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02-05-2011, 22.58.49 | #82 |
Ospite abituale
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Ulysse, mi pare che questa discussione rischi di diventare sterile. Credo di aver capito il tuo punto di vista positivista e la tua ammirazione per la fisica, io stesso provo curiosità e interesse, a livello divulgativo ovviamente, per le questioni della fisica. Non vedo però il bisogno di questa sovrapposizione della fisica alla filosofia. Per quanto mi riguarda la mia conoscenza filosofica è infinitesimalmente piccola, penso però che prima di sentenziare che la filosofia non dia un contributo soddisfacente alla conoscenza bisognerebbe prima valutarne almeno l'estensione.
Se le ultime scoperte della fisica possono illuminare la filosofia, sono interessato di sapere come. A me pare evidente che non tutta la conoscenza può essere espressa in termini di materia e energia, se esiste anche una conoscenza in abstracto non vedo perchè dovremmo affrontarla con la fisica. E questo tanto meno dal momento che la conoscenza in abstracto credo sia su per giù l'ultimo pensiero nella testa di un fisico. |
03-05-2011, 11.03.16 | #83 |
Ospite abituale
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
La contrapposizione polemica tra la vuota filosofia e la scienza vitale mi appare come una caricatura vecchia e superata.
La scienza e la filosofia sono parti integranti l’una dell’altra e si arricchiscono a vicenda. Non riesco a concepire una teoria scientifica che non sia basata su presupposti filosofici e viceversa. Prendo ad esempio la scoperta scientifica che ritengo più rivoluzionaria, la teoria dell’evoluzione di Darwin. Ebbene il motore dell’evoluzione è il caso, un concetto studiato a lungo dalla filosofia, con tutte le sue implicazioni sul determinismo-indeterminismo, libertà-necessità della realtà. Se la teoria dell’evoluzione è vera allora la realtà è un farsi, un divenire contrassegnato dall’originalità e singolarità, in breve una storia. Questo pone dei limiti evidenti alla scienza, alla conoscibilità della realtà, laddove lo scienziato, l'uomo in generale è un protagonista della storia, non l’osservatore neutrale. Il fatto che i problemi specificamente filosofici siano persistenti e tuttora irrisolti non è un segno di inutilità o sterilità della filosofia ma della loro importanza e difficoltà. Il problema dell’essere ad esempio è un mistero. Sul tema del conoscenza e del metodo della filosofia accolgo il suggerimento libertario e liberatorio di Feyerabend, anything goes, che mi appare quello più vicino al modo di operare della natura, attraverso prove ed errori. |
03-05-2011, 11.23.35 | #84 |
Ospite abituale
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Gli interrogativi possono essere i seguenti:
1)- perché si forma lo stormo? Perché si origina il pensiero CHE DECIDE? 1) Vivere in gruppo aumenta la sorveglianza (teoria dei molti occhi). Dimostrata nei colombi selvaggi e negli struzzi. 2) Tanto più il gruppo è numeroso, tanto minore è la probabilità dei singoli di venire predati (diluizione dell' effetto rischio). Ipotesi dimostrata, tra l' altro, in quegli insettucci che «pattinano» sull' acqua, denominati idrometre. 3) Il trovarsi all' interno del gruppo diminuisce ulteriormente il rischio di quegli individui che si danno da fare per posizionarsi il più internamente possibile (teoria del gruppo egoista). Descritta in pinguini e nei pesci-sole. 4) Il muoversi insieme di tanti individui rende difficile per il predatore concentrarsi su una preda definita (effetto confusione). Dimostrato in molti uccelli e pesci. 5) Agire insieme consente di esprimere comportamenti coordinati di difesa (mobbing). Osservato in molti mammiferi, come i babbuini e i buoi muschiati, e uccelli, come i corvi. Per quanto concerne il caso specifico degli storni, gli autori ritengono che un effetto importante sia quello derivante dalla difficoltà del predatore di concentrarsi su una specifica preda (effetto confusione), ma che siano anche efficaci e sinergici l' effetto gruppo-egoista e la diluizione dell' effetto rischio. Anche il fatto, inoltre, che il gruppo assuma continuamente forme diverse, detto comportamento proteiforme, certamente procura vantaggi alle prede che così facendo disorientano il predatore. Tornando al discorso iniziale, e cioè al fascino di queste evoluzioni aeree, un altro aspetto che