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28-05-2005, 10.47.59 | #72 |
Utente bannato
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Ancora il terribile Achaan.
PRIGIONIA.
"Sei così fiero della tua intelligenza", disse il maestro a un suo discepolo. "Sei come il condannato che è fiero della vastità della sua cella." SOGNI. "Quando sarò illuminato?", "Quando VEDRAI ",rispose il maestro. "Vedrò cosa?" "Alberi,fiori,luna e stelle." "Ma li vedo tutti i giorni." "No.Quello che tu vedi sono alberi di carta,fiori di carta,luna di carta e stelle di carta. Perchè tu vivi non nella realtà, ma nelle tue parole e nei tuoi pensieri". E,per buona misura,aggiunse gentilmente: "Tu vivi una vita di carta,ahimè, e morirai una morte di carta." Kantai di carta. |
28-05-2005, 11.03.32 | #75 | |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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Re: Ancora il terribile Achaan.
Citazione:
... namastè Mirror |
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28-05-2005, 12.03.31 | #76 |
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l'essenza dello Zen (l'Amore)
"Il mandarino della presenza mentale"
<<Siddharta li invitò dolcemente a sedere di nuovo e disse: "Siete bambini intelligenti e sono certo che potete comprendere e mettere in pratica quanto vi dirò. La Grande Via che ho scoperto è sottile e profonda, ma chiunque sia disposto a impegnare il cuore e la mente sarà in grado di capirla e di seguirla. "Bambini, dopo avere sbucciato un mandarino, potete mangiarlo con consapevolezza o distrattamente. Cosa significa mangiare un mandarino con consapevolezza? Mangiando un mandarino, sapete che lo state mangiando. Ne gustate pienamente la fragranza e la dolcezza. Sbucciando il mandarino, sapete che lo state sbucciando; staccandone uno spicchio e portandolo alla bocca, sapete che lo state staccando e portando alla bocca; gustando la fragranza e la dolcezza del mandarino, sapete che ne state gustando la fragranza e la dolcezza. Il mandarino che Nandabala mi ha offerto aveva nove spicchi. Li ho messi in bocca uno per uno in consapevolezza e ho sentito quanto sono splendidi e preziosi. Non ho dimenticato il mandarino, e così il mandarino è diventato qualcosa di molto reale. Se il mandarino è reale, anche chi lo mangia è reale. Ecco cosa significa mangiare un mandarino con consapevolezza. "Bambini, cosa significa mangiare un mandarino senza consapevolezza? Mangiando un mandarino, non sapete che lo state mangiando. Non ne gustate la fragranza e la dolcezza. Sbucciando il mandarino, non sapete che lo state sbucciando; staccandone uno spicchio e portandolo alla bocca, non sapete che lo state staccando e portando alla bocca; gustando la fragranza e la dolcezza del mandarino, non sapete che ne state gustando la fragranza e la dolcezza. Così facendo, non potete apprezzarne la natura splendida e preziosa. Se non siete consapevoli di mangiarlo, il mandarino non è reale. Se il mandarino non è reale, neppure chi lo mangia è reale. Ecco cosa significa mangiare un mandarino senza consapevolezza. "Bambini, mangiare il mandarino con presenza mentale significa essere davvero in contatto con ciò che mangiate. La vostra mente non rincorre i pensieri riguardo allo ieri o al domani, ma dimora totalmente nel momento presente. Il mandarino è totalmente presente. Vivere con presenza mentale e consapevolezza vuol dire vivere nel momento presente, con il corpo e la mente che dimorano nel qui e ora. "Chi pratica la presenza mentale vede nel mandarino cose che altri non vedono. Una persona consapevole può vedere l'albero, le gemme primaverili, il sole e la pioggia che hanno fatto crescere il frutto. Guardando in profondità, si vedono le diecimila cose che hanno reso possibile il mandarino. Guardando un mandarino, una persona consapevole può vedere le meraviglie dell'universo e come tutte interagiscono tra loro. Bambini, ogni giorno è un mandarino. Come un mandarino racchiude gli spicchi, ogni giorno racchiude le ventiquattro ore. Ogni ora è uno spicchio. Vivere tutte le ore del giorno è come mangiare tutti gli spicchi. La via da me trovata è quella del vivere ogni ora del giorno in consapevolezza, la mente e il corpo sempre presenti a ogni momento. Il contrario è vivere nell'inconsapevolezza. Se viviamo con la mente distratta, non sappiamo neppure di essere vivi. Non sperimentiamo la pienezza della vita, perché