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14-11-2007, 11.35.31 | #32 |
Ospite abituale
Data registrazione: 11-10-2007
Messaggi: 663
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>
Caro Emmeci,
quando avevo ancora la mente fresca e la mia personale evoluzione mi stava portando (più o meno consapevolmente) verso quello che sono adesso, mi imbattei in quella che mi era sembrata (e mi sembra ancora) la più bella e vera definizione di "dio" (non ricordo chi abbia detto questa frase): L'universo è il corpo di dio, le leggi dell'universo la mente di dio Mi trovavo in quella fase in cui, superati gli indigesti dogmi della religione e superata l'ancor più indigesta "rivelazione", volevo anche io trovare comunque una "collocazione" a "dio", prima di escluderlo definitivamente, e quella sopra riportata mi sembrava, oltre che bella, anche un'idea molto logica e razionale, e con il grande vantaggio di essere veramente universale. In altra discussione ho anche detto che quell'idea di dio è forse la più compatibile con la famosa "ratio", quindi comprendo perfettamente il tuo sforzo; personalmente auspicherei anzi che le varie religioni, che oggi dividono l'uomo, si dissolvano in questa bella e positiva idea di un dio universale, che non ispira dogmi, riti, culti, sacrifici, sofferenze, peccati ed ermetiche "rivelazioni" destinate a pochi eletti e a qualche "furbetto del quartierino". L'unica "rivelazione" di dio che tutti comprendiamo sta proprio in quella "materia" cui qualsiasi religione, curiosamente, attribuisce solo qualità negative. Personalmente, Emmeci, sono giunto alla mia convinzione che concepire dio corpo e mente dell'universo è del tutto inutile per me stesso e per la mia vita, tuttavia guardo sempre con grande interesse a quel movimento che a partire dal '700 ha tentato di concepire una religione razionale ed universale. |
14-11-2007, 16.41.44 | #33 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>
Avevo appena steso una risposta per Katerpillar e mi sono trovato davanti le generose parole di Donella e alla fine quelle di Eretiko…Sono imbarazzato davanti alle vostre puntuali citazioni e risposte, mentre io riesco a rispondere, almeno per ora, solo a quelli che mi chiamano direttamente in causa.
Sì Donella, è veramente ammirevole quel tuo pensare “alla grande” e aprirti a ciò che chiami un “puro vitale possibilismo”, anche se una tale posizione può non tornare a tutti gradita e possa perfino ricordare quell’iniziale destreggiarsi di Kierkegaard, che non ebbe però la pazienza o il coraggio di rimanere nel suo vibrante aut-aut e decise di credere in Dio, anche a costo di condannarsi ad angosce e terrori. Vorrei però precisare che il mio “possibilismo” non significa un fermarmi come Ercole al bivio, ma un riconoscere che il dubbio è la condizione della verità, che questa è la sola base da cui può partire un filosofo perché è già in qualche modo la sua salvezza, in quanto si può dubitare di tutto solo se si ha la certezza che la verità assoluta ci sia, anche se non può essere identificata con questo o quel credo, questa o quella teoria, questo o quel concetto, perché una verità assoluta non può ammettere nulla di relativo. E allora? - mi potrai domandare. Allora una sola soluzione può essere saggia, cioè “cercare” quale è questa verità, anche se questo dovesse occupare una vita e lasciarci alla fine delusi. Sì, io penso che il gioco valga la nostra tremolante candela e che, anzi, questo dovrebbe essere il motto del filosofo: cerca la verità anche se non la incontrerai sulla tua strada o se avesse l’aspetto della tua morte….Forse essa apparirà a filosofi più forti di te, oppure ai gigli del campo, a quei moscerini che vedo nascere sulla tua tomba. O forse in quell’aprirsi dell’infinito. No Eretiko, io non parlo di Dio come di una materia dell’universo – non gli attribuisco nessuna qualifica, positiva o negativa, ma lo vedo come ciò che è veramente assoluto, cioè oltrepassa ogni idea che ce ne possiamo fare: come ciò che è talmente astratto da balzare oltre l’ orizzonte di questo o di qualunque altro pianeta, anzi di ogni universo – tanto da suggerire piuttosto la parola nulla che la parola essere: non solo, ma sono convinto che proprio per questo, cioè perché per noi non esiste, egli sarà sempre possibile e si è assicurato l’eternità. [Chi sa, mi piacerebbe sapere se qualcuno di quelli che in questo forum rivelano di credere in Dio può riconoscerlo in ciò che ho detto e che sembra sfidare la logica delle religioni, benché, a chi scavi nel proprio intimo, dovrebbe sembrare evidente che egli crede in Dio non solo anche se non lo vede, ma anche se Dio non c’è]. |
