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23-12-2007, 01.36.15 | #52 |
Ospite abituale
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Riferimento: La... donna danno!
Bhè, ho corso dietro ad una donna per dei mesi nonostante mi abbia dato il 2 di picche quando io le ho detto e dimostrato i miei sentimenti.
Lei aveva la cotta per un'altra persona, ma a quel punto, fuso come ero, non mi interessava di essere il secondo, neanche il terzo o quarto, ne potevano passare mille ma io prima o poi speravo in un mio eventuale successo. Chiaramente le illusioni hanno avuto un ruolo fondamentale in tutto ciò. E le sue provocazione non facevano altro che spronarmi a cercarla ancora di più.... conclusione... dicisi di mettere da parte ciò che provavo e di cercare di indirizzare il mio "amore" verso altre persone... infine posso dire che ci sto riuscendo molto bene... ma delle volte mi domando ancora "ne sono totalmente uscito?" e il fatto di pensarci, automaticamente mi rispondo di no! Ma dal'altra parte mi sono completamente arreso di fronte alla realtà della cosa, quindi è inutile andarci ancora dietro.... |
23-12-2007, 13.29.07 | #53 | |
Utente bannato
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Riferimento: Della donna danno e della comparsa minore Lino Banfi
Citazione:
Nadege, non mi arrabbio. Sono buono. Che succede al malcapitato? .. chiedi (proprio a me?). Non lo so. Io non so se sono mai stato un malcapitato. Come scrivevo sopra, in un caso l’ho schivata la donna-danno. E quanto alla Ibella, non sono ancora sicuro che lo sia. A tratti sospetto che lo sia, ma non ne sono sicuro. Caso mai lo scoprissi, sarò lieto di entrare a buon titolo nella categoria dei malcapitati. Per ora, sono solo un (ex-)corteggiatore non corrisposto. E un osservatore professionale delle potenziali caratteristiche della donna-danno. Se parliamo di quello di cui stiamo parlando (cioè della donna-danno), e non della solita sbobba dell’amore che non ti corrisponde, posso dirti solo un paio di cose. Forse che il motivo per cui si crea l’ossessione – per come la vedo io – risiede nel fatto che la donna-danno se ne strabatte delle regole non scritte che, innatamente, ci si aspetta vengano rispettate nei rapporti interpersonali, e quindi anche quelli sentimentali. Forse, più sopra, proprio tu dicevi che la donna-danno, più che non avere regole, usa le sue di regole. Ed in effetti potrebbe essere così. Magari, per capirci, più che di regole, bisognerebbe parlare di logiche. Più che di logiche, di modi di comportarsi e di umanità. Le regole sue (o le logiche sue, o i modi di comportarsi suoi, se preferite), sono le regole (idem come sopra) di chi non ha niente da perdere. Questo profilo non è facile da spiegare, ho paura. A me viene solo in mente lo scafista albanese, come iperbole che vuole qui essere solo suggestiva. O anche quelli che facevano (o fanno) i cd. furti “in villa”. Il non rispettare, prima ancora delle regole scritte dentro le leggi, le regole non scritte ed innate che attengono la libera determinazione degli individui, ed il senso di umanità, crea nelle vittime ed in chi assiste a quei misfatti una voragine di disagio, e grande disequilibrio. Accanto al dolore per l’accaduto per mano dei vandali, si affianca un senso di scoramento e di ingiustizia umana, prima che sociale o giuridicamente rilevante. Possibile che la tutela della mia persona sia così malamente calpestata, ignorata? Chi sono io? Questo interrogativo è solitario, personale, e prelude al vuoto. Non esiste nemmeno più un ultimo paracadute, quello del rispetto e della solidarietà umana. Homo omini lupus. Uno pensa di essere destinatario, almeno in ultimo, di qualche tutela fondamentale nella vita (diciamo quelle più elementari, tipo la tutela della integrità fisica, della libertà, della proprietà), e invece l’albanese che fa il furto in villa se ne sbatte altamente. Non ha niente da perdere. Può violare qualunque regola, sfidare qualunque principio, senza timori. Il timore, la misura, il rispetto, li eserciti solo in base a quanto hai da perdere.. da quanto metti sul