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12-09-2007, 11.29.09 | #133 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2006
Messaggi: 317
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Flow> Pensiero e' tutto quello che c'e'..
Noor> concordo sul resto Flow.. Ma questa non riesco a "capirla".. Ti riferisci al forum (sarei più che d'accordo..) o tutto cosa? E' riferito all'assunto che esista qualcos'altro oltre il pensiero, prima del pensiero, sullo sfondo, o da qualsiasi altra parte, se non da nessuna parte. Nel senso che se non c'e' qualcos'altro oltre il pensiero, non c'e' motivo che il pensiero debba cercare qualcosa. Se non c'e' ricerca non c'e' nemmeno rifiuto, il pensiero torna nel suo ritmo naturale. |
12-09-2007, 16.55.51 | #134 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-10-2004
Messaggi: 1,774
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Salve e buon pomeriggio!
Nel senso che se non c'e' qualcos'altro oltre il pensiero, non c'e' motivo che il pensiero debba cercare qualcosa. credo che ci sia molto oltre il pensiero...per esempio quello che non viene elaborato da lui..l'insight (si scrive così?l'intuizione)) Se non c'e' ricerca non c'e' nemmeno rifiuto, il pensiero torna nel suo ritmo naturale perchè accomuni ricerca e rifiuto ? claudio |
12-09-2007, 17.55.56 | #135 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
Adesso ho inteso il senso.. ne dai una connotazione prettamente umana,della mente,quindi ha senso.. |
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12-09-2007, 18.01.58 | #136 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2006
Messaggi: 317
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
tutto quello che si puo' trovare e' spazzatura.. |
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12-09-2007, 18.50.21 | #137 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-09-2006
Messaggi: 48
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Qualcuno sarebbe capace di fare un...Riassuntino?
Sarà sicuramente per miei limiti ma in questo...'affondo' sulla conoscenza di stessi, mi sono...perso. grazie saluti faqir |
12-09-2007, 19.59.11 | #138 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Bagwan: Chi vede la vacuità?
Devoto: Io so che la vedo. B: La Coscienza che trascura la vacuità è il Sé. D: Questo non mi soddisfa non riesco a capirlo. B: La paura della morte sorge solo dopo che sorge il pensiero dell’”io”. Di chi temete la morte? A chi viene quella paura? Finché si identifica il se col corpo ci sarà la paura. D: Ma io non sono consapevole del mio corpo? B: Chi dice che non è consapevole? D: Non capisco. D: come si deve realizzare il Sé? B: Il Sé di chi? Scoprilo. D: Il mio; ma chi sono io? B: Sei tu che devi scoprirlo. D: Non lo so. B: Ma rifletti sulla domanda: Chi è che dice: “Non lo so”? Chi è l’”io” nella tua affermazione? Che cosa non si conosce? D: Qualcuno o qualcosa in me. B: Chi è quel qualcuno? In chi? D: Forse un centro di potere. B: Scoprilo. D: perché sono nato? B: Chi è nato? La risposta è la stessa per tutte le tue domande. D: Chi sono allora? B: (sorridendo) Sei venuto per farmi un esame? Tu devi dire chi sei! D: Per quanto possa tentare, non mi sembra di afferrare l’”io”. Non è neppure chiaramente discernibile. B: Chi è che dice che l’”io” non è discernibile? Ci sono due io in te, che uno non è discernibile dall’altro? (da Gli Insegnamenti di Ramana Maharishi - Ubaldini editore) Interrogante: Come posso dipanare questa matassa subliminale? Maharaj: Aderendo a te stesso, all’”io sono”, osservandoti con attenzione nella vita di ogni giorno, pronto a capire più che a giudicare. Se accogli senza riserve qualunque sviluppo degli eventi interiori, faciliti l’emersione in superficie dei contenuti profondi, arricchisci la tua vitae liberi le energie latenti. Questa è la grande opera della consapevolezza: rimuove gli ostacoli e svincola le energie, grazie alla comprensione della natura della vita e della mente. L’intelligenza è il varco della libertà e l’attenzione vigile è la madre dell’intelligenza. I: Uno dei mezzi più efficaci di autorealizzazione, secondo voi, è concentrarsi sull’”io sono”. Perché proprio l’”io sono”? In che modo la concentrazione su quel pensiero mi influenza? M: Il fatto stesso di osservare modifica l’osservatore e l’osservato. Dopotutto, ciò che impedisce di cogliere la propria natura è la debolezza della mente e la sua tendenza ad evitare il sottile e a fissarsi sul grossolano. Se segui il mio consiglio e ti concentri sull’”io sono”, diventi consapevole della mente e delle sue continue divagazioni. La consapevolezza, che è armonia (sativa) in azione dissolve l’otusità, placa l’inquietudine e con gentile fermezza modifica la stessa sostanza mentale. Questo mutamento può non essere vistoso, perfino impercettibile; tuttavia è la profonda, fondamentale conversione dal buio alla luce, dall’inavvertenza alla consapevolezza. (da Io sono quello - Rizzoli editore ) Ho riportato questi due stralci di Ramana Maharishi e di Nisargadatta Maharaji per enfatizzare come entrambi raccomandano di cercare “se stessi” aderendo all’”io sono”. Ramana lo fa con un’incitazione apparentemente semplice; egli infatti sembra suggerire che di qualsiasi atto, sensazione emozione noi viviamo, l’indagine su “chi siamo” consista nel focalizzare l’attenzione sul soggetto. Nisargadatta ha ampliato questi concetti ma anch’egli raccomanda di stare vicini a quell’”io sono”. Come dicevo: - una volta divisa l’”esperienza” dallo “sperimentatore” è abbastanza facile focalizzare l’attenzione sullo sperimentatore, ma come si procede quindi nell’indagine? – Mettiamo che io sia preda di una paura, non meglio identificata, (ne ho talmente tante che non saprei neppure quale scegliere), mettiamo che io abbia rivolto lo sguardo al soggetto, a colui che ha paura… sono con lui, lo vedo… Mettiamo che ho smesso da un pezzo di giudicarmi e nel vedere quel povero, piccolo “me” che ha paura, mi prenda persino un senso di tenerezza e di simpatia verso quella parte di me ….. Ma poi, che si fa poi? Magari dopo tre quattro libri di Ramana e altrettanti di Nisargadatta sono ingeneroso a chiedere la domanda al forum ma magari queste domande hanno il loro “bel perché” che non è quello che sembra, e poi una domanda ha sempre una sua dignità…… |
12-09-2007, 21.20.40 | #139 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
Flow, non c'e' nessuna spazzatura....a parte quella nei cassonetti... C'e' solo una cosa che si chiama Vita.....in cui le coppie di opposti interagiscono creando sempre nuova Vita. Questo e' il fenomenico...in cui rientra anche il pensiero...e anche la spazzatura che e' parte dei processi di trasformazione dell'energia. Una semplice passeggiata in cui invece che seguire i propri pensieri e quindi parlare tra se e se (..e chi lo fa ad alta voce e' considerato pazzo..anche se in realta' tutti lo fanno), osservando cio' che appare nel nostro campo di coscienza, puo' essere una rivelazione. C'e' movimento. Non c'e nulla che non sia in movimento. Anche la materia metallica di un cassonetto della spazzatura e' in movimento: e' fatta di molecole e atomi che galleggiano nel vuoto. La massa della materia e' molto ridotta, e' il Vuoto a prevalere. Possiamo dire che c'e' Luce e che fluisce creando infinite forme. Il pensiero e' quella stessa Luce: sorge, si manifesta e scompare (questo e' il senso di Brahma, Visnu e Shiva che sono Ishvara...la tua vera essenza profonda). Chi sei dunque tu? Sei quell'energia in movimento |
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13-09-2007, 11.17.04 | #140 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
VanLag e' chiaramente e dichiaratamente un non-dualista, quindi procedo in questo senso...e non solo ma ha una dichiarata predilizione per l'Advaita Vedanta...quindi procedo...non me ne vogliano i sostenitori di vie graduali o di trasformazione che gia' hanno cercato dire la loro, l'Advaita e' una via diretta e come tale va presa...non e' per tutti ma solo per chi osa spingersi oltre la mente discorsiva. Le critiche a cui e' soggetto l'Advaita, che nella filosofia occidentale puo' essere definito "acosmismo" sono bene accette, normalmente risulta irritante per coloro che hanno molte convinzioni religiose. L'Advaita di solito smonta pezzo per pezzo qualsasi dottrina per giungere al principio primo, quello che nella filosofia greca era detto Arke'. Questo principio non e' monista ma non-dualista perche' l'Advaita va oltre il concetto stesso di Dio. Fine della premessa. Che fare? (Dice VanLag) Nulla. L'essenza della pratica e' il chiaro riconoscimento di quel sostrato (Atman-Brahman) , quando questa e' chiara e' chiara anche la discriminazione tra vero Se' e falso se (Drigdrisyaviveka: vedi "discorsi con Sri Ramana Maharshi" vol. 1 pag. 32 ). Quando questo riconoscimento e' chiaro li si dimora, in quel pacifico silenzio. Le modificazioni della mente o identificazioni accadranno comunque, per esempio la paura, ma verranno testimoniate da quel pacifico centro. Quando i maestri Advaita vogliono potenziare quel riconoscimento di solito tacciono, rimangono in silenzio..anche per lungo tempo...dipende dalle capacita' della persona. Perche'? |
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