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04-05-2008, 15.39.06 | #16 |
like nonsoche in rain...
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Riferimento: Sull' anarchismo : riflessioni sparse
Premetto di non essere attualmente "anarchico", ovvero di sposare appieno i principi suddetti, poiché anch’io avrei da fare qualche critica, né di aver letto così tanto d’anarchia da poterne discutere profondamente i problemi e le obiezioni fondamentali.
Tuttavia, con presunzione, credo potrei argomentare il tipo di critiche che farebbe un anarchico nei confronti dei vostri discorsi, almeno così, sommariamente. Ad Anakreon vorrei dire che, sì, certo, l’anarchismo non si situa certo in posizioni morbide ovvero di semplice diminuzione del potere e della prepotenza dei governi e della burocrazia attuale; questi sarebbero solo compromessi poiché il governo, un potere organizzato gerarchicamente continuerebbe sempre e comunque a vivere ed è questo potere precisamente che l’anarchico combatte, poiché sarebbe quest’ultimo il fattore negativo che limita la società e la potenza dell’individuo. Il governo, in ogni sua forma, è causa di privilegio economico e politico, è un corpo estraneo ed inutile che con la coercizione crea il dominio di uomini su altri uomini ed istituzionalizza l’antagonismo e l’egoismo, cause di lotte, disuguaglianze sociali e guerre. Al contrario di quanto dice Frollo, secondo gli anarchici, l’abolizione di ogni forma di coercizione dall’alto è non solo possibile, ma la cosa più auspicabile e naturale per il progresso interiore ed esteriore dell’uomo. Poi verrò a quanto detto da Frollo, anche se nessun anarchico, credo, si possa riconoscere nella definizione di anarchia come “caos”; questo pregiudizio l’ho già spiegato. Ad Anakreon, tuttavia, vorrei ancora dire che compie una confusione tra funzione governativa e quella amministrativa, cioè tra alcuni a cui i più hanno delegato ed abdicato le proprie capacità di decisione e di pensiero ed alcuni che, invece, ingegneri, tecnici, amministratori lavorano, secondo le loro attitudini, per organizzare il lavoro collettivo, le comunicazioni, le mansioni che i complessi bisogni odierni richiedono. Gli anarchici non negano l’esistenza e la necessità dell’organizzazione e dell’amministrazione del lavoro, quanto l’inevitabilità della presenza di una classe di privilegiati che si arroga il diritto di fare leggi e regolamenti e di farli poi rispettare con l’autorità dello sbirro e del giudice; di una classe di privilegiati a cui l’uomo, il singolo delega la propria capacità di autogestirsi liberamente, di trarre autonomi rapporti con gli altri per il soddisfacimento dei propri bisogni e della propria felicità. La libertà è il metodo, la libertà è il fondamento ed al tempo stesso l’obiettivo a cui tendere e costituisce un’aspirazione universale di ogni uomo. Fondamentale per l’anarchia è l’uguaglianza dei mezzi e delle possibilità di base per lo sviluppo dell’essere di tutti. Poi ognuno, secondo le proprie attitudini e caratteri, potrà divenire un operaio, un ingegnere od un amministratore, ma, e lo chiedo anche a Frollo, attualmente il governo, il potere, decide se devi diventare un medico, un ricercatore, un operaio, un professore, un macchinista? O meglio, è veramente necessario un potere gerarchicamente costituito dall’alto, ovvero un governo, per far funzionare ferrovie, ospedali, acquedotti, fabbriche, ricerca scientifica e medica? Questa una delle tante domande che pone l’anarchia, poiché se finora è sembrata necessaria la presenza di norme coercitive, questo potrebbe essere solo un retaggio del passato e nell’analisi anarchica il potere tende a perpetuarsi uguale a se stesso, ovvero vorrebbe far passare l’idea di essere sempre necessario e fa di tutto per diventare e continuare ad esserlo, creando persone e cittadini non liberi, che non riescono a comprendere veramente l’autonomia che potrebbero esercitare e che affermano (vedi l’esempio di Malatesta e dell’uomo con le gambe legate): “Io preferisco nettamente vedere la mia libertà un po' limitata da qualche regola, piuttosto che poter fare quello che mi dice la testa. Al limite