Ospite abituale
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Relativismo etico... Diritto alla vita
A visechi
Dal mio punto di vista, non esiste alcun diritto alla vita. Ad alcuni potrò sembrare inumano nel dire una tal cosa, ma cercherò di spiegare il perché di questa mia posizione.
Ogni diritto si basa su un sottostante dovere. Il concetto di diritto infatti vale solo se si accetta che si debba rispettare tale diritto. In realtà, in un sistema veramente libero e giusto, non dovrebbero esistere diritti (cioè imposizioni,costrizioni) ma solamente doveri. E doveri morali, e quindi interiori, non doveri sotto forma di legge da dover rispettare per appartenere alla comunità.
Ogni forma di legge è un'imposizione. Ed ogni forma di imposizione priva l'individuo di una parte più o meno vasta della sua LIBERTA'. Quindi le imposte, le tasse, i sistemi scolastici obbligatori e prestabiliti dall'alto, qualsiasi tipo di regolamento scritto e tutto ciò che viene imposto attraverso leggi non è puro. In una comunità ideale non dovrebbe esistere alcuna forma di costrizione, che limita la libertà di scelta dell'individuo, ed oltretutto non gli permette di comprendere da solo ed interiormente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
In sostanza, un sistema basato sul diritto è un sistema che crea una società di tanti schiavi che vengono comandati da pochi padroni. Ogni forma di costrizione è una forma di schiavitù moderna. Certo, le condizioni di vita sono migliori oggigiorno rispetto al passato, almeno nei paesi avanzati, ma ciò non significa che la situazione di schiavitù non ci sia. E' una forma di schiavitù molto sottile, che si maschera sotto forma di giustizia attraverso l'imposizione di leggi che tutti devono rispettare. E chi non le rispetta viene escluso dalla società, sebbene possa avere tutte le ragioni di questo mondo se la legge è ingiusta.
Ritengo che il problema fondamentale sia un problema di informazione e di cultura, in senso ampio. Molta gente non è abituata ad usare il proprio cervello, e questo spesso è dovuto ad un sistema che non permette all'individuo di comprendere le cose da solo, poiché la gran parte della giornata viene occupata dal lavoro.
Un sistema giusto e libero è un sistema meritocratico: un sistema cioè in cui bisogna contribuire alla comunità con il lavoro e la creatività, manuale o intellettuale che sia. Non si può considerare un sistema giusto quello in cui anche chi non fa niente può vivere tranquillamente a spese della comunità, magari oziando dalla mattina alla sera o, non sapendo cosa fare, divertendosi a fare danni a sé o agli altri.
Un sistema giusto e libero dà la possibilità a tutti di informarsi, studiare e quindi capire. Ma non dà la possibilità a tutti di sopravvivere a spese della comunità anche senza far nulla. Non ha senso. Una cosa è dare gratuitamente la possibilità a tutti di imparare e crescere, e questa è una forma di vero aiuto alla persona, la quale deciderà poi liberamente se sfruttare o meno tale opportunità. Altra cosa è invece il servire e riverire i fannulloni, dando loro dei soldi anche se non fanno nulla. Questa è una forma estrema di assistenzialismo che non rispetta quelle persone della comunità che si impegnano con il loro lavoro a servizio della comunità.
L'unico modo per aiutare veramente una persona è permetterle di imparare, capire e studiare. Di avere cioè le informazioni che le permettano di avere un ruolo attivo nella società. Per questo l'unico vero modo per aiutare la gente è condividere l'informazione e le conoscenze. Poi sarà una scelta del singolo individuo quella di scegliere se studiare o meno (non si studia solo sui libri, è studio anche l' imparare un semplice lavoro manuale) , ma a quel punto il dovere morale di buon membro della comunità è concluso. Ogni persona è libera di fare quello che vuole, e bisogna rispettare la libertà altrui, fintantoché non lede la libertà di altre persone.
L'idea del reddito di cittadinanza, e più in generale del diritto alla vita, vengono da una visione distorta di cosa significhi aiutare e di come funziona la realtà.
Aiutare non significa dare una mano sempre e comunque al prossimo. Aiutare significa anche rispettare le scelte altrui, e se si comprende che sono i nostri pensieri che creano la realtà, allora si rispetta la scelta altrui di vivere una certa vita. Perché in realtà non esistono vittime, dato che ognuno di noi è artefice della propria situazione attraverso i pensieri che coltiva in sé.
Chi non pensa e quindi chi non riflette sulla vita, sulla realtà che lo circonda e non si informa non può cambiare i propri pensieri. Se non pensi i tuoi pensieri non cambiano o, peggio ancora, dipendono esclusivamente dalle informazioni che arrivano dall'esterno. Per questo è necessario studiare, essere critici sulle informazioni che arrivano dall'esterno, consultare più fonti possibili e farsi una propria idea che derivi dalla propria capacità di comprensione. In sostanza, è necessario che ognuno abbia una propria verità. Solo allora, riflettendo, si possono cambiare i pensieri e quindi cambiare il proprio approccio alla vita, ed attirare a sé una realtà più piacevole.