la mente e il corpo non vivono nel qui e ora". Gautama guardò Sujata e la chiamò. "Sì, maestro", disse Sujata giungendo le mani. "Che cosa ne pensi? Una persona che vive in consapevolezza, farà molti o pochi errori?". "Venerabile maestro, una persona che vive in consapevolezza farà pochi errori. Mia madre ripete sempre che una ragazza deve fare attenzione a come cammina, come sta in piedi, come parla, come ride e come agisce, per evitare pensieri, parole e azioni che danno dolore a se stessa e agli altri". "Proprio così, Sujata. Una persona che vive in consapevolezza sa che cosa sta pensando, dicendo e facendo. E può evitare pensieri, parole e azioni che danno dolore a se stessa e agli altri. "Bambini, vivere con consapevolezza significa vivere nel momento presente. Si è sempre consci di ciò che accade dentro di noi e attorno a noi. Si è in contatto immediato con la vita. Vivendo in questo modo, si potrà comprendere profondamente se stessi e quanto ci circonda. La comprensione porta alla tolleranza e all'amore. Se tutti gli esseri si comprendessero l'un l'altro, si accetterebbero e si amerebbero reciprocamente. Allora non ci sarebbe più tanta sofferenza nel mondo. "E tu, Svasti, che cosa pensi? Le persone possono amarsi se non si capiscono?". "Venerabile maestro, senza comprensione l'amore è molto difficile. Mi ricordo un fatto accaduto a mia sorella Bhima. Una notte piangeva in continuazione, finché Bala perse la pazienza e la sculacciò. Bhima pianse ancora più forte. Io la presi in braccio e sentii che scottava. Ero sicuro che avesse male per colpa della febbre. Chiamai Bala e le dissi di metterle la mano sulla fronte, e Bala capì immediatamente perché Bima piangeva. I suoi occhi si intenerirono, prese Bhima tra le braccia e le cantò una canzone. Bhima smise di piangere, anche se aveva ancora la febbre. Venerabile maestro, penso che le cose cambiarono perché Bala comprese il motivo del pianto di Bhima. Per questo credo che, senza capire, amare è impossibile". "Proprio così, Svasti. Si può amare solo se si comprende. E solo con l'amore c'è accettazione. Bambini, vivete in consapevolezza e accrescete la vostra comprensione. Allora capirete voi stessi, gli altri e tutte le cose. Il vostro cuore si riempirà d'amore. Questa è la meravigliosa via che ho scoperto". Svasti giunse le mani. "Venerabile maestro, possiamo chiamarla la 'Via della Consapevolezza'?". Siddharta sorrise. "Certamente. Possiamo chiamarla la Via della Consapevolezza. Mi piace. La Via della Consapevolezza conduce al perfetto Risveglio". Sujata giunse le mani per chiedere il permesso di parlare. "Tu sei il risvegliato, colui che indica come vivere in consapevolezza. Possiamo chiamarti il 'Risvegliato'?". Siddharta annuì. "Ne sarei davvero contento". Gli occhi di Sujata brillarono. "Nella lingua magadhi" continuò la fanciulla, "usiamo la parola budh per dire 'svegliarsi'. Una persona risvegliata sarebbe quindi chiamata Buddha. Possiamo chiamarti 'Buddha'?". Siddharta annuì di nuovo. I bambini erano esultanti. Il più anziano del gruppo, il quattordicenne Nalaka, prese la parola: "Venerabile Buddha, siamo davvero felici che tu ci insegni la Via della Consapevolezza. Sujata mi ha raccontato che hai meditato sotto il pippala per sei mesi e che proprio questa notte hai ottenuto il Grande Risveglio. Venerabile Buddha, quest'albero di pippala è il più bello della foresta. Possiamo chiamarlo l''Albero del Risveglio', l''Albero della Bodhi'? La parola bodhi ha la stessa radice di 'buddha', e significa 'risveglio'". Gautama fece di sì con la testa. Anche lui esultava. Non immaginava che, nell'incontro con i bambini, avrebbero ricevuto un nome la via, lui stesso e persino il grande albero. Nandabala giunse le mani: "Si sta facendo buio e dobbiamo tornare alle nostre case, ma verremo presto a ricevere altri insegnamenti". I bambini si alzarono e giunsero le mani in forma di bocciolo di loto per ringraziare il Buddha. Poi si avviarono chiacchierando come uno stormo di garruli uccellini. Il Buddha era felice. Decise di fermarsi più a lungo nella foresta per capire come seminare meglio i semi del Risveglio e per concedersi un periodo speciale gustando la pace e la gioia che la scoperta della via gli aveva donato.>> (da "Vita di Siddharta il Buddha" di Thich Nhat Hanh) Gyta |
28-05-2005, 19.16.01 | #77 |
Utente bannato
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DISTRUZIONE.
