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31-08-2012, 12.04.25 | #52 | |||
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
Citazione:
LA TRASCENDENZA E IL MIRACOLO: 1 Mi pare tutto un controsenso: che ce ne facciamo di una trascendenza priva di senso? Meglio perderla! Se una trascendenza esiste… dovrebbe esistere anche se ha un senso nell'immanente e tanto più!: Ma chi dice che immanente e trascendente sarebbero due mondi separati? Nelle teorie religiose non lo sono: tutti i credenti si rivolgono al trascendente per risolvere un qualche loro affare…per quanto non sempre ne ricevano soddisfazione! I credenti sperano nel paradiso e sperano nei miracoli o che Dio li aiuti…che poi sia tutta illusione e superstizione è un altro discorso. Si crede nella trascendenza (chi ci crede), come in qualunque cosa, cioè fidando nella fede che esista! …se poi non esiste, se non è oggettivata, non c’è scopo. Con la tua osservazione che, oggettivando, sei subito nell’immanente, mi stai semplicemente confermando che effettivamente la trascendenza non esiste e che tutti questi discorsi sulla trascendenza, sullo spirito, su Dio, su una mente superiore che pervaderebbe l’universo, ecc… non hanno senso. Credere o avere fede per sentimento (al di fuori della ragione e della percezione) che una qualche entità extra esista, sia pure oltre noi e oltre l’universo, può anche avere un senso, ma se già a priori con l’oggettivare ne creo l’inesistenza, allora il mio credere è una illusione…e infatti lo è illusione!... per chi ci crede. Per me, che sono agnostico e scettico, non è illusione e ovviamente il crederci non avrebbe senso e non ha in effetti senso…come tu stesso dici: Alla fine è un discorso paradossale! ...comunque lo si rivolti. Ma come si può aver fede?...come credere che esista ed abbia una qualche possibile influenza un qualcosa che appena pensato come “vero” e “sensato”…allora è subito perso? Non ha proprio senso! Del resto io sto quì a parlarne solo per gioco e curiosità…e perchè mi piace il confronto dialettico…ma qui siamo al limite. Citazione:
Forse ce ne sarebbe di bisogno, ma nulla lascia supporre una sua presenza. Suppongo si alluda a ciò che è origine di tutto: nell’immanente sarebbe il big-bang o qualcosa di analogo!... D’altra parte è ovvio che tutto ciò che è considerato come “esistente”… è caduco! Infatti anche l’universo ha una durata definita ed il Sole stesso, fra cinque miliardi di anni circa, finito il combustibile, diventa Supernova ed esplode: dalle rovine lanciate per la galassia nascerà, forse un altro sistema...come, del resto, è già accaduto per il nostro attuale. Tutta questa caducità, però non ci autorizza a cercare nella illusione dell’inesistenza un qualcosa di non caduco..sia pure definito “Fondamento Assoluto” o Dio stesso: sarebbe una illusoria assurdità!? Assurdo affidarsi ad una improbabile credenza oltre (out), eterna, semplicemente perché dentro (in ) tutto sembra caduco! Tuttavia certamente qualcosa esiste oltre il conosciuto attuale e anche di non sperimentato, ma sempre nell’immanente siamo! Abbiamo ogni sorta di strumenti sensibili sparsi per l’universo, fino a percepire il rumore di fondo dell’universo da 13,7 miliardi di anni a questa parte, radiotelescopi che percepiscono ogni segnale od onda elettromagnetica, materia oscura , ecc… Lanciamo sonde in ogni direzione dell’esospazio: qualcosa, che ancor oggi è ignoto, ci sarà certo ritornato, ma dubito sia qualcosa che potremmo classificare come trascendente…del resto come ben dici, non appena l’avessimo percepito subito sarebbe immanente! Quindi per il trascendente non c’è speranza!...non c’è proprio speranza!!!...ma non è che sia un male. Citazione:
I realtà un miracolo, se veramente potesse realizzarsi, sarebbe una violazione (forse impossibile?) di una qualche legge dell’universo o di tutte: diventa una forma di superstizione in chi ci crede e ne coltiva la speranza….pensando di potersela cavare evitando un qualche guaio che invece gli spetta. E’ anche vero che molti “supposti miracoli” sono dovuti a…o si risolvono in… suggestioni personali o collettive…qualcosa del genere degli UFO. Oppure il creduto miracolo può essere, in realtà l’esplicazione di un qualche fenomeno naturale che ancora la scienza non ha definito…e ancora si ritorna agli UFO. L’assurdo è che il credente, mentre attribuisce a opera e volere di Dio le leggi di natura, nel contempo prega Dio di violarne qualcuna che in quel momento gli farebbe comodo violare! Ma forse proprio in questo consiste il potere che attribuiamo a Dio: solo lui può violare le sue proprie leggi! In fondo è il potere che si autoconcedono i dittatori…coloro che hanno o credono di avere nelle mani il potere assoluto. Forse è da questo inghippo che si origina la millenaria opposizione delle religioni per le leggi di natura o per una scienza che esplichi la funzionalità dell’universo…entro cui siamo. Esplicare, scrivere e interpretare le leggi di natura, le leggi di quell’universo, che Dio, a suo piacimento, governa, significherebbe tentare di limitare il potere di Dio! Di un Dio senza leggi, che, sia pur giusto, buono e saggio infinitamente, lo è solo a suo giudizio e senza alcun controllo: ogni legge o disposizione l'ha fatta Lui o se la fa al momento…salvo fare il contrario un attimo dopo: è un potere infinito! A conferma che il trascendente Dio lo abbiamo proprio definito noi umani a nostra immagine e somiglianza, si ritrova quì, infatti, ancora l’analogia col potere dei dittatori che detengono il potere assoluto senza scrivere le leggi…la costituzioni...i lacci ed i lacciuoli che ossessionano i piccoli governanti. Infatti le costituzioni degli stati, e le leggi stesse, sono una conquista civile dei cittadini non più sudditi...non una concessione spontanea del potere. Noto anche che siamo dentro un qui quò quà gigantesco: non si sa bene se parliamo del Dio naturalmente ininfluente della trascendenza o dei poteri forti e percepibili delle religioni nell’immanente! Ovvio che io parlo dell’immanente..da cui non sappiamo staccarci se non per illusione: del resto, come sappiamo bene, il trascendente non c’è! E’ solo frutto di una nostra debordante fantasia…o “wishfulthinking”…pensiero conforme al desiderio! ...dopo stutto è l'immanente che ci ha strutturati! Continua al prossimo nr. 2: |
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31-08-2012, 16.20.53 | #53 | |||
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
Citazione:
LA VERITA’ E’ NELLA TRASCENDENZA: 2 Citazione:
nei campi oggetto d’indagine scientifica sviluppata nelle università e nei laboratori di ricerca: una tale trascendenza/verità è invenzione teistico/teologica...per non dire frutto di superstizione:Non costituisce alcun apporto informativo per la scienza. Ovviamente, nella ricerca verso un sempre maggior conoscere, la scienza esplica ed evidenzia per mezzo della osservazione/sperimentazione, della consquenzialità logica e della esplicazione matematica, le risultanze relative a specifici argomenti che, nelle loro interazioni, possono conformare verità/conoscenze sempre più vaste e complesse. Viceversa accade che, anche nella interazione dal particolare al generale e viceversa, si strutturino teorie complesse (tipo evoluzione darwiniana, neodarvinismo, relatività, quantistica, ecc…) all'origine non ancora frutto di sperimentazione dettagliata, ma che già preannunciano, per un determinato argomento o a livello cosmologico, le possibili problematiche e ipotesi di relative soluzioni coerenti con un modello globale: le teorie ed i modelli, permettono il dedurre dal generale il particolare…e, dal particolare osservato nelle sue varie manifestazioni, risalire ai modelli ed alla grandi teorie onnicomprensive. Comunque mai, la scienza, considera tali conoscenze e modelli oggetto di fede o di verità assolute:si tratta sempre di risoluzioni esposte al vento della ricerca. Il