ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
28-10-2012, 02.05.28 | #92 | ||||||||
______
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Scusa, ma sinora mi sono riferita alla riflessione di Paul11 da che ha dato un nuovo indirizzo a quella di Vanlag, ovvero quando si chiede cosa sia ciò che sentiamo e che ci fa dire di essere sempre la medesima persona, perciò ho detto che ciò non posso dirlo di un altro, a meno che tu non ti riferisca all'identità nel senso che riconosci di lui l'aspetto fisico ed il medesimo carattere. Citazione:
Penso semplicemente che non abbiamo a che fare con un hardware inteso come un disco rigido.. ed i software influiscono man mano sulla base. Ovvero che la parte relativa allo scambio intellettivo ed emozionale che avviene per influenza con l'esterno è in grado di mutare le percezioni e di giungere persino a mutare la parte biochimica stessa di quel corpo (e non mi riferisco al dna). Intendo semplicemente dire che il dna definisce sì la gamma di caratteri ma non è assolutamente detto che sia quella gamma a definire la percezione di ciò che sperimentiamo come nostra identità. Quindi non sto parlano di identità intesa come caratteri che identificano il corpo ma identità per quanto concerne quella esperienza interiore che ci fa sentire di essere sempre la medesima persona nei tempi. Citazione:
Utili per il tipo di vita. I sensi (olfatto, vista, udito) si sono modificati e distinti proprio a causa di un utilizzo differente. Idem per gli istinti. Citazione:
Beh, se miriamo la cosa in questo modo allora il senso artistico da quale pulsione è spinto, da quello riproduttivo inceppato in una strada distorta? Freud forse ti avrebbe dato ragione.. Citazione:
Non è andato a ramengo. Solo che forse -detta in poche parole- la base biochimica non credo sia esattamente come una sorta di cassaforte blindata.. Citazione:
Distinguerei l'autocoscienza dal senso di identità. Il discorso che fai lo vedo coerente nell'ambito dell'identità e non dell'autocoscienza. Seppure sia logico che si parli di autocoscienza nella realtà di un mondo come il nostro dove io sperimento perlomeno la presenza di un ambiente col quale sono in contatto, fosse anche deserto. Citazione:
Questo non posso saperlo. Però ci stiamo avvicinando a quella barzelletta dell'esperimento sulla pulce secondo cui la pulce senza zampe.. (siccome non salta più quando lo scienziato glielo comanda, allora) diventa sorda! Non vorrei che la facilità nel proseguire in questa direzione giungesse alla stessa conclusione dello scienziato.. Questa considerazione vale anche per la tua seguente.. Citazione:
..perché dipingere le cose in questa maniera mi sembra significhi tradurre l'individuo come una serie di processi biochimici pressoché sordi, ciechi e privi di relazioni (!).. Mi chiedo -seguendo il tuo discorso- come si possa in questo ipotetico contesto poco creativo ipotizzare un cuore (mente) capace di sperimentare un sentimento invece così creativo come quello del sentirsi idioti.. (poiché succubi di un codice che comanda) |
||||||||
28-10-2012, 13.41.03 | #93 | |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Vorrei aggiungere ulteriori mie riflessioni rispetto al concetto di identita'; innanzitutto ( ed in questo sposo le convinzioni di Wittgenstein) mi sembra logicamente innegabile che identificare se' stessi con se' stessi , per non diventare un nonsenso, debba avere un senso logico produttivo oltre se' stesso, quindi, non tautologico, e, quindi, debba possedere senso solo se in questa identita' i due termini a confronto non vengono a coincidere in maniera assoluta; l'identita' e' una forma particolare di uguaglianza e il fatto , spesso,di non interpretarla come tale, considerandola ( erroneamente a parer mio) una assoluta coincidenza fra due termini, contrasta con l'intuizione del nostro intelletto. Infatti, se consideriamo l'uguaglianza A=B , siamo portati ad attribuire in modo contraddittorio a due entita' fra loro differenti una totale coincidenza di significato, in realta' stiamo dicendo che A e' in tutto e per tutto uguale a B fuorche' nel nome che assegniamo loro e nella distinzione formale che ne facciamo, cioe', sosteniamo illogicamente che 2 cose sono la stessa cosa in tutto e per tutto , ma non in tutto e per tutto, cioe' che 2 cose sono la stessa cosa e al tempo stesso non sono la stessa cosa, perche' comunque siamo in grado di distinguerle in qualche cosa d'altro ( nel loro nome per esempio, o nella loro posizione