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Vecchio 07-12-2015, 07.20.28   #1
acquario69
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Lettera sulla Morte

oggi ho scritto una lettera…

il padre di mia moglie e' morto appena alcuni giorni dopo che te ne avevo parlato.
una volta ti ho accennato qualcosa sulla morte di mio padre e di come sono rimasto sereno,anche se ovviamente mi dispiaceva della sua scomparsa…poi il discorso non ha avuto più seguito perché ho notato che non ce' stata nessuna curiosità da parte tua.

la morte non esiste,e non lo dico perché sono un credente ma perché e' solo una questione di conoscenza.
Tutto ha un inizio e una fine e le cose le possiamo concepire in questa maniera ma in realtà non ce nessun inizio e nessuna fine,ed e' come se noi vediamo scorrere il tempo e le immagini da un buco della serratura,
allora cominciano ad apparirci le vicissitudini che scorrono davanti a noi..
dal principio con l'occhio del nascituro,poi del bambino,poi un ragazzo,un uomo,un vecchio e poi nulla..prima ancora cera lo stesso nulla del dopo ma questo nulla non e' altro che la parte che non possiamo vedere perché va oltre il nostro "orizzonte visivo" (quello relativo al solo campo ristretto della serratura)
la morte percio e' solo un cambiamento,una trasformazione,al pari della nascita ..tutto cambia,tutto si trasforma ma nulla può mai finire,senza interruzioni,che sono solo apparenti.

non ci portiamo appresso niente,ma quello che rimane per sempre non sono nemmeno tanto i ricordi,quanto gli affetti che ci stanno dietro,in quei momenti che li abbiamo saputi cogliere..e' li che ce' la nostra autentica essenza…(immortale-immodificabile)
questa stessa corrispondenza e' una delle infinite forme che testimonia questo contatto che e' appunto al di la del tempo e al di la delle stesse forme.
acquario69 is offline  
Vecchio 07-12-2015, 23.22.46   #2
Salvatore1997
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Riferimento: Lettera sulla Morte

noi non muoriamo, siamo eternità nell' istante.Noi parliamo di morte quando abbiamo nel ricordo una persona ed abbiamo la certezza di non poter intrattenere più rapporti con essa se non attraveerso una sola intelligenza . non basta il ricordo di un qualcosa per dimostrarne la sua esistenza per due motivi:
1-il ricordo è realta mediata ,fugace e molteplice
2-il ricordo è pensiero ed il pensiero non è una realtà che concepisce la morte , solo l' oblio.
Salvatore1997 is offline  
Vecchio 08-12-2015, 04.02.50   #3
acquario69
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Riferimento: Lettera sulla Morte

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Originalmente inviato da Salvatore1997
noi non muoriamo, siamo eternità nell' istante.Noi parliamo di morte quando abbiamo nel ricordo una persona ed abbiamo la certezza di non poter intrattenere più rapporti con essa se non attraveerso una sola intelligenza . non basta il ricordo di un qualcosa per dimostrarne la sua esistenza per due motivi:
1-il ricordo è realta mediata ,fugace e molteplice
2-il ricordo è pensiero ed il pensiero non è una realtà che concepisce la morte , solo l' oblio.


non so fino a che punto non mi sarebbe chiara l'ultima parte,in riferimento al ricordo (come del resto non vi e' la pretesa che cio che scrivo io risulti altrettanto chiaro e comprensibile)

comunque ritengo che nel corso dell'esistenza cio che rimane in noi siano i momenti in cui si e' svelato qualcosa che va esattamente in direzione contraria all'oblio e almeno per quello che mi riguarda,li ritroverei dietro i ricordi (quindi non nel ricordo stesso) dove un incontro di qualcuno o qualcosa ha lasciato un segno indelebile che io definirei di "riconoscimento" e in ultimo,ma non affatto ultimo,di libertà

secondo me,ed e' pure quello che noto alla grande,non solo ce' una ingiustificata paura della morte ma quest'ultima fa si che coinvolga e alimenti inevitabilmente pure la paura,altrettanto irrazionale,di essere appunto liberi..perche aver paura di morire significa aver paura di liberarsi da se stessi,e se non ci si libera da se stessi (qui ed ora!) si rimane schiavi delle cose a cui finiamo per attaccarci…e a mio avviso non e' nemmeno un caso che si e' fatto di tutto perché certi temi siano arrivati ad essere considerati tabù o ridotti a una semplificata banalizzazione e il motivo risiede proprio nel fatto che si faccia il possibile per toglierci la consapevolezza della nostra stessa libertà
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Vecchio 08-12-2015, 13.42.12   #4
pepe98
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Riferimento: Lettera sulla Morte

