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05-05-2011, 13.22.25 | #92 |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
(seguito)
[Approfitto per correggere alcun proposizioni che risultano incomprensibili. (Il post è stato pubblicato ma non c’è stata la possibilità di editare come di solito è possibile… per un certo lasso di tempo). Correggo quindi la fine di quel post che vuole significare questo : A proposito di quella che viene spacciata per unanimità scientifica e per certezza scientifica dagli ideologi, vale le pena di ascoltare quello che gli scienziati che hanno titolo per chiamarsi tali, affermano. Ci spiega Marco Sarà: "...ancora oggi è difficile dare una definizione univoca della coscienza anche se i ricercatori ne hanno coniate molte" e si tratta di coscienza nella sua accezione biologica] Detto questo, senza alcuna pretesa di oggettività e per quel che vale, mi è piaciuto il post di Dubbio, semplice essenziale ed incisivo. #87 (permalink), come pure quello di CVC #82 (permalink) e quello di baylham #83 (permalink) La terza domanda di Ulyssei è: 3)- interagiscono casualmente, deterministicamente, secondo probabilità Casualmente: non è proponibile alla mia ragione. Ci saranno spostamenti dei singoli storni o qualsiasi altra azione singola secondaria rispetto all’azione perseguita come obiettivo primario, che potrà essere incomprensibile ad un osservatore esterno e che potremmo definire irrazionale perché determinata da colpi d’occhio imperfetti, dall’umore del singolo storno , insomma dalla sua piccola psiche…non azioni casuali. Secondo probabilità: questo non riguarda come interagiscono ma riguarda il nostro metodo di matematicizzare quel fenomeno complesso per mezzo del calcolo probabilistico. Non significa affatto contraddire il determinismo, cioè il rapporto causa effetto di ogni singola azione di ogni singolo storno. Una cosa è la realtà un’altra cosa è il metodo che usiamo per misurarla. Lo stesso vale per la fisica quantistica…ci serviamo della rappresentazione probabilistica perché allo stadio attuale è un metodo che da buoni risultati nel senso che la rappresentazione probabilistica dello "stato" delle particelle è utile e sufficiente a risolvere problemi di ordine scientifico e tecnologico. Come diceva Dubbio se non ci fosse una relazione causa effetto non si formerebbero gli stormi di storni. La riflessione filosofica si è occupata e si occupa anche di questo : vedere il rapporto causa-effetto come un nostro modo di pensare (categoria trascendentale, ineludibile forma del pensare, a priori della mente) o struttura della realtà (ontologia della realtà diveniente)? Kant pensava che la struttura della realtà è nella noumenicità e pertanto inconoscibile. Personalmente ritengo che non vi sia alcunché di noumenico e che il noumeno sia un escamotage mitico. Credo invece che la realtà diveniente sia ontologicamente deterministica cioè che il dinamismo causa effetto sia necessario e intrinseco al divenire….lo credo almeno fino ad oggi...senza pretendere di affermarla come verità. Ultima modifica di Giorgiosan : 05-05-2011 alle ore 17.32.59. |
05-05-2011, 21.00.52 | #93 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
Ma in effetti hai pure ragione…soprattutto non tutti i mali vengono per nuocere! Ma non è io consideri le "filosofia" un male..anzi cerco di capirci sempre più! Considero, piuttosto, un male, o un malinteso, il continuare a elucubrare su argomenti “oramai” inconsistenti e consunti: che la scienza ce ne liberi!...o già ce ne ha liberati!. Ho detto “oramai” perché, mentre in antico (ma non poi tanto) ancora si credeva all’intervento metafisico... “extraterrestre”, alla escatologia dell’universo,… oggi la cosa dovrebbe essere superata. Ce l’ho in particolare con le cosiddette domande esistenziali: di dove veniamo, dove andiamo, chi siamo,…il senso della vita…. che se non è escatologico non vale!...ecc… tutte cose che ancora sento proporre. E poi c’è l’essere…cosa sarebbe questo “essere”...perchè è un problema? Un mistero da svelare? Ecco, vorrei sapere cosa s’intende con “l’essere”…e poi sarò felice! Quanto ai paradossi hai pure ragione: banalmente, forse e ad esempio, dalla vecchia storiella di Achille e la tartaruga o della freccia che mai può raggiungere il cervo che fugge, abbiamo tratto il concetto di infinitesimo…ecc…. Citazione:
Ma non è che si dovrebbe invece entrare nel merito degli argomenti che angustiano o entusiasmano l’umanità?... anzichè rispolverare vetusti argomenti di antichi filosofi, certo grandi al loro tempo, ma oggi interessanti solo per chi si occupa di storia del pensiero umano?...negli ultimi diecimila anni! Vien quasi da dire che come per i santi...si entra nella storia solo da morti...o quasi! Ma riconosco che potrebbe essere essenzialmente la mia intrinseca tensione al “problem solving” che mi spinge a questi pensamenti. Mi pare esistesse, nella scuola italiana, un’atavica questione: studiamo il latino e il greco così impariamo a ragionare oppure studiamo matematica e fisica insieme con le varie tecnhiche operative…magari di più immediato utilizzo? Credo che alla fine si sia riconosciuto che anche le scienze, fisiche o astratte che siano, sopperiscono alla ragione e ne introducono il metodo di raziocinio. Citazione:
Esiste una “conoscenza inconoscibile”? mi parrebbe una contraddizione in termini! In fisica parlando di "teoria del tutto" si intende l’unificazione delle grandi teorie di interpretazione dell’universo, ma credo che oramai si disperi e si tentino altre strade. Nella filosofia cosa si intende? Indagini metafisiche? Mah! Anche questo mi parrebbe vano e vuoto! A proposito di “metaconoscenza” riporto da Wikipedia in rif. a metodologie e modelli di apprendimento: ”Le strategie metacognitive implicano la conoscenza di una zona dell'iceberg-apprendimento assai difficile da esplorare, anche per i grandi psicologi clinici. Noi, tra l'altro, non possiamo trasformare la scuola in una clinica della formazione. La metacognizione non è un "affare" che riguardi solo gli psicologi, o tutt'al più i pedagogisti (gli psicopedagogisti), ma coinvolge direttamente i "disciplinaristi". Gli approfondimenti più efficaci in materia ci provengono proprio da coloro che si avvicinano alle discipline con occhio "gnoseologico" (e non solo "epistemologico"), cioè da quegli studiosi che non mirano solo alla struttura concettuale della disciplina, ma la guardano come ad una possibile mappa di funzionamento della mente (e dunque alla disciplina come "veicolo", "medium" di conoscenze qualitative, procedurali, immaginative e non solo dichiarative).” Non ci ho capito niente! Ma vi appare che la metaconoscenza riguarderebbe le varietà degli argomenti e non sarebbe esclusiva questione di “filosofia”. Ne viene sempre fuori che l’unitarietà del pensiero filosofico si và sgretolando in una miriade di scienze derivate (o metodologie scientifiche) che addentano lo stesso osso…forse per tensione ad applicazioni contingenti. ciaiociao Ultima modifica di ulysse : 06-05-2011 alle ore 13.43.30. |
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06-05-2011, 12.45.20 | #94 | |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
Questo titolo e l’articolo che seguiva è di genere scientifico: Il destino dell'Universo La teoria del Big Bang descrive l'origine e l'evoluzione dell'Universo fino ad oggi, ma quale sarà la sua evoluzione futura ? Elenco una serie di teorie scientifiche che ipotizzano diversi futuri ultimi. -Big Freeze e morte termica -Big Rip: tempo infinito, vita finita -Big Crunch: tempo finito, vita finita -Multiverso: nessuna vera fine Elenco alcune escatologie politiche: -Escatologia marxista -Escatologia nazista Il linguaggio religioso usa il tradizionale termine “escatologia/e” per indicare quali siano gli esiti di questo universo ed anche le escatologie religiose sono diverse. Dal punto di vista filosofico si può affermare e dovrebbe essere abbastanza scontato che vi sono vari generi, ognuno dei quali si esprime con un linguaggio suo proprio come del resto ogni branca della conoscenza, ogni disciplina. C’è anche un fondamentalismo semantico o bigottismo semantico, per così dire, che non vede come sia possibile “trasferire” i contenuti espressi in un determinato gergo/linguaggio in un una riflessione che prescinda da questi “dialetti” per coglierne l’essenziale , senza disprezzarne o escluderne nessuno. A coloro che lo fanno si schiude la possibilità di una conoscenza che prescinda dai vari ambiti regionali e che non si faccia impigliare dal diverso lessico: questa conoscenza si chiama filosofia, o amore per la sapienza. Senza dimenticare che ogni linguaggio è solo ed esclusivamente simbolico. |
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08-05-2011, 22.33.31 | #95 |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Riguardo alla riflessione sugli "storni-neuroni", una cosa che non sono ancora