spaziale, temporale, insiemistica o concettuale etc...); nel compiere questa operazione di comparazione , quindi, non dovremmo pretendere di fondere la pluralita' nella singolarita' in maniera religiosamente trinitaria, ma , semplicemente , tentare di unire due entita' in una totalita' provvisoria e logicamente operativa di coincidenze, che lasci uno spazio imponderabile alla distinzione ontologica di queste entita' a confronto. Quindi, diciamo A=B per affermare che, pur nella diversita' di circostanze formali o sostanziali in cui si trovano ( le quali determinano logicamente anche la loro distinzione ontologica e formale ), queste due entita' coincidono in tutto e per tutto cio' che di loro noi conosciamo, e che per noi conta operativamente; ma in cio' che di loro non conosciamo , dobbiamo ammettere che potrebbero essere distinte e, quindi, non essere per nulla uguali nella loro assoluta verita' ontologica. Detto questo in ordine al concetto di uguaglianza, ne consegue che pure il concetto di identita' deve mettere a confronto due entita' che lascino spazio logico alla distinzione, e quale sarebbe questa fessura, questo gioco dentro cui balla la nostra capacita' razionale di discernimento? ...sono lo SPAZIO ed il TEMPO: “IO sono HIC ET NUNC cio' che ero altrove in un altro momento”,” io NON sono ORA cio' che ORA e' ALTROVE”, “io sono QUI E ORA cio' che ero QUI e PRIMA”; questo concetto di entita', che si confronta nello spazio e nel tempo, applicato a noi stessi diventa “identita'” ,lo chiamiamo anche “coscienza di se'” e lo applichiamo a tutte le entita' fenomeniche del mondo fisico e concettuale filtrando tutto cio' che ci appare attraverso le maglie razionali del confronto e della sovrapposizione ,diciamo cosi', ...”eguagliante”. |
|
28-10-2012, 16.29.50 | #94 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 17-08-2012
Messaggi: 128
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
In sostanza la tua proposta era per me, seppur razionalmente possibile, inaccettabile: Citazione:
Citazione:
Tuttavia, Gyta, andando all’osso, questo è il coerente risultato del pensiero che vuole mantenersi nell’alveo della razionalità… |
||||
28-10-2012, 17.15.04 | #95 | |
Moderatore
Data registrazione: 16-10-2003
Messaggi: 1,503
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Come ho cercato di farti balenare affermando che l'amore dei figli proviene (a mio modesto avviso) dal DNA ma NULLA toglie alla valenza morale e poetica, dell'atto di anteporre l'altrui benessere al proprio. Così credo che anche il bisogno di pregare, di cercare la verità, etc. provengano dal DNA ma non inficiano le altre prospettive, le altre spiegazioni. Credo che se l'uomo non avesse le religioni, le scuole di pensiero, la filosofia, etc. finirebbe, nel giro di poco tempo, ad adorare le capre. Il discorso non è tuttavia concluso, qualcosina che ci sfugge permane: come è possibile che nel nostro corredo genetico ci siano caratteri che indeboliscono la specie invece che rafforzarla? |
|
28-10-2012, 17.16.48 | #96 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-08-2012
Messaggi: 128
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Vi è tuttavia a mio avviso da considerare un aspetto ancora più profondo. E cioè che il concetto d’identità ha come presupposto che l’”entità fenomenica” sia una cosa in sé. Solo dando per scontato l’esistenza dell’oggetto in sé si può poi considerare la sua permanenza nel tempo. Sfortunatamente, pare che non vi sia nessuna entità che rimanga se stessa, in un intervallo di tempo pur piccolo a piacere. Ciò dovrebbe rendere problematica l’effettiva esistenza della cosa in sé. E, di conseguenza, lo stesso concetto d’identità. |
|
28-10-2012, 18.16.03 | #97 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Wittgenstein ha un limite , quello di porre un limite. Perchè questo limite a sua volta è uno specchio della razionalità umana che ha costruito i linguaggi. Tutto alla fine tende ad autoreferenziarsi e a costruire nonsensi e contraddizioni. Godel in questo caso è più avanti di Wittgenstein nella logica.Ma le problematicità , date anche dai nonsensi e contraddizioni,nno sono un punto di arrivo sono daccapo un un punto di ripartenza. Detto in altri termini, la costruzione logica e il linguaggio sono nati dall'uomo che li ha evoluti e continuerà a farlo nel tempo ,spingendo questi limiti sempre oltre e sono lo specchio di quell' umanità che in un tempo storico li ha concettualizzati. Personalmente ritengo che l'identità