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17-02-2006, 15.36.18 | #82 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Citazione:
Qui c'e' solo un problema di linguaggio. L'Anima Sensibile spesso viene usata come sinonimo di Spirito, io, in llinea con le tradizioni sapienziali che per il momento ho indagato, distinguo i due termini. Gesu sicuramente intendeva dire che operando al livello delle pulsioni Egoiche si perde il contatto con lo Spirito. In ogni caso l'Anima registra le esperienze, e' come un serbatoio (l'Alaya Vijnana del Buddismo) e se tu la riempi di violenza, sopraffazione ecc. ecc....dovrai tornare e tornare, sino a che comprenderai.....(alla morte lo Spirito valuta cio' che l'Anima gli rilascia..)....ma ci sono tante cose che ignoro. Ultima modifica di Yam : 17-02-2006 alle ore 15.40.47. |
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17-02-2006, 16.07.05 | #83 |
ospite sporadico
Data registrazione: 05-01-2004
Messaggi: 2,103
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L'anima (Nic fa finta di non leggere per piacere ) non è completa secondo certe tradizioni, secondo altre non l'abbiamo neanche ma è da costruire... significa la stessa cosa e anche la definizione di Yam sulla memoria... dipende da che terminologia si usa, fatto sta che c'è il modo di trattenere la consapevolezza dopo la morte fisica creando una copia della memoria.... non è perfetta come definizione perchè implica il mettersi d'accordo su tutti gli altri termini....
Nella morte comune c'è il riassorbimento della nostra consapevolezza nello Spirito o nel Tutto (detto anche Nirvana) che poi è la stessa cosa da due punti di vista diversi. In pratica se si perde l'anima in quanto veicolo di consapevolezza Papera, Yam, Uno etc non ci sono più.... rimane lo Spirito che li ha generati che creerà altri veicoli per sperimentare e perfezionarsi... il tutto in un ottica atemporale etc etc |
17-02-2006, 20.27.40 | #84 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-05-2004
Messaggi: 2,012
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Citazione:
cito da Lama Govinda L'individualità non è solo l'opposto necessario e complementare dell'univeralità, ma anche il solo punto focale attraverso il quale si può avere l'esperienza dell'universalità. Sopprimere l'individualità, negarne, su base filosofico o religiosa, il valore o l'importanza, può portare solo a uno stato di completa indifferenza e di dissoluzione che tuttavia rappresenta solo una liberazione puramente negativa, in quanto ci priva dell'illuminazione, dell'esperienza buddica in cui l'univeralità del nostro essere è realizzata. ........Perchè l'universo dovrebbe evolvere delle forme individualuizzate di vita e coscienza se questo non fosse coerente con lo spirito o natura dell'universo o intrinseco ad esso? e Maslow in un articolo sulla Trascendenza ........L'individuo da orfano che era diventa uno della famiglia. ENTRA DENTRO INVECE DI RESTARE FUORI A GUARDARE: sI SENTE ALLO STESSO TEMPO PICCOLO, a causa della vastità dellìuniverso, ma anche un essere importante perchè il posto che occupa nell'universo gli speta di diritto. E' parte dell'universo, piuttosto che uno straniero o un intruso....... |
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17-02-2006, 21.08.04 | #85 |
Ospite abituale
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Messaggi: 366
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dico il mio punto di vista tra anima e spirito.
