissato, prima dei levarsi del sole, di cantare un inno a Cristo come a un dio, di impegnarsi con giuramento a non perpetrare crimini, a non commettere né ruberie né brigantaggi né adulteri, a non venir meno alla parola data. Essi hanno anche l'abitudine di riunirsi per prendere il loro cibo che, nonostante le dicerie, è cibo ordinario e innocuo".
1 Cristiani non avevano cessato queste riunioni nemmeno dopo l'editto dei governatore che ribadiva l'interdizione delle eterie. Continuando la lettera (10,96), Plinio riferisce all'imperatore che in tutto ciò non vede nulla di male. Ma il rifiuto di offrire incenso e vino davanti alle statue dell'Imperatore gli sembra un atto di derisione sacrilega. L'ostinazione di questi Cristiani gli sembra "irragionevole e balorda".
Dalla lettera di Plinio appare chiaro che sono cadute le accuse assurde di infanticidio rituale e di incesto. Rimangono quelle di "rifiuto di rendere culto all'Imperatore" (quindi di lesa maestà), e di costituzione di eteria.
L'Imperatore risponde: «I Cristiani non si devono perseguire d'uffício. Se invece vengono denunciati e riconosciuti colpevoli bisogna condannarli». In altre parole: Traiano incoraggia a chiudere un occhio su di loro: sono un'eteria innocua come i battellieri della Senna e i venditori di vino di Lione. Ma poiché stanno praticando una "superstizione irragionevole, balorda e fanatica" (come la giudica Plinio e altri intellettuali del tempo come Epitteto, e continuano a rifiutare il culto all'Imperatore (e quindi si considerano "estranei" alla vita civile), non si può far finta di niente. Se denunciati, vanno condannati.
Continua quindi (anche se in forma meno rigida) il «Non è lecito essere Cristiani». Vittime di questo periodo sono sicuramente il vescovo di Gerusalemme Simeone, crocifisso all'età di 120 anni, e Ignazio vescovo di Antiochia, portato a Roma come cittadino romano, e ivi giustiziato. La stessa politica, verso i Cristiani viene adoperata dagli imperatori Adriano (1 17- 138) e Antonino Pio (138-161).
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Vecchio 30-07-2006, 20.02.05   #173
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Riferimento: La dannazione eterna?

Marco Aurelio: il Cristianesimo è una follia

Marco Aurelio (161 - 180), imperatore filosofo, passò 17 dei suoi 19 anni di impero a guerreggiare. Nelle Memorie in cui ogni sera, sotto la tenda militare, annotava alcuni pensieri per se stesso, si trova un grande disprezzo per il Cristianesimo. Lo considerava una follia perché proponeva alla gente comune, ignorante, una maniera di comportarsi (fratellanza universale, perdono, sacrificarsi per gli altri senza attendere ricompensa) che solo i filosofi come lui potevano comprendere e praticare al termine di lunghe meditazioni e discipline.
In un rescritto del 176-7 egli proibì che settari fanatici, con l'introduzione di culti fino allora sconosciuti, mettessero in pericolo la religione di stato. La situazione dei Cristiani, sempre pesante, sotto di lui si inasprì.
Le fiorenti comunità dell'Asia Minore fondate dall'Apostolo Paolo furono sottoposte giorno e notte a ruberie e saccheggi da parte della plebaglia. A Roma il filosofo Giustino e un gruppo di intellettuali cristiani furono condannati a morte. La fiorente cristianità di Lione fu annientata sotto l'accusa di ateismo e immoralità. (Perirono tra torture raffinate anche la giovanissima Biandina e il quindicenne Pontico).
Le relazioni che ci sono pervenute fanno intendere che l'opinione pubblica era andata inasprendosi verso i Cristiani. Grandi calamità pubbliche (dalle guerre alla peste) avevano de- stato la convinzione che gli déi fossero adirati contro Roma. Quando si constatò che alle funzioni espiatorie ordinate dall'Imperatore, i Cristiani erano assenti, il furore popolare cercò pretesti per scatenarsi contro di loro. Questa situazione continuò anche nei primi anni dell'Imperatore Commodo, figlio di Marco Aurelio. Sotto il regno di Marco Aurelio, l'offensiva degli intellettuali di Roma contro i Cristiani raggiunse il culmine.
"Spesso ed erroneamente - scrive Fabio Ruggiero - si crede che il mondo antico abbia combattuto la nuova fede con le armi dei diritto e della politica. In una parola, con le persecuzioni. Se questo può essere vero (e comunque solo in parte) per il primo secolo dell'era cristiana, già non lo è più a partire dalla metà del secondo secolo. Tanto il mondo gentile (=pagano) quanto la chiesa comprendono, pressappoco nella stessa epoca, la necessità di combattersi e di dialogare sul terreno dell'argomentazione filosofica e teologica.
La cultura antica, allenata da secoli a tutte le sottigliezze della dialettica, può opporre armi intellettuali raffinatissime al complesso dottrinale cristiano, e ben presto la stessa Chiesa, rendendosi conto della forza che il pensiero classico esercita nel frenare l'espansione dell'evangelo, comprende la necessità di elaborare un pensiero filosofico-teologico genuinamente cristiano, ma capace allo stesso tempo, di esprimersi in un linguaggio e in categorie culturali intelligibili da parte del mondo grecoromano, nel quale sempre più viene a inserirsi».