Sono proprio queste considerazioni che mi hanno portato alla concezione del tempo come qualcosa di immobile, in cui la nostra essenza è "intrappolata"al suo interno, e non vi può uscire. La morte è infatti solo un "limite temporale", un confine della nostra essenza. La nostra essenza è infatti immortale, situata in una determinata zona dello "spazio-tempo", e per l'eternità possiamo avere esperienza sempre e solo degli stessi momenti.
Rimane solo da chiedersi cosa sia questa essenza e cosa la differenzia dalle altre. Così sono successivamente arrivato alla concezione di esperienza cosciente collettiva, ma questo è un altro argomento.
Un altra considerazione di tipo materialista può essere: se la coscienza è data esclusivamente da una configurazione della materia, potrebbe, data l'infinità dello spazio-tempo(cioè dello spazio vel("o" congiuntivo) del tempo), deve, per forza, secondo la statistica, ricrearsi casualmente una configurazione materiale della tua memoria in una determinata zona dello spazio-tempo, e nonostante sarebbero eventi molto rari, tu, vivendo solo in quelle determinate zone dello spazio tempo, le percepisci per forza. Saremo quindi costretti a continuare la vita in un mondo casuale e senza logica.
Questa ultima considerazione non mi piace affatto, ma il mio obiettivo è trovare la verità, e non voglio scartare ipotesi probabili.
pepe98 is offline  
Vecchio 08-12-2015, 13.42.55   #5
paul11
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Riferimento: Lettera sulla Morte

Rileggendo Fenomenologia dello Spirito di Hegel, è scritto nella prefazione:

"Il fatto che l’accidentale in quanto tale, separato dalla propria sfera, il fatto che ciò che è legato ad altro ed è reale solo in connessione ad altro ottenga un’esistenza propria e una libertà separata, tutto ciò costituisce l’immane potenza del negativo: tutto ciò è l’energia del pensiero, dell’io puro.
La morte, se così vogliamo chiamare quella irrealtà, è la cosa più terribile, e per tener fermo ciò che è morto è necessaria la massima forza. Se infatti la bellezza impotente odia l’intelletto, ciò avviene perché si vede richiamata da questo a compiti che essa non è in grado di assolvere. La vita dello Spirito, invece, non è quella che si riempie d’orrore dinanzi alla morte e si preserva integra dal disfacimento e dalla devastazione, ma è quella vita che sopporta la morte e si mantiene in essa. Lo Spirito conquista la propria verità solo a condizione di ritrovare se stesso nella disgregazione assoluta. Lo Spirito è questa potenza, ma non nel senso del positivo che distoglie lo sguardo dal negativo come quando ci sbarazziamo in fretta di qualcosa dicendo che non è o che è falso, per passare subito a qualcos’altro. Lo Spirito è invece questa potenza solo quando guarda in faccia il negativo e soggiorna presso di esso. Tale soggiorno è il potere magico che converte il negativo nell’essere."


Il negativo è l'immediato-noto che si presenta alla coscienza e separato grazie all'intelletto.Tant'è che a dirla come Heghel, "la bellezza impotente odia l'intelletto" in quanto quest'ultimo è strumento del pensiero dell'Io puro" che divide, che separa.
Il positivo è il sapere, dove i particolari sono ricondotti al Tutto, allo Spirito, ma che ha necessità di esistere nel negativo,per cui "guarda in faccia il negativo e soggiorna presso di esso".

paul11 is offline  
Vecchio 09-12-2015, 02.17.42   #6
acquario69
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Riferimento: Lettera sulla Morte