piatto a fronte del tuo azzardo. L’albanese sul piatto non ci vede e non ci ha messo niente, e quind se ne frega. Mutatis mutandis, la donna-danno fa lo stesso. Se si trattasse di mero amore non corrisposto, o di donna dai facili costumi, o di tutte quelle fenomenologie sollevate sopra, il malcapitato – prima o poi – si renderebbe conto, e salve le eccezioni improponibili risalirebbe la china. Anche solo per via del fatto che la donna-che-semplicemente-non-corrisponde (altra rispetto alla donna-danno) prima o poi si costruisce una propria vita sentimentale (tipo che si fidanza, si sposa, etc., magari cambia città, magari diventa lesbica, che c---zo ne so), e per ciò stesso tende una mano d’aiuto al malcapitato. Anche solo per non avere rotture di balle per sé (alla donna-non-danno, la ossessione del malcapitato da fastidio, mette paura, tanto per dire.. e ciò dovrebbe essere di ausilio nell’allontanarlo). Anche solo perchè l’ossessionato è incompatibile con la di lei nuova vita (è come tenersi una bomba a orologeria sotto al culo.. chi mai se la vuole tenere?). Anche solo per non essere deprecata socialmente. Anche solo per bontà umana, per un senso di umanità. Insomma, prima o poi, noi (voi) donne, una mano – di riffa o di raffa – gliela diamo (date) a ‘sto tamarro… o no? La donna-danno, invece, non ha da perdere nulla se la bomba a orologeria dovesse anche scoppiare. Sembra quasi quasi dire: che scoppi pure, e vediamo che succede.. tanto peggio tanto meglio. Non gliene frega del giudizio sociale, degli amici, del confessore, del nuovo fidanzato (che spesso non ha, o non conta nulla): sono problemi minori, gestibili. Non chiede a se stessa di usare umanità. Per queste ragioni, non sente di dover adottare particolari cautele. In definitiva, non si sente in dovere di tutelare almeno il senso di umanità, quello per cui di solito si ha rispetto; quello che sta lassù in cima, come un anello di una catena che non si attacca più ad alcun anello superiore. Naviga a vista. Non è un caso che nella metafora che è contenuta ne il romanzo Il Danno, la Lei protagonista considera del tutto fattibile di condurre una relazione d’amore consolidata con il suocero, parallela e (insanamente ritenuta) compatibile con il matrimonio con il figlio del proprio amante. Si tratta della rappresentazione iperbolica dell’azzardo, e della scellerata mancanza di un senso – almeno – di umanità. L’azzardo non teme alcunchè. Nemmeno, in fondo, la morte violenta del neo-marito, tradito dalla protagonista per vie quasi incestuose: con il padre di lui. Ma chi è sta matta? Come fa ad essere così cattiva, perdinci? Non è cattiva. E’ una che ha subìto. Lo si è già detto. Lei ha già perso una mano, che l’ha lobotomizzata. Perderne un’altra, per via dell’azzardo, non le fa né caldo né freddo. Ma la domanda di nadege era un’altra. Che fa lui, il malcapitato? Prima, quando è ossessionato, e poi, quando cerca di uscirne? La ossessione deriva dalla ricerca, fuorviata, del rispetto di sé. Chi ha subìto l’attacco dell’orda albanese - primo - è preso alla sprovvista, e - secondo - non può riavvolgere il nastro, e riportare le cose come stavano prima. Magari...! Può solo rassegnarsi. Il malcapitato della donna-danno, invece, spera di riavvolgerlo il nastro della donna-danno. Ha la sensazione di poterlo fare. Di riportare le cose all’idillio. Per cui vive ad alimenta la sua ossessione, che lo porta a rivivere la passione iniziale, l’idillio iniziale. Così si allontana dal vuoto, di chi altrimenti avrebbe visto violata irreversibilmente la propria umanità, da un altro essere umano. La qual cosa atterrisce, e inoltre fa incazzare il malcapitato, specie quando si tratti di persona sicura di sé. E lei, la donna-danno, che non ha niente da perdere, alimenta quell’insano progetto. Semplicemente naviga a vista, si diceva. Un cocktail malefico. Ma è lei che gioca la parte più attiva, se permettete. Lui - il malcapitato - deve solo tamponare una situazione di crisi, quando il malato è in fin di vita, sul letto del pronto soccorso. Cosa potrà mai fare.. se non giusto quel che si può? E’ umano voler pensare di poter riavvolgere il nastro. E’ umano voler scorgere, dietro la donna-danno, sentimentalmente lobotomizzata, un altro essere umano. Ed essere pronti a scusarlo, tollerarlo, anche quando invece non se lo merita. Specie quando adotta atteggiamenti ondivaghi, ingannevoli, tiramolleschi. O – addirittura – come nel romanzo pluricitato, va ad affittare una alcova accogliente, dove coltivare amore, passione; e danno. Resta un’altra domanda. Come uscirne? Solo una strada. Chiodo scaccia chiodo. Fine. Buon natale. E se tutto va bene tra qualche ora sono in mutande, al mare. A 12 ore di aereo da qua. Ma credo prenda il palm.. per cui okkio donella, che ti curo (scusa x ieri, ci ho dato dentro un po’ troppo-sai che sono buono-baci ) |
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23-12-2007, 17.32.04 | #54 |
Ospite abituale
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(Forse) la passione nasce solo quando la volontà incontra degli ostacoli....
E' natale...praticamente un indulto... : tutti "buoni"...
E bon ton comanda, in aggiunta, "regali regali". Io ho da offrire questo: http://www.women.it/claudiagalante/Danno.pdf Mi sembra di poterci leggere che il danno è (acc! ancora una volta!) in chi lo subisce. Ma potrei senz'altro aver letto "straviata io".... e , anche se non fosse natale, ringrazierei chi mi dicesse dove. Buone Vacanze Marco! |
24-12-2007, 01.18.48 | #55 | |
Utente bannato
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Constatazione amichevole
Citazione:
Ho aperto il regalo di donella, anche se non è ancora natale. Quel che c’è scritto dentro aiuta a ritrovare il filo. E aiuta a mettersi d'accordo su dove sta il danno, forse. Come nella constatazione amichevole. Dentro il malcapitato, vittima della donna-danno, c’è il desiderio di provare passione, che non è un danno. Il danno viene dopo. Lui sta al gioco. Vuole passione. E poi ne paga le conseguenze. Il malcapitato può essere chiunque di noi. La passione vive dentro tutti noi. Qualche volta esce. Qualche volta no. Non è un danno di per sé questo. Tant’è che la donna-danno scrive, di suo pugno: “Sono stata un dono fatale. Sono stata il dono del dolore che cercavi ansiosamente, la massima ricompensa del piacere. … Tu avevi bisogno del dolore. Era il mio dolore che agognavi. Ma anche se adesso non ci credi. La tua fame è saziata in pieno. Ricorda, ora hai il tuo dolore (grassetto aggiunto ndr). Sarà 'tutto, sempre'“. [nota x inciso: leggere "Sarà tutto, sempre" mette i brividi... , non trovate? va be', chiuso l'inciso]. "Ora hai il tuo dolore": ecco che è arrivato il danno... La letterina qui sopra della donna-danno l’ho trovata dentro il regalo di natale di donella dicevo, insieme a questa descrizione introspettiva di Anna (che è sempre la donna-danno), che parla di quel "dolore", e di dove stava all'inizio: “Ho subito un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere... E’ la sopravvivenza che le rende tali... perché non hanno pietà. Sanno che gli altri possono sopravvivere, come loro ”. C'era pure questo, nel pacco dono: "La tragicità dell'emozione può spingerci a compiere le azioni più indegne, ma, come diceva Jung, le azioni più indegne ci permettono di sopravvivere e, spesso, è da questa lotta che si evolve la coscienza. E’ nel passato di Anna che occorre scavare, per comprendere e spiegare la sua consapevolezza di non essere mai totalmente travolta dagli avvenimenti e di sopravvivere a qualunque uragano”. Anna, la donna-danno, ha vissuto tragici incidenti, dai contenuti incestuosi e luttuosi. Anna, la donna-danno, non è una qualunque. Done, una così mica ti sembrerà una “magica e sanissima donna” ? Avevo ragione, forse (tse tse..) . Buon natale. Ps: “tse tse”, non è mio, è di Bombolo nei film di Thomas Milian. A proposito, questo è il mio regalo di natale a donella e a tutti forumisti. Un'opera d'arte, all'insegna del bon ton: http://www.actarus.it/Trash/tomas/voto.mp3 |
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24-12-2007, 21.34.19 | #56 |
Ospite
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Ancora...