Le argomentazioni degli intellettuali anticristiani

Le argomentazioni di Marco Aurelio (121-180),Galeno (129-200), Luciano, Pellegrino Proteo e specialmente di Celso (tutti e tre scrivono le loro opere nella seconda metà del secondo secolo) si possono condensare così:
"La "salvezza" dall'insignificatività della vita, dal disordine delle vicende, dal nulla della morte, dal dolore, si può trovare solo in una "sapienza filosofica" da parte di una élite di rari intellettuali. La faccenda che i Cristiani pongano questa "salvezza" nella "fede" in un uomo crocifisso (come gli schiavi) in Palestina (una provincia marginale) e dichiarato risorto, è una follia.
La faccenda che i Cristiani credano nel messaggio di questo crocifisso, rivolto di preferenza agli emarginati e ai poveri (alla "polvere umana") e che predica la fratellanza universale (in una società ben scaglionata a piramide e considerata "ordine naturale") è un'altra follia intollerabile che dà fastidio, che rovescia tutto. i Cristiani bisogna eliminarli come eversori della civiltà umana».
La critica degli intellettuali anticristiani si puntualizza sull'idea stessa di "rivelazione dall'alto", non basata sulla "sapienza filosofica"; sulle Scritture cristiane, che hanno contraddizioni storiche, testuali, logiche; sui dogmi "irrazionali"; sulla faccenda del LOGOS di Dio che si fa carne (Vangelo di Giovanni) e si sottomette alla morte degli schiavi; sulla morale cristiana (fedeltà nel matrimonio, onestà, rispetto degli altri, mutuo soccorso) che può essere raggiunta da una piccola schiera di filosofi, non certo da una massa intellettualmente povera.
Tutta la dottrina cristiana, per questi intellettuali, è follia, come follia è la pretesa di risurrezione (cioè della prevalenza della vita sulla morte), la preferenza data da Dio agli umili, la fratellanza universale. E' tutto irrazionale.
Il filosofo greco Celso, nel suo Discorso vero, scrive: "Raccogliendo gente ignorante, appartenente alla popolazione più vile, i Cristiani disprezzano gli onori e la porpora, e giungono fino a chiamarsi indistintamente fratelli e sorelle...
L'oggetto della loro venerazione è un uomo punito con l'ultimo dei supplizi, e del legno funesto della croce essi fanno un altare, come conviene a depravati e criminali».