ricercatore/scienziato, attirato dalla novità e procedendo nella ricerca, ha solo fede che qualcosa troverà, di positivo o di negativo, che, comunque, induca una sempre maggiore approssimazione ad “interpretazioni coerenti” dell’universo o del particolare campo di studio Comunque sarebbe un bel guaio se le varie entità politico/sociali di questo mondo ed, in particolare, la scienza, procedessero e si alimentassero da una fede assoluta in una trascendenza! Perseguono invece, pur in un ambito ideologico definito, eppur sempre mutante nel tempo, specifici intenti di razionalità e aderenza alla realtà fenomenica nel micro-macro universo …magari non sempre approdando ad un risultato, ma pur sempre tentando e provando nel perseguimento di un “try and error...continuo. Del resto nemmeno le religioni procedono per “fede assoluta” nella trascendenza! Quando lo fanno, fondamentalismo, sono guai: massacri, kamikaze, inquisizione, soprusi,ecc... Le religioni, invece, per lo più perseguono, pragmaticamente, particolari loro ideologie a sostegno di specifici loro interessi di immanenza: la fede nell’assoluto la lasciano magari agli adepti che manovrano nelle manifestazioni di piazza e processioni, o fanno apparire come forza votante. Citazione:
Invero “la Verità” intesa come concetto universale è nulla come nulla e inesistente è la trascendenza da cui avrebbe origine. La fede dell’uomo di buona volontà è ininfluente per la scienza e non è detto nemmeno che influisca in positivo nel globale vivere umano. In realtà, e molto probabilmente, si danno alternative meglio rispondenti alle nostre esigenze di animali sociali. La scienza, ripeto, con lo scienziato/ricercatore, non persegue una fede in una verità assoluta, peraltro “significante privo di significato”. Lo scienziato, persegue ed ha fede e soddisfazione per/nel raggiungere specifiche risultanze ed esplicazioni nei campi di indagine ed argomenti concernenti il micro-macro universo, noi compresi. Il fatto è che la scienza non può e non sa, per modalità operative proprie, perseguire o impegnarsi per entità e concetti non concreti e misurabili…finchè, appunto, non diventino misurabili…e, infatti, succede a volte…che lo diventino... misurabili: la scienza, infatti, erode sempre più i campi d’indagine gia attributi e propri della filosofia e della teologia: li affronta ovviamente con proprie modalità e tecnologie! Quindi la scienza non ci ha a che fare, nè può averci a che fare, con alcuna fede nella trascendenza o con verità assolute ove non esistono appigli concreti di impegno, nel qul caso ne prescinde totalmente. La “Verità” cosiddetta, concernente il non misurabile, il non sperimentabile, il non oggettivabile, tanto più se oltre l’immanente, può, al limite…come già accennato... essere argomento di teologia o di filosofia, ma non mai di scienza. La scienza si occupa di “verità” nel concreto ”funzionale/esplicativo”, sia pur relativizzante e caduco, ma proprio per questo sempre migliorabile in un continuo progresso di conoscenza. CONTINUA AL NR. 3 |
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31-08-2012, 21.08.21 | #54 | ||||||||
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
Citazione:
IL RISVEGLLIO DELL'ESSERCI E IL VUOTO ESISTENZIALE 3 ... Procede dal nr.: 2 Citazione:
Concepiamo il “particolare” assai piu che non il complesso…proprio perche’ è.... “particolare!! Forse è che la “particolarità” non assurge al rango di "concetto": resta una semplice concretezza…mentre un "concetto" è una astrazione…magari anche, a volte, sempre estensibile…ma è così che pensiamo e rappresentiamo la cose ed il mondo…non è questione di immanente o trascendente. In effetti, mi pare che tendi ad enunciare “funzionalità” non provate, non dimostrate e non sperimentate. Certo è un tuo modo di pensare, ma come già dissi in precedenza, mi pare più fatto di cultura personale che non di argomento… immanente o trascendente che sia. In generale, chi non ha sufficiente cultura tende a esprimersi per particolarità in ogni caso: ti ricostruisce nel dettaglio il dialogo intercorso, non ti relaziona il concetto…non te ne riferisce un esaurinte consuntivo tendente alla conclusione e risoluzione di un complesso di concetti o di un discorso, ma forse è altra cosa....che intendi? Citazione:
Comunque...chi abbia un minimo di formazione scientifica sa che c’è sempre un oltre: quando hai scalato una montagna e guardi dalla cima soddisfatto…scorgi più oltre lunghe teorie di altre catene montuose…da scalare, ovviamente! Quindi non temere .. un "da fare" ce sempre! Ma mi pare, comunque, che questa tua ultima proposizione elida la tua precedente…ma è anche ovvio che le tante particolarità di cui si compone l’universo finiscano per l’assommarsi in generalità: siamo noi che classifichiamo e disponiamo le particolarità per insiemi più o meno vasti: magari poi un insieme è definibile con un concetto ..una o più leggi che lo definiscono e lo delimitano…per il momento! Oppure può essere, come in effetti fai, che tendi a pensare e parlare per assoluti, i quali a loro volta non esistono o non hanno senso nel nostro concreto mondo del relativo. In realtà, ripeto, niente è assoluto e tu me lo confermi coi vari “non senso concernenti gli assoluti” che vai esprimendo. Infatti, in questo nuovo mondo pensante, imperversa il relativo: cè sempre un particolare più particolare del particolare...fino e oltre le più evanescenti particelle subatomiche… fermioni, bosoni ecc…fino alla trasformazione della materia in energia..per quanti….ma questo non significa che il “particolare” sia concettualmente vuoto…diciamo che è ad un livello di minor contenuto di informazione…ma possiamo sempre aumentare…ed è naturale: basti pensare a quanto contenuto di informazione abbiano aggiunto ai vecchi telefoni fissi ...a muro.. fino agli attuali iPod touch o roba del genere. Che al “particolare” possiamo sempre immettere ulterire contenuto di informazione non è un male…è un bene! Ma accade anche il viceversa: certi elementi concettuali sono definibili con un solo simbolo o pochissimi sinboli: lo perseguiamo negli SMS. Mentre dall’altra parte, a salire dal particolare al complesso, pur non raggiungendo mai in pieno l’universale assoluto, c’è sempre un complesso più complesso del complesso…fino appunto al’universo, ai multiversi ecc… In sostanza il “relativo” imperversa ed in esso, con esso, dobbiamo imparare a conviverci, a comunicare e ad esprimerci… e ci riusciamo anche... per lo più! Sembra siano i filosofi tradizionalisti che ancora si attardano coi loro assoluti. Forse fu Nietzsche a piantarla con la "metafisica degli assoluti" e a introdurre il concetto di "relativo": i filosofi tradizionali, prigionieri dei loro "assoluti", lo fecero passare per "nichilista"...in realtà era solo che affermava che le cose, le entità, i concetti, ecc.. sono relativi...anche la vita è relativa e non ha a che fare con la trascendenza... e questo diede e dà molto fastidio! ...si arriva a parlare di vuoto esistenziale, ma è solo questione che alcuni nichilisti, cosidetti filosofi, erano vittima di depressione e turbe psichiche...vedi l'eclatante caso di Cioran! Citazione:
Ma..mi pare che alla parola “trascendenza” si attribuisca un significato di concetto astratto. Che poi, l’entità trascendente, non esista o esista è questione di fede! Idem per la parola “particolare”: è comunque definita da un significante…che poi abbia o non abbia relazione con la trascendenza è ininfluente…sempre oggetto o concetto di particolare è! Quanto all’universale è pure un concetto: significa “un tutto”, ed "un tutto" esiste…comunque si costituisca...e, comunque, in espansione. Comunque qualcosa si può osservare: Forse il concetto di "un tutto" aveva senso e si poteva dire “un tutto”, “un universale”, quando l’universo era pensato come stazionario ...sempre uguale a se stesso e ce n’era uno solo…di universi…allora..per qunto immenso... limitato. Ma sono passati quasi cent’anni da che l’universo è pensato in continua espansione…e lo è veramente! E poi c’è la faccenda dei multiversi che continuamente emergono….dicono! Citazione:
Quanto al “nulla”…significa che “non c’è niente”…ma arrivare ad una “mancanza assoluta” è un po’ troppo…significa che potrebbe esserci un qualche assoluto…che sarebbe inconcepibile: “assoluto” è sempre al di là!...e poi dici che non ho il senso del limite! Citazione:
E poi ci sono le “situazioni limite”, ma non so in relazione a che cosa tu le intenda: a me non preoccupano molto…e se qualcosa, in me, cambia, non è per questioni di limiti o trascendenza! Piuttosto fra i miei intenti c’è anche quello di sapere e capire sempre più e meglio come siano andate e vadano le cose e adeguarmi..od oppormi!, ma la trascendenza in sè non mi prende…è solo una idea…un concetto! Citazione:
In fondo anche Lenin si poneva lo stesso interrogativo! Lui ha scelto la rivoluzione! Tu puoi scegliere altro! Citazione:
Finis! Ultima modifica di ulysse : 01-09-2012 alle ore 21.07.13. |
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03-09-2012, 20.58.28 | #55 | ||||
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
Caro Ulysse,
grazie per la tua dettagliata replica. In essa ritengo di aver ormai colto ciò che impedisce la nostra comunicazione. Questo impedimento non risiede tanto nel differente significato che noi comunque diamo a parole chiave (come esistere, esserci, oggettivo), e già questo è un ostacolo non da poco… ma nella diversa e incompatibile visione che noi abbiamo della realtà. Di modo che, tu mi vedi come minimo come un soggetto eccentrico, se non folle del tutto, mentre dal mio punto di vista tu sei ancora incatenato nella caverna, convinto che le ombre sul fondo siano l’unica realtà. Ciò che vorrei però farti vedere, non lo posso indicare con un dito, perché non c’é. Ed è in questo paradosso la differenza abissale tra “esserci”, ossia tutto quello che c’è, e ”esistenza”, ossia consapevolezza che il mero esserci è solo cifra della Trascendenza. Poiché lo slancio dal mero esserci verso l’esistenza consiste appunto nel superamento dell’oggettività, non può essere descritto, ma soltanto vissuto. L’altro, così come qualsiasi filosofia, può forse stimolare l’interesse, accompagnare per un tratto, ma poi è sempre il singolo, nella sua unicità, a fare il passo. Vorrei perciò farti una domanda, che può, a mio modo di vedere, essere il discrimine, a seconda della risposta che si dà, tra il voler iniziare a vedere oppure no. La domanda è: “L’esserci è per te problematico?” Con problematico non intendo se vi siano aspetti ancora non chiariti del nostro mondo, ma se tu vivi il tuo mondo, compreso te stesso, come problema. Esempi della problematicità che intendo (anche se gli esempi sono sempre un po’ fuorvianti…) sono: * Assistere alla morte della persona cara, non ci sarà più!, e chiedersi il senso della vita passata insieme e di quella futura senza di lei. * Correre in soccorso di tuo figlio che grida di dolore, e non poter far nulla se non guardarlo soffrire. * Tormentarsi nella colpa di ciò che è stato fatto, conscio che nulla potrà mai correggere l’errore, e che perciò la colpa è per l’eternità. Queste sono situazioni-limite. Dove si può ripiegare dando un senso “oggettivo” a ciò che si ha davanti (come il divenire che crea e distrugge, l’evoluzione che ha selezionato genitori responsabili dei figli per la sopravvivenza della specie, inutili tormenti per ciò che fu: ciò che è stato è stato) in modo da renderle semplici “situazioni”. Oppure... lasciare che queste situazioni-limite ti scuotano nel profondo e allora la realtà tutta diventa problematica. Se l’esserci è effettivamente problematico… allora ciò che vi avviene può farci ritrovare di fronte al Limite. E lì Verità, Libertà, Trascendenza possono suscitare nuove intuizioni. Riprendo alcuni tuoi passaggi per trarne dei possibili spunti: Citazione:
Usi il termine “esistere” come sinonimo di “esserci”, ma l’esserci è scissione originaria soggetto-oggetto e ciò che c’è è necessariamente oggetto, mentre l’esistenza, cogliendo la Trascendenza, si situa oltre la scissione. Non si tratta di mondi separati (ogni mondo sarebbe sempre e solo esserci). Citazione:
L’universale è invece la categoria a cui noi facciamo appartenere o meno i particolari (solo particolari vi sono nell’esserci). Non vi è nessuna parola che definisca un particolare nella sua essenza, in quanto ogni parola indica un universale. Il particolare non potrà mai essere dedotto dall’universale, ma solo racchiuso come in una rete dall'universale. Noi non siamo in grado di comprendere il particolare se non interpretandolo sotto forme universali. Il particolare resta sempre irraggiungibile. L’irraggiungibilità del particolare è un’altra situazione-limite, che non affronti, appunto perché limite… Citazione:
Questo è un punto molto importante, a mio avviso. Perché vi si può afferrare cosa diciamo parlando di Verità assoluta. In coda a una conferenza di Odifreddi , durante la quale aveva negato il senso di ogni fede, avevo osservato come tuttavia ogni scienziato degno di questo nome dovesse aver fede, la fede nella Verità. Dopo alcuni istanti pensosi mi diede ragione e restò assorto. Che avesse colto una situazione-limite…? Citazione:
E anche questa è una situazione limite. La libertà esistenziale non è però un fatto privato, che concerne solo me stesso. Perché… seppur paradossalmente, io sono libero, tutta mia è la responsabilità, ma nulla posso effettivamente fare senza aiuto! Paradossale vero? Eppure non è forse paradossale che io possa muovere, che so, un dito? Guardo il mio dito muoversi perché così voglio… ma come è possibile? Perché potrò studiare fin che voglio il mio corpo, la mia mente, ma resterà un mistero, come diavolo faccio a muoverlo? Mi sa che si tratta di un miracolo… Ti auguro un divenire colmo di buone nuove. Ultima modifica di bobgo : 04-09-2012 alle ore 10.48.10. |
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04-09-2012, 14.14.37 | #56 |
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
Io credo che la questione inerente l'esistenza di Dio vada espressa diversamente. Proporrei di discuterla così: ha senso ed è legittimo credere in un Dio che si interessa, bene o male, dell'Uomo?
Perchè credere nella sussistenza di un Dio è certamente lecito, come anche non crederci. Ma, più che altro, anche se lecito e ragionevole, credere è del tutto inutile se non supponiamo che Questi prenda parte alle nostre vicende. O no? |
04-09-2012, 16.15.14 | #57 | |
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
Citazione:
Ciao leibnick, benvenuto nel pensatoio. Non andrà a finire, me lo fa temere quel si interessa, con la riproposizione del paradosso di Epicuro? Ognuno è libero comunque di proporre quello che vuole, ci mancherebbe. |
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04-09-2012, 23.14.34 | #58 | |
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
Citazione:
Tuttavia, in questa impostazione mi pare che vi siano implicitamente presenti dei limiti pregiudiziali per l’argomentazione. Nel considerare l’interesse di Dio riguardo all’uomo, ne deduco che sia dato per scontato che Dio sia un’entità, magari una super entità, ma comunque un qualcosa di oggettivo che si relaziona con noi. Questa premessa è a mio avviso fuorviante. In quanto Dio compare esclusivamente nel mio bisogno di Verità, di Giustizia, di Bene. Valori che non possiedo, ma che desidero pur non conoscendoli nella loro assolutezza. E’ quindi nella brama di assoluto che ho fede in Dio. E l’assoluto, non ha nulla a che fare con l’oggettività: nell’esserci non vi è assoluto. Di modo che, considerandolo un’entità, mi ritroverei a cercare l’assoluto nel relativo: una vana ricerca. |
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05-09-2012, 13.25.30 | #59 | |