lo spirito e l'anima sono la stessa cosa. lo spirito quando si incarna diviene anima e diventa un tuttuno con il corpo. la coscienza del corpo passa (nell'anima spirito)al momento dellla separazione corpo. lo spirito cui appartiene la coscienza di un corpo e si reincarna fa parte di un progetto divino viene seguito da lui o chi per lui per la conoscenza in quando si ritrova con una coscienza antecedente celata e una nuova (coscienza ,io, ricordi chiamatelo come volete)da improndare,lo spirito in quando spirito a differenza (dell'anima spirito) puo' resiedere dentro un corpo come guida interiore uno o piu' spiriti che si possono intercambiare. questa conoscenza non e per se ma anche per gli altri ammesso che lo vogliono. confido in uno spirito disincarnato che abbia una due o quanche coscienza che diventa un'tuttuno con la propia coscinza. che uno spirito che si reincarna migliaia di volte troppo caus troppe coscienze morte sempre. |
19-02-2006, 23.55.24 | #86 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,150
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Anima e "dolore innocente"
Citazione:
Anima registra come ‘spina dolens’ le esperienze sensibili, intuendo il tragico – ab origine mundi – della Creazione. Anima n’è memoria indelebile; n’è traccia indeducibile; n’è segno marcato per sempre. La Coscienza è polla sorgiva del cuneo insinuatosi fra Anima ed esistere; morbo genetico, essa rappresenta all’Io – fraudolento e multiforme affacciarsi sull’abisso dell’esistere in foggi di ‘essere’ e di ‘persona’ – quel conatus di vita che fu in Ivan eruzione e ribellione: <<Ma fin che non abbia trent’anni, lo sento con sicurezza, tutto rimarrà vinto dalla mia gioventù: qualsiasi disinganno, qualsiasi avversione per la vita. Mi son chiesto tante volte se possa darsi al mondo una disperazione tale, da sopraffare in me questa impetuosa, e forse smodata, brama di vivere: e mi son dovuto rispondere che, per quanto io ne sappia, non può darsi in nessun modo…>>. Conatus di vivere, eccedenza che sgorga dallo slabbro della lacerazione racchiusa nella locuzione ’brama di vivere’. ”Coscienza malata”. Così Bulgakov definì Ivan. Ma non vi può essere alcuna morbosità in ciò che è bradisismo, frattura, lacerazione; né vi può essere patologia aliena da se stessa, se non in se stessa, in ciò che è cesura e di Anima, eterno polemos. Antagonista, diavolo, diaballo. Anima registra il tragico che impregna le esperienze sensibili ed erompe in un urlo di dolore – avverso e accusatorio – citando in giudizio il Deus otiosus che pur non generando il Male e non volendolo, acconsente, col suo ritrarsi dal mondo, che dispieghi nel mondo tutta la sua protervia e la sua malevole forza, riempiendolo dei suoi mefitici miasmi di morte. Ma davvero <<Tutto è permesso!>>? Anima avverte in sé e denuncia l’indeducibilità del “dolore innocente”; è presente a se stessa nel denunciare questo indicibile scandalo, che è “punctum dolens” della teologia della Creazione. Ad esso oppone il proprio rifiuto in un eruzione di ribellione che, ancora una volta, voglio affidare alla voce di Ivan: <<Se anche non ci fosse quest’oceano di dolore sulla terra, se ci fosse un solo bambino che, preso dal gelo in un ingresso, muore nella disperazione della solitudine, un angolo buio, un solo bambino che gelando singhiozza nel torpore dell’agonia, con le lacrime che si ghiacciano sulle guance sempre più fredde, con le madide ciglia incollate dal candido gelo, allora non sono più possibile né l’armonia, né Dio…>> Anima avverte, percepisce ed intuisce lo scandalo; lo avverte in sé: Non vi possono essere né accettazione né spiegazione per giustificare il ”dolore innocente”. Non vi è pace per Anima nel suo costante entrarvi in contatto: non vi è filosofia, né teologia – sempre più Logos su Theo che Logos di Theo -, né religione che possano assicurare coesione fra esistenza e profondo che ribolle. Anima è lo specchio di questa eterna tensione, di questo eterno belligerare. Il ”dolore innocente” è il punto dolente, la spina nel fianco, il macigno di Sisifo di ogni teologia, di ogni filosofia, di ogni teodicea. Non vi è ontologia nel “dolore innocente” che regga al raffronto con l’abnorme e lo scandalo dell’antologia nefasta di questo male. Siamo, anche in questo scandalo, l’espiazione della lacerazione divina, ed Anima è l’eccedenza della Sua angoscia e del suo tramestio. Anima è l’eco di quest’eterno ansito creazionistico. In letteratura, chi meglio di Dostoevskij, con i suoi Karamazov, seppe tradurre in parole questo ansito occulto, quest’eco divino? Il protagonista – Ivan – colloquia con se stesso, disputa con la propria coscienza posta di fronte allo scandalo, in un polemos indefinito che bordeggia fra ”brama di vivere”, imperio della sua giovane età, e persuasione profonda – di Anima – dell’indeducibilità del dolore, coestensivo alla Creazione poiché emanazione e clone del profondo male e dolore divino… con buona pace per la teologia teodicea, e di quella della kenosi, ed anche del ritrarsi creaturale di Dio in sé e da sé perché, dal <vuoto> determinatosi, scoccasse la scintilla primigenia della vita. Il dolore, il Male, il patimento, l’angoscia, l’ansia e l’inquietudine, in definitiva il tragico e il dramma scaturente