Le prime pacate reazioni dei Cristiani

Per decenni i Cristiani stanno zitti. Sì diffondono con la forza silenziosa dei divieto. Oppongono amore e martirio alle accuse più infamanti. E nel secolo secondo che i loro primi apologisti (Giustino, Atenagora, Taziano) negano con l'evidenza dei fatti le accuse più infamanti, e cercano di esprimere la loro fede (nata in terra semitica e affidata a "narrazioni") in termini culturalmente accettabili da un mondo imbevuto di filosofia greco-romana. I "mattoni" ben allineati dei messaggio di Gesù Cristo cominciano ad essere organizzati secondo una struttura architettonica che possa essere stimata dai greci-romani. Saranno Tertulliano in Occidente e Origene in Oriente (nel terzo secolo) a dare una forma sistematica e imponente a tutta la "sapienza cristiana". Con i "mattoni" dei messaggio di Gesù Cristo si tenterà di delineare l'armonia della basilica romana- come poi, coi passare dei secoli, si tenterà di delineare l'arditezza della cattedrale gotica, la solida pacatezza del duomo romanico, la fastosità della chiesa barocca...
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Vecchio 30-07-2006, 20.09.37   #174
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Riferimento: La dannazione eterna?

salto un due-tre secoli di persecuzioni finendo con questo convincimento e del perchè l'insegnamento di Gesù vince qualsiasi orrore, morte e miseria perchè si fonda sul vero, eterno amore che a dispetto di chi vuol dipingere tutto questo a mera ed insignificante insurrezione, di fatto è infinitamente superiore perchè all'opposto di qualsiasi superfluo ed effimero ragionamento umano.

Le ultime persecuzioni sistematiche dei terzo e quarto secolo erano risultate inefficaci come quelle sporadiche del primo e secondo secolo. La pulizia etnica invocata e sostenuta dagli intellettuali greco-romani non si era realizzata. Perché?
Perché le accuse indignate di Celso ("raccogliendo gente ignorante, appartenente alla popolazione più vile, i Cristiani disprezzano gli onori e la porpora, e giungono fino a chiamarsi indistintamente fratelli e sorelle") erano risultate alla lunga il miglior elogio dei Cristiani.
Il richiamo alla dignità di ogni persona, anche la più umile, e all'uguaglianza di fronte a Dio (la punta più rivoluzionaria dei messaggio cristiano) aveva fatto silenziosamente il suo cammino nella coscienza di tante persone e di tanti popoli, che i Romani avevano relegato in posizione miserevole di nati schiavi e di spazzatura umana.

pace e bene.
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Vecchio 30-07-2006, 20.13.07   #175
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Riferimento: La dannazione eterna?

Per favore, state portando avanti un discorso che interessa a voi e penso anche ad altri, lasciate perdere di dirvi sempre a vicenda che mentite o cose simili, del resto entrambi portate le documentazioni che avete trovato, non c'era nessuno di noi, confrontate i documenti con serenità e vediamo cosa ne salta fuori.
Grazie

Edit: mi rivolgo a Viandante e Shakespeare
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Vecchio 30-07-2006, 20.36.48   #176
VanLag
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La forza nella Bibbia è proprio nelle profezie, piu di 2.500 di cui 2.000 avveratisi per il passato ed altre 500 per il futuro. Se pensi che gli evangelisti fossero sapienti delle Scritture passate così da far combaciare i loro racconti come mai per tutti i vangeli essi vengono continuamente ripresi da Gesù proprio perchè non lo riconoscevano nelle profezie anteriori?
Solo un commento sulle profezie bibliche……. Magari non perfettamente in 3d ma spero che la regia me lo passi….. Che io sia dannato se non lo passa….