riuscito a capire è se l'osservatore degli stormi stia osservando il suo pensiero o il pensiero in modo oggettivo. Nel primo caso sarebbe un esame della coscienza e non del pensiero, dato che non è possibile farsi un'idea del pensiero trascurando i pensieri inconsci, che rappresentano il 90% della nostra attività cerebrale. L'unico modo per scorgere il movimento degli storni-neuroni è forse quello di misurarne la carica elettrica, infatti i neuroni comunicano tramite l'elettricità. Questa metafora fra particelle elettriche e storni non mi sembra felicissima, comunque trovo interessante provare a rispondere alle domande riportate da Giorgiosan: - Perchè si forma lo stormo? - Gli storni interagiscono casualmente, deterministicamente, secondo probabilità? Lo stormo si forma per abitudine, pensiamo perchè siamo abituati a farlo. La spiegazione che da Piaget alla formazione delle abitudini è l'esistenza, a livello biologico, di una totalità assimilatrice che si conserva assimilando il mondo esterno. Le leggi funzionali dalle quali derivano gli schemi dell'intelligenza risalgono alla vita biologica. I movimenti involontari prodotti dai muscoli lisci come il battito cardiaco o la respirazione, avvengono anche indipendentemente dalla nostra coscienza. Rispondo alla domanda "cos'è la coscienza" con un'altra domanda: che differenza c'è fra di noi ed un uomo in coma? Penso che la risposta sia: l'assimilazione. La coscienza è una funzione che permette al nostro organismo di (auto)conservarsi. Secondo questa interpretazione, presumo, le varie funzioni (coscienza, intelligenza, giudizio, ecc.) corrisponderebbero a schemi di origine biologica contenuti nei nostri caratteri ereditari. Questi schemi, al loro volta, sarebbero meccanismi che si consolidano funzionando e funzionano utilizzando i dati dell'ambiente esterno. Che una macchina complessa come il nostro organismo agisca casualmente lo escluderei, il pensiero "ho fame" o "ho sete" è l'esplicazione di un bisogno, non una connessione di eventi casuali. L'opzione probabilistica, per come la vedo io, è un'estensione della casualità. Se i pensieri si formano casualmente allora è una questione probabilistica. Riguardo all'ipotesi deterministica siamo di fronte ad uno dei dilemmi della filosofia. Io ritengo che determinismo e casualismo derivino rispettivamente dall'esagerata importanza che viene data all'intelletto rispetto alla sensibilità nel primo caso, e alla sensibilità rispetto all'intelletto nel secondo. Chi crede che la facoltà essenziale sia l'intelletto è portato ad avere una visione deterministica, chi predilige la sensibilità è orientato verso la casualità. Fin'ora la filosofia, mi pare, ha sempre cercato la prevalenza di una facoltà sull'altra. Potrebbe essere arrivato il momento di una visione più ampia, che cerchi di definire chiaramente l'interdipendenza fra intelletto e sensazioni. Ultima modifica di CVC : 09-05-2011 alle ore 09.13.39. |
09-05-2011, 09.15.17 | #96 | |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
Qui parliamo sempre di filosofia o filosofare? La domanda pertinente che mi pongo è: le domande e le risposte che si danno i filosofi sono deterministiche o indeterministiche? Un'altra domanda (diversa dalla prima): le domande e le risposte dei filosofi sono casuali in modo deterministico o casuali in modo indeterministico? La casualità, come si sa, è sia indeterministica che deterministica. Bisogna specificare quindi di quale casualità si sta parlando. Poi bisogna comprendere cosa intendiamo con casualità indeterministica e casualità indeterministica. Solitamente è casuale quell'effetto imprevedibile. L'imprevedibilità però dipende dalla nostra possibilità di conoscere tutti i movimenti interni. Nella casualità indeterministica i movimenti interni in pratica non ci sono, quindi gli effetti sono senza cause, mentre si da per scontato l'esistenza dei movimenti che anticipano quegli effetti che noi poi indichiamo come casualità deterministica. Questa era una premessa doverosa. State utilizzando la parola "stormo", quindi continuo pure io. Ammettiamo che esso si formi secondo una precisa causa biologica. Qui sarà semplice vedere la causa e l'effetto. Per esempio (come suggerisci) "ho fame", "ho sete" sono dei bisogni biologici che determinano un preciso "stormo" che si ripete identico a se stesso ogni volta che la causa biologica lo richiede. Esempio del poker. Ho Poker di assi, quindi si forma nella mia mente lo stormo di 4 assi. La causa sono le carte l'effetto è lo stormo. Su questo è difficile identificare una certa casualità, siamo proprio di fronte ad una precisa causa ed ad un preciso effetto deterministico. Il lato indeterministico, sempre con l'esempio del poker (che mi sembra sia anche stato oggetto di esperimento) è la possibilità che il giocatore nell'atto di bluffare, non pensi ai 4 assi ma, per esempio, a due 3. Qui la causa precisa non c'è più. Gli stormi fanno quello che vogliono... Non possiamo più affermare che il bluff sia una causa biologica. Certo potremmo anche dirlo, ma non sapremo mai quali carte in mano avrà il bluffatore sostenendo allo stesso tempo che esiste una causa biologica e un effetto preciso. In questo caso infatti ci troviamo di fronte ad un effetto imprevedibile, casuale forse anche indeterministico. L'unica speranza per prevedere l'effetto futuro è quello di domandarlo direttamente al giocatore sperando che dica la verità. Ecco... c'è almeno uno che dovrebbe avere in se la risposta giusta. Quando invece parliamo di probabilità o di casualità intendiamo parlare della nostra conoscenza del sistema. Ma se noi non possiamo prevedere cosa sta pensando il giocatore, non è detto che il pensiero del giocatore è causale. Sono due cose differenti... |
