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24-06-2003, 09.40.25 | #44 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-03-2003
Messaggi: 246
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Secondo me quando una persona viene tradita, è perchè se lo
merita. Si creano le condizioni da tutte e due le parti in modo che il rapporto si allontani, soprattutto inconscie. Se una persona è sincera con l'altra, le da fiducia totale, e natu- ralmente la ama senza tenerla allo scuro di niente, è difficilissimo che venga tradita, perchè si crea un rapporto profondo in cui si crea una sintonia anche di amicizia, in cui sembra assurdo cercare qualcos'altro in qualcun'altro. Tradire non è facile se l'altra perso- non crea le basi. |
24-06-2003, 11.24.27 | #45 |
autobannato per protesta
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
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Penso in semplicità che il problema non sia nel tradimento, ma cosa si muova all'interno di ogni singola coscienza.
Alcune opinioni espresse mi appaiono condivisibili, ma solo su un piano di soggettività. Come ho già scritto non si può comprendere un pò più di noi stessi se si resta nel mondo delle idee e delle sensazioni. Cercando di spiegarmi vorrei dire che già il pensiero del tradimento ci forvia da un'analisi originale, in qundo divide la questione in due (traditore e tradito). Se analizziamo invece il rapporto che si instaura fra due persone le cose si complicano e si semplificano nello stesso tempo. Si complicano perchè ogni rapporto è a se, unico, singolare quindi non valutabile, privo di regole. Si semplificano perchè in ognuno ci sono in embrione tutte le situazioni, le passioni, le cosidette debolezze che vediamo negli altri. Allora chi può mai dire con tutta sincerità che ciò che accade al traditore o al tradito non può accadere anche a noi nel momento che cambiano i contesti, le circostanze....e poi non è (come ho già scritto in maniera più ampia) che in realtà a essere tradite sono le nostre abitudini. i nostri condizionamenti, il nostro piccolo mondo al quale ci leghiamo mani e piedi. Non dico che se trovo la mia donna con un'altro non mi incazzo, ma la cosa importante è secondo me l'osservazione di cosa si incazza dentro di me. Vorrei partecipare con voi all'intima convinzione che poi alla fine noi costruiamo continuamente le nostre gabbie perchè la libertà ci fa paura, fossanche la libertà del nostro compagno di condividere con un'altro cio che piacerebbe a noi. |
24-06-2003, 12.02.08 | #46 |
iscrizione annullata
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Messaggi: 2,913
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A volte...
A volte ho tradito, a volte sono stata tradita. A volte ho perdonato, altre no. A volte sono stata perdonata, altre no.
Sto parlando, chiaramente, del tradimento all'interno di un rapporto di coppia. Specifico, perchè ho visto che alcuni interventi parlavano del tradimento in senso più ampio. Ho letto in un intervento che si può perdonare solo se colui/lei che tradisce è veramente pentito/a... Credo che mi sia più facile perdonare se chi mi ha "tradita" proprio NON è pentito. (dando per scontato che qui per perdono si intenda restare insieme, perchè poi si può perdonare ma decidere di dividere le proprie strade!) Un compagno di vita che ammette con sincerità di essere stato coinvolto emotivamente, sentimentalmente e sessualmente da un'altra donna e che, nonostante questo, sceglie di restare con me, ai miei occhi è da rispettare, è una persona che si assume la responsailità delle sue scelte e che è fedele a se stesso. Sarei un po' più perplessa di fronte a qualcuno che si giustifica dicendo che è stata solo una scappatella e che adesso è tanto pentito. Che sono: la mamma che deve perdonare una marachella? Invece non credo che potrei non continuare "la relazione" di fronte alla menzogna reiterata. Capisco il non dire, talvolta, per paura, non il mentire come prassi. Allora, il perdono ci può anche essere ma ... mi passa un po' la voglia di condividere con quella persona. |
24-06-2003, 22.57.17 | #47 |
Ospite abituale
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Messaggi: 474
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Quando ero al liceo,ammiravo molto il rapporto di coppia che erano riusciti a creare Sartre e la de Beauvoir,facendo piazza pulita di tutte le piccole meschinità e del reciproco desiderio di castrazione che,al contrario,vedevo quotidianamente prosperare attornoa me,nelle mie amiche,nei miei amici,e nelle loro storie d'amore.
