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08-12-2015, 13.42.12 | #4 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-06-2015
Messaggi: 172
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Riferimento: Lettera sulla Morte
Sono proprio queste considerazioni che mi hanno portato alla concezione del tempo come qualcosa di immobile, in cui la nostra essenza è "intrappolata"al suo interno, e non vi può uscire. La morte è infatti solo un "limite temporale", un confine della nostra essenza. La nostra essenza è infatti immortale, situata in una determinata zona dello "spazio-tempo", e per l'eternità possiamo avere esperienza sempre e solo degli stessi momenti.
Rimane solo da chiedersi cosa sia questa essenza e cosa la differenzia dalle altre. Così sono successivamente arrivato alla concezione di esperienza cosciente collettiva, ma questo è un altro argomento. Un altra considerazione di tipo materialista può essere: se la coscienza è data esclusivamente da una configurazione della materia, potrebbe, data l'infinità dello spazio-tempo(cioè dello spazio vel("o" congiuntivo) del tempo), deve, per forza, secondo la statistica, ricrearsi casualmente una configurazione materiale della tua memoria in una determinata zona dello spazio-tempo, e nonostante sarebbero eventi molto rari, tu, vivendo solo in quelle determinate zone dello spazio tempo, le percepisci per forza. Saremo quindi costretti a continuare la vita in un mondo casuale e senza logica. Questa ultima considerazione non mi piace affatto, ma il mio obiettivo è trovare la verità, e non voglio scartare ipotesi probabili. |
08-12-2015, 13.42.55 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Lettera sulla Morte
Rileggendo Fenomenologia dello Spirito di Hegel, è scritto nella prefazione:
"Il fatto che l’accidentale in quanto tale, separato dalla propria sfera, il fatto che ciò che è legato ad altro ed è reale solo in connessione ad altro ottenga un’esistenza propria e una libertà separata, tutto ciò costituisce l’immane potenza del negativo: tutto ciò è l’energia del pensiero, dell’io puro. La morte, se così vogliamo chiamare quella irrealtà, è la cosa più terribile, e per tener fermo ciò che è morto è necessaria la massima forza. Se infatti la bellezza impotente odia l’intelletto, ciò avviene perché si vede richiamata da questo a compiti che essa non è in grado di assolvere. La vita dello Spirito, invece, non è quella che si riempie d’orrore dinanzi alla morte e si preserva integra dal disfacimento e dalla devastazione, ma è quella vita che sopporta la morte e si mantiene in essa. Lo Spirito conquista la propria verità solo a condizione di ritrovare se stesso nella disgregazione assoluta. Lo Spirito è questa potenza, ma non nel senso del positivo che distoglie lo sguardo dal negativo come quando ci sbarazziamo in fretta di qualcosa dicendo che non è o che è falso, per passare subito a qualcos’altro. Lo Spirito è invece questa potenza solo quando guarda in faccia il negativo e soggiorna presso di esso. Tale soggiorno è il potere magico che converte il negativo nell’essere." Il negativo è l'immediato-noto che si presenta alla coscienza e separato grazie all'intelletto.Tant'è che a dirla come Heghel, "la bellezza impotente odia l'intelletto" in quanto quest'ultimo è strumento del pensiero dell'Io puro" che divide, che separa. Il positivo è il sapere, dove i particolari sono ricondotti al Tutto, allo Spirito, ma che ha necessità di esistere nel negativo,per cui "guarda in faccia il negativo e soggiorna presso di esso". |
09-12-2015, 02.17.42 | #6 | ||
Moderatore
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
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Riferimento: Lettera sulla Morte
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Citazione:
una mia opinione su quanto e' stato detto e' che condivido la primissima parte,mentre mi rimane oscuro tutto il resto. (Hegel compreso!) ad ogni modo se come sostieni tu,l'essenza e' immortale,come può essere "situata" o avere una qualsiasi determinazione? a me sembra un evidente controsenso secondo me lo spazio-tempo e' una condizione particolare a cui noi siamo soggetti e strettamente dipendenti,ossia la vita,o tutto cio che si manifesta implica lo stesso spazio-tempo,come condizione necessaria al suo manifestarsi |
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09-12-2015, 14.19.58 | #7 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-06-2015
Messaggi: 172
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Riferimento: Lettera sulla Morte
Citazione:
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09-12-2015, 17.22.47 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
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Riferimento: Lettera sulla Morte
Con tutto il rispetto per il lutto che ha colpito Acquario69 e sua moglie (che mi aveva trattenuto finora dell' intervenire in questa discussione e mi mette comunque un po' a disagio nel farlo), penso che non abbia senso arrampicarsi sugli specchi con giri di parole che pretenderebbero di far sembrare (di farci illudere) che, poiché nulla si crea, nulla si distrugge, tutto diviene, la nostra propria singolare vita personale non avrebbe fine, dal momento che la vita può essere e di fatto é spesso meravigliosa malgrado la sua durata più o meno breve e comunque finita (e quando é troppo penosa si può quasi sempre mettervi fine abbastanza rapidamente).
