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11-02-2013, 20.35.37 | #83 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
La filosofia vive il suo momento crepuscolare per incapacità di adeguarsi e per incapacità di rinnovarsi.
E' emblematica la seconda parte di Essere e tempo ... e prima ancora il caotico pensiero di Nietzsche che voleva dire tutto e non ha detto niente. Chi può capire capisca. Stanca di un pensiero esausto e snervato che dovrebbe produrre la sapienza, stanca di sofismi, di avvitamenti verbali, di bizantinismi, l'umanità sta diventando pragmatica. La tecnica ha un grande vantaggio sulla filosofia: funziona! Non che la filosofia sia finita ma in questo lungo mutamento epocale è disoccupata, pure lei. Prendiamo la linguistica: come può essere applicata e come verificata una autentica sapienza linguistica? Quando la capacità di analisi e di sintesi sa produrre un traduttore, lo sa migliorare. E la filosofia etica cosa dovrebbe produrre? Un etica che aiuti l'essere umano a trovare serenità e pace. Cosa se no? Si rinnoverà, è inevitabile, ma per adesso riposa al museo. Mi fa piacere vedere tanti giovani nel forum che indagano il senso dell'essere, filosofano, argomentano e, spero, impareranno a ragionare con la loro testa e con umiltà ... non come chi ha letto appena qualche pagina della Fenomenologia dello spirito ... ed ipso facto sta già spiegando Hegel ... ha già diviso la massa in due categorie, i signorotti (???) e quelli che hanno capito tutto. Lui è fra questi ultimi, ovviamente, anche se non sembra. Ultima modifica di Giorgiosan : 12-02-2013 alle ore 12.11.46. |
11-02-2013, 21.44.26 | #84 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
i giovani dovrebbero imparare a leggere, a soffermarsi e a capire sopratutto.
mai fidarsi della propria testa! altrimenti in età adulta delirebbero di un nietzsche che dice solo sciocchezze. questo è quello che ho capito a mie spese! certo tanti hanno letto hegel, io sono al primo capitolo, e ci rimango fin quando non ho capito cosa intenda, non vado avanti facendo finta di aver capito, per poi dire che hegel è un filosofo noioso e inutile. |
12-02-2013, 10.57.48 | #85 | ||
stella danzante
Data registrazione: 05-08-2004
Messaggi: 1,751
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
@ Gyta
vediamo un po' da dopve parto? proviamo da qui Citazione:
Giorgiosan Citazione:
@ green vorrei dire una sola cosa, se siamo plasmati dalla tecnica lo siamo anche io e te non possiamo pensare di esserne esenti, quindi ascoltiamo anche cosa ha da dirci chi non ci condivide, la Verità non ce l'ha nessuno in tasca. Magari siamo noi a sbagliarci no? Il dialogo è fatto per questo, non possiamo pretendere di avere la visione panottica di ogni cosa, qualcosa ci sfugge per forza, magari proprio quello che stanno dicendo quelli che non condividono. Non avrebbe senso altrimenti la partecipazione al forum magari anche questa modalità di interazione rientra in quei codici di cui parli? Ancora @ Gyta, condivido tutto il resto del discorso ovviamente possono esserci tante concause ma resto del parere che anche tante di queste derivino dal nostro attuale stile di vita plasmato da tecnica (funzionalità) e tecnologia. |
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12-02-2013, 13.43.25 | #86 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
Citazione:
...o non sarà, per caso, il tuo...il pensiero unico!? Citazione:
....che poi parlare in modo offensivo a seconde persone di terze persone non è nemmeno tanto corretto! In effetti io sono qui...disponibile e "immarcescibile"!...se sbaglio..direttamente...mi "corriggirete!"...e mi "informerete!"....mi direte i codici "giusti"!? Ultima modifica di ulysse : 12-02-2013 alle ore 19.55.25. |
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12-02-2013, 19.43.31 | #87 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
Citazione:
Ma è normale! La filosofia, che ancora esaltiamo ed ancora andiamo analizzando nel pensiero dei più noti filosofi del passato, ha avuto i suoi splendori già nei 500 anni prima di Cristo. Ma anche il periodo idealista ha avuto protagonisti illustri, per quanto io, da non filosofo, possa ricordare. Il senso metafisico della vita, poi, si è prolungato per 2000 anni ed ancora è in auge. Trovo, infatti, su questo forum, cultori apassionati e convinti: ma direi anche che è un bene...se non troppo si prolunga ulteriormente! Oggi infatti sono intervenute scoperte e invenzioni, con conoscenze straordinarie...molto oltre le fantasie, le intuizioni metafisiche, i paradossi e le elucubrazioni dialettiche dei filosofi della tradizione. Non sono un filosofo e poco so di filosofia...ed anche, forse, non mi esprimo nel modo dovuto. Comunque, senza voler disprezzare o sminuire un passato tanto profodamente acculturato, glorioso anche, ho l'impressione che il mondo di oggi sia veramente cambiato e che noi stessi HSS siamo irrimediabilmente