Ultima domanda... poi prometto di non stressarvi più con la donna danno... (ehm... forse!)
Credo di averne un'idea un po' più chiara, dopo tutti gli interventi preziosi di ognuno di voi! Secondo voi... o almeno, secondo quelli di voi che reputano esista... perché ella sembra quasi trarre piacere dalla passione che nutre per lei "l'uomo che la subisce"? E' un bisogno di sentirsi causa del dolore altrui... una necessità di rimettere in scena il dramma? E'... rivalsa? E' soltanto gioco perverso? Anna (o la donna-danno) riesce ad amare se stessa? La passione di cui è oggetto - e che a parer mio, donella, ricambia [!] ma infelicemente - come la fa sentire? Ecco lo so... ve ne ho fatta più di una, di domande, alla fine! Auguro a tutti un sereno Natale! e |
25-12-2007, 19.54.47 | #57 | |||||
Ospite abituale
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Riferimento: Constatazione amichevole ?
Citazione:
Concordo. Particolarmente sul “forse”. Mi chiedo, a questo punto, se tutti stiamo parlando dello stesso “danno”, e , soprattutto, di quale “danno” gli Autori (del libro e del film) abbiano inteso fare il protagonista assoluto delle rispettive opere. Per quel che leggo, se la battono due ipotesi : - quella che vede come protagonista “il danno di Anna” come derivato dal primo incesto e morte , e dal quale , non si sa per qual magia, si propagherebbe un “effetto domino” che sparge maleficio su molti (ma non tutti) coloro che da Anna sono attratti. Per cui vero protagonista – mai citato ma onnipresente – sarebbe il “maleficio occulto e prodigiosamente negativo”…. , oppure (e senza alcun punto di contatto con questa ipotesi) - quella che vede come protagonista “Il Danno” (di molti da non di Anna) e malamente da me riassumibile nel significato di “non saper vivere oltre la passione ( sopravvivere = vivere oltre; NON sopravvivere = uguale arrangiarsi su soglie minime) per averne ignorato il significato autodistruttivo, che NON è accidentale, bensì è l’essenza stessa della Passione". Come facciamo a capire quale può essere “il danno” davvero eletto dagli Autori a protagonista assoluto? Propongo due vie: a) seguire le due opere nel loro disegno globale , piuttosto che estrapolarne frasi o fotogrammi i quali, decontestualizzati possono – come qualunque aforisma o citazione che per questo detesto – essere “fatti parlare” qualunque significato…. Ivi inclusi quelli che lo stesso autore manderebbe al rogo; oppure, b) chiedere agli Autori. Sulla via a)…. Noterei che, dall’inizio alla fine, Anna, pur danneggiata per suo stesso dire, sembra proprio la meno “picchiatella” di tutti! Il SUO danno, infatti, – stante lei, lei che rispetto al suo stesso fratello e PRIMA del suo danno era già più forte e pronta ad entrare in sintonia con le proposte della vita – è stato un Dono: le ha svelato dolorosissimamente l’essenza autodistruttiva della Passione. Ed infatti lei coltiva altri rapporti Sentimentali, senza confonderli e senza (a mio vedere) in nulla sporcarli. Li sa vivere. Dice Nadege: ma lei – infelicemente – ricambia la Passione. Appunto: proprio in quell’ “infelicemente” (secondo il suocero) è l’altissimo grado di Consapevolezza di Anna, dono del suo danno : se la Passione è autodistruzione…. non è ipotizzabile un “felicemente”. L’apice della Passione è il suo rimanere anelito e visione, così come l’apice del viverla è nella Forza e Saggezza profonda di serbarne “per sempre” l’ebbrezza: Forza di interrompere il percorso autodistruttivo e Saggezza del non uccidere la Passione ed infangarne la pericolosa preziosità volgarizzandola e banalizzandola in schemini che non possono contenerla se non triturata (il rifiuto del matrimonio: non di qualunque matrimonio: di quello propostole dal suocero!). Il Danno… quindi…. sembrerebbe restare quello degli altri: di coloro che non avendo la statura nella Passione annegano! Ed è ciò che puntualmente danneggia