Ma per gli antichi Ebrei qualunque avvenimento era la realizzazione di un progetto fatto da Dio ab eterno, quindi la critica “storica” (o comunque chi voleva testimoniare fatti di quel tempo), consisteva nel cercare per i personaggi e per i fatti contemporanei, espressione dei testi sacri che, che sembrassero averli in un certo modo previsti e preannunciati.
In pratica non è che le profezie si avveravano ma, per ogni fatto che accadeva, si cercava una profezia che in qualche modo sembrava parlare di quel fatto, questo appunto per mantenere la credenza che qualunque avvenimento fosse espressione della volontà di Dio.

I Vangeli, – secondo l’usanza letteraria propria del loro ambiente – non sfuggono a questa abitudine di dare forma di racconto realistico a miti religiosi, ma spesso, per adattare con maggiore sicurezza l’avvenimento storico alla profezia, si è forzato il senso del passo biblico o si è alterata la verità.
Emblematico è la necessità di assegnare A Gesù la discendenza dal re David, secondo la profezia mi pare di Isaia che diceva: - Un virgulto spunterà dal tronco di Yesse, un virgulto spunterà dalle sue radici. - che porta due dei quattro evangelisti a disegnare due genealogie profondamente diverse tra loro.
Succede quindi che il vangelo di Matteo conduce l’ascendenza di Gesù fino ad Abramo, mentre quello di Luca ha la pretesa di risalire fino ad Adamo e perciò a Dio stesso e se la sbriga con un totale di 75 generazioni.
Nell’ultimo tratto che pure avrebbe dovuto essere il più facile da ricostruire, cioè da David a Gesù, non solo i nomi sono completamente diversi, ma è anche troppo discordante il loro numero: Luca infatti elenca quarantun personaggi, per quel periodo di tempo, e Matteo soltanto 27. Vi è quindi una differenza di14 generazioni, che fa notare il Craveri, se anche attribuiamo un durata media di 25/30 anni ad ogni generazione, ne esce comunque un divario di circa quattro secoli.

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Vecchio 30-07-2006, 22.50.17   #177
shakespeare
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Riferimento: La dannazione eterna?

il craveri si è dimenticato di un piccolo particolare ossia i due differenti apostoli a chi si riferivano col loro vangelo, a quale comunità. Ma proprio perchè nessuna verutà hanno alterato , come per altri passi apparentemente discordanti fra loro in realtà volevano giungere ad un unico uguale scopo ossia la salvezza per mezzo di Gesù Crsito.
il significato teologico della genealogia aveva una grande importanza per gli ebrei.
così Matteo comincia la genealogia come di Gesù figlio di Davide e di Abramo per dimostrare che era veramente il Messia promesso. per questo iniziando con Abramo , depositario delle promesse di Dio, e finendo con Gesù , oggetto finale di esse,Matteo vuole dirci che finalmente i tempi sono compiuti e nulla piu abbiamo da attendere perchè in Gesù vi è tutto.
nel mentre luca non solo arriva sino ad Adamo, ma lo fa in modo ascendente, a partire da Gesù stesso per dirci che il Cristo viene a salvare tutti gli uomini creature di Dio.
cosi in entrambi gli evangeli abbiamo sia il compimento delle Scritture che la salvezza dell'umanità intera entrambi per mezzo di Gesù.
per ciò che riguarda gli ebrei e i loro "usi" in base alle profezie non è affatto vero ciò che affermi, in quanto se lo fosse stato, chi avrebbe dubitato di Gesù figlio di Dio?. nemmeno i prodigi servirono,ne che cacciasse i demoni (satana che caccia satana secondo essi), ne che resuscitasse un morto. Gli apostoli stessi sino alla fine non credettero ( vedi sepolcro, tranne Giovanni <vide e credette>), per cui si sconfessavavno da soli nei testi che servivano perchè altri credessero? come non hanno potuto ricordare gli ebrei che il sangue dell'agnello sugli stipiti al tempo del faraone che non voleva farli uscire dall'Egittoe per mezzo del quale erano salvi era simbolo di quel sangue che il Cristo verso in Croce per la loro salvezza? e che proprio colui che era in croce , era quel verme del bastone di Mosè a cui chi guardava non rimaneva ucciso dal morso di un altro serpente, ossia il peccato?
quando nasce dunque van lang questa usanza letteraria di cui sei certo, sicuro? Isaia preannunciava il Messia 700 anni prima a gente che non poteva comprendere cosi come Mosè ancora prima, e Dio ad Abramo nella Genesi. cos'è che non hanno compreso gli ebrei dell'epoca che già dovevano sapere?
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Vecchio 30-07-2006, 23.46.55   #178
VanLag
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il craveri si è dimenticato di un piccolo particolare ossia i due differenti apostoli a chi si riferivano col loro vangelo, a quale comunità. Ma proprio perchè nessuna verutà hanno alterato , come per altri passi apparentemente discordanti fra loro in realtà volevano giungere ad un unico uguale scopo ossia la salvezza per mezzo di Gesù Crsito.
La volontà degli apostoli di arrivare alla salvezza per mezzo di Gesù Cristo non spiega ad una mente razionale la discordanza di 27 generazioni da Davide a Gesù ed il salto temporale di qualche secolo ad esso conseguente.