preferirei persino un regime "totalitario illuminato" (mi si passi il termine, ma è per distinguerlo da una dittatura sanguinaria o da quei quadri spettrali alla Orwell), piuttosto che l'assenza delle istituzioni per come si conoscono, dell'identità nazionale, dello Stato, della Legge, della Polizia e persino dell'Amministratore del condominio.” E persone come queste, ovvero noi ci troveremmo disorientati se improvvisamente, da un giorno all’altro si sciogliessero i legami artificiali che ci legano, non sapremmo che fare, sarebbe appunto il caos (pur se su questo alcuni anarchici non concorderebbero); come se dei neonati venissero posti in un ambiente selvaggio, la libertà. Il potere, dunque, enumera tutta una serie di falliti tentativi anarchici (senza peraltro contare il fallimento di altre ideologie, socialiste e capitaliste, in primis), da cui si evincerebbe che gli uomini sono lupi verso gli altri uomini, dunque sarebbero necessari sbirri, giudici e governi per preservare l’uomo dal caos che egli stesso creerebbe senza di essi. Molti anarchici affermano, invece, che una progressiva opera di responsabilizzazione e di esempi di autonomia, possano permettere all’uomo di emanciparsi da queste catene artificiali, non necessarie, ma anzi dannose per la sua vita, per la sua piena felicità. Un ambiente progressivamente più libero può creare individui via via più abituati all’utilizzo della libertà, che si rendano conto di quanto le attuali catene sociali non solo siano dannose, ma inutili, poiché l'organizzazione, l'autonomia, il contrarre nuovi tipi di rapporti sono caratteristiche insite e fondamentali in ogni uomo che scaturiranno progressivamente da esso stesso, senza alcuna imposizione coercitiva esterna. |
04-05-2008, 15.42.18 | #17 |
like nonsoche in rain...
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Ancora una volta, con un’opera di rimozione storica e disinformazione, dunque, non si evidenziano quanto i padri dell’anarchismo ottocentesco (Bakunin, Proudhon, Kropotkin) siano stati straordinariamente profetici, rispetto a tutti gli altri intellettuali, riguardo per esempio ai terribili conflitti tra Stati nazionali nel novecento, alla dissoluzione del socialismo reale (celebre lo scontro Bakunin – Marx) e non ultimo alla carta costituzionale della nostra UE, in cui vi sono risoluzioni che adottano un principio basilare dell’anarchismo ovvero il trasferimento di quante più funzioni di amministrazione possibili verso i livelli più bassi (regionali e non statali) e solo tramite consenso a livelli superiori.
Non considerando poi quanto gli anarchici (e ricordo che l’anarchismo moderno emana direttamente dall’Illuminismo) abbiano contato nell’emancipazione della donna, nell’abolizione della pena di morte e delle punizioni corporali nelle scuole, vi sono degli esempi storici (e non mi riferisco alle comuni hippies) di quanto l’anarchia reale abbia costituito, in mezzo al caos, questo sì, degli Stati del novecento, un’alternativa concreta di organizzazione sociale: la Spagna degli anni ’30. Nel 1936 la Spagna sperimentò quello che è considerato essere l’esempio più avanzato di anarchia mai tentato: brevemente, rivoluzione popolare con insediamenti di governi di fronte popolare, spinti da anarchici e sindacati, assunzione del controllo delle fabbriche, dei trasporti e delle terre con amministrazione da parte dei lavoratori, con milioni di persone che svolgevano in quell’anno la loro vita in comuni collettivizzate. Naturalmente Hitler e Mussolini, come sappiamo, appoggiarono Franco e pure Stalin vedeva di cattivo occhio la rivoluzione popolare spagnola. Il tutto finì tragicamente nel 1939 all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Certo è che ciò che si collettivizzò fu più la fame, che la ricchezza, dato il periodo burrascoso, ma si sperimentò, mai come prima, la solidarietà riguardo al cibo, al vestiario, agli strumenti di lavoro e all’accoglimento di rifugiati. Uno degli errori più gravi che a posteriori gli anarchici sopravvissuti alle ire di Franco sottolinearono, fu che i leaders anarcosindacalisti di allora entrarono nei governi catalano e centrale per contrastare