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11-09-2007, 04.18.51 | #122 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
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"Jiddu Krishnamurti e la via dell'uomo libero"
Citazione:
Forse l'avrai già letto.. (Tratto da) "Jiddu Krishnamurti e la via dell'uomo libero" [...] Spesso a leggere Krishnamurti si ha questa sensazione non piacevole di non afferrare mai la soluzione del problema. Leggi Krishnamurti e ti chiedi: va bene, posso anche essere d’accordo sulla presentazione del problema, ma allora cosa posso fare? Qual è la soluzione? Ecco, su questo punto, Krishnamurti sembra rimanere sulla soglia. Spesso ripete che la soluzione non la può dare, perché altrimenti sarebbe un sistema, un programma, una via, una pratica la sua. Krishnamurti non crede affatto che sia questa la questione: “La verità è una terra senza sentieri”. E allora? A volte, nelle sue conversazioni, quando qualcuno gli chiede esplicitamente cosa bisogna fare in fin dei conti, per porre termine alla violenza, alla tensione, alla rabbia, all’orgoglio, all’odio che sono presenti in noi, lui risponde: non fate nulla (Sulla libertà, p. 89), non fate assolutamente nulla, non agite, non ribellatevi, non cercate nessuna soluzione, non scappate, state fermi e osservate attentamente quello che accade dentro di voi. Ecco, tutto sommato, se si volesse dare un’indicazione pratica rispetto a quello che è l’insegnamento di Krishnamurti, allora si dovrebbe insistere proprio su questo semplice punto. Se c’è semplice osservazione di sé, c’è conoscenza di sé; se c’è semplice osservazione di sé, c’è il fare silenzio di tutto ciò che di negativo è presente in noi; se c’è semplice osservazione di sé, c’è il tacere del pensiero, del chiacchierio interiore (perché se sei perfettamente attento, allora non c’è pensiero, c’è solo attenzione, consapevolezza. La concentrazione è un’altra cosa, che Krishnamurti ritiene malsana). E poi, soprattutto, se c’è semplice e profonda osservazione di sé, non c’è più nessuna scelta, non c’è più il pensiero: faccio così o faccio colà? Una profonda percezione conduce naturalmente a una retta azione. Altrimenti si è dubbiosi, incerti, si comincia allora a scegliere, essendo relegati nella rete del pensiero ordinario. Addirittura Krishnamurti dice: la scelta impedisce la libertà (Domande e risposte, p. 134). Per concludere la lettura del testo scritto da Krishnamurti riguardo al sunto del suo insegnamento, leggiamo l’ultimo brano: “La negazione totale è l'essenza della positività. Dove c'è negazione di tutto ciò che non è amore (cioè desiderio e piacere), allora c'è amore, con la sua compassione e intelligenza”. Cosa vuol dire che dove c’è negazione c’è allora positività? Kirshnamurti ritiene che non ci sia possibilità di imparare la bontà, l’amore, la generosità, la non-violenza: che sia anzi sottilmente violento e illusorio pretendere di uniformarsi a certi ideali. Il problema degli ideali è dato dal fatto che essi sono qualcosa che ci allontanano da ciò che è: creano un conflitto tra ciò che è e ciò che pensiamo dovrebbe essere; nel momento nel quale mi contrappongo a una caratteristica, accentuo la lotta, rafforzo il muro di resistenza (Sulla libertà, p. 9). Allora, per Krishnamurti l’importante è osservare, accorgersi, entrare in ciò che è e non opporsi a ciò che è, volerlo violentemente sostituire con altro. C’è puro amore in noi, disinteressata amicizia, quiete infinita, silenzio rigenerante, ci sono compassione e benevolenza assolute? No: il fatto è che c’è la collera, c’è la violenza, c’è l’odio, la crudeltà, il disprezzo e contemporaneamente la volontà di difendere a ogni costo la nostra situazione, la nostra sicurezza. Questi sono fatti: allora, osservandoli, senza l’ideale – che è una fuga, un modello, una distrazione, una stampella psicologica – uno può accettare pienamente questi elementi. Bisogna osservarli senza dare giudizi (sono collerico, ma non dovrei esserlo, ecc.) e se si osserva in questo