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06-11-2005, 02.52.48 | #92 |
Ospite abituale
Data registrazione: 31-10-2005
Messaggi: 422
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Re: ....
[quote]Messaggio originale inviato da aurora7
1 o tu hai avuto un espereinza orribile con un psicoterapetua 2 o tu hai questa convinzione ben fondata ma deve derivare da qualche cosa... Melany: certo che queste convinzioni derivano da qualche cosa,derivano dal fatto che è gay.E' ovvio che ce l'ha con gli psicologi che hanno considerato i gay persone malate.Ho letto molto su internet ultimamente su queste cose e ho letto anche cose più sconvolgenti.Ho letto che le persone transessuali per molti anni sono stati considerati non solo malati ma anche persone " socialmente pericolose",non so a voi,ma a me questa definizione fa raddrizzare i capelli.A causa di questo persone che non avevano nessuna colpa se non quella di essere nate con un corpo strano,sono state emarginate da tutti gli ambienti e relegate possibilmente nei bassifondi delle città a fare cose disoneste per vivere perchè nessuno li voleva neanche vicino. Di questo devono rispondere molti e sicuramente gli psicologi e gli psichiatri sono tra quelli che hanno molta parte di colpa.E' comprensibile dunque che c'è qualcuno che è arrabbiato con gli psicologi e gli psichiatri e non demorde. Ultima modifica di Melany : 06-11-2005 alle ore 02.59.21. |
06-11-2005, 16.58.01 | #94 |
Ospite abituale
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Messaggi: 47
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allora se noi continuaimo la nostra discussione sotto un altro aspetto va benissimo tu continui a puntualizzare che la psicologia ha considerato i gay malati mentali ...questa cosa a mio punto di vista non è giusta anche perchè conosco moltissimi miei amici gay e posso dire che sono persone molto piu stabili di me.. ma in questo apsetto molti psicologi si sono scusati dicendo che molti autori avevano sbagliato in passato a ritenre i gay disturbati.... quando io ho studiato tutte le patologie nel manuale di psichiatria sinceramente hanno puntualizzato il fatto del travestitismo che ci sono molti uomini che si eccitano vestendosi da donna ma anche esso non lo giudicano un distrubo..... percui io da cio che tu hai scritto ritieni questa disciplina mancanate di oggettivita perchè in passato ha fatto egli errori correggimi se sbaglio
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06-11-2005, 18.36.02 | #95 |
Neofita
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Messaggi: 112
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Non ho capito come questo post si sia spostato sul tema dell'omosessualità.
Chiariamo: E' vero,all'inizio del secolo sì,l'omosessualità era giudicata come deviante,ma non solo dalla psicologia,ma dalla società in genere e dal senso del pudore collettivo. Poi le menti si sono aperte,e col passare del tempo si è giunti alla consapevolezza che i gay non sono diversi dagli eterosessuali,e che non debbono essere discriminati. Ognuno segue le proprie tensioni emotive e sessuali,in base alla propria (pare) base biologica,e in base anche all'ambiente circostante durante l'infanzia. Farò un esempio per dire che la psicologia non discrimina l'omosessualità: un amico di famiglia,molto giovane,ha scoperto ed accettato di essere omosessuale,e contento di ciò,aveva deciso di raccontarlo ai suoi genitori. Questi però lo hanno giudicato e maltrattato e in un primo momento lo hanno obbligato a parlare con uno psicologo,e questo,chiaramente,ha detto(come lo avrebbe fatto ognuno di noi) che di sicuro lui non aveva alcun problema,ma che il grosso problema lo avevano i suoi genitori. Quindi,non mi pare proprio che ciò testimoni una considerazione dell'omosessualità negativa. Nessuno ha mai voluto che nessuno si redimesse per il proprio peccato.. A parte la chiesa...e questa sì che discrimina i gay. |
06-11-2005, 23.20.23 | #96 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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la scienza psicologica ha dimostrato molte verità, e le verità dimostrate dalla psicologia non sono differenti dalle verità dimostrate dalla fisica, per il semplice motivo che non esiste una verità più vera e una meno vera: una verità è una verità.