sino alla morte…. non “tutti”…. Ma solo i più costituzionalmente fragili delle fragilità più varie: magistralmente disegnata quella del suocero di successo…. Reso fragile e superficiale da una intera vita “programmata” e…. disgraziatamente “riuscita” nella “dabbenaggine” che è piena e certa solo di sé…. che calca con sicumera palchi e palcoscenici e tappeti persiani…. Ma si scopre priva di scarpe sui carboni ardenti… ingenuamente affrontati con la stessa sicumera…. Questa è la mia lettura: “il danno” come inavvertita potenzialità SOLO e ineludibilmente autodistruttiva della Passione, e non affatto “il danno” come evento intimo/psicologico della Anna. Peraltro: se il danno fosse quello intimo di Anna…. come già accennato…. le intere due opere diverrebbero fantasiosa (ma non particolarmente significante) rappresentazione …. Del “clan dei picchiatelli”…. Dove Anna lo subisce….. e per un non meglio rappresentato prodigio malefico….(ricordiamo l'osservazione di Nadege: lei "ricambia"!) esso si propaga… stranamente danneggiando alcuni ma non tutti. Forse più adatto a Dario Argento che alla Hart o a Malle. Se, viceversa, il Danno fosse la Passione in sé…. ecco che il danno intimistico di Anna diventa il Dono d’averla guardata negli occhi e capìta “per sempre”. Ed ecco che lei vuol farne dono (il famoso “le persone danneggiate…. Sanno che gli altri possono sopravvivere. Come loro”. Il Danno travolge e annienta…. Chi non ha statura per accogliere il Dono. E sul “sopravvivere”… non si può essere sommari, poiché forse è proprio lì la chiave: ripeto sapendo di ripetermi: “sopravvivere” è “vivere oltre”…. NON “stentare per tenersi in vita” , che oltre a non aver senso nel contesto, è integralmente escludibile, come possibilità interpretativa, dall’intera icona di Anna! Ma poiché questa è solo la mia lettura, passo volentieri alla via b) : chiedere agli Autori. Questa è la Hart, presa da qui: http://bol.sapere.alice.it/libri/ms?id=000378 nell'amore erotico molto spesso c'è un vero e proprio desiderio di perdita di se stessi che può diventare un'ossessione. Ne Il danno è proprio questo amore a essere descritto, questa ossessione erotica, che significa volontà di unione con un'altra persona e non ha nulla a che vedere col piacere o col desiderio sessuale, ma è volontà di distruzione del sé. Quando esiste una simile ossessione erotica, a meno che le persone coinvolte non siano davvero fortunate e sagge, è davvero difficile da gestire, perché è una forza primitiva. Citazione:
Oltre a non poter , quindi, sottoscrivere il CID in conclusioni come questa, avrei una gran curiosità di sapere se quelli costituzionalmente apatici vivono solo dalle mie parti o se ce ne sono significative rappresentanze anche altrove. In questa divertente analisi natalizia.... mi sta facendo davvero sorridere l'interminabile carrellata di coloro che conosco dal vivo e che... o perchè presi dal "lavoro", o dalla "carriera", o dallo sport, o dal sesso virtuale, o dai loro bricolage, o dal bird watching, o dalla speleologia, o dalla pesca subacquea, o dalla moltiplicazione dei soldini........(che potrei continuare ci credete di sicuro, quindi smetto)...beh: tutti questi, forse solo più integralisti del suocero di Anna.... ma mica l'ho mai visti nè ce li vedrei a "perdersi" in una Passione. Sì, ok: sono "passioni" anche quelle dette (e alcune sono anche autodistruttive, vero).... però saremo d'accordo che per Passione non s'intendeva questo enorme comparto, vero? Citazione:
Felicissima che l'abbia tu stesso quotato! Citazione:
AZpita!!!! E chi più di Lei Magica e Sanissima Citazione:
Ehm ....non so... ....Ma è importante?..... |
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25-12-2007, 22.37.44 | #58 |
Utente bannato
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L'amico del lago
L’appassionante discussione e il post natalizio di donella mi impone di replicare.