modo, da questa osservazione nasce la libertà e dalla libertà l’azione (Sulla libertà, p. 83). La negazione totale è l’essenza della positività. L’idea di fondo che sta dietro a queste parole è che parallela a un lavoro di pulitura delle negatività – chiamiamole così, in modo sommario – c’è l’emersione, il farsi presente della libertà, dell’amore, della fine della paura. Questa è un’impostazione che torna spesso nell’approccio di tanti autori e tante tradizioni spirituali orientali, ma non solo: è una impostazione opposta a quella visione della pratica spirituale che vede nella pratica stessa un modo per migliorarsi, per far nascere certe qualità positive in noi, per essere più buoni, più giusti, più bravi, ecc. Se volessimo usare un’immagine metaforica, questi sono due modelli ben precisi e molto diversi tra loro. Da una parte c’è l’idea di un modello di legno cui bisogna mettere tanti indumenti, cercandoli, costruendoseli, indossandoli: la tal capacità, la tal virtù, la tal qualità positiva, la tal dote morale, ecc. Naturalmente questo conduce a una visione molto affaticante della pratica, quasi agonistica, di accaparramento, con tutto ciò che questo significa. Invece nel caso di Krishnamurti (ma lo ripeto: non solo) c’è l’idea di uno spazio fatto appunto di bellezza, di amore, di purezza, di verità, già fin da sempre presente in noi, ma che è coperto, su cui si sono sedimentati pensieri estranei, influenze da parte della società, giudizi, opinioni errate, tensioni irrisolte, valutazioni egocentriche, ecc. Allora si tratta di riconoscerle e riconoscendole di scioglierle, svuotarle da dentro. È in questo senso che Krishnamurti ha detto che la negazione totale è l’essenza della positività: la positività c’è già, devi solo osservare con attenzione chirurgica i percorsi dei tuoi inquinanti e attraverso questa osservazione, essi si placano, vengono negati, si mettono a tacere. Ma sarà una negazione – e questa è la cosa veramente fondamentale – non più realizzata attraverso una contrapposizione, un dire no, una volontà egocentrica di sostituzione di certe caratteristiche con altre. Non è mai, insomma, una fuga dal qui e ora: è anzi lo stare nel qui e ora, il permanere in esso, in estrema profondità, e attraverso questo guardarlo in faccia, scioglierlo. In uno dei suoi tanti discorsi, Krishnamurti a un certo punto dice: “se ogni volta che l’odio sorge tu lo lasci passare, troverai che la mente si fa sensibile senza diventare sentimentale. E perciò conoscerà l’amore”. [..] Ovviamente siamo tutti d’accordo nel dire che non siamo liberi, altrettanto ovviamente una cosa è dire questo rimanendo su un piano puramente mentale, intellettualistico, una cosa è dirlo su un piano meramente psicologico e tutt’altra cosa è l’osservazione di cui parla Krishnamurti. Quest’osservazione è quell’accorgersi, come dicevamo, dei meccanismi che si muovono nella nostra mente in certe situazioni. Vedete questa importanza dell’osservarsi nei rapporti. È proprio quello il terreno su cui lavorare, perché è proprio in questi contesti che emergono le diverse strategie di autolimitazione della libertà. Non scopri più la mancanza di libertà, come se la stessi leggendo in un libro, ma la realizzi, la vivi: la vivi sulla tua pelle, potremmo dire. Senti le catene stringersi su di te: ed è qualcosa di insopportabile, di massimamente inquinante. Comunque magari poi su questo punto torneremo. [...] “La libertà non è una reazione, la libertà non è una scelta. È una pretesa umana pensare che la possibilità di scelta sia libertà”. [...] [..] La libertà autentica non è da qualche cosa, non ha una causa, è invece uno stato dell’essere liberi in sé, è libertà in sé. Krishnamurti vuole uscire dalla gabbia della volontà: la libertà da noi conosciuta è la libertà generata dalla volontà; voglio liberarmi da questa cosa, voglio essere libero di fare quest’altra cosa, ecc. La libertà vera invece non è il risultato di uno sforzo di volontà[..] “La libertà è pura osservazione senza movente; [...]. A cura di Gianfranco Bertagni tratto da: http://guide.dada.net/filosofie_orie...3/247306.shtml |