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
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L’errore sta nell’”entificare” Dio, non conosciamo il “disegno divino”. Non abbiamo la soluzione del perché siamo qui nel mondo. E penso non l'avremo mai. Per cui i tentativi di relazionarci , l’antropomorfizzare Dio il pensare che la nostra logica sia la sua o sia uno Zeus greco, ci fuorvia. E ha fuorviato storicamente anche filosofi. Sorrido alle visioni del “Paradiso” con fiumi di latte e miele. E che ce ne faremo se saremo puro Spirito? Saremo ancora legati alla materialità? Non credo proprio. Dio, se esiste, si mostra nel senso del mondo, nel significato dell’Essere relazionato all’esistenza. Per cui Esistenza, Essere, Dio, debbono avere in sé una relazione. Penso che sia la vita, la nostra esperienza, la nostra conoscenza che si esplica nel tentativo di capire il mondo dell’essenza fenomenica, del cercare un significato che leghi gli eventi singoli agli universali al “Tutto”: Non prende parte alle nostre vicende, paradossalmente saremmo dei “topi di laboratorio” se fosse così. Abbiamo il libero arbitrio, possiamo anche ammazzarci ed estinguerci dal pianeta. Siamo noi i padroni del nostro destino e questo è difficile farlo capire. Perché abbiamo storicamente sempre bisogno di pastori umani che ci dicano cosa è giusto o sbagliato. Allora preghiamo Dio che abbia indulgenza del nostro destino. Come se Lui non sapesse il nostro stato dell’essere nel mondo. Conoscere Dio è un processo di libertà, di sottrazione dall’ignoranza, perché Dio ci riconoscerà, non c’è bisogno di invocarLo: è già con noi, è nell’Essere. Il fatto di non credere in Dio, per me non ha logica. Un ateo deve dimostrami che esista una relazione SOLO nel mondo che leghi il senso dell’essere al fatto di esistere: deve dargli un significato. L’unica soluzione è quella “darwinista”, siamo animali evoluti che abbiamo un valore aggiunto in più :la capacità di conoscere. E la mia risposta sarebbe: a che cosa serve la capacità di conoscere , visto che un ultravirus ha capacità adattative estremamente più elaborate perché è un essere molto più semplice, tanto da ucciderci?. Darwinisticamente parlando è tutto da dimostrare che noi siamo ” più forti” degli esseri unicellulari. E’ vincente la semplicità non la complessità nella lotta per la sopravvivenza. Ultima modifica di paul11 : 05-09-2012 alle ore 15.00.32. |
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05-09-2012, 14.22.33 | #60 | |
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Riferimento: Sull'esistenza di Dio
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Sì, direi che possiamo anche finire lì... Oppure da lì iniziare. Quello di Epicuro non era, tuttavia, un paradosso. Epicuro, se ben ricordo, conclude sulla "indifferenza degli Dei" ragionando logicamente e procedendo per esclusione. Epicuro, tuttavia, dà per scontate due caratteristiche degli Dei: 1) che debbano essere sufficientemente "potenti" da potere il Bene od il Male; 2) che gli Dei debbano essere, necessariamente, "buoni": non buoni in assoluto, ma buoni al modo in cui l'Uomo intende il Bene. Il suo ragionamento si fonda, quindi, su due premesse etiche. Solo che la 2) vincola gli Dei a "volere" esattamente il Bene ed il Male nel modo in cui lo concepisce l'Uomo. Quindi la 2) nega la 1). Infatti se gli Dei sono abbastanza potenti da potere il Bene ed il Male, allora potranno "volere" il Bene ed il Male a modo loro e non al modo dell'Uomo. Se, al contrario, lo "debbono" volere al modo dell'Uomo, allora non sono davvero potenti come dice la 1). Insomma: o la 1) o la 2). Tertium non datur. Ciò non toglie che, pur commettendo forse un errore logico, secondo me Epicuro giunge ad una conclusione legittima. Gli Dei ci sono, esistono, ma si fanno gli affari loro. Anche gli uomini ci sono ed esistono, e anch'essi si fanno gli affari loro. Giusto? |
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