dal perenne dialogare sfiancante fra Anima e Vita, Anima e Coscienza, Anima e Creazione sono rigurgiti divini, secrezione della Sua ineffabile lacerazione… sono anch’essi immagine di Dio. Ivan nel rifiutare questo paradigma, nel voler <<frantumare la coppa al suolo>>, <<rendere il biglietto d’ingresso>>, rifiuta di amare più la vita in sé e per sé, che il senso della vita… domanda che porrà retoricamente al fratello Alesa. Il ”dolore innocente” non inclina verso sofisticherie filosofiche atte a giustificarlo, perché le capziosità retorica soggiacciono al cospetto delle lacrime e del dolore delle innocenti vittime immolate sull’altare dell’aporia della Creazione; le capziosità dal sapore intellettualistico, gli arzigogoli teologici tendenti ad affrancare il Deus absconditus, il Deus otiosus dall’assunzione della responsabilità di quanto elargito senza ma e senza se, soccombono di fronte all’ammonizione del tumulto e alla ribellione di Anima. Dio, ammonito dal moto di ribellione di Anima, come già sulla croce, configge con se stesso. La croce è antro ed abisso divino, così come il pianto e la sofferenza dei bambini morti d’inedia ne sono l’atto accusatorio. Il pianto di un bambino, di un innocente non possono essere integrati in un disegno soprannaturale; il volto trasfigurato dell’handicap non ammette ricomposizioni, non consente l’abbraccio escatologica fra vittima e carnefice. L’handicap non può essere inserito in una concezione solidaristica di contrizione; l’handicap condanna la Creazione: <<Ascolta: se tutti devono soffrire per comprare con la sofferenza l'armonia eterna, che c'entrano qui i bambini? Rispondimi, per favore. È del tutto incomprensibile il motivo per cui dovrebbero soffrire anche loro e perché tocca pure a loro comprare l'armonia con le sofferenze. Perché anch'essi dovrebbero costituire il materiale per concimare l'armonia futura di qualcun altro? La solidarietà fra gli uomini nel peccato la capisco, capisco la solidarietà nella giusta punizione, ma con i bambini non ci può essere solidarietà nel peccato, e se è vero che essi devono condividere la responsabilità di tutti i misfatti compiuti dai loro padri, allora io dico che una tale verità non è di questo mondo e io non la capisco.>> |
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20-02-2006, 11.37.51 | #87 | |
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Re: Anima e "dolore innocente"
Citazione:
Appunto la verità non è di questo mondo ed io non la capisco! Visechi! Non sappiamo da dove veniamo, dove stiamo andando e perchè siamo qui! E' questa l'unica verità possibile. Tutto il resto sono chiacchiere (le nostre) o poesia (la tua). Non c'è niente da fare. Bisogna rassegnarsi: la sapienza, quella vera, non è alla nostra portata. Insistere diventa un atto di superbia. Nel migliore dei casi di ribellione. Non sappiamo come stanno le cose. Non sappiamo come funziona la vita. Non sappiamo nemmeno, a dirla tutta, cos'è la vita. E' quella infusa nella pecora Dolly? Siamo disarmati, vittima di quello che la religione cristiana chiama peccato e tu, forse, chiami limite, debolezza. Oltre alle cose brutte della vita universalmente riconosciute (morte dei genitori e propria, malattia, dolore, quando va bene; lasciamo stare quando va male!) c'è quello che S.Paolo così bene descrive: <non faccio il bene che voglio ma il male che non voglio>. Caro Visechi o lasci aperto il tuo cuore alla Fede o........................ |
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20-02-2006, 13.24.50 | #88 | |
Ospite abituale
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Re: Re: Anima e "dolore innocente"
Citazione:
non siamo disarmati....ci è stata data un anima ed è a questo centro interno che prima o poi dovremmo imparare e ricollegarci , pena l'alienazione da noi stessi............. è attraverso l'anima che fornisce gli strumenti per orientarsi sulla strada di ciò che dobbiamo diventare, spingendoci a volte caparbiamente contro quella che è la nostra volontà cosciente e attirando nella nostra vita quelle persone e quelle esperienze che possono farci capire , anche attraverso la frustrazione e il dolore - che siamo sulla strada sbagliata e che non stiamo andando verso il giusto progetto...ecco il significato della frase di Paolo. ciao |
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20-02-2006, 13.39.16 | #89 | |
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Re: Re: Re: Anima e "dolore innocente"
Citazione:
Non per contraddirti ma la via d'uscita che ci dona Paolo è: <non io ma Cristo in me> |
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20-02-2006, 19.55.23 | #90 |
Ospite abituale
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che centrano le sofferenze dei bambini?
diamo la colpa ai padri e alle madri che li hanno concepito nella poverta? o tu vuoi dare colpa ai tuoi genitori perche ti hanno messo al mondo quando nel mondo solo amore non ce? siamo fatti per l'esistenza o per la non esistenza? che centra la sofferanza che tu trasmetti a me quando e solo tua? perche non hai capito niente del mio primo intervento in questa discussione non ti piacciono le cose elementari o dovevo stupirti con filosofia,poesia,psicologia e letteratura? questa e la strada! |