mutati. La cultura, oggi, deve sopperire a nuove oggettive esigenze di sopravvivenza...non solo a fornire il fatidico panino tremontiano! La "conoscenza" (l'informazione) deve essere oggettivamente "dimostrata" e non solo intuita e strutturata dalla esaltazione di menti eccelse. Sono sorte in conseguenza nuove discipline e saperi rigorosamente indaganti e gestiti che hanno scippato alla filosofia vigente molte delle sue più tradizionali problematiche e campi di ricerca. Abbiamo, infatti, oggi, scienze come: la psicologia, l'antropologia, le neuroscienze, la biologia, la genetica, la bioetica, ecc...e soprattutto la fisica e la cosmologia...tanto che la vecchia rapresentazione interpretante il mondo e l'universo è andata a pezzetti...e l'idea di materia stessa si è frantumata in particelle e quanti di energia, ecc.... L'uomo ha un cervello plasmabile: esso è strutturato e plasmato dalle idee e dai nuovi pensamenti che, nel bene o nel male, sono eccitati e coinvolti sempre più rapidamente da nuovi oggetti, eventi, teorie... metodologie... lavorare in team, fare viaggi intercontinentali, ecc... Magari si può piangere e rimpiangere il passato, ma non è stato, ed è sempre meno, possibile, per i nuovi HSS, restare strutturalmnte indifferenti alle tante recenti teorie, scoperte, invenzioni, metodologie relative al nostro vivere che gli ultimi 400 anni ci hanno regalato con un trend quadraticamente crescente...a partire dalle orbite planetarie di Copernico...dal cannocchiale, dalle bocce scorrenti sui piani inclinati di Galileo...ed a partire dal suo innovativo concetto di relatività...e poi dalla immane rivoluzione evoluzionista di Darwin...o dalla controintuitiva relatività di Einstein, ecc.... Direi comunque che il pensiero Aristotelico/Platonico, coi suoi epigoni sconfinanti nel cristianesimo, si è difeso e si difende egregiamente...anzi non è mica morto! solo che invece che rimpiangere ciò che è stato, bisognerebbe maggiormente assalire il futuro, in quella che potrebbe essere la nuova filosofia...e, magari, "è" la nuova filosofia, sempre più intrisa di sapere scientifico/tecnico. Citazione:
Concordo poi che la "tecnica" non solo funziona, ma è necessaria ed essenziale per la vita...per sopravvivere: la nostra defaiance attuale, europea, ed italiana in particolare, è una defaiance tecnologica: non abbiamo, nei passati 20/30 anni, sufficentemente studiato, cercato, inventanto e abbastanza invstito in tecnologie...anche se siamo eccellenti filosofi! La Cina,ad esempio, purtroppo per noi, non esce dalla sua arretratezza culturale ed economica per la pressione del taoismo o del marxismo...ma perchè pervasa dai tanto deprecati mercati e dalle tecnologie: non sono, per ora, diventati, i cinesi, più civili ed etici...sono certo costretti a sacrifici enormi, ma intanto mangiano...per lo meno i più. Quindi l'umanità assume un pensiero pragmatico perchè è necessario essere pragmatici...per vivere!...per vivere in 7 miliardi di individui sul pianeta! E' la tecnologia costruttiva e comunicativa che, come ricaduta della scienza, sopperisce E' anche, infatti, una questione demografica: infatti tutti, legittimamante, vorrebbero mangiare. Credo anche che l'esplosione tecnologica degli ultimi secoli e di oggi, sia, in prevalenza, una ricaduta delle scoperte scientifiche: vale per i materiali come per gli strumenti...in particolare elettronici. La TV, il GPS ed altri consimili aggeggi, ecc...sembra abbiano la loro origine addiruttura negli studi di Maxwell, Einstein, ecc.... La stessa quantistica è fra noi in tutte le apparechiature elettrico/elettroniche che abbiamo in casa o si spandono per l'etere. Citazione:
In realtà il nostro attuale pensare e sentire è pur'esso frutto di filosofia. Infatti non è che il nostro mondo attuale sia solamente una congerie di strumenti: non siamo trasformati in robot! L'attuale "pensiero" emerge dal rigore e dal metodo scientifico nonchè, insieme, dalla dialettica filosofica ed etica ove ancora emerge chi gestisce con pensiero strategico e sa distinguere l'essenziale dell'effimero...pure uscendo dal perseguire gli assolutismi delle vecchia cultura. E' superfluo dire che prosperano anche i furbi, corruttori, populisti e profittatori ecc...lo sappiamo!...per quanto non sappiamo liberarcene. Certo che, è pur vero, il relativismo emergente richiede un più difficile equilibrio. Ma certo non posso essere io ad impostare i paradigmi di un rinnovamento filosofico: io, infatti, come appare, non sono filosofo! Citazione:
Forse il perseguire il rigore scientifico lascerebbe meno spazio. Ma poi le cose si equilibrano. Ultima modifica di ulysse : 13-02-2013 alle ore 19.24.16. |
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13-02-2013, 00.14.51 | #88 |
Ospite abituale
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
io non ho nessuna verità in tasca, studio per capire, e poi cerco di interagire con passione, questo per come sono fatto.
