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13-11-2012, 16.48.45 | #24 |
Ospite abituale
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
La verità dei princìpi che regolano la manifestazione della realtà relativa è stabile in relazione alla realtà manifestata, e lo è fino a quando quest'ultima sussiste, per questo non ci sono innovazioni rivoluzionarie di alcun genere che possano modificare i princìpi sui quali la verità si afferma manifestandosi. Aristotele era un metafisico e conosceva i princìpi, allo stesso modo di Giordano Bruno e la concezione, che dici essere aristotelica, di potenza e atto non appartiene ad Aristotele quanto non è appartenuta al Bruno. È frutto di considerazione logica, derivata dalla consapevolezza dei princìpi universali, senza la conoscenza dei quali ogni ipotesi resta relegata nel suo proprio inconsistente regno. Potenza e atto, per l'Assoluto, sono una unica indivisa realtà, per questa ragione ciò che è possibile si attua e quello che è impossibile no. Per quanto si riferisce agli insiemi resta da dire che non ci sono, nell'universo, insiemi privi di legami con le altre parti delle quali l'universo è formato, ma ci sono soltanto diversità nelle distanze continue che possono dividere gli insiemi tra loro. Il tuo gatto resta il gatto che è perché attorno al suo centro sono aggregate, in uniche proporzioni, le forme e le energie che determinano la specie alla quale appartiene, e se queste variassero, perdendo il filo che le collega… il gatto cesserebbe di vivere. È singolare la propensione che hanno alcuni di spiegare le leggi di un'esistenza, il cui aspetto materiale corrisponde a un basso grado di realtà, attraverso ipotesi esclusivamente di natura materiale, e in più con la pretesa di negare le analogie che legano alto e basso, analogie che sono di un ordine inverso. Le relazioni in cui stanno le parti infinitesimali che compongono un gatto non sono esclusivamente il frutto delle sostanze intese quantitativamente, ma del loro aspetto qualitativo misurato dalla direzione spaziale in cui tutte quelle particelle sono orientate, e se questa cambiasse... col gatto non ci faresti un berretto da scout.
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13-11-2012, 23.14.37 | #25 | |
Moderatore
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
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14-11-2012, 00.22.30 | #26 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
Un mio post precedente non è stato publicato sarà andato nell'eterno etere di internet. L'induttivo tentativo di ragionamento del post quotato pensa che il sottoscritto abbia mischiato Parmenide ad Aristotele; da quale analisi logica del periodo lo abbia intuito, dedotto, indotto, abdotto non lo so.Inizio con una premessa con Parmenide e per me finisce lì; poi inizio con "IO penso" cioè parlo con il mio pensiero, se ogni volta che si dice atto e potenza bisogna necessariamente avere riferimenti ad Aristotele significa che ogni volta che si parla ci riferiamo all'Homo Sapiens Sapiens. Il mischiare Picasso Michelangelo in battuta è ridicolo ancora di più se chi lo dice mischia Parmenide e Heisenberg facendo una analisi da metafisica imponderabile mischiando eterni e immutevoli con fermioni e.... Se qualcuno m iriesce a tradurre quello che dice in cocreto questa metafisica materica che sa di panteismo e animismo mi fa un favore. |
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14-11-2012, 00.39.33 | #27 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
E adesso passiamo alla fisica. Tu che ritieni che Parmenide sia nel giusto e che quindi ci siano gli immutevolie ed eterni spiegami da dove saltano fuori le proprietà fisiche chimiche. Ritieni che la memoria nelle sinapsi sia eterna? Come può una proteina contenere memoria, il pensiero da quale materia fisica nasce? Che cosa è una relazione per te, spiegalo fisicamente e collegalo con il principio di non locazione? Perchè se credi che ci siano gli eterni non ha senso che esistano relazioni: è già tutto lì bello pronto da sempre e per sempre. Ammetendo che esistano le relazioni nel stuo sistema ,l'universo sarebbe un'inverosimile memoria esplosiva che collassa perchè deve tenere tutto in memoria le relazioni e per quale senso poi? . Hai poche idee ma ben confuse perchè oltrettutto mischi eterni immutevoli e divenire |
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14-11-2012, 11.31.53 | #28 |
Ospite abituale
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
La logica è un procedimento consequenziale del pensiero che si svolge utilizzando il principio di non contraddizione, e nulla che sia consequenziale può avere carattere di assolutezza, dunque che ci possa essere una logica assoluta è una tua deduzione errata. La logica, Aristotelica non ha senso chiamarla, può essere, in dipendenza delle necessità e delle opportunità che le si offrono, sia deduttiva che induttiva. Non è mia intenzione impedirti di lucidare il tostapane in titanio che ti ha donato la scienza e che pare affascinarti tanto. In fondo è utile anche quello, quando si vuole fare una saporita e croccante colazione… diversamente occorre ammettere che le scienze hanno una sfera di applicazione riservata alla ripetibilità sperimentale, la quale non conviene sempre a un universo dove tutto è in perenne agitazione.
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14-11-2012, 14.40.33 | #29 | |
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
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14-11-2012, 15.22.32 | #30 | |
Moderatore
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Riferimento: Parmenide: una nuova visione dell'universo?
Citazione:
Parlare al plurale di immutevoli ed eterni e' , a mio avviso , fuorviante; semmai si potrebbe discorrere di immutevole ed eterno una volta che comprendiamo che tutto cio' che ci appare mutevole e plurale appartiene alla prospettiva parziale con cui siamo in grado di cogliere apparentemente il Tutto.E' chiaro che un universo non totalmente e assolutamente relazionato diviene mutevole ,poiche' diviene parziale, ma dovremmo convincerci che questa parzialita', nelle relazioni che riusciamo a cogliere del Tutto , e' presente solo in noi stessi, e solamente in apparenza.Il Tutto puo' essere concepito logicamente come Tuttuno immutevole soltanto se assolutamente e immediatamente realzionato in ogni sua parte, ogni sua parte cessa , cioe' , di rimanere ontologicamente parte ,e diviene solo apparenza, nel momento in cui essa viene assorbita dalla totalita' delle relazioni che la legano e la fondono insieme a tutte le altre parti nel Tutto...rifletteteci. Se provate ad immaginare il Tutto come ad una pagnotta ( meglio una sfera ... ? ) di materia omogenea ultradensa scoprirete che cio' che vi appare non puo' essere considerato immutevole ed assolutamente omogeneo senza che ogni parte circoscrivibile in esso dalla vostra immaginazione non entri immediatamente in relazione con ogni altra parte immaginabile di esso. La memoria delle sinapsi?? ..., le proteine... , il pensiero...; ... siamo davvero certi che basti conoscere la posizione relativa e la sequenza spaziale di ogni amminoacido in una proteina per poterla determinare univocamente in tutto cio' che la circonda ( cioe' l'intero universo...)? ...potrebbe essere che le relazioni di quegli amminoacidi nel contesto di tutto cio' che pare esterno a quella molecola siano molto piu' profondi e ramificati di quel che ci pare..., e' solo una possibilita' logica, ma non la scarterei a priori. Quando cogliamo un fungo nel bosco, davvero possiamo pensare di aver colto tutto il fungo nella sua totalita' per il solo fatto di credere all'apparenza di cio' che vediamo parzialmente? in realta' il fungo si protende e si ramifica altrove, e molto piu' profondamente ed estesamente di come ci appare. |
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