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09-05-2011, 15.18.55 | #97 | |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
Dal mio punto di vista però, il pensiero non rappresenta l'esplicazione del bisogno e spiego perchè: dire ad esempio "ho sete", per la mia interpretazione è la "semplice" operazione di traduzione in linguaggio del bisogno corporeo. E metaforicamente potrebbe essere tradotto così: io sul mio pc mando un comando in input e la macchina risponde in output eseguendo una qualche operazione che dipende dall'input. Il pensiero però non è niente di tutto questo. Il pensiero è quel processo misterioso e inspiegabile di consepolezza, apprendimento e visione dell'esperienza che sto facendo quì ed ora e di cui le scienze biologiche non sanno dare spiegazioni plausibili. |
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10-05-2011, 20.30.31 | #98 | |||||
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
Ora non sò cosa tu intenda con le citazioni riportate: forse intendi che l’espressione “Il destino dell’universo” implica una“escatologia” persino come titolo di un libro scientifico. Forse hai ragione, ma per me, la parola “escatologia” non si riferisce ad una ipotesi scientifica, ad una previsione, ad una teoria o ad un calcolo: la scienza può prevedere che l’universo abbia una qualche fine o non ce l’abbia affatto, ma non c’è un fine, uno scopo predisposto “ab origine” dal creatore: per la scienza l’universo và come và: si tratta solo di rilevare, capire, sapere ed anche cercare di sopperire, indirizzare, evitare…correre ai ripari per quanto possibile, a fronte di eventuali disastri…fosse anche la fine del mondo. L’espressione: “Il destino dell’universo” è solo un modo dire…la parola “destino” non credo sia appropriata per …l’inanimato universo…sia pur dinamicamente in evoluzione. Citazione:
L’escatologia religiosa, e così quella marxista/leninista, o di altra ideologia, ecc.. propone di operare per un fine non si limita a rilevare. Quella religiosa, poi,(da cui la parola ha origine) si estende oltre la vita fino al giudizio universale che separa i buoni dai cattivi e per quello si opera ed a quello si tende già in vita terrena… E non dico sarebbe una cattiva cosa…anzi buonissima...se fosse concretamente vera e, soprattutto, se non implicasse quegli effetti di minorità umana cui si riferiva Kant. Citazione:
Parole e simboli diversi o nuovi vengono coniati per concetti diversi…o anche, spesso gli stessi simboli/parole vengono chiamati a esprimere significati diversi per cui, per ogni significante, occorre anche indicare la disciplina di riferimento. Citazione:
Non scomoderei l’amore per la sapienza, direi, piuttosto, che è caratteristico e normale in chi s’impegna in specifici approfondimenti. Purtroppo un linguaggio universale non esiste…e dubito possa costituirsi. Citazione:
A dir il vero, mi chiedo ora, perché ci siamo infilati in questo discorso semantico: forse per giustificare i diversi significati della parola “escatologia”? Ma mi pareva, nel caso specifico, che “escatologia”implicante un inizio ed un fine etico, sia parola di per sé, abbastanza universale…o no? Riporto, per un minimo di affidabilità, dalla enciclopedia di Repubblica: “…quando le pratiche rituali cominciano a mostrare una netta volontà di separare i vivi dai morti, l’aldiquà dall’aldilà…l’esistenza dell’uomo sembra assumere una direzione precisa dalla nascita alla morte. L’amplificazione cosmica di tale destino porta quindi in evidenza l’immagine di una “nascita del mondo” e di una “fine del mondo” con ampi sistemi escatologici collettivi nei quali ha parte discriminatoria dominante un criterio etico… che si ritrova nell’ambito delle religioni storiche…che dà agli uomini una nuova visione della vita moralmente impegnativa per l’avvenire dalla quale conseguono un destino felice per i buoni e un castigo finale per i malvagi” |
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11-05-2011, 10.17.32 | #99 |
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Non credo nemmeno io che il pensiero rappresenti la semplice esplicazione del bisogno, ho solo usato l'esempio del bisogno per dimostrare che è impossibile considerare la casualità come origine universale del pensiero.
