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17-09-2007, 17.34.17 | #152 |
frequentatore abituale
Data registrazione: 03-02-2006
Messaggi: 145
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Questo 3D è molto interessante, ma anche molto lungo , quindi mi scuso se dirò qualcosa che suonerà come ripetizione, ma voglio vedere quello che viene..
Questa era la domanda dalla quale si partiva: “Una volta stabilito che sono “le false idee che abbiamo di noi stessi”, che ci precludono l’accesso alla “conoscenza” emerge la domanda su come rimuovere queste false idee e quale via seguire, per arrivare ad una corretta conoscenza di se stessi. (………………..) Come si individuano e si fugano queste false idee? Come riconoscerle, visto che colui che indaga è esso stesso il prodotto di quelle idee? Come pulire la nostra identità dalla false attribuzioni e le false identificazioni che abbiamo adottato? “ Partendo dalla premessa che in ogni essere umano è racchiuso il tutto, ognuno di noi esprime solo una parte di quel tutto, solo quella parte che rende manifesta, quella parte, o quelle parti, nelle quali si identifica…. Credo che il primo punto dal quale partire sia il confronto con i nostri simili, per avere una vaga idea di ciò che noi rimandiamo, ovvero delle parti che gli altri colgono di se stessi in noi….se io vedo in te qualcosa che osservo e lascio andare, è una mia parte che ho già integrato, non sento il bisogno di distruggerla o destrutturarla, è tua, ma so che è anche mia(in molti casi appartiene più a chi la vede che a chi la rimanda…), e la accolgo…se vedo in te qualcosa che sento non riuscire ad integrare, che non reputo appartenermi, perché troppo ‘scomoda’ perché troppo ‘negativa’ , perché sottoposta a giudizio, ecco in quel caso dovrò veramente interrogarmi, chiedermi il perché quel comportamento crea in me disappunto, perché non riesco a specchiarmi in quel mio simile… Questo non significa che un agire non consono ad un vivere civile debba essere preso a modello….non so se si capisce…..è il punto di vista, è il giudizio, che fa la differenza….arrivati ad un certo punto si comprenderà che non esiste né offesa o torto….ma la compassione ed il perdono che verranno accordati ad un agire inconsapevole.. Per non andare fuori tema, tornando alla domanda, io direi che nel confronto con i nostri simili, potremmo osservare attentamente la qualità dei nostri rapporti, se ciò che rimando è positivo, avrò senz’altro un ‘ritorno’ dello stesso segno, ovviamente facendo una ‘media’, tra i ‘pro’ e i ‘contro’. Alcuni maestri sottolineano l’importanza di un lavoro di gruppo in tal senso, in cui il confronto e la convivenza si fanno più serrati, ancor più si raccomanda un’esperienza di vita comunitaria, credo che tali percorsi abbiano senz’altro un forte impatto nel cammino di crescita e di conoscenza del sé, ma requisito fondamentale in tali percorsi è che vi sia un’assononza di fondo, un accordo armonico tra quelle anime…. Esistono molte vie percorribili nel cammino della conoscenza, e in caso se ne cerchi una, si dovrà identificare quella più giusta per sé, non per questo pensando sia la migliore, ma semplicemente quella che più risuona. Molti si affannano a cercare maestri, il Maestro….e poi dicono di non riuscire ad incontrarlo….io direi che non si deve proprio cercare nulla…..provare per credere.. Credo che un modo per comprendere se ci si è almeno parzialmente ripuliti da quelle false attribuzioni di cui si parlava nella domanda del topic(il come, uno dei metodi potrebbe essere quello di cui sopra, a meno di una repentina folgorazione ) è quando ci si rende conto che in fondo non si ha nulla da ‘insegnare’ a nessuno, e al contempo nulla da ‘imparare’ da nessuno…..(o quasi…. ) Per Flow: grazie per la tua condivisione…. |
18-09-2007, 10.59.53 | #153 |
Ospite
Data registrazione: 09-09-2007
Messaggi: 34
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
[quote]
“Una volta stabilito che sono “le false idee che abbiamo di noi stessi”, che ci precludono l’accesso alla “conoscenza” emerge la domanda su come rimuovere queste false idee e quale via seguire, per arrivare ad una corretta conoscenza di se stessi. (………………..) [quote] Non so se questa riwsposta di Nisargadatta ti possa aiutare... Devi capire bene ed a fondo che quanto di più grande, di più nobile crediamo di possedere in noi stessi, e tutto quello che abbiamo scoperto andando ad ascoltare i saggi che ammiriamo, sono solo il prodotto dell’unione di un maschio e di una femmina, e nient’altro. Lavora sull’idea “io sono”, legata al corpo. Osserva l’incongruenza di queste identificazioni continue e contraddittorie, di questa esistenza che si basa sulla falsità, sugli inganni meschini di cui dici di essere disgustato. Rifiuta di identificarti e una volta per tutte afferma:”Io non sono quello”. Smetti di interessarti a questa immensità, a questo stato di gioia che dici di aver sfiorato. Non preoccuparti di stati elevati, non metterti a cercarli. Il tuo stato di “essere realizzato” c’è sempre, sei tu;non stancarti mai di mettere in evidenza quello che tu non sei, e presto o tardi scoprirai il tuo vero essere. Nisargadatta [quote=krjisoul] Come si individuano e si fugano queste false idee? Come riconoscerle, visto che colui che indaga è esso stesso il prodotto di quelle idee? Come pulire la nostra identità dalla false attribuzioni e le false identificazioni che abbiamo adottato? “ [quote] È sempre con la mente, il pensiero si può controllare, allontanare o non consideralo solo con un altro pensiero. C’è la similitudine: attizzare il fuoco, con un bastone . [quote=krjisoul] Molti si affannano a cercare maestri, il Maestro….e poi dicono di non riuscire ad incontrarlo….io direi che non si deve proprio cercare nulla…..provare per credere.. [quote] Sono d’accordo con te che non bisogna cercare o fare NULLA Ma questo NULLA si chiama ABBANDONO il che significa: CHE L'EGO è già MORTO. |