può facilmente essere rilevato è che la distanza tra i singoli storni diminuisce drasticamente appena appare un predatore. http://archiviostorico.corriere.it/2...00401061.shtml E' un argomento di cui si occupa, ovviamnte l'etologia ma è applicabile mutatis mutandae anche al comportamento umano e se ne potrebbe occupare persino le scienze militari. Che cosa è che relaziona la prima domanda " perché si forma lo stormo? " alla seconda " Perché si origina il pensiero CHE DECIDE? " Vediamo cosa afferma un equipe di scienziati, precisamente il reparto di eccellenza, l’Unità Operativa di Neuroriabilitazione ad Alta Specialità San Raffaele diretto dal dott. Marco Sarà, che si occupa di pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza, provenienti dai reparti di Reparti di Rianimazione, Neurochirurgia e Neurotraumatologia. Per rispondere a questa domanda stiamo lavorando su più “linee di ricerche, una di queste riguarda la natura stessa della coscienza. Un danno al cervello può provocare diversi tipi di deficit (perdita della vista, del linguaggio, totale incapacità di comunicare con il mondo esterno) senza provocare alcun danno alla coscienza. Deve infatti essere premesso che non è mai stata individuata un’area cerebrale specifica della coscienza. Oggi le neuroscienze più avanzate stanno trovando in alcuni fenomeni naturali dei modelli per contribuire a definire come funziona la coscienza. Faccio un esempio: la coscienza può essere considerata un “fenomeno emergente”, cioè uno di quei fenomeni che traggono origine dagli elementi di un sistema di partenza, con la formazione di particolari aggregati (o stati) che posseggono proprietà nuove e riconoscibili. Un esempio naturale, sotto gli occhi di tutti, è rappresentato dagli stormi di uccelli ed i loro movimenti. Lo stormo, infatti, si forma da elementi che sembrano indipendenti e che poi interagiscono in modo coordinato e vantaggioso per i singoli componenti (come ad esempio nella migrazione), formando così comportamenti riconoscibli. Sembra che anche la coscienza, insieme ad altre funzione cognitive superiori, funzioni come il "sistema stormo": “stormi” di neuroni si formerebbero a costituirla, stormi che possono poi dissolversi come nel sonno, quando si riduce la capacità del nostro cervello di formare connessioni e pertanto siamo meno coscienti. La garanzia della possibilità che si formino questi “stormi” è rappresentata, nel caso del cervello, dalla connettività (l’integrità delle vie, costituite di assoni, che connettono i neuroni tra di loro). Quello che si dice dopo è molto interessante per capire qualcosa intorno alla coscienza quella biologica da non confondersi con le altre accezioni di coscienza, meno che mai con la coscienza morale o con autocoscienza...ecc. Se si confondono i vari piani ovviamente non si capisce alcunché e tanto meno si può pretendere di spiegarlo ad altri. I sistemi emergenti - come la coscienza - sono caratterizzati dall’impredicibilità dei comportamenti “in uscita”: un sistema instabile ed impredicibile è vitale e, in quanto ancora dinamico, è potenzialmente in grado di migliorare. Il nostro modello vede il danno cerebrale come una “decomplessificazione” del cervello e, in un certo senso, i fenomeni emergenti sono “figli” della complessità. Ad esempio, l’elettroencefalogramma di una persona sana è estremamente impredicibile (il segnale elettroencefalografico si comporta in un modo che nessun modello di tipo matematico può “prevedere”). Questo perché il nostro cervello è un sistema complesso e pertanto in grado di determinare la comparsa anche di fenomeni emergenti (una caratteristica dei sistemi complessi è proprio l’impredicibilità dei parametri in uscita). Anche la coscienza biologica è un sistema impredicabile che alcun modello di tipo matematico può prevedere. Accostare 1)- perché si forma lo stormo? Perché si origina il pensiero CHE DECIDE? è meno che dilettantesco. A proposito di quella che viene spacciata per unanimità scientifica e per certezza scientifica dagli ideologi, gli scienziati che hanno titolo per chiamarsi tali vale le pena di ascoltare quello che ci spiega Marco Sarà "...ancora oggi è difficile dare una definizione univoca della coscienza anche se i ricercatori ne hanno coniate molte" e si tratta di coscienza nella sua accezione biologica. (continua...) |
03-05-2011, 19.22.10 | #85 | |||||
Ospite abituale
