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25-07-2005, 18.16.56 | #26 | |
Utente bannato
Data registrazione: 03-06-2003
Messaggi: 58
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Citazione:
In quel frammento Giufà vide riflessa non la propria immagine esteriore, ma la bruttura del proprio intimo. A Giufà non piacque quel che il frammento di specchio gli stava mostrando. Reputò l’immagine riflessa parziale e distorta, come parziale e mancante di molte sue parti era l’oggetto riflettente. Non si avvide che anche quell’unico frammento rifletteva l’intero. Come le cellule del nostro corpo: esse contengono l’intero, in ciascuna di esse è racchiusa l’intera informazione genetica del suo possessore. Stimò l’oggetto inutilizzabile e ritenne più che logico e conseguente che anche l’intero dovesse essere difettato, che avesse un qualche problema di rifrangenza. Questa è solo una mia personale chiave di lettura… è, in fin dei conti, ermeneutica. Ma tu, basandoti solo su quelle scarne parole che hai inserito, dimmi ora che non fu così… che Giufà non agì così per le motivazioni da me dedotte. Tu potrai addurre motivazioni sempre più sofisticate che giustifichino l’agire di Giufà, ma esse saranno solo e sempre tue chiavi di lettura, personali, e, quindi, non necessariamente più vere della mia. Funziona così… forse. Il mondo, la vita, la realtà, tutto probabilmente, sono solo e sempre interpretazioni, diverse chiavi di lettura di ciò che ci stà innanzi, che ci avvolge, che ci circonda, che s’insinua in noi. Non vi è un modo asettico e perfetto per definire il mondo, non ne esiste uno che definisca intelligentemente e compiutamente noi stessi. Ciascuno è il proprio creatore di sé, ciascuno è anche il creatore del proprio mondo fenomenico ed intimistico, e, mentre siamo impegnati nell’atto di creare, soggiacciamo a forti condizionamenti che provengono tanto dall’interno, quanto dall’esterno. Non siamo noi (nel)la Divina Indifferenza. Ultima modifica di Estragone : 25-07-2005 alle ore 18.19.11. |
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25-07-2005, 18.37.00 | #27 |
Ospite pianeta Terra
Data registrazione: 17-03-2003
Messaggi: 3,020
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corretta lettura Estragone..!
le cose più semplici sono sempre quelle più nascoste... ..o che non vogliamo vedere. riallacciandoci al maestro...la morale è anche quella di non buttar via una possibilità (un frammento) solo perchè la stessa non è stata in grado di riflettere la nostra intera immagine e accarezzare il nostro ego... cercare di frantumare l'ego..e non le poche possibilità che incontreremo nella Vita di scontrare un maestro. Ultima modifica di atisha : 25-07-2005 alle ore 18.42.12. |
25-07-2005, 19.15.24 | #28 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-10-2004
Messaggi: 1,774
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risposta
Nella mia fallibilità (non l'ho scelto a caso) penso che dovremmo predisporci ad accettare tutti come Maestri, essere Maestri di noi stessi e degli altri......discernendo con il cuore gli "insegnamenti". O è troppo semplice Claudio
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25-07-2005, 21.02.58 | #29 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-10-2004
Messaggi: 1,265
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re: sperperiamo ancora...
Dal “il carosello” di Karl Renz!
A che cosa serve un maestro? D.: Tu hai però qualcosa che noi non abbiamo. Così mi sembra per lo meno. E poi tu siedi là davanti e noi qui. Come trovi tu questo? Siamo noi gli stupidi? K.: Se io mi considerassi un saggio illuminato, qui davanti ci sarebbero solo stupidi non illuminati. Ci sarebbe separazione. Ci sarebbe la vecchia illusione: che qui sta uno che sa qualcosa e che là siede un altro che non sa. Ma io parlo del sapere che è assoluto. Qui è assoluto e là è altrettanto assoluto. Non c’è nulla di nuovo per te. Per questo non è nemmeno qualcosa che tu possa ottenere. Non è niente da scoprire. Non è affatto un luogo dove tu possa arrivare. E’ già completamente qui. Parlo di quello che non è mai stato nascosto. Che non richiede nessun raggiungimento. Ogni sforzo porta solo ad un sapere relativo. D.: Si dice però: ogni maestro ha qualcosa da imparare. K.: Si, finché c’è un maestro, egli ha ancora qualcosa da imparare. D.: E allora? Sei pur un maestro tu, no? K.: Questo è impossibile. Non posso insegnarti nulla. (...) D.: Allora questo vuol dire che non mi puoi aiutare? K.: Infatti. (...) Cosa può fare un maestro? D.: Che cosa fa diventare qualcuno un maestro e qualcuno invece un discepolo? K.: Il fatto che ci sia uno che pensi di dover imparare qualcosa - e un altro che pensi che deve insegnare qualcosa. Un discepolo pensa di dover sapere qualcosa per avvicinarsi ad un traguardo. Un maestro pensa che può procuraglielo. Nella vita relativa succede. Chi vuol imparare a guidare ha bisogno di un insegnante. Uno sa come si fa, l’altro impara come si fa. D.: Non è così nella vita spirituale? Il maestro vede che tutto è uno, il discepolo no. In tal modo il maestro porge un aiuto. In molte tradizioni esiste questa relazione da millenni. K.: Si, la relazione maestro-discepolo ha una lunga tradizione. E se così deve accadere, è anche quella giusta. Tuttavia: non a causa, ma malgrado un discepolo ed un maestro succederà quello di cui parliamo qui: ... D.: Nella tradizione si dice chiaramente che senza Maestro è impossibile. Si riesce solo grazie ad un Maestro! K.: Si riesce solo grazie al Sé. Il Sé può presentarsi anche sotto la forma di un Maestro. Però può essere anche un libro o qualcos’altro. D.: La tradizione dice che il Maestro deve essere vivente, cioè in un corpo. Solo così può aiutare il discepolo a riconoscere il garbuglio della propria mente. (...) K.: Non succede mai attraverso qualcos’altro, succede solo attraverso la Sorgente. E per questo tutto quello che succede è spontaneo, sempre naturale. Non è mai condizionato. Il patto che esiste in una relazione maestro-discepolo è un finzione. In verità c’è solo la Sorgente. Da lei sorge tutto e a lei tutto ritorna. In questo sogno ci sono incontri mastro-discepolo. Ma esse non hanno effetto: quello che agisce efficacemente è la Sorgente. (...) D.: In che rapporto si trova con la dedizione? Essa ha un ruolo importante nella tradizione! K.: Che cosa ti appartiene che tu possa abbandonare? E a chi potresti darlo? Tu hai l’illusione di essere un possidente al quale appartiene qualcosa. E l’illusione che tu possa poi rendere la tua proprietà. Chi ha bisogno che avvenga una cosa simile? E a chi succede? (...). D.: E tu come lo sai? K.: Nessuno lo sa. Tutto quello che dico è un concetto. L’unica cosa senza alcun dubbio è che io sono prima di qualunque concetto (...) D.: Ho frequentato molti maestri. La relazione maestro-discepolo è stata per me sempre molto importante. Sono cascato in un concetto? K.: Il concetto sparisce. Affinché rimanga l’unica cosa che è, tutto scompare. (...) Questo vale anche per una qualsiasi idea di una relazione maestro-discepolo. E’ altrettanto fittizia come l’idea che sei vivo. Solo con l’idea di un Io appare anche l’idea di un maestro. Se tu avessi veramente rispetto per il tuo maestro, lo lasceresti semplicemente sparire. Riconosceresti i maestri come quello che sei tu. Sarebbe rispetto per quello che è. Con questo renderesti felice tutti i maestri del mondo. Non è mai esistito un maestro che abbia detto “Sollevatemi fino al cielo e costruitemi una chiesa.” Tutti hanno detto:”Dimenticatemi, appena sono partito. Se volete onorarmi, dimenticatemi.” Nessuno l’ha preso per vero. Anzi al contrario, sono state costruite religioni... D.: Riesci a presentarmi i maestri come se fossero bacati! K.: Tutto quello che fai è evitare il vuoto. Per questo esistono diverse tecniche. Prendi la relazione maestro-discepolo. E’un tentativo di riempire il vuoto. E’ il tuo tentativo di dare a quello che è l’Io un confronto, un traguardo. (...) D.: Allora cosa posso fare? K.: Quello che non puoi fare. (...) |
25-07-2005, 21.16.00 | #30 |
Moderatore
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Ringrazio tutti per il prezioso contributo. E sono felice di aver proposto un argomento stimolante.
Il sito linkatomi da Mirror (il primo dei 3, quello su Osho) l'ho trovato preciso e puntuale. Purtuttavia vi prego di perdonarmi ma non mi è ancora chiara una cosa: tu mi dai da mangiare ed io, quando sarò in condizioni, te lo restituirò. Oppure ti dò subito qualcosa che ti interessa e che io posseggo. Insomma mi avete capito. Ma questo avviene tra pari. Che cosa potrò mai avere, che cosa un allievo potrà mai avere che interessi ad un maestro? Cosa può darmi mio figlio? Nulla. Niente di ciò che necessito mi può essere dato da quel grillino del mio bimbo! Oppure: cosa può darmi un selvaggio? Quale interesse avrò mai dal far crescere un troglodita? Solo seccature quando va bene. Adesso c'è un ragazzino nuovo in ufficio che non può darmi assolutamente nulla. Ed in più, per ignoranza e gioventù, mi tocca anche sopportare tutte le sue superficialità. Poi, magari, un domani che si è impadronito dei rudimenti del mestiere mi fa anche dei danni seri. Avete compreso quello che voglio dire? |