A dispetto di tutta la sua santità,il maestro
appariva vagamente contrario alla religione. Ciò non finiva mai di stupire i discepoli,i quali a differenza del maestro, identificavano la religione con la spiritualità. "La religione così com'è praticata oggi si occupa di punizioni e ricompense. In altre parole, coltiva la paura e l'avidità,le due cose che maggiormente distruggono la spiritualità." Più tardi aggiunse tristemente:"E' come affrontare un'innondazione con l'acqua; o un fienile in fiamme con il fuoco." Da:"Un minuto di saggezza." Kantai. |
28-05-2005, 19.20.44 | #78 |
Utente bannato
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CORDIALITA'.
"Cosa devo fare per amare il mio prossimo?"
"Smetti di odiare te stesso". Il discepolo ponderò a lungo e seriamente queste parole,poi tornò e disse: "Ma io mi amo anche troppo, perchè sono egoista ed egocentrico. Come posso liberarmi di questo?" "Sii cordiale con te stesso e il tuo ego sarà soddisfatto e ti lascerà libero di amare il tuo prossimo." Kantai. |
28-05-2005, 19.36.01 | #79 |
Utente bannato
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LIMITAZIONE.
"Dio esiste?",chiese il marxista.
"Certo non il tipo di Dio che la gente pensa.",rispose il maestro. "A chi ti riferisci quando dici gente?" "A chiunque." SOLITUDINE. "Voglio essere con Dio nella preghiera." "Ciò che vuoi è assurdo." "Perchè?" "Perchè,se tu sei Dio non è,e se Dio è tu non sei.Quindi come potresti essere CON Dio?" Più tardi il maestro disse: "Cerca la solitudine. Se sei con qualcun altro non sei solo. Se sei CON DIO non sei solo. L'unico modo per essere davvero con Dio è essere totalmente soli. Allora,si spera,Dio sarà e tu non sarai." Poonja Babaj (1) però specifica: "Quando si parla di solitudine,si intende:senza la compagnia di un altro essere umano. Se sei solo con la rosa o con il gatto, tu sei il Dio della rosa e del gatto." (1)Maestro indù contemporaneo,morto nel 1994. Kantai. |
29-05-2005, 06.37.47 | #80 | |
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Citazione:
"Smetti di odiare te stesso" ! Smetti di odiare te stesso.. Tutto qui! Tutto e solo assolutamente questo !!!! ****************************** ************** Se se ne comprendesse (realmente) la profondità, non ci sarebbe altro da aggiungere.. Nessun amore porta all'odio.. Se ami te stesso.. ami, riconosci anche gli altri ed ulteriori parole non servono a nulla, non c'è proprio bisogno di null'altro.. Ieri sera ho rivisto un film, che credo di aver visto non meno di 15 anni fa.. E' stato sconvolgente.. era sparare a zero su ogni parola di troppo che mi sia uscita dalla bocca.. il film è Gandhi.. chiunque l'abbia visto o conosca bene la sua storia (la storia dei soldati della non-violenza) può sentirmi e comprendere quando dico che il resto delle parole fanno muffa.. Ed in fondo anche se lo stesso Erich Fromm fosse stato calcolato come si deve.. o le parole di chi ha testimoniato la dignità nell'uomo(gli infiniti 'buddha').. ogni ulteriore diatriba concretamente spirituale cesserebbe.. Amore racchiude tutto Consapevolezza racchiude tutto anche il mandarino, frutto della terra e del cielo racchiude tutto: se le parole non sono più parole ma solo infiniti nomi per l'infinita desiderio di toccare.. La psicanalisi dovrebbe portare allo stesso punto.. la via.. qualunque via.. solo e null'altro che a riconoscere la vera 'meditazione' : attenzione consapevole che è solo un altro nome dell'amore.. Un sorriso ed un forte abbraccio a Voi Tutti Gyta |
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