Citazione:
Originalmente inviato da pepe98
Sono proprio queste considerazioni che mi hanno portato alla concezione del tempo come qualcosa di immobile, in cui la nostra essenza è "intrappolata"al suo interno, e non vi può uscire. La morte è infatti solo un "limite temporale", un confine della nostra essenza. La nostra essenza è infatti immortale, situata in una determinata zona dello "spazio-tempo", e per l'eternità possiamo avere esperienza sempre e solo degli stessi momenti.
Rimane solo da chiedersi cosa sia questa essenza e cosa la differenzia dalle altre. Così sono successivamente arrivato alla concezione di esperienza cosciente collettiva, ma questo è un altro argomento.
Un altra considerazione di tipo materialista può essere: se la coscienza è data esclusivamente da una configurazione della materia, potrebbe, data l'infinità dello spazio-tempo(cioè dello spazio vel("o" congiuntivo) del tempo), deve, per forza, secondo la statistica, ricrearsi casualmente una configurazione materiale della tua memoria in una determinata zona dello spazio-tempo, e nonostante sarebbero eventi molto rari, tu, vivendo solo in quelle determinate zone dello spazio tempo, le percepisci per forza. Saremo quindi costretti a continuare la vita in un mondo casuale e senza logica.
Questa ultima considerazione non mi piace affatto, ma il mio obiettivo è trovare la verità, e non voglio scartare ipotesi probabili.

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Originalmente inviato da Paul11
Rileggendo Fenomenologia dello Spirito di Hegel...

una mia opinione su quanto e' stato detto e' che condivido la primissima parte,mentre mi rimane oscuro tutto il resto. (Hegel compreso!)
ad ogni modo se come sostieni tu,l'essenza e' immortale,come può essere "situata" o avere una qualsiasi determinazione? a me sembra un evidente controsenso
secondo me lo spazio-tempo e' una condizione particolare a cui noi siamo soggetti e strettamente dipendenti,ossia la vita,o tutto cio che si manifesta implica lo stesso spazio-tempo,come condizione necessaria al suo manifestarsi
acquario69 is offline  
Vecchio 09-12-2015, 14.19.58   #7
pepe98
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Riferimento: Lettera sulla Morte

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Originalmente inviato da acquario69
una mia opinione su quanto e' stato detto e' che condivido la primissima parte,mentre mi rimane oscuro tutto il resto. (Hegel compreso!)
ad ogni modo se come sostieni tu,l'essenza e' immortale,come può essere "situata" o avere una qualsiasi determinazione? a me sembra un evidente controsenso
secondo me lo spazio-tempo e' una condizione particolare a cui noi siamo soggetti e strettamente dipendenti,ossia la vita,o tutto cio che si manifesta implica lo stesso spazio-tempo,come condizione necessaria al suo manifestarsi
Questa essenza, che pare essere l'esperienza cosciente(sia che sia personale, o, come credo io, collettiva), diciamo che percepisce "attraverso" un organismo materiale vivo. Questo organismo materiale ha una determinata collocazione Nello spazio-tempo, cioè nello spazio e nel tempo contemporaneamente. L'organismo avrà due limiti temporali, la nascita e la morte. L'essenza, quindi l'esperienza cosciente, cioè l'essere cosciente è composto dalla coscienza prodotta da questo organismo dentro quell'intervallo di tempo. In questo senso l'esperienza cosciente è immortale, in quanto sempre definita e immutabile. È cioè tutta esistente contemporaneamente e percepita in un unico "eterno istante".
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Vecchio 09-12-2015, 17.22.47   #8
sgiombo
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Riferimento: Lettera sulla Morte

Con tutto il rispetto per il lutto che ha colpito Acquario69 e sua moglie (che mi aveva trattenuto finora dell' intervenire in questa discussione e mi mette comunque un po' a disagio nel farlo), penso che non abbia senso arrampicarsi sugli specchi con giri di parole che pretenderebbero di far sembrare (di farci illudere) che, poiché nulla si crea, nulla si distrugge, tutto diviene, la nostra propria singolare vita personale non avrebbe fine, dal momento che la vita può essere e di fatto é spesso meravigliosa malgrado la sua durata più o meno breve e comunque finita (e quando é troppo penosa si può quasi sempre mettervi fine abbastanza rapidamente).

Per me non ci sono giri di parole o arrampicate sugli specchi che tengano: la morte non é il contrario della vita, casomai é il contrario della nascita, essendo entrambe aspetti ineliminabili della vita: non ci sarebbe vita se non ci fosse morte e non ci sarebbe morte se non ci fosse vita, esattamente come non si sarebbe nascita se non ci fosse vita e non ci sarebbe vita se non ci fosse nascita.

Ma se si ha la fortuna di vivere una vita felice (il che implica anche la fortuna di saper affrontare le difficoltà e i dispiaceri affrontabili), allora non si può che essere contenti della vita malgrado la sua brevità: non ce la siamo procurata per merito nostro, e "a caval donato non si guarda in bocca"!