Che gli ebrei antichi non avessero delle tradizioni storiografiche mi sembra implicito nel mescolare ad esempio i concetti di Dio (che non sono storici), con la storia reale e vera del popolo ebraico. Le stesse profezie sono un qualche cosa di assolutamente non storico. (Spero che converrai con me che una profezia non è storia se intendiamo con storia la narrazione quanto più asettica ed imparziale possibile di fatti realmente accaduti, cioè di una “Verità” oggettiva che riguarda il nostro passato).

Le diversità sui nomi e sul numero delle generazioni tra Davide e Gesù sono una lacuna razionalmente incolmabile e sono quindi una forzatura per fare adattare la profezia di Isaia a Gesù. Forzatura che, secondo molti studiosi, (credo anche cattolici), è stata aggiunta successivamente nei Vangeli. Non è l’unica se ne trovano diverse di queste forzature e correzioni operate successivamente, suture spesso mal fatte, che non passano però il vaglio di un’attenta critica.

Comunque io credo che se realmente vuoi fare un discorso fattivo su Gesù devi rinunciare agli assiomi di fede del tipo che è il figlio di Dio o che è il Salvatore dell’umanità e ti devi misurare con noi sulla base delle conoscenze razionali, quelle conoscenze cioè che qualsiasi uomo può comprendere e davanti alla cui ineludibile dimostrazione è costretto a dire: - Si hai ragione –
Come ho già detto, sulla base della fede non si può costruire un processo dialogico che ha bisogno per svilupparsi di riscontri oggettivi.

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Vecchio 31-07-2006, 01.07.22   #179
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Riferimento: La dannazione eterna?

Van il ragioniere dello Spirito, come vedi non rischi la dannazione per il fuori tema, anche se la rischi per il perseverare diabolico
Non so se mi conviene parlare perchè comunque sono preso tra due fuochi opposti, comunque un accenno.... una cosa a cui nessuno fa caso (di solito) è che valutando Adamo primo ed unico uomo ne siamo tutti discendenti quindi in tutti noi v'è o dovrebbe essere qualcosa della genetica di tale uomo Adamo, perchè sti evangelisti si arrabattano tanto nel voler dimostrare la discendenza di Gesù da Davide? (che comunque ha la genetica di Adamo come noi)
Questo comunque ha poco a che fare con il dimostrare se è vero o meno... lo lascio qua per chi ama farsi le domande.
Comunque forse gli stessi evangelisti non erano bene e completamente informati sugli alberi genealogici... però magari a loro interessava lasciare una traccia.
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Vecchio 31-07-2006, 06.44.14   #180
paperapersa
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Riferimento: La dannazione eterna?

scusate ma il titolo della discussione non è la dannazioe eterna??
mi sembra che qui si discuta sulla veridicità dei vangeli
sul cristianesimo e sulle sue origini e i suoi nemici
o mi sbaglio??
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