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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
05-11-2012, 21.09.12 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-08-2012
Messaggi: 128
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
Per quanto ritengo d’aver compreso del pensiero di Parmenide, l’Essere è per lui Uno e Immutabile. Cioè il molteplice e il mutamento sono illusori. E penso che i paradossi di Zenone abbiano proprio lo scopo di mostrare la loro irrealtà. Ciò che appare a noi mutevole e molteplice deve perciò essere invece inteso come l’apparire dell’Essere. L’Essere non muta, ma si svolge davanti a noi. Nel suo svolgersi appare molteplice, ma è invece Uno. In sostanza l’Essere si mostra come “evento” che da sempre “è”. Pure la teoria della relatività ristretta, eliminando l’assolutezza del tempo, riduce la realtà fisica al cronotopo, che è appunto evento. Evento iscritto nell’Essere che non muta, perché da sempre è. L’universo di Einstein è deterministico, tutto è già scritto, noi ne stiamo sfogliando una delle possibili pagine. Inoltre, la luce è l’assoluto che scalza il classico spazio-tempo. E’ infatti in funzione delle luce, che aumentando la propria velocità il tempo si allunga e lo spazio si restringe, rispetto ad un altro osservatore. Per la luce, che viaggia alla velocità massima dove il tempo si ferma e lo spazio si annulla, il nostro universo è un punto. Anche se per noi essa risulta viaggiare ad una velocità finita, e quindi sembra partire da una stella lontana e giungere fino a noi dopo anni. Per questi motivi vedo un collegamento tra Parmenide e Einstein. Ritengo perciò che con “immediatezza” si dovrebbe intendere non tanto il mutamento del Tutto a fronte di un’azione in un suo punto, ma che il tuo “muovere il bicchiere” sia iscritto nell’Essere e perciò quel “muovere” sia da sempre e per sempre, ossia “immediatamente” connesso a ogni altro evento di qualsiasi epoca e posizione dell’universo. Proprio perché quel “muovere il bicchiere” è presente in quel medesimo e unico punto spazio-temporale che include ogni altro evento. |
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06-11-2012, 07.40.56 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
I primi filosofi, fra cui Parmenide, avevano l'esigenza di considerare il tutto perchè dovevano trovare una verità che fosse comune a tutte le cose, il principio a partire dal quale si possa poi filosofare. Per Parmenide ciò che era comune a tutte le cose era il fatto di esistere, quindi il tutto, ciò che è, è distinto dal nulla, ciò che non è. Ma mi pare che quando successivamente si interrogò su cosa esista veramente, ne concluse che il mondo è illusione, contraddicendo se stesso perchè se il mondo è illusione e se questa illusione esiste, allora anche il nulla è.
Dato che per il pensiero greco tutto diviene e cioè esce e torna nel nulla, Parmenide sentiva la necessità di trovare qualcosa che sfuggisse a tale regola, arrivò ad affermare che tutto è immutabile, a negare in pratica l'esistenza del divenire. Nella scienza attuale più che di tutto mi pare si parli ora dell'insieme universo, ossia l'insieme delle cose reali. In effetti è evidente la difficoltà che incontrerebbe la scienza nell'applicarsi al tutto di Parmenide, perchè quel tutto comprenderebbe indistintamente le case, gli alberi, le stelle, gli uomini, assieme ad i sogni, le creature mitologiche e gli altri puri oggetti della fantasia o illusori. Io credo che nell'interpretare la realtà sia più corretto parlare di sistemi di riferimento, se poi esista un insieme di tutti i sistemi che li comprenda tutti, dobbiamo aspettarci al varco Godel con i suoi teoremi di incompletezza, perchè l'insieme di tutti gli insiemi finisce con l'essere incoerente internamente, mentre ogni insieme coerente è incompleto. Parmenide ha tentato di tener viva la speranza dell'immutabilità, ma la scienza pare andare nella direzione di Eraclito A meno che si cada nella chimera di immaginare un mondo umano che si muova alla velocità immutabile della luce. Personalmente penso che siamo uomini e non fotoni, e che il mondo non relativo di Einstein non sia il mondo in cui viviamo nel senso umano del termine |
06-11-2012, 16.11.35 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
Ti esorto a non trasformare possibilita' mai considerate in perplessita' certe; Parmenide, come giustamente dici, esclude il divenire dell'Essere attraverso il Non Essere, per logica conseguenza del fatto che il Non Essere non puo' che essere; il divenire , inteso come variazione dell'Essere da se' stesso attraverso il non essere ,per Parmenide non esiste; la conseguenza logica e' che tutto cio' che muta , appare mutevole solo per coloro che nel tutto vedono soltanto una parte; se giri intorno ad una statua di Giano Bifronte, osserverai un'apparenza mutevole di una realta' monolitica che in se' e per se' non muta mai. Tu credi di vedere una relazione fra Einstein e Parmenide , perche' pensi che un ipotetico raggio di luce senziente , secondo la relativita' ,possa trasformarsi per se' stesso, o per il proprio universo ( questo non l'ho capito...) in un unico punto singolare senza spazio ne' tempo..., nulla di tutto questo; la logica della relativita' afferma solo una tendenza infinita del tempo a rallentare rispetto agli occhi di un osservatore esterno ad un sistema fisico tendente ad essere luminale, ma nessuno potra' mai sapere cosa leggera' sul proprio orologio un ipotetico essere fatto di luce, e come egli "vedrebbe" il nostro universo (fra l'altro, affermando che lo spazio luminale si ridurrebbe rispetto al nostro,in quale direzione e senso non l'ho capito... , dovresti concludere che il raggio di luce dovrebbe vedere un infinito ancor piu' grande intorno a se'...non ti pare ? e se il suo tempo rallentasse rispetto al resto, dovrebbe osservare quello stesso universo accelerare...no?! );La logica parmenidea rimane , a mio avviso, quella piu' solida da cui procedere; perche' alla luce di essa e' persino possibile intuire cio' che la scienza oggi non spiega ,e ciecamente ed indiscriminatamente etichetta solo con l'epiteto di "non -locale" . E' logico ed intuibile pensare al nostro mondo come ad un'entita' per se' stessa intrinsecamente coerente, nella quale questa coerenza non sia rappresentata da astratte leggi fisiche o modelli descrittivi, ma dalla stessa realta' ontologica di cui questa entita' e' fatta; ogni sua parte non puo' logicamente essere null'altro che una visione parziale del tutto, osservando lei, esperiamo tutte le altre. Ultima modifica di and1972rea : 06-11-2012 alle ore 23.45.39. |