14-11-2007, 16.53.57 | #34 | |
Utente bannato
Data registrazione: 19-09-2007
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>
Citazione:
D'altronde, con tutte le meraviglie che l'essere umano può mirare e comprendere anche con la ragione, oltre che con il proprio cuore, come poter riconoscere alla Materia un'anima .. ? La "vita ratio" non avrebbe alcun "senso"... ( "senso" delle cose: da un punto di vista esteriore e fisico .. e come negarlo ? ) |
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14-11-2007, 17.54.23 | #35 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 343
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>
Citazione:
Tempo fa Faqir mi ha mandato queste parole: Da Abû Hurayrah, Allâh sia soddisfatto di lui, che disse: «Il Profeta, la Grazia e la Pace divine siano su di lui, ha detto: "Allâh, sia Egli esaltato, dice: 'Io sono secondo l'idea che il Mio servo ha di Me, ed Io sono con lui quando Mi menziona; e se Mi menziona in cuor suo, lo menziono in cuor Mio. E se Mi menziona in pubblico, lo menziono in un pubblico migliore di quello; e se si avvicina a Me di un palmo, Mi avvicino a lui di un cubito, e se si avvicina a Me di un cubito; Mi avvicino a lui di un braccio; e se viene da Me camminando, vado da lui correndo'"». |
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14-11-2007, 18.46.36 | #36 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>>
E finalmente posso rispondere al mio katerpiller, capace di voltare e rivoltare le nostre animistiche proposizioni….No, non mi sembra di averti accusato di ignorare le esperienze fatte dall’uomo e le architetture da lui erette sulla materia. E tanto meno ora, che ti sento addirittura ammettere che l’uomo ha un compito di fronte all’intero universo (lasciando da parte quell’ironia con cui mi pare tu abbia parlato della biblica pretesa di fare dell’uomo la creatura privilegiata e ultima della natura).
Mentre, quanto alla possibilità di effettuare riparazioni ai guasti dell’universo, ti trovi d’accordo, se non con me, con quei critici superciliosi che hanno rilevato come il Creatore difettasse di conoscenze che un semplice ingegnere oggi possiede, creando stelle che stelle non sono, organi che non hanno funzioni (come l’appendice o la coda), seguendo una tecnica veramente antidiluviana nel guidare un’evoluzione che nemmeno Darwin riesce veramente a giustificare, con la conseguenza di dover seguire arzigogolate ramificazioni e mandare a morte milioni di esseri disadattati…....Però riconosci che ciò che giustifica errori e lacune è la complessità di questo universo, di cui sarebbe incerto lo scopo, mentre questo non è del tutto vero, poiché è ben noto agli incliti e ai dotti quel principio antropico che, con un sillogismo perfetto, dimostra che l’universo è fatto così perché l’uomo lo possa abitare e studiare. E forse l'explot della scienza era previsto se non ironicamente benedetto da Dio, in quanto poteva divenire utile al momento dell'apocalisse. Anche se noi, in un momento di rabbia, potremmo essere tentati di portare la scienza più indietro non dico di Newton ma per lo meno di Fermi e di Oppenheimer, in modo che a quell'abominevole evento non si giunga mai. |
14-11-2007, 21.38.38 | #37 | |||
Ogni tanto siate gentili.
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?
emmeecì
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Eppure dagli assunti quotati mi era sembrato di capire in quel modo. Ma poiché faccio fatica a seguirti allora posso essermi sbagliato. In ogni caso quello scritto fa parte della mia dicotonomia: materia/uomo, per cui togliendo "le sovrapposizioni architetturali della memoria", come poeticamente ho affermato, crollerebbe tutto il castello con dentro i castellani. Ciao. Giancarlo. |
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14-11-2007, 22.13.09 | #38 | |
Utente bannato
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?