sia un eterno e non modificabile. Il DNA , la memoria e la coscienza di sè sono modificabili nel tempo, soggetti al cambiamento, non l'identità a cui se dovessi dare un' identificazione lo definirei l'Essere. L'identità è come, ma non proprio,il "codice sorgente" del sistema operativo che insieme ai registri di sistema lo configurano.E' unico, irriproducibile . Non so se l'umanità vi accederà perchè basterebbe proiettarlo in un'altra "dimensione" o teletrasportarlo senza bisogno di fare il backup dell'intera struttura corporea ridondante d'informazione e soggetta alla casualità e alla modificazione e quindi errabile. Per chi crede nella reincarnazione che cosa non muta nell'identità di un essere che si reincarna in più vite e in corpi diversi? Non voglio quì fare discorsi spirituali, ma semplicemente seguire dei ragionamenti. La coscienza di sè è ancora l'IO, ma l'identità è la nostra origine. Quindi non la identifico nè con cervello e sue proprietà come la memoria e nemmeno con il DNA che muta.Tutte cose che appartengono al tempo e alla sua sequenzialità. Quindi o l'identità non esiste in quanto corrisponde a proprietà di altri "sistemi" (DNA, psiche, cervello,coscienza di sè ecc)oppure è unica e non corruttibile, nel senso che seppur essendo nel "io sono" non entra in contatto direttamente con il mondo delle cose e in quanto tale non è soggetta a mutamento e trasformazione . A che cosa serve? Semplicemente a registrare la nostra esistenza, la nostra storia di vita e non saprei nemmeno dire se fra identità e Io , per quel che ne penso, direi meglio ancora fra l'Essere e Io possa esserci un "dialogo", forse un sentore: lo iato fra Essere e NON-Essere. Mi rendo conto di camminare sul filo dell'oltre logica e dei linguaggi. Ma i limiti devono essere superati. |
|
29-10-2012, 19.55.41 | #98 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Ma credo che è lo stesso per me…ma non capisco la distinzione: forse occorre una ridefinizione di identità, ma a me pare che “identità” significhi “definizione dell’essere o non essere identici” e, nel caso specifico, vi è compresa “tutta” la persona…ognuna diversa dall’altra…io son io e tu sei tu! Naturalmente questo dà anche il “senso di identità”, cioè non solo io sono io ora in questo momento, ma sono anche sempre lo stesso io…cioè me medesimo… che non muta al variare biologico della mia persona dal concepimento alla morte. Un tal senso ci è trasmesso e mantenuto dal programma genetico proprio e unico di ciascun individuo assai più “probabilisticamente” che non possa avvenire in conformità alle dotte elucubrazioni filosofiche protrattesi anche fino al secolo scorso…forse meglio adeguate a descrivere come si formi e influisca la nostra personalità culturale ed esperienziale oltre l’imprinting originale dato dal DNA. Forse riesce difficile capire come il DNA, (pulsioni inscritte nel codice genetico stesso) possa intervenire al livello di pensieri, sensazioni, sentimenti, comportamenti, ecc… Livello che alcuni definirebbero “spirituale”. Tuttavia esso è un fatto, ed in effetti, forse solo un biologo molecolare potrebbe qualcosa in più dire in proposito...per quanto generalmente preferiamo pensare (credo erroneamente) che siamo essenzialmente frutto di acquisizioni esperienziali e culturali (magari anche metafisiche) di un nostro essere organo cerebrale...magari essere amigdala… piuttosto che anche di strutturazione di un programma che anticipa il nostro sentire: la cosa ci sembra indegna…ci sentiamo degradati a computer! Giammai!... Comunque, credo che un tale accostamento non esista! Qualcosa del genere avvenne, nel comune sentire, quando Darwin enunciò la sua teoria: nessuno voleva essere figlio di scimmia! Ovviamente la teoria evolutiva non intende affatto significare una diretta derivazione scimmiesca. Qualcosa del genere avviene anche oggi: rifiutiamo il nostro essere “esseri biologici”: tuttavia il fatto è che lo siamo…occorre, naturalmente, ridefinire “biologico”. Mi par di aver capito, per quanto io non sia di cultura filosofica, o forse proprio per questo, che il fondamento cartesiano della “res cogitans” e della “res extensa” sia ampiamente superato dalla psico-biologia moderna: siamo infatti un tutt’uno! Assieme alla nostra corporeità anche la mente è essenzialmente biologica ed è da strutture è processi biologici (elettromagnetici, chimici, quantistici, genetici, ecc..) che preesiste un nostro personale intrinseco “carattere” e che emerge pensiero, sentimento, percezione, comportamento