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06-11-2012, 19.34.12 | #7 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 17-08-2012
Messaggi: 128
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
Il primo affermava l’immutabilità dell’Essere mentre il secondo asseriva l’ineluttabilità del Divenire. Ma entrambi, secondo me, volevano mettere in guardia dall’ovvia interpretazione della realtà: L’essere è ciò che abita il presente e questo essere è soggetto nel tempo al divenire. E’ proprio quest’interpretazione della realtà ciò che Parmenide contestava, questa interpretazione era un’illusione. Tutti e due volevano rilevare come il “vero” Essere includesse pure il divenire. Citazione:
Ed era proprio per venire incontro a quella tua ipotesi che ho trattato della luce, che suggerisce la puntualità dell’universo (immaginare in quale realtà la luce poi si troverebbe, significa riproporre arbitrariamente l’esserci, mentre nulla si può dire perché la luce è il limite: situazione-limite) Se la luce è un assoluto, allora mi sembra possibile pure l’effetto immediato nello spazio-tempo (non solo nello spazio, ma pure nel tempo!). Effetto immediato che tuttavia non mi pare compaia nel pensiero di Parmenide, anche se potrebbe essere coerente con esso... Dimmi se mi sbaglio. L’Essere immutabile di Parmenide ha comunque affinità con l’universo di Einstein, in quanto quest’ultimo è proprio come il Giano Bifronte: non muta mai. Inoltre, come già dissi, anche la teoria del Big Bang confermerebbe la visione parmenidea: nascita dello spazio e del tempo. Dove la parola “nascita” non può essere intesa come evento temporale: non è un evento. Perciò noi siamo in quella “nascita”. |
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07-11-2012, 07.28.03 | #8 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
Quello che hanno in comune Parmenide ed Eraclito è certamente il fatto di essere entrambi enigmatici. Eraclito infatti dice che realtà ama nascondersi, non per niente fu definito l'oscuro. E' forse proprio questo aspetto enigmatico della realtà il dono maggiore della filosofia, il farmaco contro la superficialità che obbliga a pensare ed a rifiutare le cose nella loro semplice apparenza. Lo stesso carattere si trova in Cartesio quando pensa vi sia un demone che impedisce all'uomo di vedere la realtà, o nel mito della caverna di Platone. La cosa importante in Eraclito è, a mio avviso, che egli paradossalmente afferma l'immutabilità dell'essere nella sua contraddittorietà, ciò che vi è di veramente immutabile è questo aspetto conflittuale della realtà, tutto ciò che esiste esiste perchè è in lotta con l'altro da sè. Per questo io credo che il problema non sia tanto che la realtà si nasconde, ma che siamo noi che le sfuggiamo perchè è troppo dura per poter essere osservata a lungo. E' come fissare il sole, dopo un pò o ti accechi o devi distogliere lo sguardo. |
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07-11-2012, 10.08.14 | #9 |
Ospite abituale
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
A questa discussione volevo aggiungere l'interpretazione(se non l'ho compreso male) che da di Parmenide, Emanuele Severino.
Egli dice che la teoria di Parmenide è il primo tentativo, nella storia della civiltà umana, di porre rimedio al dolore dell'esistenza. Questo dolore avrebbe la sua causa appunto nel divenire, nel non sapere cosa succederà domani o fra un anno, se questo dolore finirà, come finirà ecc. Il secondo tentativo viene proposto dalla teologia, dal Dio cristiano e l'ultimo (in senso storico) dalla scienza. Quest'ultima non nega il divenire, ma si pone come rimedio al dolore dell'esistenza attraverso il controllo del divenire. Cioè la scienza pare voler dire, tu -divenire- esisti ma ti prevengo, so cosa succederà domani. Quel che penso io è che il rimedio scientifico al dolore dell'esistenza stia esaurendo le sue forze. Non so, attraverso, per esempio, la completa impossibilità di prevedere un terremoto. Rendo molto pratico il dilemma in quanto sono anche questi aspetti, che pur essendo scientificamente consolidati, fanno apparire la scienza non in grado, in senso pratico, di porre rimedio al dolore dell'esistenza. L'argomento invece vuole analizzare (se non ho capito male) la possibilità che la teoria di Parmenide possa diventare "alternativa" a quella scientifica (un po' meno a quella teologica) in senso "fisico". Se questo è l'argomento, non possiamo più muoverci soltanto con gli strumenti rudimentali filosofici (che sono comunque grandiosi, come la teoria dell'essere e cioè la nascita dell'ontologia). Dovremmo per forza entrare nello specifico ruolo che la scienza ha al riguardo del "conoscibile" e di quel che è reale. Dico questo perchè la realtà costruita attorno alla scienza è molto, fin troppo, articolata e difficilmente contrastabile con un semplice "è illusorio" quel che vedo. Non che sia impossibile, ma ritengo che se così è, sarà la stessa scienza a dedurlo. |
07-11-2012, 10.33.33 | #10 | |
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
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