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31-01-2006, 23.40.26 | #95 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-05-2002
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Cosa posso dirti? E' fattibile. Dipende, ovviamente. Io faccio l'impiegata. Non ho proprio uno stipendio favoloso. Ho un figlio. Il mio è l'unico stipendio di casa.
Eppure sono riuscita a fare un'analisi quando ho ritenuto che fosse necessario. Ma sono riuscita anche a far fare a mio figlio l'università e poi a iscrivermici io. E a mangiare tutti i giorni. Come dire? Questione di priorità? Risparmio su altre cose. Così, a occhio, direi ci sono mie colleghe che spendono in vestiti, creme e parrucchiere molto di più di quanto io abbia speso per fare un'analisi. Quanto costa fare la tinta ai capelli una volta ogni quindici giorni? E andare dall'estetista? Andare al ristorante? Tutte cose bellissime! Certo! Se fanno stare bene. Ma se stai così male da non potertele nemmeno godere? Ma l'analisi non è l'unico certo l'unico modo. Non vorrei che passasse l'idea che a tutti serve un'analisi. Ma secondo me, se si sta davvero male, un sistema si può trovare! Sul fatto che la sofferenza sia prerogativa di una certa categoria sociale, non credo proprio. Anzi! |
01-02-2006, 00.31.22 | #96 |
frequentatrice habitué
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Credo che non mi sono fatta capire. Questa sera pensavo veramente alle persone che effettivamente non hanno tanti soldi neanche per andare ad un cinema.
Certo che hanno delle sofferenze. Anzi. Malattie, violenza domestica, alcolismo, ecc… Ma non quel tipo di “mal d’essere”. O mi sbaglio? Devo riconoscere che sono confusa e non riesco ad esprimere meglio il mio sentire. Magari mi potete aiutare. C’è qualcosa che non va, quando c’è troppo tempo appunto per “pensare” e magari si “pensa” in un modo piuttosto “sbagliato”. Uso le virgolette perché non so proprio quale sarebbe un modo corretto. Comunque, come un tipo di sofferenza che non è provocata da qualcosa di “reale”. Così si capisce meglio |
01-02-2006, 01.18.47 | #97 | |
Nuovo iscritto
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già
Citazione:
esistono anche i consultori o i gruppi di auto aiuto, da non sottovalutare, ma probabilmente dipende anche da come un dipendente vive il problema e da come lo vuole affrontare, ammettendo che lo sappia. Concordo che la sofferenza e la dipendenza non guardino all'aspetto nè sociale nè culturale, è forse, tristemente, ciò che accumuna molti. Per edali io ho inteso proprio che oggi, più di ieri, si pensa davvero a sè stessi, non in senso egoistico, ma nel senso di benessere psicofisico, se una volta non si dava importanza a questi stati di malessere, per intenderci parliamo di dipendenza, oggi almeno qualche domanda sul perchè uno debba soffrire o perchè soffre in determinate situazioni se la pone, e considerando che non è un mondo poi così isolato (almeno io non credo sia così) che vi siano più vie d'uscita non è male poi, è anche ovvio, che onuno scelga la propria. A me personalmente piace avere più punti di vista, anche contrastanti, alla fine son sempre e solo "IO" a scegliere. Vorrei che mi spiegassi meglio ciò che intendi: sofferenza non provocata da cause esterne? cioè? buona notte a tutti |
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01-02-2006, 12.17.35 | #98 | |
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Citazione:
Io credo che alla base ci siano proprio le stesse cose, soprattutto nel caso della violenza domestica e dell'alcolismo. Ma è chiaro che ci sono situazioni in cui i problemi materiali sono così forti da "coprire" tutto il resto. Certo, se si vive in usa situazione di reale povertà, accedere a cure private di qualsiasi tipo, dentista compreso, è un problema. E le strutture pubbliche, che comunque offrono anche un supporto psicologico, talvolta non sono proprio il meglio. Questo però è un problema politico-sociale. Ci sono stati in cui le cose sono diverse e, ad esempio, la psicoterapia è mutuabile. Quello che posso dire è che esistono associazioni no profit che, avvalendosi della collaborazione di volontari, forniscono assistenza di vario tipo. Spesso posto su questo sito, ad esempio, le iniziative di una associazione, secodo me validissima, che offre aiuto alle vittime di violenze domestiche. Aiuto di tutti i tipi. Da un posto dove andare, all'assistenza legale, a quella psicologica. Certo, se una persona vive una situazione di violenza domestica, prima di lavorare sulla sua eventuale dipendenza, bisogna aiutarla ad andare via da lì! E questo indipendentemente dallo stato sociale. Sfatiamo il mito che la violenza sia legata alla povertà. Violenza domestica e abusi sessuali famigliari sono diffusissimi anche tra le famiglie benestanti. |
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01-02-2006, 22.31.53 | #99 |
Ospite abituale
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Personalmente mi trovo d'accordo su molte cose con Fragola, sia per quanto riguarda i gruppi di aiuto (e ci tengo a presentarla come un'opinione strettamente personale) sia per quanto riguarda l'analisi Freudiana la quale, per quel poco che ne so, mi dà l'idea di essere troppo cristallizzata, incapace di seguire i moti di un'anima in cambiamento.
Parlando dei gruppi d'aiuto, sono convinto che hanno un buon effetto su chi bene ci si trova anche al di fuori del momento del bisogno. Su chi, cioè, nel gruppo ha fiducia e può quindi lasciarsi guidare. Per quelli come me che, di natura, sentono di rifiutare il gruppo, consiglio caldamente di cercare altre strade e di non fermarsi al gruppo d'aiuto solo perchè nel bisogno estremo di aiuto qualunque cosa può andare bene. Dalla dipendenza si può sicuramente uscire, su questo penso positivo. L'importante è che la persona scelga di farlo ed impegni le proprie energie per farlo. Gli altri possono aiutarti a farti capire la condizione in cui sei, ma solamente tu con le tue forze potrai risolvere la situazione. Faccio un grosso augurio a chiunque sia in stato di bisogno, credeteci in una vita diversa! |
01-02-2006, 22.45.55 | #100 |
iscrizione annullata
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Forse e' solo questione di ...pensiero-pensato..si sa dove inizia e non si sa dove si finisce..
Poi subentra la generalizzazione che ci introduce in altri ambiti..molto confusi avvolti nelle nebbie..che le varie teorie o scuole di pensiero..ci rimandano nel pieno marasma mentale. Ci vorrebbe una pausa di riflessione e focalizzare il tema in sintesi..con poche parole..(e' una mia ipotesi) Pensierostupendo |