altra cosa sono le psicoterapie. se le psicoterapie hanno l'obiettivo di modificare in meglio il vissuto e comportamento di una persona, hanno assoluto bisogno di conoscere la psiche della persona, così da poter decidere dove intervenire per modificare la situazione nel modo desiderato. Ma questa conoscenza è impossibile da ottenere: come diceva Eraclito "non troverai mai i confini della tua anima", quindi un'esplorazione completa è impossibile. E quindi è qui sta il problema: le psicoterapie possono affidarsi a dei principi psicologici (dimostratesi veri, o anche pragmaticamente efficaci) che anche se fossero del tutto sufficienti a produrre un cambiamento, non potrebbero ottenerlo con il 100% della precisione. Infatti, a differenza di un problema di fisica (ad esmepio: avendo un oggetto in posizione tale, con tali e tali caratteristiche fische, calcolare la forza e la traiettoria da imprimergli per farlo giungere al punto x che ha tali e tali coordinate) che avendo un certo insieme di variabili e conoscendo le regole per interrelazionarle al 100% si può ottenere la risposta esatta, il problema psicologico non mette mai a disposizione tutte le variabili di cui è composto (la cosidetta "complessità" che è il cruccio probabilmente irresolvibile della psicologia) e quindi, anche conoscendo tutti i principi che mettono in grado di interrelazionare le variabili nel modo desiderato, non sarebbe possibile giungere alla soluzione\obiettivo desiderato con il 100% della precisione: con ogni probabilità ci saranno sempre delle variabili che non entrano nel campo di osservazione, che restano in ombra, e che dall'ombra agiscono deviando il corso degli eventi, che finirà non nell'esatto punto desiderato, ma in un'altro, più o meno diverso. |
07-11-2005, 01.40.20 | #97 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Melany: Non dico che la psicologia manca di oggettività per come si è comportata in passato con i gay,dico solo che se una persona gay è arrabbiata e diffidente con la categoria psicologi riesco umanamente a comprenderlo,per le cose successe in passato,anche se a volte la rabbia e la diffidenza possono portare alla generalizzazione e a conclusioni basate sul pregiudizio.Dico solo che questo stato mentale di preconcetto,rabbia e quant'altro di una persona gay con gli psicologi è umanamente comprensibile,se fossi gay forse anche io proverei le stesse cose.E' ovvio che anche se qualche psicologo si è scusato,ce ne vorrà perchè una persona gay riesca a fidarsi,gliene sono state fatte troppe. Ciao. |
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07-11-2005, 01.44.58 | #98 | |
Ospite abituale
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Citazione:
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07-11-2005, 22.00.45 | #99 |
Ospite abituale
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Altro articoletto interessante.
di Raffaele Cascone Il contesto della psicoterapia in Italia fu messo in forma dalla regolamentazione del 1989 che affidava la formazione in psicoterapia, riservata a medici e psicologi, a scuole private, riconosciute dal ministero della ricerca scientifica e dell'università. Da allora una commissione ministeriale, composta da un dirigente del ministero e da vari esperti del settore, emette il verdetto di riconoscimento di ciascuna scuola. I criteri di riconoscimento sono misteriosi e non sono oggetto di alcuna dichiarazione ufficiale. La versione ufficiosa é che la commissione, dopo essersi innanzitutto assicurata che i cessi della sede della scuola siano a norma, valuta il paradigma scientifico di riferimento della scuola candidata. In realtà il 60 per cento delle scuole di psicoterapia, finora riconosciute, é ad indirizzo analitico, il paradigma che, secondo i criteri correnti della suddetta validazione scientifica, é il meno accessibile ad una verifica scientifica. Inoltre nei modelli "scientifici" presentati da ciascuna delle scuole già autorizzate troverete la più grande accozzaglia di teorie e di modelli, una sorta di scrittura automatica di stampo surrealista, ciascuna delle quali é per giunta un totale "nonsense" anche secondo i modelli e le teorie di ciascuna altra scuola. Si dà caso comunque che, proprio come nella religione, nella psicoterapia non ci sia un solo Dio e ci siano tante fedi: ciascuno psicoterapeuta non ha una sua propria identità costitutiva ma la ricava dalla scuola di appartenenza, freudiana, lacaniana, kleiniana, rogersiana, reichiana, jungiana, cognitivista, sistemica, costruttivista. Per molti terapeuti ciò non rappresenta un problema: si accontentano di aderire senza riserve alla loro dottrina terapeutica di riferimento, considerandola la sola vera, mentre tutte le altre sono intrise d'errori teorici, pratici ed ideologici. Questa posizione si rivela tanto più "giusta" quanto più le pratiche terapeutiche risultano soddisfacenti e quanto più, nei casi irrisolti, la 'colpa' viene attribuita al paziente, ritenuto poco motivato o "troppo resistente" o, eroicamente, al terapeuta stesso, a causa di scarsa esperienza o di mancata comprensione della teoria. Fatto é che per il terapeuta la sua teoria di riferimento é qualcosa di tanto prezioso quanto il tempo, l'energia e gli sforzi finanziari impiegati per formarsi. La teoria di riferimento costituisce un pezzo della sua identità. Questa identità é condivisa con quelli che, formatisi alla stessa scuola, fanno parte della stessa Società. Allora, aderire ad una dottrina di riferimento