28-09-2007, 21.56.28 | #154 |
Ospite
Data registrazione: 22-09-2007
Messaggi: 40
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Ho letto tutta la discussione, è piena di "spunti", "indizi", "consigli" naturalmente le parole si riducono a questo: sono "frecce" che indicano qualcosa che occorre intuire da soli, insomma sono importanti ma hanno i loro limiti. Devo dire che terrò conto di varie idee che ho trovato qui (non so più chi le ha dette ricordo solo...):
- il sé è già tutto dentro di noi, l'io è la manifestazione di una parte del sé che deve rilasciare volontà, pensieri, ambizioni, maestri, insomma l'io deve essere "abbandonato" (ho capito che non significa lasciarlo da qualche parte, ma non forzarlo, non obbligarlo e le cose fluiranno al loro posto) - finchè c'è ricerca non c'è quiete... e la stessa ricerca è sempre l'ego che vuole l'illuminazione, la realizzazione e si rischia di andare incontro ad un falso sé... inoltre la ricerca sottointende un rifiuto, perché essendo già tutto in noi, se ricerchiamo è perché abbiamo rifiutato una parte di noi. - tutto è perfetto, tutto è illuminato, anche una pietra, un asino e Bush... sembra strano ma effettivamente loro sono "prigionieri" di ciò che credono di essere e questa "prigionia" li forza a percorrere una strada che li porta ad evolvere, tale strada nemmeno il più grande illuminato potrebbe disegnarla eppure loro la seguono perchè indirettamente il sé li conduce... - se tutto è perfetto nulla tocca compiere, nulla da fare, nessun libro da leggere, nessun maestro da seguire, tutto è già compiuto, poichè nulla è realmente accaduto, e il tutto è dentro di noi, si tratta solo di vederlo... - per vedere noi stessi, è come se un occhio volesse vedere sé stesso, non può, o uno specchio riflettersi, non può, insomma per vederci e conoscersi, "buttarsi" nel mondo è un modo, insomma confrontarsi con gli altri, trovare somiglianze e differenze, dialogare senza neanche volerlo emerge quello che siamo... oppure far tacere la volontà senza volere e senza non-volere, lasciamo che tutto passi, osserviamo, non giudichiamo fino ad identificarci con il tutto, il tutto è sempre noi stessi. Tante altre cose sono state dette, questo è quello che mi è rimasto, naturalmente l'avrò "ripitturato" a modo mio, magari fraintendendo qualcosa, o aggiungendo o togliendo, non so... però nonostante sia comprensibile quello che emerge, che è anche abbastanza logico, insomma mi verrebbe da mettermi a sedere e dire: "bene tutto è perfetto, aspettiamo che la perfezione raggiunga gli occhi di tutti... è inutile convincere con discorsi perchè farei il "guru di turno", le parole non servono se non c'è un vero discepolo che ricerca, si tratta di essere e non di fare, non devo correre da nessuna parte, recarmi in nessun luogo, costruire nulla...", sapete se credessi questo rimarrei comunque in "agonia" fintantoché la perfezione non raggiunge gli occhi di tutti, fintantoché il mondo intero non si evolve e realizza di essere perfetto, perché se anche è perfetto l'essere, non è perfetta la sua vista, ma temo che la vista e l'essere siano una cosa sola, la "pagliuzza" nell'occhio, non solo ci fa vedere, ma mette la "trave" nel mondo, se sono solo ad essere "illuminato" temo che serve a poco... forse l'illuminazione è contagiosa, ed è così che si aiuta il mondo, indirettamente... Ma comunque la discussione verte più sulla conoscenza del sé piuttosto che su cosa bisogna fare, solo che effettivamente poi ci si chiede cosa devo fare per conoscere me stesso, insomma è tutto così interdipendente... Ecco anche se in modo, più o meno decente, comprendo i vostri discorsi, mi rendo conto che non si tratta di capire o comprendere nulla, quand'anche avessi la dimostrazione che io sono una cosa solo con gli altri e tutti siamo Dio, quand'anche mi viene dimostrato che tutto è perfetto, questo non mi basta perché deve raggiungere il cuore, il cuore non ascolta "ragionamenti e discorsi" il cuore sente paure, cerca amore, sente quello che "vede", parlare al cuore è cosa difficile, un conto è dire "Dio mi ama", un conto è andare in estasi per queste 3 parole... è questo che secondo me è ciò di cui è carente la discussione, però forse non potrebbe essere altrimenti, perché la via del cuore si apre in modo diverso per ciascuno, nessuna tecnica generalizzabile, e se si generalizza la via per uno che ha funzionato, perde di efficacia... |