il codice è il linguaggio, quindi quando uno afferma che la scienza è la soluzione a ogni cosa, in realtà sta affermando: "io che faccio parte del gruppo degli scienziati ordino a voi (in questo caso a me metafisico) di deporre qualsiasi arma dialettica, perchè solo il suo (della scienza) discorso è quello vero (in realtà l'operazione errata è considerare ciò che è pratico come vero)" come afferma galinberti l'eredità del 900 onerosa da affrontare è proprio questa convinzione che non ha radicamento (e proprio a partire dalla scienza) e cioè che la scienza sia la verità. in questo caso è un perverso meccanismo psicolgico che ha il merito e la follia di far credere inutili, stupidi e addirittura pazzi la gente che della verità, e cioè sul discorso della verità ne fa una professione e cioè i filosofi. ( e di cui badate bene la scienza è solo una parte, quindi non vi è esclusa) io sono solo un amatore, eppure mi prodigo per quelli che come la viandante o gyta mi paiono vicini alla mia visione. e poi me la prendo (per finta sia chiaro) con chi sostienne che l'eredità della storia sia solo da lodare. in poche parole la scienza ha vinto lo scontro con la metafisica, uno scontro dialettico sia ben chiaro, lo ha fatto sulla scorta della nostra buona fede però. io per così dire sono all'opposizione di quella dialettica, è proprio una cosa politica, ma non pretendo di avere in mano la verità: la verità si studia e magari su di essa ci si confronta con bei thread come questo. appunto è questo viandante! non è che noi ci sbagliamo e loro hanno torto e viceversa, è proprio che parliamo di cose diverse. io lo faccio con una qual certa posizione radicata, tu con qualche (tanti) dubbi in più certo ma stiamo parlando dell'uomo e staccato della tecnica. loro parlano della tecnica e non dell'uomo tutto qui. (ed eccoti molto brevemente il tuo errore ulysse) |
13-02-2013, 02.22.38 | #89 | |||||
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
Citazione:
No, una persona non è diventata un’altra persona, non differentemente da quando non siamo altre persone nel momento che la nostra temperatura interna rasenta i 40gradi. La sensazione del tempo che scorre è alterata, la percezione spaziale è alterata ma la nostra memoria, il nostro carattere, la nostra modalità di rispondere ai problemi ogni aspetto è fondamentalmente identico a prima, solo le percezioni sono cambiate, non la sostanza di ciò che siamo, non fondamentalmente i nostri pensieri, non il nostro modo di pensare, non il bagaglio di vissuto che sta a monte del nostro pensare. E quel pensare fondamentalmente non muterà, potrà limarsi od intensificarsi ma nelle fondamenta caratteriali resterà pressoché invariato, ovvero ciò che è la nostra identità resterà invariata; questo è il mistero dell’individualità. Quando siamo ammalati abbiamo il peso delle mutazioni nel corpo e la nostra mente deve reggere situazioni di conflitti maggiori per far fronte al ripristino di quell’equilibrio necessario al dialogo fra le parti interiori; la mente è plastica capace di affinarsi, capace talvolta o spesso di irrigidirsi ma incapace di tradire quei fondamenti caratteriali di primarie informazioni che l’hanno forgiata al nascere. La tecnica come anche tu evidenzi è intesa come funzionalità, concetto fra quelli base del movimento interiore del nostro porci in relazione, non nuovo dunque, non capace di influire più di quanto qualunque altro concetto maldestramente colto sia andato a cristallizzarsi al di sopra dell’abc del nucleo base della nostra capacità di pensare, della nostra mente, della nostra identità. Esattamente quanto l’aggettivo è in grado di cristallizzarsi, colorare ed apparentemente mutare l’identità del sostantivo a cui è riferito ma non tanto da poter mutare sostanzialmente l’identità base di quest’ultimo. Gli aggettivi sono fondamentalmente i colori aggiunti alle capacità base della nostra mente e vanno a formare quel bagaglio di elaborazione del mondo percettivo che è il condizionamento mentale ma non sono (grazie al cielo) abbastanza potenti da poter mutare alle fondamenta la capacità mentale radice, pulita da interpretazioni aggiunte. Restano in vita alla radice i componenti primari della nostra capacità di discernere, quelli relazionali e formanti l’abc dei ruoli capaci dell’operazione di differenziazione per necessità separativa finalizzata al ripristino dell’unità vitale. Es. l’atto necessario di differenziazione e separazione fra la nuova vita e il corpo dal quale è