significa anche far parte di un gruppo con cui si condividono le stesse credenze. In questo, le società degli psicoterapeuti, come tutti i gruppi umani che condividono delle credenze, tendono a sospettare o a disprezzare le credenze d'altri gruppi. Tutti i gruppi umani tendono a proteggere ciò su cui si fonda la loro coesione. Vale a dire che non ci si può cominciare ad interessare con una certa apertura di vedute a delle teorie che si rivolgono allo stesso oggetto con punti di vista divergenti, senza per questo rischiare di viversi dubbi ed incertezze teoriche che, alla fine, potrebbero intaccare la coesione del gruppo: poiché quest'ultimo ha i suoi mezzi per difendersi, per il terapeuta é questione di rimanere sostanzialmente d'accordo con i suoi correligionari. La prima virtù di una teoria terapeutica é quella d'essere ansiolitica per il terapeuta. Tutto ciò chiarifica le ragioni della mancanza di riflessione, da parte dei terapeuti, sulla molteplicità degli approcci terapeutici. La valutazione delle varie forme di teorie non deve essere trattata in termini di verità o di falsità poiché le teorie terapeutiche non si riferiscono in modo puro e semplice all'oggetto che pretendono di descrivere e teorizzare (i comportamenti, i modi d'essere, le loro cause, i modi di agire su di esse nonché le ragioni per le quali queste procedure sono efficaci) poiché esse interagiscono con il loro oggetto: ciò vuol dire che i modi d'essere ed i comportamenti del paziente sono influenzati dal comportamento verbale e non verbale che il terapeuta manifesta verso di lui, comportamenti che dipendono notoriamente dalle sue credenze teoriche. In questo modo, per esempio, un terapeuta transazionale che crede in qualcosa come gli stati dell'io (genitore, adulto, infante) che Eric Berne riteneva esistessero nel reale, avrà tendenza, deliberatamente e non, ad avere comportamenti terapeutici basati sul presupposto che esistano nel paziente tali entità. Questi comportamenti, verbali e non verbali, avranno come effetto di favorire tutti i comportamenti ed i modi di essere del paziente suscettibili di essere decodificati in termini di stati dell'io. Ugualmente le produzioni del paziente saranno di volta in volta sottolineate, rinforzate, puntualizzate attraverso delle sottigliezze espressive come un corrugarsi della fronte, un alzare le sopracciglie etc. Pian piano, se il processo segue il suo corso, il paziente reagirà in un modo congruo con la teoria di Berne e si conformerà alla griglia di interpretazione dell'analisi transazionale scoprendo di volta in volta in sé un genitore, un adulto, un bambino, mentre il terapeuta avrà ancora una volta la soddisfazione di vedere confermata la teoria a cui aderisce. Tutto questo si applica non solo all'analisi transazionale ma a tutte le forme di terapia. Questa procedura di conformazione/confermazione é ben nota ai terapeuti. Essi sanno che se una madre considera il suo bambino particolarmente debole e fragile, non mancherà di comportarsi con lui in una maniera che lo porterà a conformarsi a questa definizione ed attraverso di ciò a confermarla.. In questo il suo discorso gli ritornerà dall'Altro, per dirla come Lacan, in forma invertita. La teoria di una madre siffatta sul suo figlio é un esempio di self fulfilling prophecy, profezia che si autorealizza: l'interazione attraverso la quale si realizza é un esempio di effetto Rosenthal o effetto Pygmalione. In questo noi siamo tutti coinvolti in quella che l'ipnosi chiama suggestione. E' clamoroso constatare quanto i terapeuti siano presi in questo effetto nel lavoro clinico e quanto non la riconoscano all'interno della loro pratica stessa. Tutto ciò mentre gli studi sull'efficacia della psicoterapia mostrano che non c'é una forma di psicoterapia più efficace dell'altra e che l'efficacia di uno psicoterapeuta non dipende dalla scuola di provenienza (3), ma da qualità personali e doti umane, dalla sua capacità ad accettare la perplessità, la fragilità in sé e negli altri, l'insicurezza e la debolezza insite nella condizione umana. Nei paesi autoritari e nei giochi di potere del conformismo, la condotta vincente nella vita sociale é essere sempre più realisti del re, essere più duri dei duri: anche nella vita accademica per aver successo bisogna mostrarsi solidi e schierarsi dalla parte del più forte. Nel mondo della psicoterapia questa tendenza é presente non solo nel gioco politico ma anche nella condotta culturale: mentre nei paesi guida nella psicoterapia il cognitivismo é in declino ed il paradigma emergente é quello costruttivista, in Italia il paradigma cognitivo é fortissimo soprattutto nelle università: ciascuna scuola allora fa a gara ad invitare ai suoi convegni i duri, i cognitivi. Quando la lotta si fa dura escon fuori i duri....Ed i tempi stanno diventando duri per la psicoterapia: la evidence based medicine che richiede prove di efficacia e la managed care che esige una spesa proporzionata ai risultati, premono verso terapie brevi e con risultati misurabili. Se ciò mette un freno auspicabile alle rendite di posizione, penso alle analisi che durano 15 anni e più, gli ambienti culturali più sprovveduti come quello nostrano, stanno creando un oggetto della psicoterapia, l'ex soggetto, che consiste solo in quello che l'occhio convenzional-mediatico vede: una sorta di consumatore terminale, schermo su cui si proietta la varietà del mondo fantastico dei media e portatore di nessun senso salvo quello inoculatogli dall'esterno. |