ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
05-08-2005, 12.29.31 | #23 |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
|
Voi sembrate tutti dare per scontato che si possa andare oltre le nostre percezioni ed i nostri sensi ,e di poter dire qualche cosa intorno a mondi che non ci appartengono; a me sembra piu’ logico pensare che sia impossibile fare congetture rispetto all’ esistenza considerando fenomeni la cui percezione inizia e finisce in noi; chi puo’ dire cosa esista o non esista un infinitesimo prima del nostro essere? Noi percepiamo solo noi stessi, perche’ tutto cio’ che inizia in noi (comprese le percezioni sensoriali) e’ gia’ nostro ,e’ gia’ farina del nostro sacco, da dove noi iniziamo ,dove noi finiamo, i nostri contorni, nessuno li puo’ determinare dal proprio punto di vista; nessuno puo’ essere cio’ che non e’, nessuno puo’ andare oltre se’ stesso, …nessuna lampada da tavolo puo’ illuminare se’ stessa dall’alto, nessun contenuto puo’ contenere il suo contenitore…
Saluti a tutti |
05-08-2005, 16.50.04 | #25 |
Utente bannato
Data registrazione: 04-11-2004
Messaggi: 1,010
|
epicurus, per percezione intendo sia quella diretta (impugno un oggetto e ne percepisco peso e consistenza), sia quella indiretta il risultato di un'elaborazione avvenuta in mia assenza.
L'esempio del PC che lavora non lo ritengo pertinente alla questione per il fatto che comunque è da ritenersi "esistente" in quanto percepito (se pur indirettamente). Riguardo la tua domanda 1 e 2, prova a considerare l'esistenza NON come proprietà intrinseca di chi o ciò che esiste, ma come risultato di una tua determinazione nel considerare la tua percezione; quindi chiami sasso ciò che riesci a modellizzare mentalmente come entità isolata dal resto perchè così lo percepisci e perchè questo modello mentale risulta all'atto pratico coerente con il comportamento della tua percezione. Ammetto che non mi è facile spiegarmi, ma immagina l'universo in sè come una sorta di indeterminazione totale, il sasso diventa sasso solo nel momento in cui qualcuno determina la sua esistenza mettendolo in relazione a se. Per "essere qualcuno", è necessario essere definiti, essere distinti dal resto, questa distinzione disegna automaticamente i limiti di quel qualcuno e l'indeterminazione "vista" attraverso limiti, automaticamente si determina e disegna un universo a misura dei limiti del qualcuno che lo osserva. Credo che filosoficamente sia appropriatio parlare di solipsismo, ed in questo contesto capisci che il fatto che qualcuno sia cosciente o meno non è pertinente all'indagine della realtà per come è in se (a prescindere da come io la vedo). Non sono uno tra i suoi simili, ma sono l'unico e il solo che percepisce, modelliza questa percezione dividendola e definendo come è più coerente considerarla rispetto a se, epicurus individuo autocosciente come me è una mia presa di posizione, un modello mentale che è efficace e funzionale a considerare l'insieme "epicurus" in cui ho deliberatamente scelto di racchiudere una parta di ciò che percepisco. Ma non è certo osservatore come lo sono io, lui fa parte del "resto" che non è me e che io ho scelto di suddividere e considerare in un determinato modo a misura dei miei limiti. Sei certo che dopo la tua morte gli altri continueranno a pascolare in giro per questo mondo? io no, non sono certo che dopo la mia morte l'universo che conosco mi sopravviva. Quando dico il sole è giallo e tu convieni, non sono sicuro del fatto che tu lo faccia perchè hai la mia stessa identica percezione, ma assumo che sia così poichè risulta efficace considerarlo tale. |
05-08-2005, 17.13.25 | #26 |
Ospite abituale
Data registrazione: 07-11-2003
Messaggi: 125
|
per sebastiano tv83
"Essendo gli oggetti esterni capaci di influenzare la mia condizione interiore e viceversa, tali oggetti esistono" davvero troppo facile:lo statuto logico di un pezzo di legno non é lo stesso del pensiero .L'esistenza di una cosa qualsiasi presuppone la sua intelligibilità , la sua pensabilità.Ciò significa che il pensiero non esiste allo stesso modo di un'oggetto per epicurus "la scienza stessa crea continuamente modelli che - oltre a prevedere il futuro - ci danno spiegazioni di eventi passati. quindi a noi interessano anche gli eventi che non percepiamo" la "scienza" intesa in questo modo praticamente non esiste , semmai esistono gli scienziati i quali non é che si interessino di ciò che non percepiscono ma semmai attingono col pensiero eventi passati e futuri che altrimenti non esisterebbero proprio.Ovvero:il reale sussiste solo laddove vi è il concetto di realtà , ovvero nella temporalità della coscienza umana.Il tentativo di dimostrare incontrovertibilmente l'esistenza degli oggetti esterni mi sa molto di teologia... |
05-08-2005, 17.27.05 | #28 |
Ospite abituale
Data registrazione: 07-11-2003
Messaggi: 125
|
mi dai del dogmatico..ma davvero non vedi la differenza fra attività del soggetto e passività dell'oggetto?che poi i due siano costitutivamente in relazione é pacifico , senonchè il soggetto può diventare oggetto a se stesso mentre l'oggetto no!
|
06-08-2005, 11.46.15 | #29 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Citazione:
Ti devo contraddire. Un esempio: gli astrofisici e astrologi che danno spiegazioni di come si è formata la terra, il sistema solare, la via lattea, ... , l'universo, questi stanno dando spiegazioni di eventi che presumibilmente nessun essere ha avuto esperienza. E' per questo che la proposizione "ciò che non percepiamo non è interessante" è falsa. |
|
06-08-2005, 11.57.51 | #30 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Citazione:
Ma l'elaborazione avvenuta in mia assenza prova l'interesse delle cose che non vengono percepite da me (vedi mio post precedente). Non capisco ancora la tua posizione, cioè non capisco ancora chi può dare l'esistenza agli oggetti con la percezione di questi. Poi, mi potresti rispondere esplicitamente alla (1) e alla (2), così possa capire meglio la tua posizione. Infine, considera questo stupido esempio: Io percepisco (con la vista e il tatto) una pistola che tengo tra le mie mani. Ho a pochi metri una persona sorda girata di spalle che è completamente allo scuro della mia presenza (e della presenza della pistola). Se le sparo, lei muore? Potresti dirmi che comunque percepisce il proiettile quando la trapassa, ma allora esisteva già prima che lei lo percepisse. E se la persona fosse stata totalmente anestetizzata? Forse mi risponderesti che il proiettile esiste (e ha ucciso tale persona) proprio per il fatto che io lo stessi guardando. Ma allora riformuliamo il quesito. C'è un computer che ha collegato a se una pistola. Di fronte a tale computer c'è una persona X che dorme (in più la persona è sorda e sotto anestesia). Il computer ogni secondo controlla tutti gli indici di Wall Street e da questi, secondo un apposito programma, si ricava un valore booleano che corrisponde a 'spara a X' o 'non fare nulla'. Dopo un ora il computer spara a X. X muore? epicurus |
|