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20-04-2007, 18.56.04 | #71 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: L'inferno è già qui...
Citazione:
Che cosa e' raccontarsela? Fai o non fai i conti con il tuo ego? O ne sei sempre libero? Sino a che quel processo non sara' completo ci saranno residui di personalita'....si che poi nn me ne puo' fregar di meno... Leggi questa storiella Pensi forse di essere tu l'artefice della tua liberazione? Forse e' un processo piu' fisico che spirituale..... |
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21-04-2007, 09.43.07 | #74 |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
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Riferimento: L'inferno è già qui...
Accettare il dolore in se stessi vuol dire innanzitutto aver sperimentato il dolore.
Dolore intenso, estremo, fisico e psicologico. Dolore che ti stende, ti abbatte a terra, ti lascia senza speranza. Dolore che ti costringe ad avere bisogno delle cure degli altri. Dolore continuo che senza tregua ti attanaglia giorni e notti, il dolore di un trapano nella testa, di un palo conficcato in un occhio, di una lama piantata nel rene. Dolore dei polmoni che bruciano impedendoti di respirare, dolore del soffocamento, dolore che sai poter far cessare il respiro e con esso la vita. Dolore che nessuno sano di mente andrebbe mai a cercare: e’ lui che cerca te. Quel dolore aumenta se resisti, quel dolore si fa sempre piu’ intenso se resisti e piu’ e’ intenso piu’ il panico assoluto si impadronisce di te. Allora e solo allora scopri che quel dolore non esiste….o meglio non e’ cio’ che pensavi che fosse. Questo accade all’improvviso: appare il suo opposto ed e’ proprio quel testimone silenzioso, un oceano di silenzio vasto quanto lo spazio che inghiotte tutto. Una esperienza paradossale, ma vera e reale e fonte di guarigione. Mi sono arreso al dolore e ne sono uscito vincitore. So non essere una vittoria definitiva, bensi solo una esperienza, il maestro piu' importante che io abbia mai incontrato. Maestro proprio perche' mi ha rivelato concretamente cio' che cercavo da decenni: quel pacifico centro di me stesso, il mio vero Se' che e' oltre la dimensione fenomenica dell'esistenza. Dolore per una figlia (prima figlia): il telefono che squilla e ti dicono che lei e’ a 25 km di distanza in sala di rianimazione: e' stata investita da una macchina e senza la tua autorizzazione non possono operarla, vogliono una tua firma su un pezzo di carta. Non c’e’ tempo per ipocrite masturbazioni mentali quando il dolore bussa alla nostra porta, bisogna agire. Dolore per una figlia colpita da una malattia oscura (seconda figlia) che nessuno riesce ad identificare. Non ci vede piu', si scoprira' piu' tardi essere una malattia genetica. Non c’e’ tempo per ipocrite considerazioni sul dolore quando ti lascia senza pezzi di te stesso ma ancora vivo, bisogna agire e continuare a vivere. Il suo vero padre si e’ ucciso quando lei aveva quattro anni, lei lo sa, ma oggi sono io suo padre. Lei non vede piu’ ma e’ felice, prima non lo era. Si e’ arresa al dolore ed e’ andata oltre. Emi, un amico di mia figlia, era in moto una sera di cinque anni or sono, all’improvviso da un vicolo sbuca un motorino il cui conducente porta con se una tanica di benzina. Si scontrano ed entrambi divengono torce umane. Il ragazzo del motorino muore, Emi va in coma. Emi si risveglia dopo mesi all’ospedale, ha subito un trapianto di cuore e infiniti altri interventi. Si sveglia, sente delle voci ma non capisce, non ricorda, non puo’ parlare ne vedere. Sente un grande nervosismo, paura e angoscia poi, racconta, non so cosa sia successo ma mi sono illuminato dentro. Emi e’ cieco ed e’ la gioia in persona e’ impossibile resistergli, la sua energia e’ contagiosa e se sei un ipocrita che non accetta il dolore provi vergogna dentro di te perche’ Emi ha sconfitto il dolore. Ho parlato di persone serene e non disperate. Se vogliamo continuare ad essere dei bugiardi, con noi stessi e gli altri, facciamolo pure, ma quel dolore ci verra’ a cercare e non e’ un qualcosa che si risolve con giri di pensieri nella mente….non so se e’ chiaro… E’ chiaro o no? E’ chiaro che cosa e’ ipocrisia? E’ stare li a tavolino a discutere di cio’ che non si conosce. Del dolore si deve parlare con il dovuto rispetto e sensibilita’, non e’ un oggetto della mente qualsiasi, non e’ un concetto, e’ Realta’. Vide la sofferenza che bevevo una coppa di dolore e gridai: “E’ dolce, non è vero?” “Mi hai preso in castagna” rispose la sofferenza, “e mi hai rovinato la piazza. Come farò a vendere dolore se si viene a sapere che è una benedizione?” Mevlana Jalaluddin Rumi |
21-04-2007, 10.41.30 | #75 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L'inferno è già qui...
