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14-10-2005, 22.51.44 | #23 | |||
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
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Re: Re: Re: Re: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Effettivamente posso considerarlo come oggetto esterno, strumento mosso da un entuità spirituale interna che lo muove, proprio come uno strumento, le mani delle pinze e cose simili. Già, e gli occhi sono le finestre dell'anima. In effetti posso vederla anche così. E anzi, mi sembra che una visione di questo tipo crei un certo senso di sicurezza in più rispetto all'identificarsi conpletamente col corpo, perchè in quest'ultimo caso, se io sono il corpo, io sono sempre allo scoperto, minacciato, a meno di non indossare un'armatura. Ma nel primo caso, io che guardo dalle finestre degli occhi, l'armatura è già il corpo, e ciò mi rassicura. Comuqnue è ovvio che è un oggetto un pò particolare, che porto sempre con me, è l'oggetto mio per eccellenza, dotazione naturale per la sopravvivenza. Però mi sa che il punto è proprio qui: non è tanto il corpo ad essere dato in dotazione "all'identità" perchè questa lo utilizzi come strumento per adattarsi alla vita nel mondo, ma è piuttosto l'identità mentale, che è strumentale al corpo perchè organizzi per lui le azioni nel modo più intelligente possibile affinchè sopravviva(il corpo). Le esigenze del corpo, in tutte le loro gradazioni, restano alla base del comportamento, sono le spinte a cui ogni azione (anche mentale, credo) può essere ricondotta. Il corpo è arrivato ad avere un cervello pensante, cioè in grado di rappresentare sotto forma di idee e linguaggio la realtà esterna. Così il corpo, grazie alla memoria, ha un set di conoscenze molto ampie sul mondo nel quale deve affrontare le minacce alla propria sopravvivenza, e grazie al pensiero, che opera attraverso astrazioni, generalizzazioni, e ipotesi utilizzando le memorie, può pianificare l'azione migliore per non cadere nelle trappole che il mondo tende ad ogni organismo e che cercano di ucciderlo. Se io mi considero anima affacciata alla finestra, e questo corpo come oggetto, e ancora, considero questa vita un momento di sosta prima della vita celeste, forse sarò meno attaccato alla vita, meno guardingo rispetto alle minacce al mio corpo. E se teniamo presente che l'essere gaurdinghi è utile alla sopravvivenza, sembrerebbe che la religione sia uno strano perverso cirecuito mentale che allontana il pensiero dal suo vero scopo, ossia la sopravvivenza del proprio corpo. Anche se, a ben guardare, se io mi sento immortale, e sento dio con me, nel momento del pericolo potrei agire addirittura in modo più efficace, perchè mi sento sereno (in modo che sfiora l'incoscienza ma sereno), mentre il mio avversario potrebbe essere più intimorito dalla prospettiva della morte, che per lui viene una volta sola e per sempre. Insomma, la calma è la virtù dei forti e l'idea apparentemente perversa di dio potrebbe concretamente aiutarmi a sopravvivere, potrebbe essere un escamotage del pensiero inconscio che affonda le sue radici nella carne. Per tornare un momento ancora all'identità, essa sarebbe forse la parte mediatrice tra corpo e pensiero. Cioè l'identità sarebbe un insieme di rappresentazioni mentali, di un genere simile alla rappresentazione mentale che abbiamo di qualsiasi altra realtà, che contiene tutte le informazioni relative alle caratteristiche stabili del modo di comportarsi dell'organismo, rappresentazioni che servono all'organismo, tramite il pensiero, per escogitare la migliore azione nel mondo, azione che deve tenere conto, oltre all'obbiettivo prefissato, anche delle caratteristiche dell'agente che potrebbero essere più o meno adeguate all'azione stabilita. Così non corro il rischio "fare il passo più lungo della gamba" e cadere. Certo che a volte le persone hanno una bassa autostima, che limita il raggio delle loro azioni molto più di quanto sarebbe giusto che facessero, stando ad un giudizio più obbiettivo sulle loro capacità. Quindi sembrerebbe che il meccanismo a volte sia fallace, e più che aiutare, limiti. Mah, comunque adesso non voglio continuare con questo discorso. Citazione:
Forse posso non essere sicuro della loro autoconsapevolezza, ma del fatto che sono soggetti d'azione, anche simili ad automi, ne sono sicuro, per il fatto che si muovono, perseguono obbiettivi.. potrebbero essere soggetti non autocoscienti, è vero, essere privi di sensibilità (e questa visione degli altri è prelibata se si vuole comandare), ma comunque sono soggetti, non sono solo oggetti, dove per oggetto intendo qualcosa di inanimato, senza bisogni e senza azioni che li soddisfino. Citazione:
Sì ok, da questo punto di vista sì. Credevo che tu, parlando di artificio linguistico intendessi un nome senza referente. |
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14-10-2005, 22.51.54 | #24 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Re: Re: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Dal tempio di Delfi con la scritta – conosci te stesso – che Socrate ha fatto sua, ai moderni “illuminati indiani” come Ramana Maharishi e Nisargdatta Maharaji e su su fino alla moderna psicologia che ci guida all'analisi, cioè alla conoscenza, di noi stessi e del nostro vissuto, sembra che un unico filo conduttore ha guidato l’uomo desideroso di “sapere”. Non può essere una coincidenza e veramente quella domanda, anzi la risposta a quella domanda, è la risposta che chiude, una volta e per sempre, tutti i nostri dubbi e tutte le nostre domande. Per questo la indicavo, in apertura, come essenziale. |
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14-10-2005, 22.52.18 | #25 |
Ospite abituale
Data registrazione: 15-03-2004
Messaggi: 69
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In merito a questa discussione Van se può interessarti, avevo anch'io proposto un'argomentazione tempo addietro proprio su questo stesso forum. Potrai trovarla facilmente nell'elenco iscritti rovistando fra l'archivio dei miei messaggi. Il titolo era "Un problema di comune interesse: l'identità!" Devo aggiungere anche che tuttavia le mie opinioni sul tema sono cambiate alla luce di nuovi studi e approci quali in particolare quello alla disciplina dell'antropologia culturale. La conoscenza e l'analisi della diversità e quindi dell'alterità, fugando dai pregiudizi dell'etnocentrismo e detto in sintesi estrema, il relativismo culturale è un ottimo metodo di conoscenza dell'io. Dunque lo studio degli altri, delle altre società, conoscere le altre culture per poi poter riflettere sulla nostra. Compararci, vedere somiglianze e differenze tra noi e gli altri popoli, eliminare quel senso di superiorità pregiudiziale della nostra cultura sulle altre, senza per questo annullare, o meglio, appiattire i valori. Confronto e non commistione. Il relativismo culturale non è qualcosa di negativo e di anti-occidentale (dico ciò soprattutto a me stesso che in passato ho accanitamente attaccato il relativismo, principalmente perchè non ne avevo compreso appieno il significato). Semplicemente ci ricorda che al mondo non ci siamo solo noi. In poche parole: conoscere gli altri per conoscere meglio noi stessi, la nostra identità appunto.
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14-10-2005, 22.58.30 | #26 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
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Citazione:
Ultima modifica di VanLag : 14-10-2005 alle ore 23.05.06. |
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14-10-2005, 23.01.59 | #27 | |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
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Citazione:
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14-10-2005, 23.11.20 | #28 | |
like nonsoche in rain...
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Re: Re: Re: Re: Re: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
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14-10-2005, 23.22.18 | #29 | |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Identità. Io. Io sono.......
Citazione:
Non capisco se è una critica verso quei bastardi che usano gli altri.. manipolandoli con l'ipocrisia.. ? Comunque hai ragione: rispetto agli altri.. anche se fossero oggetti mossi da qualche forza sconosciuta, quindi non soggetti ma soggetti di queste forze sconosciute, che sarebbero quindi il vero soggetto. Ci sono poche certezze. Io potrei essere il sogno di un alieno. |
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