ecc…cui contribuiscono e cui si sovrappongono le acquisizioni culturali ed esperienziali del vivere in uno specifico ambiente. La cosa è ovviamente complessa e non produce già di per sè individui identici…sia nel senso di io diverso da te e dagli altri (il chè è ovvio) sia nel senso dell’io attuale diverso (psico-morfologicamente) dall’io dell’attimo precedente e dei precedenti infiniti attimi. Ora il punto è o era: chi o cosa mi fa pensare di essere sempre io la medesima persona se tutto in me muta? Non credo che, scientificamente, il “cosa” o il “chi” sia compiutamente definito…sia per quanto riguarda il DNA che per quanto attiene alle sensazioni psico-affettive acquisite ed in continua evoluzione. E’ comunque un fatto che non è vero che tutto in noi muta ed evolve: il programma genetico non muta!…o, per lo meno, non muta nelle sue sequenze caratterizzati e specifiche di me individuo. In questo senso ritengo logico e probabilistico che sia il programma genetico (genoma) che “trasmette” alla nostra “torre di controllo” (mente) pensante e senziente, la sensazione dell’io che in noi persiste costante…cosi come trasmette le tante pulsioni genetiche afferenti carattere, comportamenti, riproduzione, senso di conservazione e sopravvivenza, socialità, senso logico, predisposizione al linguaggio, ecc….tutte cose atte a conservare la specie. E’ evidente per me (e appare, credo, dalla moderna psicologia evolutiva) che compariamo a questo mondo non come tabula rasa, ma con una struttura morfo-cerebrale geneticamente strutturata e predisposta a specifiche modalità di pensiero (non certo a pensieri definiti) caratteristiche di questo mondo e del come siamo evoluti. In un altro mondo (altro universo) saremmo diversamente evoluti ed anche il nostro pensare e sentire sarebbe diverso. Intendo dire (se riesco a spiegarmi) che il nostro pensato e sentito non è solo frutto logico derivato dall’input, dai dati di memoria e dalle capacità di processo, come sarebbe in un puro computer… sfociante in un output. Ma che il processo, le strutture che permettono e svolgono il processo ci mettono qualcosa di proprio e di preesistente nelle strutture medesime, diciamo derivanti dal DNA caratteristico di ciascuno di noi: è il nostro interagire continuo con l’universo (il nostro piccolo mondo) che ci ha strutturati morfo-psichicamente…che ha evolutivamente strutturato il nostro DNA..(programma genetico) che oggi costituisce nostro strumento e, insieme, guida e riferimento fondamentale, ma inconscio, del vivere. Ne deriva, in prima istanza, che, dagli stessi input e stessi dati di memoria, risultano in uscita “pensati” diversi. In ulteriore istanza ne deriva che il DNA lascia la sua impronta di unicità che contraddistingue ciascuno di noi come “essere sempre il medesimo” pur col trascorre del tempo e di conseguenti mutazioni biologiche, psichiche, culturali ed esperienziali che si sovrappongono allo svolgersi del programma genetico perseguente anch’esso il nostro sviluppo morfologico e psichico con le diverse età. In sostanza le due cose… 1)- Le tappe di svolgimento temporale del programma genetico nello sviluppo, 2)- Le successive capacità elaborative che appaiono in ambito logico-affettivo in relazione alle esperienze ed agli stimoli, …vanno, più o meno, di pari passo e ci definiscono in ogni età come identici a noi stessi. Si aggiunga, infine, la dimostrazione inversa che pone il senso di identità fra i caratteri costituenti l’emergere della vita: in assenza di un tale senso, la vita fisica e poi psichica non sarebbe concepibile. Esso ha preceduto l’avvento delle capacità pensanti e coscienti del vivente e quindi di una coscienza…che sarebbe apparsa, nell’iter evolutivo dei viventi, molto più tardi…fino all’autocoscienza, apparsa quasi allo scadere della mezzanotte. NOTA: E’ ovvio che l’elucubrazione esposta non intende essere di convincimento per nessuno. Per conto mio ne sono soddisfatto: è come una sorta di ricerca in nuce in cui ho trovato alcuni chiarimenti…anche in conseguenza dei tuoi stimoli. |
|
