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08-06-2006, 12.27.24 | #53 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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forse non l'ho mai detto qui, ma per essere precisi -- cioè per esprorre precisamente ciò che io penso -- non è corretto dire "la mente non è il cervello". infatti per me non è tanto questione di vero o di falso, ma è questione di sensatezza o insensatezza. quello che io sostengo è che dire "la mente è il cervello" (ma anche, di contro, "la mente non è il cervello") non ha significato, cioè crediamo che tali parole abbiano un senso, ma in realtà non sappiamo neppure noi che uso stiamo facendo di 'è' in questa circostanza.
mi viene in mente ora un'osservazione da fare al post precedente di alessio. è curioso che tu abbia preso come esempi di stati mentali da ridurre al cervello, scelte concernenti il nostro lato fenomenico. infatti, se molti filosofi credono come te che la mente sia un computer, praticamente nessuno di loro sarebbe disposto a seguirti anche quando parli degli stati mentali fenomenici, quelli ciò concernenti le sensazioni. loro direbbero "ok, le nostre credenze, i nostri desideri, etc. sono computizzabili, ma il dolore e l'esperienza consapevole del rosso o del morbido o del dolce etc. non è computabilmente riducibile". epicurus |
08-06-2006, 13.56.16 | #54 |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
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Chi riduce la mente al proprio cervello in modo + o – emergenziale , intende certamente ridurla a cio’ che di fenomenico conosce del proprio cervello; cioe’ : neuroni, sinapsi, impulsi elettrochimici, molecole organiche complesse, atomi, leptoni…, ..neutrini (hanno massa?)…e poi?!…per ora ci si ferma qui…
Come a dire che basta conoscere la forma del cerchio per poter replicare la testa di un uomo…basta ad un bimbo dell’asilo,…e noi adulti?…se a noi adulti non basta il cerchio per ridurre la “forma” di un uomo all’uomo stesso, perche’ mai dovrebbe bastare un sistema di equazioni differenziali?… Saluti a tutti |
08-06-2006, 17.15.48 | #55 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-01-2006
Messaggi: 72
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Chiunque si discosti dal fenomeno,intesa come entità strettamente legata alla realtà,ha perso in partenza la sfida che l'uomo si propone ogni giorno...spiegare la realtà.
Se l'uomo primitivo si fosse abbandonato all'idea che il fuoco fosse un dono/castigo di Dio,egli avrebbe perso una sfida ancora piu' grande ... quella per la sopravvivenza. Non è detto che tutto ciò cui non si può dare una spiegazione debba essere accantonato...Perciò tutti gli stadi della conoscenza sono necessari.Così come è necessaria la conoscenza delle caratteristiche del cerchio per dare una prima approssimativa e grossolana descrizione della testa: 'La testa è rotonda!'. Tutto ciò che ci circonda è stato creato dalla tecnica,dall'ingegneria,dall'a rte di applicare le conoscenze acquisite teoricamente nella pratica,al fine di risolvere problemi reali.La risoluzione di questi problemi è davvero lontana dall'applicazione ortodossa di una equazione differenziale del tutto astratta...la realtà ingegneristica pullula di approssimazioni,di ipotesi semplificative a volte anche grossolane... |
09-06-2006, 11.47.14 | #56 | |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
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Citazione:
Ma ripeto che se il sè è una costruzione sociale, allora il vero soggetto è la società (o meglio quella parte della cultura della società che ha plasmato\plagiato il soggetto). Per dire che il soggetto del comportamento è veramente quel soggetto individuale, allora dobbiamo trovare qualcosa che esuli dal condizionamento sociale, anche solo in parte, ma in modo determinante, e afferisca al lato irripetibile dell'individuo. Circa valori e biologia, io ho l'impressione che i valori (anche se sicuramente come dici tu non sono stati creati dal'evoluzione darwiniana) possano avere effetti concreti sul comportamento del soggetto solo in virtù di un loro collegamento con il biologico\istintivo. Il motore di base, il motore fondamentale dell'azione resta il piacere\dispiacere legato ai bisogni biologici. E credo che i valori siano in grado di essere moventi dlel'azione solo in quanto godono di un collegamento (forse catene di associazioni mentali alla Freud?) con gli istinti fondamentali.. |
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09-06-2006, 15.30.38 | #57 | ||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Citazione:
la tua proposta è quella di ridurre l'individuo alla società (o ad una sua parte)? se è questa la tua tesi, devo ammettere che fatico a comprenderla. se, invece, la tua tesi è "l'uomo è molto plagiato dalla società", allora non posso che essere d'accordo; ma il disaccrodo, temo, si ripresenterebbe sul senso (e peso) da dare a quel "è molto". io, infatti, credo che la società abbia un forte potere sugli individui, ma è possibile essere più o meno resistenti a tali condizionamenti. certo nessuno è presumibilmente esente totalmente dal condizionamento sociale (e qui si dovrebbe aprire un'importantissima parentesi: l'impossibilità di dividere nettamente l'educazione/insegnamento dal condizionamento; e credo che tu ne sappia qualcosa sulla questione ), ma vi sono ancora scelte libere. magari siamo molto tentati in alcune situazione, ma in altre lo saremo meno. cioè non vedo l'assenza della libertà in uno scenzario come il tuo, a differenza dello scenario di jack che la esclude completamente. tu parli di plagio e implicitamente fai capire che v'è plagio da una parte e libertà dall'altra, invece il suo discorso tende a rendere vuoto il significato di "libertà". Citazione:
sono ben disposto a concordare con quanto scrivi (a parte con la tua frase "i valori siano di essere moventi dell'azioni solo in quanto godono di un collegamento con gli istinti fondamentali), cioè non ho affatto problemi a considerare la base biologica ed istintuale molto importante per la vita dell'uomo. ma, come ha detto odos poco più sopra, noi abbiamo bisogno di somiglianze (nel senso wittgensteiniano del termine) e non di riduzioni. epicurus |
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09-06-2006, 15.50.03 | #58 | ||
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Citazione:
prima di parlare del peso da dare a quel "molto", chiariscimi il tuo punto di vista riguardo a questo: tu dici che non è possibile ridurre l'individuo alla cultura\società, e io spero bene che sia così. Quello che non ho ancora capito però è questo: se l'individuo non è, completamente, una costruzione sociale, allora è, almeno parzialmente, qualcosa di non sociale. Questo qualcosa di non sociale però, non è nemmeno qualcosa di istintuale (altrimenti con la libertà saremmo sempre a zero secco). Ma allora cos'è, questo qualcosa di individuale, nè sociale, nè biologico? Citazione:
non riduco il valore all'istinto. Il valore è una cosa e l'istinto è un'altra. Ma se i valori non sono moventi dell'azione in quanto connessi all'istinto, allora lo saranno per qualche altro motivo, quale? |
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09-06-2006, 17.50.38 | #59 | ||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Citazione:
e che cos'è il biologico? e il sociale? la natura degli agenti è dipendente sia dalla natura del biologico sia dalla natura del sociale, tuttavia l'agenziale rimane un fattore irriducibile, proprio come il sociale e il biologico. demetafisicizzando il tutto si potrebbe dire: per comprendere gli agenti ci sono utili i discorsi nei linguaggio biologici e in quelli sociali (e molti altri), ma il discorso agenziale non è interamente traducibile nel discorso biologico più il discorso sociale. ciò può sembrarti insoddisfacente, infatti potresti dire "ma allora non mi spieghi cos'è l'agenziale!", ma tu dici ciò solamente perchè ti aspetti che una spiegazione qui possa essere solamente una spiegazione riduttiva, che mostra come ridurre l'agenziale a qualcosa d'altro. ma non ci stupiamo troppo se diciamo che il biologico e il sociale non è riducibile (o almeno tu non ti stupisci, jack probabilmente sì). d'altro canto non solo solamente i biologi e i sociologi che non si preoccupano di fondare le loro discipline su qualcosa di alieno alla disciplina stessa, anche la psicologia stessa non ha questa preoccupazione (o almeno molti settori di questa). Citazione:
stendo a comprendere questa domanda. in particolare, perchè non dovrei reputare problematico (come di fatto non lo reputo problematico) il fatto che (delle volte) i nostri istinti sono ragioni per agire, mentre dovrei ritenerlo per i valori? essere agente significa (tra le altre cose) agire secondo le proprie ragioni, e tra le ragioni che si possono addurre vi sono credenze, desideri, valori, etc. tutti questi ad un livello più o meno istintuale. epicurus |
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09-06-2006, 18.27.48 | #60 | ||
può anche essere...
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Citazione:
L'insieme non è riducibile alla somma delle parti, questo è certo. Tu mi dici che le parti sono il sociale e il biologico, e che l'insieme sarebbe l'agenziale libero. Perciò la libertà sarebbe una qualità che emerge da questo sistema. Ma non capisco per quale motivo questo sistema dovrebbe avere la qualità della libertà, piuttosto che non averla affatto. O un motivo c'è? Una spieegazione può anche non essere riduzionista, ma dovrà pur esserci! Ma se non mi porti una spiegazione, un sostegno all'idea... ! Citazione:
L'idea che i nostri istinti siano ragioni per agire, non è problematico perchè è una tesi che gode di buoni spiegazioni. Cioè, ci sono dei motivi per cui gli istinti sono ragioni per agire, ad esempio la teoria dell'evoluzione, che motiva l'esistenza degli istinti, e la comprovata esistenza di meccanismi biologici istintuali che influenzano il comportamento. La tesi "i valori sono buoni motivi per agire", invece, se resta senza spiegazioni e sostegni, non vale più della frase: "lo spirito del mio antenato guida le mie azioni": anche la persona che dice questo, può trovarlo assolutamente evidente e non problematico. |
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