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28-02-2006, 18.22.47 | #23 | |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Citazione:
A parte il nick, filtra poco 'ateismo' dalle tue (confuse) parole... Quello tra parentesi è solo un mio pensiero (temporaneo). |
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28-02-2006, 18.29.18 | #24 |
Non lo so...o forse si...
Data registrazione: 19-02-2006
Messaggi: 46
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L'ateo non sa dare ragioni alla propria esistenza, ma il credente non sa darne che di stupide.
Che non capiamo tutto non vuol dire che ci sia Uno che capisca tutto. La nostra megasocietà, a parte una sparuta minoranza di praticanti, è di fatto atea. E l'ateismo teorico? Bello discutere di Dio con un ateo, più bello che con un credente. Si inferisce Dio come ciò senza cui non si spiegherebbero certi aspetti del mondo dell'esperienza. Ma è proprio necessario spiegarli con l'esistenza di Dio? Non si rischia di farne un uso secondo i bisogni dell'epoca? Ci vuole del fegato nel dichiararsi atei in punto di morte. L'ateismo nasce in città. I primitivi, i nomadi, i raccoglitori non sono né atei né credenti, così come né atei né credenti sono i bambini. Tante forme di ateismo quante forme di dei. L'ateo oppone una stoica resistenza alla tentazione di credere in Dio. Facevano bene i greci a pensare che nessun dio può determinare il destino di alcuno. L'ateo ha la forza di riconoscere di non sapere dove appoggiare il significato del mondo. Se chiama la scienza in aiuto dovrebbe accorgersi che neanche essa sa dove appoggiarsi. Non è necessario invocare il teorema di Goedel per capire che neanche la logica e la matematica sanno fare diversamente. C'è della presunzione nella fede in un unico Dio, a immagine e somiglianza dell'uomo. Più che l'autocoscienza, l'intelligenza e la ragione sembra essere la fede in Dio la qualità che distingue l'uomo dagli animali. Ma pare che alcuni etologi abbiano osservato comportamenti religiosi negli elefanti. Se Dio non fosse il Creatore, non sapremmo che farcene. Preferisco credere in diverse cose, in diversi dei, più che in una sola cosa, in un unico Dio. Veniamo dal nulla, prima di nascere non sapevamo di esistere. L'ateo ha il coraggio di pensare altrettanto dopo la morte, il credente no. L'ateismo come prodotto dell'evoluzione! (Enc. Einaudi, vol. II, p. 20). |
28-02-2006, 18.41.41 | #25 | |
Utente assente
Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
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Citazione:
Vai un po' ad informarti che concezione aveva Aristotele di Dio... E scoprirai che secondo Aristotele Dio non è il creatore... e non è nemmeno legato a un qualche mito greco... Aristotele dà delle motivazioni razionali e filosofiche per parlare di Dio... e non metto in dubbio che il Dio secondo Aristotele ha ben poco a che fare con il Dio della tradizione cattolica... Ma in definitiva, volevo solo dirti che in alcuni casi di Dio sappiamo assai bene cosa farcene, anche se non lo si vuole considerare il creatore... Elia P.S.: Un ateo può dire di avere dubbi sull'esistenza di Dio? Ecco cosa troviamo nel dizionario alla voce: dùbbio (aggettìvo): agg., di cosa non chiara, non sicura, non certa; che tiene la mente in forse fra il sì e il no, che fa dubitare Fintanto che uno dubita... rimane agnostico... questa è la mia impressione... e se uno continua a insistere a volersi definire ateo, è perché allora non ha più dubbi... Ultima modifica di Elijah : 28-02-2006 alle ore 18.48.32. |
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01-03-2006, 09.54.50 | #26 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Citazione:
La nozione rigida di ateo, in questo contesto, è sorta perché l’”enfasi” di alcune frasi mi ha fatto intendere che il significato attribuito ad ateo non ammettesse possibilità di dubbio…ed infatti mi sembra che nei successivi post, nonostante la discussione porti evidenti contraddizioni, si parta da questo presupposto: - Dio non esiste. Se successivamente nel discorso integro quell’affermazione con: - la cosa più ragionevole e logica è che dio non esiste tuttavia nulla è impossibile quindi potrebbe anche essere… per me si introduce la possibilità del dubbio che va ad annullare la prima affermazione. Riporto quindi la frase di Elijah che condivido: “Fintanto che uno dubita... rimane agnostico... questa è la mia impressione... e se uno continua a insistere a volersi definire ateo, è perché allora non ha più dubbi...” Allo stesso modo se dobbiamo formulare un pensiero sulla macchina nuova (oggetto del discorso) di Mario partiamo dal presupposto che Mario abbia acquistato una macchina nuova perché ieri l’ho incontrato e me ne ha parlato. Se ad un certo punto qualcuno dice che potrebbe essere non vero il fatto che Mario abbia acquistato la macchina nuova perché è risaputo che Mario racconta delle enormi balle, allora l’oggetto del discorso non sarà più quello iniziale (cioè l’auto) ma diventerà Mario e le sue balle. Ergo…se per discutere di un oggetto non partiamo da una sua definizione “certa”, l’oggetto del discorso si sposterà continuamente e non arriveremo mai a nessuna conclusione. Per ritornare in tema…se qualcuno apre un 3D scrivendo: “Io sono Ateo…dio non esiste” L’idea iniziale che mi farò di questa persona è che lui sia ateo. Se poi, nel corso della discussione, scopro che per questa persona dio potrebbe anche esistere, significa che non sto più discutendo con un ateo (come credevo all’inizio) ma con un agnostico. |
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01-03-2006, 10.41.31 | #27 | ||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Citazione:
be', io posso aver visto 2 giorni fa Mario con la sua auto nuova, e magari ieri l'ha dovuta rivendere per suoi motivi: non necessariamente Mario mi deve aver mentito. il fatto e` che se uno sostiene una posizione fallibilista della conoscenza ("nessuna credenza e` esente da una possibile revisione futura"), allora quando sosterra` qualsiasi tesi filosofica e` conscio che potrebbe anche essere che in futuro che tale tesi potra` risultare falsa, tuttavia egli vuole sostenere che ora la credenza piu` ragionevole e plausibile e` tale tesi. Citazione:
la differenza, appunto, sta nell'enfasi. se uno riconosce che la differenza di plausibilita` tra ateismo e teismo e` lieve, allora sara` agnostico; mentre se riconoscera` tale differenza come molto significativa, allora sara` (dipendentemente dai casi) ateo o teista. epicurus |
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01-03-2006, 11.15.36 | #28 |
Non lo so...o forse si...
Data registrazione: 19-02-2006
Messaggi: 46
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Io mi definisco ateo. Quindi lo sono. Io ho la certezza che non esiste dio, come ho la certezza di tutto il resto: che voi che mi ascoltate esistete, che il tempo scorre...
Ma io non ho la certezza di queste cose, posso solo dire che sono decisamente probabili. Io ho solo la certezza di esistere adesso e qui. Un agnostico la pensa così? No! |
01-03-2006, 11.22.51 | #29 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Ti capisco e pertanto concordo quanto dici ma il caso summenzionato esclude un'ulteriore definizione di ateo, ovverosia quella descritta nel dizionario della lingua italiana: "àteo agg. [sec. XVI; dal greco átheos, da a- privativo+theós, dio]. Che nega l'esistenza di Dio" In ambito filosofico negare categoricamente l'esistenza di dio sembra impossibile e pertanto (e giustamente) attribuisci i vari punti di vista religiosi a seconda di quanto possa essere convinta una persona, escludendo di fatto che qualcuno si possa dichiarare ateo al 100% in quanto questa tesi non è argomentabile. Corretto...ma non dimentichiamoci che chi nega l'esistenza di dio (al 100%) esiste (anche se in questa sezione sfido chiunque a dichiararsi tale). Come li definiamo questi se già abbiamo impegnato il termine ateo in un'altra maniera? che nome gli diamo? Non mi sembra corretto definirli come chi lascia aperta qualche possibilità all'esistenza di dio. |
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01-03-2006, 11.28.19 | #30 | |
Ospite abituale
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Citazione:
...può essere che tu sia meno agnostico di me... |
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