E dunque ho fatto in modo,per diversi anni,di costruire rapporti che non pregiudicassero (con paure e pregiudizi) la possibilità di crescere,e di crearsi gioia e piacere anche al di fuori della vita di coppia,nel presupposto che,comunque,se c'erano amore,e rispetto,e stima,non sarebbe certo il fatto di concedersi reciprocamente libertà e fiducia a far venir meno tutto quello che ne stava a monte,e che,anzi,ne sarebbe risultato rafforzato e ulteriormente cementato. Bene,mi sbagliavo,clamorosamente. Affinchè un rapporto di questo genere possa esistere sono necessari caratteristiche e requisiti che la maggior parte degli uomini non possiede,e che si possono riassumere sotto la parola "responsabilità".Vale a dire,capacità di trovare sì gratificazione,e piacere,e occasioni di crescita anche fuori dalla propria vita di coppia,ma riconducendo comunque tutto questo ad un progetto esistenziale comune a sè e alla propria compagna. Al contrario,un rapporto basato sulla piena libertà concessa a chi sappia impiegarla solo per mettersi ad arraffare disordinatamente e senza criterio tutto ciò che la vita gli offre...che senso può avere? Ultima modifica di irene : 24-06-2003 alle ore 22.59.42. |
24-06-2003, 23.16.21 | #48 |
Ospite
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Messaggi: 18
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sì, cara Irene, anch'io come te ero affascinata da Sartre e da Simone de Beauvoir, finchè non si sono sapute quanto, nonostante tutto, fosse più evoluta lei, rispetto ad un Sartre che come filosofo e scrittore non ha niente da rimproverarsi, ma come compagno? o se vogliamo come uomo?
Quale forza viene richiesta ad una donna, per rimanere legata ad un compagno che si ama? Ma è la diversità fra uomo e donna che necessariamente deve essere presa in considerazione? O la questione è indipendente? Concedere e concedersi spazi sembrerebbe assieme alla fiducia reciproca un modo giusto di vivere un rapporto d'amore; ma neanche questo può essere un successo, a quanto pare. Penso che tu Irene abbia una grande cultura e una sensibilità eccezionale, come altre persone di questo forum. Eallora pongo questo quesito: anche gli uomini soffrono per amore, ma è lo stesso genere di sofferenza o sopportazione che prova una donna ? Ciao a tutti: A presto! |
25-06-2003, 09.38.44 | #49 |
Ospite abituale
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uomini
Uomini....soffrono come noi? Bisognerebbe sentire uno di loro!!!!!
PErchè noi donne abbiamo grandi capacità interpretative, che se condo me spesso diventano capacità di giustificare situazioni che in fondo forse nemmeno abbiamo capito fino in fondo... Mi sento però di dire questo: ci sono donne incapaci al 100% di stare da sole (senza un fidanzato /compagno) e che nel terrore di esserlo piuttosto che concentrarsi sul loro uomo, fanno in modo di crearsi un piccolo orticello in cui coltivare almeno un'altra relazione parallela. E ci sono uomini che stanno a questo gioco, esattamente come ci sono quelli (come queste donne) che non sanno stare soli...ma a differenza di queste non è automatico che abbiano un'altra relazione che tengono in caldo. Non ne parlo per esperienza vissuta (anzi , queste situazioni hanno la capacità di tirarmi fuori dai gangheri), ma per quanto ho potuto vedere sia dalle donne che dagli uomini. E i poveracci coinvolti nel ruolo di "ruota di scorta", pur scegliendo di fare quella parte, soffrono eccome, dicono e si comportano in modo molto simile alle donne. Arrivano a star male fisicamente...oltre che emotivamente e intimamente per la frustrazione-delusione-offesa che deriva dal tradimento che subiscono, sia quando sono a conoscenza del ruolo a loro riservato si "II°", sia quando dall'altra parte c'è una molto abile nel farli sentire gli unici anche se non lo sono... Il tradimento spesso viene associato ad un'azione che comette un uomo, ma teniamo presente che ci sono alcune di noi che rappresentano la nostra realtà anche in questa modalità relazionale... Ho visto uomini piangere disperatamente per aver scoperto gli altarini della moglie o della fidanzata e non riuscire a reagire, trascinandosi questa sofferenza fin troppo a lungo!!!!!!!! Sono la prima ad essere diffidente e dubbiosa rispetto al modo di interagire che hanno gli uomini nella sfera dei sentimenti, e rischio spesso di attaccar loro etichette che hanno poco senso, dal momento che generalizzare non porta a nulla: forse per questa ragione mi sono sentita di guardare il tradimento attraverso gli occhi e la pelle di quegli uomini che l'hanno subito... un abbraccio |
25-06-2003, 11.20.44 | #50 |
Ospite abituale
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Ciao a Tutti.