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
Io le considero a volte interessanti, queste discussioni, sia perchè sempre qualcosa mi dicono dell'interlocutore...ma anche di me medesimo. Trovo soprattutto interessante il diverso punto di vista circa i medesimi concetti e argomenti...punti di vista in cui mai concordiamo, ma che a me fanno tuttavia pensare alle tante possibilità che abbiamo nel valutare cose, fatti, e pensieri, avvenimenti e teorie: forse esagero, ma direi che mi aprono la mente...per lo meno ci faccio esercizio...è qualcosa del genere che tu dici farebbe la filosofia e che io dico farebbe l'esercizio della ricerca scientifica. Soprattutto penso quanto sia strano che, pur parlando la stessa lingua e pur avendo una provenienza culturale analoga, per lo piu' non ci comprendiamo. Certo, così come tu dici di conoscere pochissimo di filosofia così anch'io sò di conoscere pochissimo di fisica, di neuroscinze o della stessa filosofia. Quindi entrambi non ci illudiamo di poter dare un effettivo e innovativo contributo di conoscenza. Resta però che entrambi restiamo radicati alle nostre opinioni di base e nulla sembra smuoverci da quel certo "pregiudizio" che fa sì che abbiamo una Vision diversa su quasi tutto. Citazione:
Citazione:
Citazione:
Come già altrove ho detto, le attribuzioni ad indagini folosofiche o scientifiche, in alternativa, non dipendono dal tipo di argomento, ma dalla possibilità o meno di applicazione del metodo scientifico alla disanima di quell'argomento nell'intento di ragiungere un risultato chiarificatore espresso in termini logico-matematici. In realtà, in relazione ad una qualunque problematica preferiamo spesso giungere ad una soluzione scientificamente/quantitativamente dimostrata piuttosto che avere una opinione filosofico/qualitativa...ma è anche vero che spesso non c'è altro che la filosofia. Ad esempio, infatti, non saprei se questa nostra disanima si possa attribuire al campo della filosofia, ma è certo che la scienza non ci ha a che fare. Citazione:
Persino di autogenerazione dell'universo arriva a parlare Hawking! Comunque io parlo di soluzioni, forse al filosofo non interessano soluzioni...ma solo speculazioni...che vanno benissimo ...in stratto! |
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04-05-2011, 02.19.25 | #86 | |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
Qualsiasi altro modo di conoscere e organizzare la conoscenza che non terrà conto dell'individuale funzionamento della mente, sarà soggetto a una contraddizione in termini. Un esempio possono essere i fedeli di una religione che hanno fede nel tipico modello di conoscenza metafisico e dogmatico della religione ma poi nella pratica fanno tutt'altro e (forse) inconsapevolmente si comportano comunque secondo come sono fatti. Troppo "meccanicista" forse? |
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04-05-2011, 09.55.59 | #87 | |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
La storia del "caso" è così impregnata di ideologismi che si evita sempre di parlare più approfonditamente sulla questione. Solitamente si dice che c'è un effetto ed una causa. Per parlare veramente di "caso" l'effetto non deve avere alcuna causa. Questo è l'unico modo per parlare di "caso" in modo approfondito. Ora mi si dica quando l'effetto non ha alcuna causa. MAI! Quindi il caso non è un termine evidente ma aggiunto in modo da sembrarlo. Uno dei momenti storici in cui il caso è sembrato essere non solo epistemico ma ontologico, è stato quando si è incominciati a parlare della meccanica quantistica. Il problema è che, prima di tutto, la m.q. non risolve ancora del tutto i misteri (dell'indeterminismo)... ma anche se li risolvesse avremmo comunque una causa ed un effetto; infatti abbiamo una legge (la meccanica quantistica) che spiega l'effetto (il fenomeno). Solo se le leggi della m.q. fossero anch'essi casuali potremmo sostenere che non esistono cause. Ma se non esistessero cause non potremmo nemmeno avere conoscenza della legge della meccanica quantistica. Questa è una ovvietà ma che, non so perchè, viene poco intuita. Quindi si evince come la nostra stessa conoscenza delle leggi (anche quelli della meccanica quantistica) sono la prova che esistono cause e che quindi il concetto di "caso" è improprio. La mia conoscenza del futuro (del piu probabile, o del piu utile ecc.) è causa del mio impegno verso un progetto. Se io non fossi a conoscenza