Citazione:
no ho una visione negativa,dico solo che l'uomo ha fatto di tutto per andare contro la natura...o sbaglio?io mi sto riferendo all'epoca recente ovviamente,non a quelle precedenti dove regnava l'amore.correggimi se sbaglio... |
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21-04-2007, 11.24.35 | #77 |
Perfettamente imperfetto
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Riferimento: L'inferno è già qui...
x Eljiah
ti ringrazio per i preziosi spunti di riflessione che stai offrendo per farci convergere nella chiarezza della comprensione profonda. Eraclito, Lao Tze, Buddha, sono stati dei fari fondamentali quando percorrevo la buia notte dell'anima. Mi hanno illuminato in quella notte in cui era difficile trovare la strada verso Casa. Mi hanno aiutato ad intuire il senso paradossale dell'esistenza ed a accettarlo con serenità e gratitudine, liberandomi dai sensi di colpa che mi portavo appresso, donandomi una nuova visione della Compassione verso il prossimo e tutte le creature viventi. Non so perché, ma l'insegnamento di Gesù, pur essendo sublime, meraviglioso, pieno d'amore... non è mai riuscito a farmi cogliere il senso di quel paradosso misterioso. In me non è riuscito a farmi vedere la realtà delle cose in modo più sereno, distaccato, nitido e sorridente. Troppa separazione, per me, fra buono e cattivo... troppo dualismo. Il simbolo della crocefissione che accompagna il cristianesimo non mi ha mai attirato, nemmeno da piccolo quando facevo catechismo. Non rispondeva a miei interrogativi, che erano poi gli stessi di Visechi, fatti in modo evidentemente più elementare e semplice. Mi ha sempre invece affascinato di più il simbolo Loto. Ovvero il fiore che sa splendere anche immerso nel fango. Con questo non nego i valori del vangelo, anzi, li apprezzo molto e rispetto e ammiro chi li adotta. x Yam Grazie anche a Te, per la magnifica quanto toccante, significativa testimonianza. Ciao Noor... e grazie a tutti gli amici che leggono e partecipano. Ultima modifica di Mirror : 21-04-2007 alle ore 12.47.10. |
21-04-2007, 16.24.16 | #78 |
Ospite di se stesso
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Riferimento: L'inferno è già qui...
Mirror:Non so perché, ma l'insegnamento di Gesù, pur essendo sublime, meraviglioso, pieno d'amore... non è mai riuscito a farmi cogliere il senso di quel paradosso misterioso. In me non è riuscito a farmi vedere la realtà delle cose in modo più sereno, distaccato, nitido e sorridente. Troppa separazione, per me, fra buono e cattivo... troppo dualismo.
Il simbolo della crocefissione che accompagna il cristianesimo non mi ha mai attirato, nemmeno da piccolo quando facevo catechismo. Caro Amico credo che ci aspetti un viaggio di ritorno verso il luogo da dove siamo partiti..(Oh sì il catechismo..che danno...) Credo nella necessità di pacificarci (scusa il mio plurale maestatis) prima o poi,nel senso di accogliere in quella grande visione spirituale che nulla può rifuggire,al nostro retroterra spirituale. Mi capita,grazie ai segnali che raccolgo (siano quelli di Tolle che di turaz ad esempio) d'intuire,sentire che in quanto vero cammino spirituale,nella Buona Novella il dualismo è solo apparente. E' vero che Jeshua non ha lasciato indicazioni esoteriche (o quantomeno sono state occultate,vedi il Vangelo di Tommaso) ma le scuole ermetiche,come sai lo indicano. Accennavi ad esempio al simbolo della Croce:ma cos'è il cammino nel Dolore, che è Luce nell'abbandono ad esso (è l'argomento di Yam)se non non-dualità? Un abbraccio |
21-04-2007, 19.19.27 | #79 | |
Perfettamente imperfetto
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Riferimento: L'inferno è già qui...
Citazione:
Caro Noor... in questa chiave di lettura, in quest'ottica spiritualmente non condizionata, allora non ho problemi a pacificarmi anche con il mio retroterra culturale. Più per un fatto che favorisce il dialogo con chi si rifà a questa tradizione che come bisogno di chiarimento in me stesso però. Comunque, resto aperto a ogni Via che conduca a quella Casa, dove ogni Mistico, anche di diverso provenienza culturale, ha trovato dimora. Dove non si non fanno più distinzioni fra forme e simboli che rappresentano solo indicazioni che puntano alla Sorgente Unica. Se non si giunge lì in quel luogo dello Spirito, l'inferno della separazione, della discriminazione, del conflitto, resta sempre dietro l'angolo. |
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23-04-2007, 09.47.38 | #80 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L'inferno è già qui...