Vorrei inserirmi in questo tema per portare il mio contributo in termini di esperienze vissute e di conoscenze acquisite. Anzitutto vorrei precisare che, secondo il consiglio di Gesù :“Ama il tuo dio al di sopra di ogni cosa ed ama il prossimo tuo come te stesso”, ognuno dovrebbe prima di tutto amare se stesso e poi condividere l’amore che ha per se con gli altri. In sostanza se uno non ha una lira che cosa può dare agli altri? Quindi prima occorre sviluppare l’amore per se stessi. Ma come si fa? Beh, secondo me facendo ciò che uno sente dentro di sé, poiché questa è sempre la cosa giusta a livello personale. Non esiste il giusto e lo sbagliato in senso assoluto, ma in senso soggettivo. Infatti quello che può essere giusto per me non è detto che lo sia anche per gli altri. Inoltre, quello che oggi è giusto per me forse domani non lo sarà più perché è cambiata la mia coscienza (o la mia verità). Allora, se per esempio sento forte l’energia sessuale e sono attratto fortemente da una donna che mi corrisponde, devo reprimere i miei impulsi naturali? Molti si castrano per motivi culturali, per paura del giudizio, per vergogna, per sensi di colpa, ecc. Con quale risultato? Che si sentono frustrati, infelici, depressi, perché hanno represso sensazioni, emozioni che il loro karma aveva suscitato affinché vivessero determinate esperienze per capire “chi sono e cosa vogliono essere”. Mi spiego meglio: se a mio nonno e a mio padre piacevano le donne, è probabile che anch’io abbia ereditato questa tendenza (karma). Infatti anche a me piacciono molto le donne e in questa vita ho avuto parecchie occasioni di innamorarmi e di vivere intime relazioni, al di fuori del matrimonio. Certamente, data la mia educazione cattolica, mi sentivo in colpa, ma non riuscivo a reprimere quest’impulso. Perché il mio karma ereditato mi portava a “tradire” mia moglie? Cosa dovevo imparare dalle varie esperienze amorose? Certamente né mio nonno, né mio padre avevano compreso la lezione, altrimenti io non avrei ereditato quel karma e quindi non avrei avuto il bisogno di vivere quelle esperienze. Che cosa dovevo capire? Ho capito due cose e l’ho capite sulla mia pelle: 1) da una parte non dovevo reprimere i miei impulsi, cioè essere fedele a me stesso e seguire quello che sentivo dentro di me (l’amore per le donne). E questo l’ho fatto; 2) d’altra parte però, non avrei dovuto tradire la fiducia di mia moglie, né mancarle di rispetto, poiché lei è un essere divino come lo sono io e merita di essere rispettata. Occorre precisare che l’amore di quando ci siamo conosciuti era finito da un pezzo, almeno per quanto riguardava me. Stavamo insieme perché così voleva la “consapevolezza sociale” e perché avevamo quattro figli. Cosa avrei dovuto fare? Anzitutto alla prima “sbandata” avrei dovuto per onestà confessarlo a mia moglie così che lei avrebbe potuto prendere l’eventuale decisione di separarsi. Va detto onestamente che mia moglie ha sempre scoperto tutto. Forse non ha voluto separarsi per non “rovinare” la famiglia o perché non le conveniva. Quando ho capito intimamente, dopo molti anni, di aver mancato di rispetto a mia moglie, ho perdonato me stesso ed i miei antenati per aver abusato dell’energia sessuale, rilasciandone il karma (le forme-pensiero e le cariche emotive che mi spingevano alla ricerca di altri amori) e quasi per incanto quella spinta al libertinaggio è cessata. A questo ha contribuito anche una malattia al glande causata proprio da un abuso dell’energia sessuale, che ha avuto inizio da miei antenati, fino a mio nonno e mio padre. Così, rilasciando il relativo karma ho anche liberato l’anima dei miei antenati che avevano lo stesso karma. Inoltre ho evitato che i miei figli e nipoti ereditassero tale karma. Il karma trasceso mi ha consentito di guarire la malattia e di ampliare la mia coscienza. Questo è un esempio di come noi evolviamo. Qualcuno potrebbe obiettare: hai chiesto perdono a tua moglie? Secondo me, non serve chiedere perdono ad altri, poiché essi non hanno il potere di perdonare altri dei, ma solo se stessi. D’altra parte l’esperienza del tradimento, vissuta da mia moglie, è stata attirata dal suo karma. Così come io dovevo capire la mia lezione, lei doveva capire la sua. E una volta compresa la sua lezione, perdonarsi e rilasciare il proprio karma. Questa è in fondo la dinamica dell’evoluzione. Purtroppo la religione ha reso molto difficile l’espressione naturale dei sentimenti e delle emozioni umane con una serie di tabù e di dogmi. Il peccato è un'invenzione della religione ed è aberrante. Non esiste il peccato, ma l'esperienza da cui traiamo degli insegnamenti. E’ proprio vero che il matrimonio, così come concepito oggi, è la tomba dell’amore. Senza la libertà, l’onore (rispetto), la comprensione ed in presenza delle paure, consce ed inconsce, dei sensi di colpa e degli attaccamenti, è impossibile raggiungere l’amore incondizionato che non conosce gelosia, invidia, oppressione, rancore, vendetta, ecc. Gianfry |