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11-09-2007, 08.38.24 | #124 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
concordo sul resto Flow.. Ma questa non riesco a "capirla".. Ti riferisci al forum (sarei più che d'accordo..) o tutto cosa? |
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11-09-2007, 09.29.11 | #125 | |
Ospite pianeta Terra
Data registrazione: 17-03-2003
Messaggi: 3,020
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
a parte che non credo a questo tipo di affettività.. falsa e edulcorata dalla parola Spiritualità e dal "vojammoce tuti bbene" l'affetto si sviluppa altrove.. non di certo in un forum.. il forum può generare solo sentimenti di simpatia e antipatia.. o indifferenza che sarebbe già tanto.. ne sono cosciente.. comunque raccolgo il tuo segno di affetto detto questo, centra la poca volontà che tu (&co.) mettete nel confrontarsi con gli altri.. confronto... confronto non significa scontro e volerla sempre spuntare.. significa restare aperti.. all'Attenzione (quella che spesso manca come disciplina interiore).. significa Ascoltare ciò che dice l'altro.. come parla della propria esperienza.. cos'egli ha da comunicarci.. insegnarci.. perchè da tutti possiamo raccogliere.. basta avere umiltà e non presunzione.. non sto nuovamente a ripetermi o giustificarmi, non servirebbe.. ho ben visto.. per il resto pensa ciò che vuoi dal fatto che me ne esco da questa discussione.. filosofica... sta il fatto che se tu mi vedi offesa è sempre una proiezione.. semplicemente mi sposto... lasciando un segno che qualcosa non va nella comunicazione.. nello scambio nell'incontro Ciao nè |
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11-09-2007, 09.32.01 | #126 | |
Ospite pianeta Terra
Data registrazione: 17-03-2003
Messaggi: 3,020
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
state dicendo (tu e Gyta) la stessa cosa.. da due postazioni differenti.. so che ce la puoi fare ad osservare tale "inganno" |
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11-09-2007, 09.45.19 | #127 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
La distorsione è nella mente-ego che interpreta quel pensiero come "suo". Intendo solo questo.. |
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11-09-2007, 09.45.37 | #128 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
Certo Flow perche' colui che rifiuta il pensiero e' sempre colui che lo afferra. C'e' pensiero e pensiero...(Platone distingueva bene i quattro gradi della Conoscenza). C'e' un pensiero funzionale del quale non potremo mai fare a meno, qui in questo corpo. C'e' un pensiero che sono tutti i nomi e tutte le forme e quello e' il pensiero di Dio ed e' la manifestazione o creazione...o Sogno o Vita o ecc. ecc. Chi sogna? C'e' un pensiero in piu'...del quale possiamo fare a meno...lasciandolo andare...come un uccello che passa nel cielo....e questo e' connesso alle varie pratiche cosiddette spirituali. |
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11-09-2007, 09.47.01 | #129 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
Direi Vedantico (Advaita) oltre che Platonico.... |
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11-09-2007, 10.37.03 | #130 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: Un affondo sulla “conoscenza di se stessi”
Citazione:
Tu non sei i fenomeni....ma la sorgente di tutti i fenomeni e cioe' quella pura Coscienza sostrato immutabile di ogni fenomeno. Pensiero non sono solo quelle paroline che concateniamo nella mente. Per chi ha una reale esperienza della pura Coscienza di Se' non c'e' dentro e fuori e pensiero sono tutti i nomi-forme. Una automobile che passa per strada non e' diversa da un uccello che vola nel cielo o da un pensiero che solca lo spazio vuoto della mente..quelli sono fenomeni, sono nome-forma..infiniti aspetti dell'energia della manifestazione. |
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