Citazione:
A differenza di Yam, io non riesco ad apprezzare quest’intervento, perché fra le sue pieghe è rinvenibile un atteggiamento eccessivamente individualista – direi anche che è abbastanza tipico di una spiritualità che accentua la ricerca interiore… più spesso individualistica -. Quando l’equilibrio che induce e fa germogliare un sentimento d’ammirazione così sacro è anche il risultato del dolore altrui, si riesce ad amare tutto e tutti, è probabilmente semplice, quasi naturale. Come vedi questo tuo sentimento di grazia e beatitudine sgorga solo perché poni in relazione la Vita solo con te stesso; sembra quasi che dica: <<io stò bene; la Natura, qui da me, è ricca di colori, è sovrabbondanza, ricchezza e generosità, dunque la vita è come un caldo sorriso, un suadente ammiccamento che io colgo…il resto fa parte del ciclo, è il contrappeso della bilancia>>. Poco importa se qualcuno (il prossimo, sempre l’altro, colui che ha da venire, mai che lo s’incontri, sempre troppo lontano), per mantenere il giusto equilibrio fra orrore e bellezza da cui sortisce fuori il sentimento di gioia che t’impregna, sia chiamato a pagare il prezzo del tuo godimento. Perché, ci dici, che la Vita è magia proprio per questa sua intrinseca fragilità. Se non ci fosse il dolore, non potresti godere della gioia infinita che il dolore stesso per contrasto fa emergere… ovviamente il dolore altrui. Oppure cogli la gioia nel momento in cui il dolore si acquieta, pian piano si spegne, ed allora emerge il senso di liberazione, quel vento che spazza via la situazione ammorbante, che ricolora il futuro e il presente… un sentimento di sollievo, si gioisce perché tutto è finito, e il dolore è ormai una labile traccia, un ricordo o un vago sussurro. Non parli di un cammino comune, non v’è solidarietà nelle tue parole. Sembra che dica – ma non solo tu – <<Io vado, cammino, salgo, chi resta indietro faccia il mea culpa>>. Mi chiedo se lo scotto, il pedaggio che la vita esige dall’umanità per perpetuare se stessa e per mantenere inalterato l’equilibrio esistente fra orrida oscenità e meraviglia che incanta, non sia eccessivamente alto, quasi da strozzinaggio. Mi domando anche se sia armonioso che a qualcuno la Vita riservi gioie fondate anche sul dolore altrui, e ad altre persone solo disprezzo e sofferenza. C’è nel mondo chi è nato sotto il fragore delle bombe e quel suono sinistro ha accompagnato ogni suo passo, ogni suo sentimento, ogni suo battito di ciglia. Mi chiedo pure se sia mai possibile immaginare che queste persone possano cantare un inno di lode alla vita simile a quello di Mirror, fra la sporcizia, l’avarizia della Natura e con la morte unica fedele compagna che segue come un’ombra sinistra ogni suo passo. Non c’è compassione, non c’è un sentimento solidale, non c’è un rifiuto del nefasto pedaggio richiesto a queste anime nell’esaltazione della propria gioia che disdegna uno sguardo verso coloro che pagano il prezzo dell’equilibrio. Questa teodicea è da ricusare perché infanga chi soffre e benedice, ingrassandola, solo una parte, fra l’altro minoritaria e troppo opulenta. Ripeto: Polemos e dualità sono posti in essere e scaturiscono da almeno due disequilibri: in una parte del mondo si genera dolore, dall’altra godimento e gioia – spesso fiacca sovrabbondanza -, da un lato il fondo, dall’altro l’apice, nel mezzo, per somma algebrica, la giusta misura. La Vita, vigliacca, ritrova il suo equilibrio complessivo nella compensazione delle due insufficienze parziali. Ma questo non può tradursi solo in un dato statistico o ragionieristico, perché dietro questi numeri o macrosistemi, che pesano eccessivamente da un lato, v’è chi a beneficio dell’armonia divina instillata nella Natura soffre e patisce anche per noi… e tutto ciò non è per nulla <<cosa molto buona>>, è ingiustizia cosmica. Povero Rumi, poveri noi che inseguiamo un nutrimento si tanto refrattario allo sguardo verso il prossimo, tutto incentrato al nostro Vero Sé che deve crescere o ritrovarsi in un abbraccio cosmico con un universo che è armonia che si genera, produce e mantiene nella disarmonia… e tutto ciò a scapito di chi? Esisterà sempre qualcuno che pagherà sulla propria pelle anche la parte del prezzo che la Vita ci dispensa di pagare… lo pagherà per noi, per far sì che la simmetria complessiva, quella del Tutto che tanto amate e venerate, si mantenga inalterata. Mi piacerebbe poter dire a Rumi che il dolore del prossimo, soprattutto quando è patito per conto nostro, quasi si trattasse di surrogazione del debitore, è una macchia nella Creazione che avvilisce piuttosto che elevare, e scorgerlo con sentimento vero non ammette alcun assenso. In astratto, - solo così, perché il nostro egoismo di fondo, che bussa alla porta ed esibisce il suo conto, gioisce per la dispensa - si può affermare che in questi casi di supplenza nel patire v’è ancor più avvilimento, ingiustizia e viltà di quanto se ne possano rilevare nel pedaggio il cui pagamento sia posto a carico del diretto fruitore. In questo quadro poco consolatorio, gli inni di lode che traboccano appaiono come un sinistro suono di parole ipocrite che beatificano il perpetuarsi dell’ingiustizia cosmica divina o naturale. Ciao |
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