di nulla, perchè tutto sarebbe casuale, non potrei fare progetti. Darwin e l'evoluzionismo immaginano un mondo senza progetti, un mondo casuale che si muove senza alcuna direzione. Ciò è falso. La nostra stessa esistenza e conoscenza lo testimonia. La questione è ideologica in quanto il "progetto" indica un ente che con la sua volontà pianifica il futuro. Ma la questione è di lana caprina, anche eliminando il legislatore (colui che crea i presupposti perché le cose vadano in un certo modo) non si possono eliminare le leggi che noi conosciamo e che sono la causa del mondo stesso. Infatti, come ho già ripetuto più volte, solo attraverso l'esistenza di quelle leggi, noi conosciamo e possiamo pianificare il futuro. Quindi non si elimina il progetto sostenendo che non ci sia alcun progettista. Anche noi uomini non siamo progettisti nel senso che creiamo le leggi, ma attraverso la conoscenza di queste leggi che fanno parte del progetto (che potrebbe anche non avere un progettista.... ma lo si deve dimostrare) pianifichiamo il futuro. Quindi il "caso" cos'è e dov'è? E' una BALLA colossale di una ideologia Ottocentesca che muove da Darwin fino a i giorni nostri (purtroppo). |
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04-05-2011, 15.08.51 | #88 |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Io penso che la mente funzioni al meglio quando ha degli schemi di riferimento. Questi schemi possono corrispondere alle nostre prime esperienze, alle nostre credenze o a delle caratteristiche innate. Il nostro comportamento consiste per lo più nell'adattare i nostri schemi alle situazioni. Quanto più questi schemi sono duttili e complessi, tanto più è intelligente la nostra attività. Dato che questi schemi variano da individuo a individuo e che un metodo deve avere il pregio di essere compatibile con gli schemi che abbiamo, è impossibile che esista un metodo universale che vada bene per tutti. In questo senso lo studio della storia dell'uso della ragione servirà a rilevare quale metodo, inteso come sistema filosofico, sia più adatto al proprio filosofare. Oppure si potrà adottare un approccio eclettico. In ogni caso sia che si prenda poco o tanto spunto dagli altri, sia che si sia più o meno originali, il filosofare diventa poi una caratteristica peculiare dell'individuo, va inventato, a meno che si riesca a trovare qualcosa di tanto congeniale alla propria natura da poter essere adottato in tutto e per tutto. Forse ci si più immedesimare tanto in un dato sistema filosofico da fare poi della propria vita un interpretazione dello stesso.
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04-05-2011, 19.33.39 | #89 | ||||||||
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
E’ arduo dire quale possa essere il momento di cesura o di sorpasso sulla filosofia dell’esplicarsi della scienza, …forse si potrebbe indicare, simbolicamente, il 1859, anno in cui Darwin pubblicò “L’origine delle specie”. Infatti ho l’impressione che di lì sia iniziata la fase discendente della filosofia che troppo si attardava e si attarda sulla speculazione metafisica..ed ancor oggi sembra, che non possa abbandonare il mito di un senso trascendente della vita e dell’universo. Per la scienza la fase ascendente era già iniziata da tempo. Citazione:
Da allora per teoria o trovato fisico/scientifico si intende una formulazione matematica delle leggi della natura…., altrimenti si tratta di ipotesi o speculazione filosofica che magari sfocia in semplice opinione. D’altra parte è proficuo, anzi inevitabile, che le varie scienze si integrino reciprocamente e credo che anche il pensiero filosofico abbia dato contributi preziosi Alla teoria di Darwin, però, non credo la filosofia del tempo abbia dato un grande apporto…se mai è vero l’inverso: l’intuizione evoluzionista ha dato e dà un apporto, direi un assestamento, al pensiero filosofico e scientifico, che sempre più si è evoluto su tale linea, nonostante le molte opposizioni. Comunque è un fatto che parlole come "evoluzione" e "mutazione" sono oggi entrate nel linguaggio comune. Citazione:
Citazione:
In qualche modo anche il caso c’entra, ma è un “caso con rinforzo di scelta”: concetto non considerato dalla filosofia tradizionale. Facciamo il caso di una bella ragazza…non è bella per caso! Lo è perché una serie di eventi sono stati scelti per farla qual è…in primis perché una madre bella ha scelto un maschio macho con cui procreare…o viceversa. Un bel pavone ha una coda splendente di colori perchè la pavoncella tende a scegliere pavoni maschi con coda splendente…sempre più. Purtroppo, a volte, la fregola ci fa cedere ad interventi con scelta casuale, ma ciò è dannosissimo alla evoluzione della specie. Citazione:
In effetti il mondo è dinamico in continua mutazione. Il futuro non esiste: lo facciamo noi…o, piuttosto, lo predeterminiamo…secondo convenienza! Per quanto è vero che non sempre, scuotendo l’albero, le mele cadono nel cesto: spesso cadono fuori…a volte vicino, a volte lontano. Infatti siamo protagonisti ...se ci diamo da fare,… ma anche spettatori se confidiamo nel caso…od osservatori filosofi se profittiamo della coscienza…della coscienza Citazione:
Citazione:
Questo “essere”, ad esempio, cosa sarebbe? Perchè dovrebbe essere un problema e perchè dovrebbe essere un mistero? In definitiva cosa vorremmo cavare da un problema che è un mistero? Non è un arzigogolare a vuoto? Sul piano scientifico assumo una indagine se ho speranza di soluzione…al limite se ho un qualche indizio o una qualche intuizione o teoria, se no mi rivolgo ad indagini più proficue. Ma forse la filosofia non cerca soluzioni!...e allora…cosa cerca? Citazione:
Ma ne ho un’altra: “tutti i problemi o quesiti hanno soluzione, nessuna soluzione è perfetta, ma sempre si può migliorare” Forse è meglio…anche meglio di “anything goes”! In ogni caso, mi spiace per Feyerabend, ma il metodo c’è, sia pure non necessariamente universale… c’è ed è bene attenervisi…se no, se si lascia che le cose vadano…si finisce nel pantano! |
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04-05-2011, 21.15.01 | #90 | ||||
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
E' un pò qui il pericolo del costituirsi in schemi e metodi ...che essi, per prigrizia di pensiero o per non attitudine all'osare si irrigidiscano in pregiudizi. Quando ci si lamenta degli anziani e li si vorrebbe rottamare, è perche essi, pur avvantaggiati dalla esperienza, tendono ad applicare i vecchi metodi alle sempre inevitabilmente nuove situazioni: vanno per analogie...e se le analogie sono troppo strette cadono in buca....d'altra parte anche i più giovani, mancando di esperienza ed anche di metodo(!) possono pure cadere in buche anche più profonde. L'ideale è essere innovativi , ma con prudenza. Questo signifuca che sì si puo' pensare ad un metodo universale di pensiero, ma solo di larga massima...in fondo le nostre vite non diferiscono poi tanto..per quanto vi può essere una certa diversità nelle modalità di approccio al pensare fra un impiegato di banca e un astronauta..o fra un giapponese e un parlante lingua neolatina. Anche nell'approccio alla medesima ideologia vi sono diferenze fondamentali: basti considerare i riti cattolici praticati nei paesi latini e confrontarli con quelli praticati nell'america latina o in Mozambico, ecc... Citazione:
Si tratterebbbe di vedere quanto sono grandi queste linee Citazione:
In parte l'origine è di ordine esperienziale come detto sopra...e, a parte gli usi e costumi specifici, un certo raziocinio lo utilizziamo tutti: siamo umani perche operiemo in similitudine..e perchè contiamo su di un minimo livello raziocinante...al di sotto saremmo minus abens...magari scimmie. Ma la parte fondamentale ci proviene dall'evoluzione: si dice che lo zoccolo del cavallo e formato dal terreno della steppa...così il nostro organo cerebrale è conforme all'essere terrestri: intendo dire che l'ambiente terra e le esigenze di sopravvivenza in questo ambiente fin dai primi quadrumani arboricoli...e fino all'HSS....attraverso le varie fasi HOMO...ha strutturato pezzo per pezzo il nostro cervello in modo analogo...da un piccolo cervello di mezzo chilo fino al grande cervello attuale di 1,3 kg...e in conseguenza e interazione ne ha strutturato la modalità di approccio al pensiero: l'antropologia trova che fin da 10.000 anni fa non ragionavano molto diversamente da noi..avevano già un metodologia di pensiero...l'astrologia fu elaborarta ab origine nella Mesopotemia...credo!.. In conclusione mi pare che una metodologia di base e comune del pensare esista e che le grandi linee di cui parlavo non siano poi così grandi. Citazione:
Non mi spiego, però, perchè gli indiani siano così bravi matematici! Tutte le teorie hanno il loro buco dopo tutto! |
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