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21-10-2005, 11.47.13 | #63 |
Moderatore
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Messaggi: 2,725
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il perchè la natura sia così (alcune volte) prevedibile non penso abbia una risposta: è così e basta. è anche vero, però, che cosmologi e altri scienziati stanno iniziando ad ipotizzare che molto tempo fa le leggi (e le costanti) fossero differenti.
nexus, ma non stiamo andando un po' fuori tema, non trovi ? comunque le necessità (forti) possono essere solo quelle logiche, quelle cioè inerenti al linguaggio e che non riguardano il mondo: "Ogni scapolo è non sposato" e affini. In natura non possiamo incontrare una necessità proprio per come intendiamo 'necessità', ed è per questo che le necessità sono solo tautologie (o affini). |
19-10-2012, 00.37.06 | #64 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
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Rispolvero anche questa discussione in archivio perché mi sto chiedendo: ma cos’è l’identità? Leggevo che…è la coscienza di permanere se stessi attraverso la frattura dell’esperienza. Per Locke è la continuità legata alla memoria; ma poggia sul niente. Una malattia, un’amnesia e non si è più se stessi. Per Hume questa fragilità è ancora più accentuata ; l’identità è legata al solo presente. L’Io è un vuoto per cui l’identità è fittizia. Schelling inizia dal concetto di Assoluto come identità indifferenziata da cui scendono e si distinguono la pluralità delle manifestazioni che non appartengono alla realtà e al sapere assoluto, bensì al piano delle apparenze. Hegel criticherà questo concetto poiché esclude la possibilità dell’interpretazione dialettica e impedisce la caratterizzazione delle specificità delle diverse realtà all’interno del sistema. Per cui la difficoltà fondamentale è lo spiegare come la differenza possa nascere dall’indifferenza; come si passa dall’Assoluto all’opposizione fra soggetto e oggetto, spirito e natura, conscio e inconscio. Tutto il Novecento è influito dal pensiero psicanalitico di Freud con l’ Es e dall’esistenzialismo. La scienza nelle correnti più radicali ritengono che siamo solo il risultato di un insieme di stimoli , di attività biochimiche . L’identità sembra poggiare sulle fondamenta del nulla o dell’imperscrutabile e indefinibile. Eppure….capisco un animale o una pianta che segue degli stimoli esterni e a sua volta reagisce ed elabora con altri stimoli all’ambiente e alle circostanze. Ma gli umani , progettano. Possono portare il proprio pensiero fuori dal tempo, nel futuro e lì c’è ancora una identità che non è solo presente. Gli umani osservano ad esempio la propria mano ,come un animale la propira zampa , ma hanno capacità di astrazione e anche lì c’è ancora l’identità . Paradossalmente la schizofrenia è tipicamente umana proprio perché esiste una identità. Ma è possibile però distinguerla , fra l’Io e il Me e gli oggetti e i fenomeni del mondo? L’autocoscienza la trovo ancora una definizione sfuggente, troppo mutevole perché è il rapporto è la relazione fra l’Io e il Me. Ma c’è un punto fermo in noi che possa definirsi identità e sfuggire alla mutevolezza del tempo? Quella cosa per cui io sono ora, ed ero proprio quel bambino di tempo fa e sarò il vecchio del tempo che verrà? E poter dire sono comunque sempre Io?. |
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19-10-2012, 04.15.09 | #65 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
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Rispondere alla tua domanda è molto difficile.. E' qualcosa di molto sottile che (crea e) mantiene il filo della nostra identità.. Io penso sia ciò in cui amiamo specchiarci che ci conferma, mantiene e restituisce quell'identità unitaria.. Come se fin da piccoli quella che credo Jung sintetizzi con individuazione si sviluppi di già come un particolare modo di cogliere e mirare, una particolare modalità della sensibilità che ci fa l'uno differente dall'altro, seppure sembri impossibile possa essere solo una sfumatura di quel vedere, sentire e cogliere che ci fa unici e riconoscibili a noi stessi.. La memoria emotiva fa il suo ruolo principale, ma non è questa secondo me a marchiare a fuoco un'identità indelebile, quanto come dicevo prima un qualcosa nel nostro direzionarci e nel nostro percepire in angolazione che è come il foglio sul quale ogni esperienza verrà fotografata.. Penso che l'inizio dell'identità si compia attraverso la somma particolare alle vibrazioni percepite ai primi