(Qualsiasi riferimento a Epicuro e all' epicureismo si rilevasse in queste considerazioni non sarebbe puramente casuale).

Condoglianze sincere e non di circostanza ad Acquario 69.
sgiombo is offline  
Vecchio 09-12-2015, 22.37.32   #9
paul11
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Originalmente inviato da acquario69
una mia opinione su quanto e' stato detto e' che condivido la primissima parte,mentre mi rimane oscuro tutto il resto. (Hegel compreso!)
ad ogni modo se come sostieni tu,l'essenza e' immortale,come può essere "situata" o avere una qualsiasi determinazione? a me sembra un evidente controsenso
secondo me lo spazio-tempo e' una condizione particolare a cui noi siamo soggetti e strettamente dipendenti,ossia la vita,o tutto cio che si manifesta implica lo stesso spazio-tempo,come condizione necessaria al suo manifestarsi

Appunto....
Non è un controsenso, il fatto certo è che esistiamo, semmai la contraddizione è pensare che finiamo nel nulla e che quindi nulla abbia senso e significato.La vita è conoscenza che può diventare sapere perchè quello Spirito deve esperire nella vita per riportarne sensi e significati per potersi ri-conoscere come Spirito.
Quindi ,questo è il mio parere, tutto è eterno nella contraddizione del divenire, del determinato, dell'imminente, poichè tutto torna allo Spirito.
O la vita trascende la stessa vita , oppure la mente umana è un suppellettile inutile, un vantaggio competitivo per gli evoluzionisti, un accomodamento esistenziale come strumento materiale di artefatti, ma soprattutto una sostanziale contraddizione in itenere, poichè la mente non smette di chiederci sensi e significati.
Il focus è il perchè siamo nel mondo, e non nelle fissità o meno dello spazio tempo.Potremmo essere in un mutiverso, ma cosa cambierebbe sostanzialmente sul "perchè esistiamo"?
Solo allora la morte è compresa come passaggio e non come fine nel nulla.
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Vecchio 10-12-2015, 06.38.38   #10
acquario69
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Riferimento: Lettera sulla Morte

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Originalmente inviato da pepe98
Questa essenza, che pare essere l'esperienza cosciente(sia che sia personale, o, come credo io, collettiva), diciamo che percepisce "attraverso" un organismo materiale vivo. Questo organismo materiale ha una determinata collocazione Nello spazio-tempo, cioè nello spazio e nel tempo contemporaneamente. L'organismo avrà due limiti temporali, la nascita e la morte. L'essenza, quindi l'esperienza cosciente, cioè l'essere cosciente è composto dalla coscienza prodotta da questo organismo dentro quell'intervallo di tempo. In questo senso l'esperienza cosciente è immortale, in quanto sempre definita e immutabile. È cioè tutta esistente contemporaneamente e percepita in un unico "eterno istante".

se mi permetti la battuta misa che ci stiamo addentrando in un bosco fitto fitto,mentre il sole sta calando

forse per prima cosa bisognerebbe capire meglio il termine essenza ed io credo che si possano dare diverse interpretazioni a seconda del contesto,dove possono avere un eguale valenza,cercando pero di non mischiare troppe cose insieme.
e questo lo dico innanzitutto a me stesso!
l'essenza a cui io di solito faccio riferimento sarebbe quella che non può avere determinazioni possibili,al di la di qualsiasi definizione,quindi "al di la" della manifestazione..l'ineffabile.
ovviamente già che stiamo provando a parlarne non si può fare a meno di tentare una definizione,pero bisogna percio sempre tener presente che questo e' il solo modo che abbiamo,pur entrando inevitabilmente in una certa contraddizione.
allora diciamo pure che essenza in questo caso e' lo Spirito che tutto pervade e che sta "fuori e dentro" di noi simultaneamente.
mi rifaccio nuovamente a una frase del kybalion che dice:
"allo stesso modo che tutto e' nel TUTTO,il TUTTO e' in tutto."
questo Spirito e' immortale essendo infinito e la nostra condizione ci "colloca" in una prospettiva dove di questo Spirito ne abbiamo il suo riflesso,poiché e' nella nostra stessa essenza "interiore" ed e' per questo motivo che ne avvertiamo questa trasposizione
acquario69 is offline  

 



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