l’influenza sovietica. Per quanto possano essere differenti, tutte le correnti dell’anarchismo ripudiano il compromesso con le strutture della politica costituita. Certo gli anarchici sono estremi nelle loro richieste, lontani da ogni tipo di compromesso, ma credo che le loro analisi vedano giusto in tanti aspetti delle nostre società. Ed inoltre, cosa da non sottovalutare, l’anarchismo è sempre in divenire, non si candida ad essere la nuova ideologia profetica né a fornire la soluzione a tutti i problemi, proprio perché non ha bisogno di perpetuare un potere, un’organizzazione, un governo che si replica sempre uguale a se stesso nel tempo e proprio per questo non riesce a rispondere alle mutevoli esigenze di società in divenire, tendendo sempre a preservare l’interesse di coloro che il potere lo detengono ed a cui i più hanno delegato la propria capacità ed il proprio diritto ad essere liberi. Tante sono le critiche che si possono portare all’anarchia, in ciò che vorrebbe in pratica e nei suoi risultati storici soprattutto, ma in ogni periodo della storia il nostro compito dovrebbe essere quello di rimuovere quelle forme di autorità ed oppressione che, se in passato si sono valute necessarie per esigenze di sviluppo e di progresso, ormai contribuiscono al regresso o quanto meno al non elevamento delle condizioni “spirituali” e materiali della vita attuale. Discutiamone apertamente, senza barricarci dietro ad impossibilità (che a me paiono) di principio. Attendo dunque Pipoca, poiché io ho solo fatto tante parole appunto “di principio”. Antonio |
04-05-2008, 20.58.05 | #18 |
Ospite abituale
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L'opinione pubblica
Ancora riflessioni.
Sul modo in cui le strutture sociali e politiche interagiscono con le idee, le opinioni. Sull'importanza, spesso dimenticata, del dibattito. Sull'importanza del mantenimento di un sistema diversificato del mondo, contro un sistema unico. Sull'importanza dell'individualità e della diversità come realtà coesistenti e di pari importanza, contro l'imposizione di un modello assoluto. Sull'importanza del movimento demografico non come invasione o barbarie, ma come scambio ed integrazione di conoscenze diverse, in cui l'uno abbia pari dignità dell'altro. Sull'importanza di una circolazione di idee, il cui traffico riconosca pari spazio al valore ed alla qualità di ciascuno che vi voglia partecipare. - Se all'uomo manca la capacità di vivere in un mondo basato sulla libertà propria e dell'altro, perché abbandonarsi a un sistema di sostegno a questa incapacità, invece che risolvere questa incapacità, cercando di trasformarla in capacità? Se il termine anarchismo è per definizione abolizione ogni potere costituito, in nome della libertà e dell’autonomia individuale. Fondamentale innanzi tutto è chiarire che cosa si intenda per POTERE COSTITUITO. Se le definizioni fossero assolute e fisse, verrebbe a mancare il presupposto stesso per la loro creazione. E' dalla ricerca stessa di un superamento della 'definizione' data che nasce il progresso, la ricerca, il miglioramento. Viceversa, il pregiudizio impone una opinione fondata su convinzioni che non si basano sulla conoscenza diretta di fatti, persone, cose, ma su semplici supposizioni o convinzioni correnti. - Sull'opinione pubblica Opinione pubblica: con il termine opinione pubblica si indica l'aggregato delle attitudini individuali o delle convinzioni mantenute dalla popolazione adulta. L'opinione pubblica è influenzata dalle pubbliche relazioni e dai mezzi di comunicazione politici. In aggiunta, i mass media utilizzano un'ampia gamma di tecniche pubblicitarie per diffondere il proprio messaggio e cambiare l'idea delle persone. L'importanza dell'opinione pubblica diventa cruciale durante il periodo delle elezioni politiche. Viene frequentemente misurata usando i metodi del sondaggio a campione (definizione di Wikipedia). Se diamo alla definizione di opinione pubblica un significato neutro, tali attitudini individuali e tali convinzioni: quali sono, quali dovrebbero essere e quali potrebbero essere? Se si presume che esse siano influenzate, se non addirittura create, da sistemi