Se si comprende che sono i nostri pensieri che ci attirano una certa realtà, allora il concetto di diritto non ha più senso, perché in realtà nulla è casuale e simile attira simile. I pensieri che abbiamo dentro di noi, il nostro modo di vedere le cose, ci attira una realtà che è in sintonia con tali pensieri. Compreso questo, non ha alcun senso una società basata sul diritto e sull'assistenzialismo poiché la realtà ce la creiamo da soli, e non ha senso che venga imposto a qualcuno un certo tipo di realtà quando in realtà lui vuole crearne un altro tipo.
Piuttosto, è dovere morale di ogni membro della comunità dare il proprio contributo alla comunità e condividere le proprie conoscenze e la propria esperienza con gli altri. Oltre questo limite, si interferisce nella libertà altrui di fare le proprie scelte e crearsi una certa vita. Paradossalmente, il miglior modo per aiutare gli altri è lasciarli liberi di fare quello che vogliono e non interferire nelle loro scelte, perché la vita è sempre la loro.
Condividere conoscenza, esperienza e amore, ma mai interferire se non richiesto. Questo è a mio giudizio il vero dovere morale di ogni membro della comunità ed il principio base sul quale una comunità dovrebbe basarsi.
Qualcuno potrebbe obiettare. E che mi dici allora delle persone che non sono coscienti? Non pensi che ci siano molte persone che hanno bisogno di aiuto e che è dovere morale il dar loro aiuto anche se non te lo chiedono? Pensa a tutte quelle persone che hanno disturbi mentali o fisici, ai bambini, agli anziani o ai poveri. Vorresti forse dire che tu non li aiuti se non ti chiedono aiuto?
Per me il "mai interferire se non richiesto" significa che io propongo sempre il mio aiuto a tutti, cioè come ho detto "condivido conoscenza, esperienza e amore" ma che non interferisco in questioni personali se non mi viene richiesto. L'aiuto ad un anziano, ad esempio, per me è un dovere morale ma solo se l'anziano lo accetta. Se lo rifiuta, non bisogna insistere. E quindi non interferisco dato che non mi è richiesto. Ma ho proposto il mio aiuto, ed ho quindi condiviso il mio amore. Ma non tutti accettano l'offerta. La proposta non è un'interferenza, interferire significa "ferire tra" cioè intromettersi e danneggiare. E ciò avviene solo se si fa qualcosa contro la volontà altrui.
In sostanza, ritengo che sia dovere morale il proporre, il condividere, ma se la condivisione viene rifiutata, allora non è corretto insistere (anche se si sarebbe tentati a farlo), poiché si interferirebbe nella libertà altrui.
Ad esempio, se io ti impedisco di parlare e ti taglio la lingua, secondo i canoni del diritto occidentale violo il tuo diritto di parola. Se succedesse che, per imparare la lezione, io subissi lo stesso taglio della lingua, allora la lezione che imparerei sarebbe che non è bello privare della parola una persona. Comprenderei quindi che devo rispettare il diritto altrui di esprimere la propria opinione.
Ma non è corretto il concetto di diritto, perché rappresenta un'imposizione. Io ti impongo di rispettare questo e questo.
Diverso è il concetto di dovere morale. Se io ti taglio la lingua succede che, per imparare la lezione, ne taglierò altre in futuro (probabilmente attraverso miei discendenti), sempre di più ed in modo sempre più violento e doloroso. Solo in questo modo posso comprendere, prima o poi, che io non devo tagliare la lingua agli altri perché devo rispettarli, e tale dovere non mi è imposto da altri, ma è una regola di comportamento che reputo giusta e che quindi adotto senza alcuna imposizione esterna (diritto).
Questo è il vero modo per crescere. Comprendere internamente e da soli ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Se qualcuno me lo impone, non riesco veramente a capire perché devo comportarmi in quel modo e non diversamente.
In tal modo il mio comportamento mi porta a rispettare la persona, non il diritto della persona. E la differenza è enorme.
In sostanza, la legislazione dovrebbe basarsi sul concetto di dovere morale e non sul concetto di diritto, cioè imposizione di un determinato comportamento.
La legislazione intesa come "corpus di comportamenti comunitari" da rispettare per dovere morale e non per diritto è senz'altro necessaria. Così come è necessario punire chi non rispetta le leggi che costituiscono tale legislazione.
Tutto questo richiede che ogni individuo lavori seriamnete su se stesso per elevare la propria coscienza.
Gianfry
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