Lo faccio nell’unico modo che conosco: il mio. Nessun istinto polemico, solo provare fare il punto, anche un po’ scherzosamente (ti pareva.. ). Come donella mi insegna, il mondo non si divide tra passionali che frequentano le donne-danno ed apatici solo “presi dal "lavoro", o dalla "carriera", o dallo sport, o dal sesso virtuale, o dai loro bricolage, o dal bird watching, o dalla speleologia, o dalla pesca subacquea, o dalla moltiplicazione dei soldini” (cit. donella). Mi pare democratico (una volta tanto) pensare che ognuno di noi abbia la possibilità di essere passionale; e poi – ragionevolmente – ciascuno di noi si da una regolata, ed evita di fare il james dean tutta la vita, o il geremi airons tutta la vita. Non posso pensare che io o nadege, o hava (!), o Vito, siamo potenzialmente passionali, mentre quelli che vivono vicino a donella siano tutti ingessati a fare il bird watching. Astrattamente la passione vive nell’essere umano, o in molti esseri umani, e poi magari può anche svegliarsi, a un certo punto. Qualcuno o qualcosa la sveglia. Non è poi così frequente, lo sappiamo. Capita perlopiù ai giovani, alla nostra bella gioventù. Capita anche a geremi airons, che faceva il ministro e che giovane non era più, però. Capita a sarcosì con carlabruni (magari.. ). Puoi capire. Può capitare. Okkio, quando si sveglia la passione, a non capitare tra le sgrinfie della donna-danno, si potrebbe dire qui, a mo’ di chiosa preliminare. Ma occorre argomentare meglio. Il danno, inteso in senso ragionatamente ampio, è un concetto. Per cui la donna-danno è un concetto a sua volta. Il danno, per come la vedo io, è una esperienza che abbiamo patita tutti. Il lutto, ad esempio. Il fallimento, ad esempio. La parola sbagliata al momento sbagliato, che ci ha fatto perdere irreversibilmente chi ci amava. O altro ancora. Ognuno ha avuto il suo, purtroppo. Inizialmente subentra la disperazione e l’ansia. Poi si supera, ma resta un fondo di prudente paura, magari anche un po’ apatica, perchè potrebbe ancora capitarci. Ansia e poi apatia: l’ho anche letto su un libro studiato. Anna, la protagonista del libro che qui tanto ci fa discutere, ha avuto un danno estremo; incesto, morte e distruzione della famiglia. Poi geremi airons, lo sventurato malcapitato suo amante, ha avuto anche lui un danno altrettanto estremo; morte del figlio, adulterio quasi incestuoso, e distruzione della famiglia. Tutto in una volta. Tutto estremo. E’ un romanzo. A me, che pur non vivo in un romanzo, il danno, come concetto (oltre che come esperienza umana), atterrisce. L’irreversibilità atterrisce. Attribuisce alla (mia) esistenza un fondo di prudenza, che ci (mi) accompagna tutti i giorni. Ce ne accorgiamo meglio quando incappiamo nel danno (latu senso, non solo quello amoroso). Diciamo: speriamo che non ci capiti più. E’ umano. Normalmente non si diventa immuni rispetto al danno. La prudenza resta. Se esiste – (esiste? Forse sì) – una persona che è diventata immune al danno, che è lobotomizzata e non avverte più la paura di subire un danno, o non lo considera un elemento capace di diventare più attuale del proprio passato, ecco costui (o costei) mi inquieta, concettualmente parlando. Anna, la donna-danno-concetto, è lobotomizzata. Immunizzata al danno, naviga a vista. Non ha più paura, vive in trance, non è atterrita dalla idea che ricapiti un danno a chi le sta vicino. Lei ha superato.. supereranno anche gli altri! E’ uno schiaccia-sassi. Nadege, poi, apre una discussione. La chiama: la Donna-danno. Io penso a uno qualunque, tipo l’amico di donella che fa bird watching sul lago (che c…zo di amici hai done?), che incappa nella donna-danno che dice nadege, che – se leggo bene – qualche somiglianza con la protagonista