istanti di vita e poco più in là, vibrazioni che hanno marchiato e definito il percepire dei nostri sensi, il loro primo uso, molto similmente a come accade per il suono che pur medesimo sviluppa qualità differenti secondo lo spazio e la materia ( strumenti e connessi ). C'è una sorta di somma fra l'inizio dell'apprendimento alla spazialità nel primo uso dei sensi ed il seme dell'individuazione, come se quest'ultimo fosse null'altro che il risultato della combinazione esatta di quel modo in cui i sensi fanno il loro ingresso nel mondo dimensionale.. Null'altro che il risultato di quel primo nostro risuonare iniziale.. Penso che quell'abc percettivo iniziale (somma particolare di ogni più piccolo evento-ingresso in relazione a noi) sia quel particolare "la" al quale tutta la nostra vita tenderà ad accordarsi e quell'accordatura altro non è che quel particolare diapason interno dell'identità forgiato attraverso i primi usi dei sensi in scoperta alla dimensione (spazio, suono, tocco, calore, riparo, vento etc..).. La coincidenza perfetta dei nostri primi impatti nella dimensione sensoriale.. Risposta da assonnata.. per cui direi probabilmente (più) attendibile.. (visto l'immediatezza del sentire sulla ragione.. ) |
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19-10-2012, 17.44.09 | #66 | ||||
weird dreams
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Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
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19-10-2012, 18.38.29 | #67 | |||
Moderatore
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Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
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Un giorno di tanto tempo fa........... ero seduto al tavolo di una pizzeria con due colleghi e si stava parlando di quanto cambiano gli uomini. Repentina e di una chiarezza inaspettata la percezione (o intuizione o delirio, vedi un pò tu) che IO ero assolutamente identico a quando ero bambino (oggi sono sui '50). Il problema ora è spiegare cosa intendo per identico............ Mi ricordo che pensai, che riflettei: "sento che dentro di me sono uguale a quando ero bambino". Ma COSA era uguale? I sentimenti? Le idee? Il modo d'agire? Il modo di relazionarmi agli altri? Alcune cose sì ed altre no. Allora cosa? Cosa? Non lo so spiegare accidenti! Eppure lo sento con così grande chiarezza! E' un qualcosa che hai dentro (e lo senti!) e che capisci che la vita non ha scalfito, modificato. E' come se pensassi: "nella vita mi è capitato (quasi) di tutto ciò nondimeno io sono ancora quella cosa lì. E se mi venisse un'amnesia non saprei più chi è Alessandro ma quella cosa lì dentro (quel particolar modo di dialogare con se stessi, quei pensieri, QUEL SENTIRE SE STESSI)..........bè non ho la controprova ma giurerei che sarebbe uguale. Chiedo scusa per i concetti forse elementari, sicuramente confusi che ho espresso. |
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19-10-2012, 20.44.28 | #68 | |||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
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è molto difficile….direi anzi che, per ora, è impossibile rispondere giustamente sul come sia! Come sia, infatti, che manteniamo la coscienza della nostra identità pur al continuo mutare delle nostre cellule...pur frammiste a miliardi di batteri... e con un processo metabolico in continua evoluzione, credo che nessuno lo sappia: per ora si può solo dire che è cosa naturale ed evidente...per i più...forse anche per i lombrichi...sui cui usi e costumi, Darwin ci ha lascito una pubblicazione. In futuro la spiegazione del fenomeno coinvolgerà la spiegazione dell’origine della vita. In effetti, ora, una tale spiegazione non l’abbiamo e infatti nemmeno sappiamo (la scienza non sa…) riprodurre la vita in laboratorio. Ne consegue che, per quanto sia il tuo discorso in parte poetico ed in parte di approfondimento psicologico, per lo scopo che ci proponiamo esso è vano. Infatti credo che un primo punto sia che senza inconsapevole senso di identità (io sono io e tu sei tu o sei altro) la vita non sarebbe neppure cominciata. Pur senza sapere come, ritengo tuttavia che la freccia di ricerca debba essere rivolta verso i primi elementi di quella organizzazione che ha cominciato a chiamarsi vita: le prime catene di molecole ribonucleiche capaci di mantenere memoria di se medesime e riprodursi...in modo che, qualunque stadio organizzato di vari elementi connessi si fosse raggiunto, si potesse di lì evolvere mantenendo almeno in parte il vecchio stadio ...ed