esterni (siano relazioni che mezzi di comunicazioni), qual è la natura e il valore di esse? Le informazioni cui noi quotidianamente attingiamo, avendo il potere di manipolare la nostre attitudini, sono direzionate verso il benessere dell'uomo? Alla sua nascita, l'opinione pubblica conteneva in sé numerosi potenziali. Essa infatti fu accompagnata da un aumento massiccio dell'editoria, che ha dato la possibilità all'uomo di poter allargare il proprio sapere. Il lavoro intellettuale, la conoscenza, il sapere si sono ampliati e si sono allargati anche a quelle che venivano considerate classi inferiori. La necessità della trasmissione e del confronto, del dibattito sulle informazioni ha portato quindi alla ricreazione di nuovi luoghi per l' incontro e lo scambio delle idee. Scritti, manifesti, conferenze, mostre, dibattiti e rappresentazioni ne hanno favorito la diffusione, l'interscambiabilità, ma soprattutto, la possibilità di scelta. La possibilità di scelta rappresenta una conquista essenziale per l'essere umano, perché permette innanzi tutto la conoscenza, la messa in discussione, il confronto, la critica al fine di individuare e poter sviluppare le proprie inclinazioni, le proprie peculiarità, la propria individualità, la propria libertà. Lo scambio di idee, soprattutto, permette il superamento di quelle barriere che, diversamente, sarebbero il nostro unico e assoluto sapere e la possibilità eventualmente di poter attingere a più fonti religiose (intese come in funzionalità al benessere dello spirito) e a più sistemi culturali (intese come in funzionalità al benessere materiale). Ma parallelamente, là dove tali informazioni sono assoggettate ad un desiderio contrario alla libertà dell'individuo, ma al volere di un assoggettamento dell'individuo stesso per un interesse personale, l'opinione pubblica svela il suo punto debole. Estremizzando, essa potrebbe comportare all'omogeneizzazione del mondo, in cui le caratteristiche e le predisposizioni individuali vengono di fatto respinte o annullate, a prescindere dalla qualità e dal loro valore. Esiste oggi un POTERE COSTITUTO dell'informazione? Se esiste, io sono anarchica, sono contro tale potere costituito. Sarebbe interessante ora ricercare e analizzare, senza pregiudizio, la attuale situazione. Naturalmente più informazioni, più idee, più punti di vista ci sono e meglio è. |
05-05-2008, 01.02.51 | #19 | |
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: L'opinione pubblica
Citazione:
Importante è che tra la stazione emittente e la ricevente non ci sia troppo divario di conoscenza: insomma se non siamo troppo ignoranti l'interpretazione dei fatti non ci coglierà troppo impreparati.In questo senso la rete è uno strumento rivoluzionario, risultando 'virtualmente' incontrollabile.Dunque l'informazione ai tempi dell'internet è quella che di fatto selezioniamo noi dal basso, dandole credito o meno a seconda del grado di conoscenza che siamo in grado di raggiungere sul tema specifico.Un esempio pratico: oggi chiunque abbia qualche giorno di tempo da dedicare ad una ricerca ben fatta in rete, oltrechè un pizzico di metodo, è in grado di conoscere una singola questione medica molto meglio di un medico generico, spesso, troppo spesso, anche di uno specialista.La cosa è una volta di più rivoluzionaria: spingere il laureato ad ammettere di non sapere una emerita minkia o quasi di quel che sta dicendo è paradossalmente una terapia per molte situazioni, simbolo di un potere della conoscenza che sa molto di democrazia e di libertà allo stato puro. |
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06-05-2008, 12.29.31 | #20 |
farabutta
Data registrazione: 05-02-2008
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Riferimento: Sull' anarchismo : riflessioni sparse
https://www.riflessioni.it/forum/cult...uando-mai.html
Mi chiedevo: ma se chi ci governa non rispetta per primo le regole che stabilisce, anche nelle cose più piccole e banali come i cartelloni durante le propagande elettorali che sono sempre abusivi, e ormai se scoperti nemmeno mollano la poltrona ma questa non è Anarchia nella declinazione più volgare e menzognera del termine? |