del romanzo dovrebbe pure averla. Io ne ho conosciuta pure qualcuna, credo. Ma tant'è. E mi vien da dire al sig. Bird-watching amico di donella: okkio, è meglio che te la dai a gambe. Quella – la donna-danno – è come uno schiaccia-sassi! Tu, caro Bird-watching, non sei immune al danno. Lei lo è per definizione. Non giuocate ad armi pari. Non è un gìuoco facile, caro Bird-watching. Tanto più che le esperienze di coppia, fatte da due che sono caratterizzati da un senso di prudenza (vd. sopra) normale, già possono diventare complicate. Pensa a una relazione di coppia condotta tra un normale bird watcher e una schiaccia-sassi... cocktail al fulmicotone . Donella ne è meno sicura. E’ più dubitativa. Non esclude che la donna-danno possa essere una sana e magica donna. E che i problemi, in fondo in fondo, a ben vedere, ce li ha il sig. Bird-watching. E che se uno incappa nella donna-danno, in fondo è lui che è un pirla. E forse la donna non era proprio un danno. Il sig. Bird-watching non rischia nulla, secondo donella. Basta che resti apatico e continui a fare il Brid-watching. Sta in una botte di ferro. Lasci che se la smazzino Cianotico, Liebntch e quel presuntuoso di marcogallione, che chissà chi vanno a raccattare . E’ una tesi. Anche se non è importante, secondo me è più giusta la mia di tesi. Darsela! Oppure stiamo parlando di due cose diverse. Ma il titolo della discussione è: la Donna-danno. O no? Ciao Done (scherzo, lo so che non hai nessun amico che fa bird watching, e che te la sei inventata quella storia lì.. mi rifiuto di pensare che il bird watching esista davvero, è contronatura). Ciao a tutti. |
25-12-2007, 22.51.05 | #59 |
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Amnesia grave
Mia dimenticanza imperdonabile: non vorremo mica credere che il danno intimistico che nella mia lettura diviene Dono, sia CASUALMENTE dato PROPRIO da una Passione che porta a morte (quella di Aston)
Ossia: c'è qualche probabilità, secondo voi, che le due opere avrebbero avuto lo stesso senso SE il danno di Anna fosse consistito nell'essere stata stuprata da ragazzina da uno sconosciuto, o nell'aver ricevuto le morbose attenzioni di un sagrestano? |
25-12-2007, 22.59.35 | #60 | |
Utente bannato
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Riferimento: La... donna danno!
Citazione:
Si è deboli per amore, ma si è forti se si ama veramente .. Non si può amare nessuno, se questo significa ferire altre persone .. meglio soffrire in sé, per amore o passione, che far soffrire altri a causa della propria incapacità di amare. Credo che pur potendo amare nella passione, questo non significhi amare veramente qualcuno.. L'amore non matura se resta egoistico, perché chi ama realmente compie sempre delle scelte, che provengono dal cuore, un cuore che non è in nessun caso egoistico... La passione può abbattere il più vigoroso tra gli uomini: chi può riedificare quanto cade alla radice ? la radice viene dal cuore, ma un cuore che non è capace di sacrificare se stesso, non è neanche capace di amare. La passione sarà sempre schiavitù, ma l'amore è libero, fa "star bene" - come scrivi - chi se ne nutre, nutrendolo a sua volta... La passione, l'ho vissuta, e conosco che non è amore: per quanto ci riempie l'anima, la svuota anche di sé. Questo comprendo, che chi non ha bisogno di altri, vive libero e non può che attirare amore dagli altri, perché non a caso: l'amore è libero. Non si vince la passione in nessun mado; come veleno si insinua nell'anima... ma chi trova la libertà, trova anche l'Amore, quello Vero .. e porta un frutto che resta sempre. Nessuno potrà mai più toglierglielo.... Non si ama per amare, ma si sceglie di amare. |
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