aggiungendo il nuovo in un continuo “prova e riprova” durante migliaia di migliaia di anni fino ad arrivare ad un vero RNA/DNA funzionate capace di definire/strutturare e mantenere/evolvere i caratteri della particolare organizzazione biologica che intanto si era formata. Così per organizzazioni alternative…come infinite “costruzioni lego” di elementi di materia inorganica ed organica, che si andavano via via assemblando e disassemblando. Da quello stadio in cui un qualche “principio motore” cominciò a mantenere l’organizzazione raggiunta e ad imporre geneticamente una riproduzione ripetitiva…pur con qualche errore di copiatura….tutto fu in discesa: l'organismo inconsciamente sapeva di essere se stesso e riconosceva gli altri come altri: quelli poteva mangiare o inglobare suggendone la linfa ...se stesso no. Ovviamente al principio forse c’era un po’ di confusione e certi organismi inopinatamente si nutrirono di se stessi sia come individui che come specie…ma quelli non sopravvissero: in effetti il distinguere se stessi dall’altro e poi distinguere la propria specie dalle altre, fu una grande conquista evolutiva…da cui ancora rimane il detto che: “cane non mangia cane”! Citazione:
O forse vuoi dire che Jung ha individuato l’origine del principio di identità nell’esperire fin da infanti ed ha cercato di spiegarlo. Però direi che il principio di identità è più istinto genetico che di apprendimento…se mai con l’apprendere e l’esperire la nostra coscienza dell’io si affina e si rinforza, ma all’origine c’è il motore della vita. Del resto Jung era precedente a Watson e Crick e niente poteva sapere della doppia elica. Citazione:
In effetti non è l’ipotesi di Jung a marchiare a fuoco: la cosa viene da assai più lontano…dal profondo dei primordi della vita…senza la qual cosa non ci sarebbe vita. Citazione:
Citazione:
Forse, però, questo “risuonare” si potrebbe meglio fare coincidere con le prime catene codificanti un DNA in nuce, piuttosto che con la rispondenza dei sensi ai fenomeni della natura…che pure è vero…rispondono meravigliosamente dato che della natura siamo figli…o, più estesamente dell’universo del cui esplicarsi siamo emuli. Citazione:
Direi ancora che la quasi perfetta coincidenza dei rilevi dei nostri sensi che si accordano coi fenomeni del nostro mondo è dovuta al fatto che dal mondo siamo strutturati morfopsichicamente…e ne siamo emuli nel continuo ping-pong dell’adattamento evolutivo. Certo l’esperire rinforza il nostro senso dell’io e dell’autostima, ma l’origine di un tal senso è all’origine dell’emergere della vita: in assenza di “senso di identità” non esisterebbe vita. Per lo meno, logicamente, pare sia così! … Il resto è utile contorno al nostro autoaffernarci. Citazione:
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21-10-2012, 00.12.18 | #69 | |||||||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
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Citazione:
Tuttavia è importante comprendere, ma temo che la possibile comprensione non sia sul piano filosofico, ma sul piano biologico e genetico. Quello dell’occhio che non vede se stesso, ad esempio, … non è un buon esempio: l’occhio è di ordine fisico…ha bisogno di posizionamento spaziale! …è come dire che lo stomaco non può digerisce se stesso…per lo più. E’ vero, comunque, che io non posso percepire me stesso sul piano organico, non posso percepire i miei organi funzionali se non fanno male…percepisco il mio cuore se batte forte o è aritmico, ecc… Ma “percepisco” nel senso che “comprendo” e "valuto" il significato delle mie azioni e interazioni, dei miei pensieri: so quello che faccio, so quello che esperisco e che penso nel subbuglio interattivo dello scorrere del tempo. Sostanzialmente devo pensare che la mia mente è fatta a scale…è gerarchica: 1)- nelle attività operative c’è chi assegna e programma il lavoro, c’è chi lavora e c’è chi controlla il lavoro e chi ne tiene il conto… 2)- così è, in analogia, per l’organo cerebrale: c’è chi raccoglie dati, analizza e sollecita il pensiero, chi pensa, chi tiene conto del pensiero e chi sà…e sà cosa è intrinseco e cosa è estrinseco a noi, sa che sono io che penso (soggetto) e che ci sono i pensati…(oggetti). E’ questo che sà la nostra torre di controllo (la mente) che tutto assomma in sè (sarebbe l’io) a fronte del resto del mondo (saresti tu e tutti gli altri e le altre cose…ma non sà come…cioè non sa come una tale facoltà sia insorta ed agisca in noi e per noi…nello stesso modo che non sappiamo come sia emersa la vita… eppur viviamo! Citazione:
Quindi siamo completamente nuovi… mille miliardi e più di cellule e batteri hanno ricostituito il nostro corpo…non però la nostra mente… pur espressione dei processi metabolici ed evolutivi del corpo. Un tempo, la spiegazione era ovvia: era l’anima la nostra identità: essa permaneva divina e immortale non avendo alcuna relazione con l’organico! Ma oggi, che l’anima s’è incarnata diventando mente, siamo costretti a cercare improbabili spiegazioni filosofiche, mentre la scienza, cui spetterebbe rispondere ed esplicare non ancora risponde. Citazione:
Ma il problema non è come lo si perda o dove sia allocato il senso di identità, ma come è perché lo si abbia. Ma non illudiamoci che solo noi HSS lo abbiamo, coscientemente o meno…anche la mia gatta lo ha…e tutti i viventi…fin dai primordi: in assenza non sarebbe emersa la vita. Infatti, se con “identità” intendiamo il distinguere l’io dal non io, forse un tale senso fu il primo carattere dell’emergere della vita. Citazione:
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Per la psicanalisi l’identità e l’esistenza erano termini di studio, cosi per l’esistenzialismo: non li avevano creati loro …se li erano trovati fra i piedi… e, forse a ragione, li avevano elevati a “cause”…ecc… Citazione:
Significa che abbiamo in noi mezzi e caratteri perché l’adattamento si realizzi negli individui e nelle specie. Uno di questi mezzi e caratteri è il senso di identità evolutivamente conquistato dai primordi dell’emergere dalla vita. Citazione:
Su cosa poggiano? Hanno invece una spiegazione evolutiva: o mangi questa minestra o salti quella finestra! Citazione:
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Il senso di identità è comunque indispensabile e presente in ogni epoca della vita…non frutto di elucubrazione filosofica..o di deduzione logica …ma come semplice costatazione. I nostri restanti caratteri e capacità che definiamo più evoluti, non eliminano gli istinti originali e le pulsioni, magari si affiancano e costituiscono sovrapposizione culturale..fino alla astrazione. Comunque è il DNA che ci programma in questi termini. Così come programma (di massima) la nostra struttura morfologica, il nostro sviluppo fisico e psichico, la nostra maturità ed il nostro invecchiare e naturale morire: si dice infatti che per vivere a lungo devi sceglierti genitori longevi Citazione:
Per quanto, limitatamente, il senso di identità potrebbe tuttavia anche coincidere con la coscienza di sé: io sono io diverso da te e dagli altri. L’autocoscienza è ad un livello superiore: la torre di controllo! E’ dovuto al fatto che l’organo cerebrale è gerarchico…strutturato per sovrapposizioni evolutive. Comunque il punto fermo è il programma DNA sempre presente in ogni epoca della vita del singolo, ma anche filo conduttore indispensabile della specie e delle diverse specie che si sono succedute fin dalle origini. |
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21-10-2012, 18.22.13 | #70 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Se la aprirai, e magari già l’hai aperta… il vento gelido del Nulla potrà farti rabbrividire. Perché non c’è nessun punto fermo, né per la nostra identità né per qualsiasi altro ente. Un vuoto che angoscia più della propria morte fisica, perché è l’Esistenza che ha di fronte il proprio possibile annientamento. Mentre la morte fisica, seppur dolorosa non intacca ciò in cui crediamo, ossia il Giusto, il Vero, il Buono; la morte esistenziale annienta invece ogni “valore” perché lo riduce a vana illusione. Di fronte a questo orrore, senza alcun punto fermo a cui aggrapparci, ci ritroviamo costretti a uno slancio di fede, perché sta solo a noi far in modo che quel punto fermo sia. Tutto dipende da noi, dalla nostra fede, nonostante tutto. Dio vuole tutto! Citazione:
L’Esistenza si accorge di se medesima proprio percependo il proprio “essere” a prescindere dall’esserci mondano dove tutto diviene. E’ la propria origine che si manifesta, affermando “io sono!”, che è ben diverso dal banale: “io ci sono”. Io sono a prescindere dal mondo immanente diveniente. L’Esistenza è certezza della propria Trascendenza, che le appare come Nulla, tanta è la distanza che le separa, ma è pure un Nulla fonte d’infinite possibilità. Penso che se coltiverai questa intuizione potrà aprirsi una nuova strada, in cui man mano ogni cosa del mondo assume una veste di mistero, perché l’Esistenza tutto rimette in discussione, essendosi messa alla ricerca di se stessa. Ultima modifica di bobgo : 21-10-2012 alle ore 23.10.46. |
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