nata, ovvero dal quale si è formata, è apparente poiché ogni rappresentazione separativa non è che apparente; nel profondo l’identità andrà a impersonare il soggetto della separazione, la madre in questo caso, nel ruolo principale che assume il concetto madre nell’ordine della funzione insita alla natura, il carattere materno (base attraverso cui forgerà la propria capacità di rappresentare in sé la relazione) mentre la specificità caratteriale di quella precisa madre storica dal quale è nato resterà semplicemente il colore aggiunto stretto, è vero, alla modalità primaria di relazionarsi ma comunque fondamentalmente scissa dal potenziale base di quella capacità di relazione che stabilisce l’abc della sua individualità. Se così non fosse l’evoluzione del pensiero, l’autodeterminazione, non sarebbe mai potuta divenire possibile; le distorsioni emotive caratteriali della madre sarebbero restate identiche nel susseguirsi delle generazioni, e la terapia psicoanalitica avrebbe rivelato presto in sé la propria fallacia. La tecnica, proprio perché facente parte della modalità e non dell’essere in sé (passatemi questa sintesi obsoleta) va a ricoprire il ruolo condizionante dell’associazione percettiva ma non la base percettiva medesima. Non più di quanto il carattere specifico della madre va a influire sull’interpretazione base del concetto di ruolo. E non più di quanto già da sempre faccia il carattere specifico dello specchio culturale (le madri/padri/coetanei esterni>ovvero, l’ambiente) nel quale l’individuo si sviluppa, nel senso di conosce. Non muterà quindi l’individuo e la sua mente primaria, la base, l’abc, attraverso la quale conosce e si affina (o tende a cristallizzarsi), muterà l’impronta caratteriale del condizionamento mentale a rivestimento della base primaria. Esattamente quanto il nostro di condizionamento a rivestimento delle nostre capacità mentali ha influito sulla nostra elaborazione esperienziale. L’associazione informazione-libro non è inscindibile tanto quanto non lo sia tempo-velocità. Ogni distorsione concettuale e filo percettiva non è mai irreversibile poiché non forgia le qualità della nostra mente né le modalità ma il bagaglio aggiunto del linguaggio secondario. Non saremo mai macchine potremo solo giungere all’alienazione totale all’autodistruzione mai al mutamento profondo di quella identità fondamentale che ci caratterizza in quanto uomini. Le nostre risposte alle sollecitazioni contro natura saranno fondamentalmente sempre le medesime attraverso cui il nostro equilibrio ci auto determina. 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quelli del linguaggio naturale a rappresentazione degli istinti primari.. Non è che l’archetipo di Prometeo si distanzi poi tanto dalla sua modernizzazione in Robot Man! Forse c’è persino lo zampino di Pandora.. Ora Morfeo mi chiama.. |
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13-02-2013, 08.21.15 | #90 | |||||
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Riferimento: L'uomo e la tecnica
Ps:
Citazione:
La scienza, il pensiero scientifico è l’insieme dei pensieri relativo al campo di indagine scientifico, che tra l’altro non è nemmeno unico ma per l’appunto plurale, tante quante sono le menti che si dedicano ad interpretare quei dati di ricerca e conoscenza che chiamiamo scienza. Rammenterei comunque che la metafisica si occupa del significato, la fisica (le scienze) del funzionamento, non potranno mai scontrarsi essendo necessariamente complementari. Ciò che si scontra sono i significati attribuiti ai dati osservati. Ed anche questi scontri sono spesso necessariamente complementari in una visione poliedrica e non statica intorno all’osservazione. Citazione:
Ciò che si studia non è propriamente la verità ma l’insieme delle osservazioni intorno alle cose. La verità francamente è un concetto molto molto relativo e poco utile nel percorso di conoscenza. A meno che non intediamo per verità ciò che reputiamo evidente ma anche in questo caso l’evidenza "è vera” in quanto evidente non in quanto portatrice di intrinseca veracità. Scusate il cavillo.. Citazione:
Quando uno afferma che la scienza è la soluzione a ogni cosa in realtà sta affermando di aver lasciato il cervello in stand-by.. Citazione:
E quello che tu dici "lasciato al museo” altro non è che significato in relazione ad osservazioni differenti, appartenenti ad una differenza conoscenza ed indagine della natura. Citazione:
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