Il pensiero è la sintesi dei dati sensoriali ambientali ed interni che vengono, tramite il linguaggio, decodificati in modo tale che noi possiamo concepire il pensiero anche indipendentemente dal corpo e dai dati provenienti dai sensi. Il fatto che noi possiamo pensare astraendoci dal nostro corpo implica, a mio avviso, un'estensione dei dati sensoriali percepiti. Per quanto il nostro intelletto giudichi, riorganizzi e disponga del nostro pensiero, il "materiale" del nostro pensiero è fornito dalle sensazioni interne ed esterne. Nella questione fra determinismo e casualismo io non mi schiero. Credo sia il problema dato dall'universalizzazione dei concetti. Per Talete tutto è acqua, Per Pitagora tutto è numero, per Eraclito tutto è fuoco e movimento, per Parmenide tutto è immutabile, ora per noi tutto dovrebbe essere volontà oppure tutto dovrebbe essere casualità. Ma questo tutto cos'è poi se non ciò che viene recepito, analizzato, registrato e testato dai nostri sensi? Quando il pensiero si "accorge" di poter esistere anche indipendentemente dai sensi, mediante estensione dei dati percepiti, allora cerca un "padre" o una "madre", un' origine insomma, un' esplicazione della sua natura. E perciò ricorre alla metafisica ed alla ricerca di un tutto. Forse mi sono spinto troppo in là, forse non so nemmeno io cosa dico, comunque è un mio pensiero appunto, prendetelo come credete. Riguardo alla causa e all'effetto, a me risulta difficile concepirli separatamente dal bisogno e dall'adattamento (bisogno soddisfatto) o dal disadattamento (bisogno frustrato). Resta poi da definire la complessità dei bisogni. Ultima modifica di CVC : 11-05-2011 alle ore 14.15.44. |
11-05-2011, 13.46.18 | #100 | |||||
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Riferimento: Filosofia o filosofare?
Citazione:
L'autore dell'articolo scientifico era convinto che fosse appropriato evidentemente.... e ce no sono tanti. Il tuo punto di vista non sembra corrispondere a quello di tanti scienziati filosofi. Citazione:
nel quale una escatologia che è stata detta "trascendentale" ha la sua teorizzazione. "Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" non riguarda affatto né la fede in Dio né la convinzione che l'escatologia, in senso religioso, sia la convinzione di uno stato mentale "minoritario", al contrario giudica l'escaton necessario per la ragion pratica. Si può dire, quindi, che Kant valuterebbe il tuo giudizio sull'escatologia, poco razionale, per l'incapacità di valerti del tuo intelletto liberamente. Citazione:
Citazione:
Per il tuo fondamentalismo semantico che deriva dal tuo fondamentalismo scientista. Citazione:
Lo stesso fa la scienza...e se qualche scienziato non usa la parola destino od escatologia la sostanza non cambia. Inoltre anche le scienze vivono di fede come dimostrano le diverse teorie scientifiche sulla fine e sul principio talvolta opposte, spesso assai diverse, l'una dall'altra. Anche le scienze hanno "Genesi" e "Apocalisse"....ed anche ogni singola vita umana. Per questo l'essere umano non può fare a meno di pensarci e di rifletterci e la filosofia lo fa in modo sintetico e senza lasciarsi ingabbiare dalle pretese dogmatiche di qualsiasi sapere regionale, quale che sia... ideologia, religione, scienza, mitologia...ecc. La filosofia è libera...anche per questo forse non è vista di buon occhio da alcuni. Ultima modifica di Giorgiosan : 12-05-2011 alle ore 08.05.35. |
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