Citazione:
<<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?>> Perché Dio per me è Tutto, Dentro e Fuori di me, mentre io sono un nulla, ma molto ricco proprio perché .. non ho nulla |
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15-11-2007, 22.41.33 | #39 | |
Ogni tanto siate gentili.
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?
Parte seconda../..
emmecì Citazione:
Non mi riconosco in quei critici superciliosi che parlano della appendice o della coda che, come sappiamo, nella lunga storia dell'evoluzione ha avuto il suo scopo, anche se condivido il fatto che tutto quello che ci circonda, e tu, come filosofo, ne dovresti sapere qualcosa, deve essere compreso e studiato. Il difetto di cui parlo io è un difetto (secondo il punto di vista degli astrofisici) che, se non colmato porterebbe alla fine irreparabile dell'universo. Collegando questo difetto alla nascita "casuale" della vita, dalla materia di cui è formato tutto, e ragionando sul principio antropico per cui l'universo è a dimensione d'uomo affinché questo lo possa osservare è studiare, mi sono detto che due più due fa quattro. Le mie sono tutte ipotesi, per carità, ma se permetti lo sono né più né meno di tante altre che ci hanno propinato, fino ad oggi, fior di scenziati in tutte le discipline (hai notato che non ho aggiunto: e ci avete propinato fino ad oggi). Inoltre, secondo il tuo apprezzato parere, hanno la qualità di voltare e rivoltare le vostre animistiche proposizioni; e dimmi un pò: ti sembra poco? |
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16-11-2007, 09.12.17 | #40 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: <<Perché credere in qualcosa di divino quando puoi credere in te stesso?
Ho l’impressione, katerpillar, che non ci siamo espressi con chiarezza, o forse sono le fantastiche divagazioni cui ci porta questo etereo filosofare che rendono difficile farlo – eseguire cioè, in questo caso, una corretta confessione in attesa di un’assoluzione con qualche avemaria. Va bene, comincerò io, riducendo al minimo la lista dei peccati per non sovraffaticare il confessore (sicuramente non supercilioso) che mi sta davanti.
1) Credo che una verità assoluta ci sia, come crede qualunque scienziato, religioso o filosofo anche alle prime armi. Ovviamente anche se non conosco quella verità, che potrebbe prendere un’infinità di forme, gradevoli o sgradevoli per noi, identificarsi con la fisica o con la metafisica, con l’essere o il nulla, con il Dio ebraico-cristiano o – come suggerisce kore - con quello islamico. 2) A noi però è dato solo cercare questa verità assoluta, autorizzati dal fatto che nessuno, almeno per ora, ce lo impedisce, mentre la nostra presunzione riceve da questo fine assoluto una specie di imprimatur o di benedizione. E fino a qui nulla è ancora trovato, e potrebbe essere valida la tua scelta come la mia, ma dove starà l’incorruttibile arbitro? Credo che nessuno può dirlo finché la verità non sarà rivelata agli ignoranti e ai dotti – e fino a quel punto faremo bene a sopportarci a vicenda, nell’ipotesi che la rivelazione venga dopo che saremo ridotti in polvere di stelle o piuttosto che essa abbia bisogno, per apparire, di un tempo infinito. D’altra parte che cosa può rappresentare la nostra personale vicenda rispetto alla verità? 3) Il problema – che tutti i nostri ragionamenti ogni volta sollevano e che sento essenziale io stesso – è: sì, l’assoluto c’è, e io lo cerco, ma può essere in qualche modo accostato, se non equiparato, a ciò che dalle religioni è chiamato Dio o per lo meno considerato divino? Qui comincia il peccato, signor confessore, perché penso che, se Dio è veramente l’assoluto, non può identificarsi con nessuno di quelli che le religioni qualificano come Dio, o dovrebbe in ogni caso trascenderle tutte. . Giudica tu, ora, katerpillar, se sono religioso o laico, devoto o blasfemo. Il fatto è che non lo so nemmeno io, e non vado a domandarlo ai ministri di questa o quella religione – cioè a qualcuno che creda di avere già in mano la verità - ma a qualcuno che, come te, penso, sei in cerca della verità nonostante tu dica che l’hai conquistata. |