30-10-2012, 11.19.30 | #99 | |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Io sono del parere che, purtroppo, la stessa autoreferenzialita' non possa logicamente dimostrarsi alla nostra ragione se non attraverso una presunzione di indipendenza dell'osservatore che afferma rispetto a cio' che osserva; in parole povere, tu dici che Wittgenstein ha come limite lo stesso porre dei limiti ,perche' fare cio' significa autreferenzialita';...ma W. dice di piu' , dice che anche affermare questo e' troppo e che il silenzio dovrebbe essere l'unica risposta alla ragione. Dall'interno di un qualsiasi insieme logicamente relazionato di entita' non si puo' dimostrare la coerenza di quello stesso insieme, e fin qui potremmo esser tutti d'accordo ( W. compreso ...anche se antelitteram ...) ma questa stessa affermazione stride con se' stessa nel momento in cui l'insieme considerato non e' osservabile , cioe' , non e' possibile produrre questa affermazione se la si fa all'inetrno dell'insieme che si pretende in modo logicamente impossibile di individuare oggettivamente "dal di fuori",quindi, in definitiva, il massimo che si potrebbe affermare in maniera logica all'interno di tutte le proposizioni della logica e' non dire proprio nulla. Sarebbe come affermare dall'interno di in una palestra che un qualsiasi sollevatore di pesi ben piantato sulla propria pedana mai potrebbe sollevare l'asta senza poggiare i piedi sopra qualcosa di esterno da se' stesso, ma questa affermazione diventa indimostrabile al nostro raziocinio nel momento in cui trasferiamo induttivamente questa proposizione al di la' del pavimento della palestra e allo stesso ambiente dentro cui ragioniamo, oltre al pavimento non si puo' logicamente piu' dire deduttivamente nulla; ed e' proprio cio' che dice W.: la nostra logica arriva ad un punto nel quale , in definitiva, non puo' piu' dire nulla, nemmeno sulle ragioni di questa affermazione che giudicare autoreferenziale e' gia' troppo. Personalmente ,credo che la nostra logica affondi le sue radici piu' profondamente di quanto ritenessero W. o Goedel, sono piu' vicino all' antico concetto di Logos che permea il Tutto e credo che la base e la stessa struttura di questo Logos emerga da uno substrato piu' profondo, connotato piu' dall'intuizione e dall'ineffabile che dalla superficiale logica non contradditorieta' di un insieme di proposizioni del linguaggio. Ultima modifica di and1972rea : 30-10-2012 alle ore 17.23.38. |
|
30-10-2012, 19.14.19 | #100 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
La ragione non è solo logica e quindi non va bene il fermarsi. Se c'è un problema si cerca di risolverlo , piuttosto andando in altre discipline. Wittgenstein finirà col passare dai linguaggi formali ai linguaggi"mondani" e Godel dirà che forse la strada per uscire dai paradossi passa per l'intuizione. Quindi hai perfettamente ragione quando dici che la logica affonda nell'intuizione: non è piovuta dal cielo. Se Aristotele ha avuto la necessità di costruire i capisaldi logici nel principio di identità e nel principio di non contraddizione ha un motivo storico. Il passaggio di una parola che evocava nel mito, allla parola che conosceva nel processo intelligibile dal tutto ai particolari e viceversa. La costruzione delle categorie e il discutere di principi come essere ed enti porta la parola che è segno con significati dal passaggio della percezione/intuizione dove la parola indica una materialità a discutere astrazioni. Se all'interno di queste categorie non si discute e propone argomentazioni all'interno di regole, il rischio è che ogni proposizione vale tutto e il contrario di tutto. La logica nasce al nascere della metafisica. Ma quel tempo aveva queste necessità; questo tempo attuale invece ha necessità che vivano nella vita di tutti i giorni. La metafisica e la logica hanno un futuro se entrano nella prassi quotidiana e ci aiutano a vivere, la logica modale è un esempio. La trasversalità e interdisciplinarietà delle discipline è fondamentale nella dialogia e quindi nella crescita del pensiero umano. Rispondo da quì, perchè And1972rea è arrivato alle mie medesime conclusioni e ha "bruciato" il post che volevo scrivere alla "old" discussione :"Difesa del principio di non contraddizione, senza cadere nella metafisica" di Epicurus. Sono d'accordo con Epicurus , con quanto ho già esposto sopra. E aggiungo che ciò è già come intuito all'interno del DNA .Noi non potremmo apprendere e definire i contrasti delle particolarità se non avessimo le qualità di poter confrontare e "leggere" il mondo delle cose e degli eventi. Senza il principio di non contraddizione noi sbatteremmo per sempre la testa contro un nonsenso o una contraddizione, ma già nella mondanità , nella vita di tutti i giorni: ci aiuta a capire perchè aiuta a confrontare e a compiere le scelte. (La politica e l'economia insegnano). Ultima modifica di paul11 : 31-10-2012 alle ore 00.18.01. |
|