Per me non ci sono giri di parole o arrampicate sugli specchi che tengano: la morte non é il contrario della vita, casomai é il contrario della nascita, essendo entrambe aspetti ineliminabili della vita: non ci sarebbe vita se non ci fosse morte e non ci sarebbe morte se non ci fosse vita, esattamente come non si sarebbe nascita se non ci fosse vita e non ci sarebbe vita se non ci fosse nascita. Ma se si ha la fortuna di vivere una vita felice (il che implica anche la fortuna di saper affrontare le difficoltà e i dispiaceri affrontabili), allora non si può che essere contenti della vita malgrado la sua brevità: non ce la siamo procurata per merito nostro, e "a caval donato non si guarda in bocca"! (Qualsiasi riferimento a Epicuro e all' epicureismo si rilevasse in queste considerazioni non sarebbe puramente casuale). Condoglianze sincere e non di circostanza ad Acquario 69. |
09-12-2015, 22.37.32 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
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Riferimento: Lettera sulla Morte
Citazione:
Appunto.... Non è un controsenso, il fatto certo è che esistiamo, semmai la contraddizione è pensare che finiamo nel nulla e che quindi nulla abbia senso e significato.La vita è conoscenza che può diventare sapere perchè quello Spirito deve esperire nella vita per riportarne sensi e significati per potersi ri-conoscere come Spirito. Quindi ,questo è il mio parere, tutto è eterno nella contraddizione del divenire, del determinato, dell'imminente, poichè tutto torna allo Spirito. O la vita trascende la stessa vita , oppure la mente umana è un suppellettile inutile, un vantaggio competitivo per gli evoluzionisti, un accomodamento esistenziale come strumento materiale di artefatti, ma soprattutto una sostanziale contraddizione in itenere, poichè la mente non smette di chiederci sensi e significati. Il focus è il perchè siamo nel mondo, e non nelle fissità o meno dello spazio tempo.Potremmo essere in un mutiverso, ma cosa cambierebbe sostanzialmente sul "perchè esistiamo"? Solo allora la morte è compresa come passaggio e non come fine nel nulla. |
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10-12-2015, 06.38.38 | #10 | |
Moderatore
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Riferimento: Lettera sulla Morte
Citazione:
se mi permetti la battuta misa che ci stiamo addentrando in un bosco fitto fitto,mentre il sole sta calando forse per prima cosa bisognerebbe capire meglio il termine essenza ed io credo che si possano dare diverse interpretazioni a seconda del contesto,dove possono avere un eguale valenza,cercando pero di non mischiare troppe cose insieme. e questo lo dico innanzitutto a me stesso! l'essenza a cui io di solito faccio riferimento sarebbe quella che non può avere determinazioni possibili,al di la di qualsiasi definizione,quindi "al di la" della manifestazione..l'ineffabile. ovviamente già che stiamo provando a parlarne non si può fare a meno di tentare una definizione,pero bisogna percio sempre tener presente che questo e' il solo modo che abbiamo,pur entrando inevitabilmente in una certa contraddizione. allora diciamo pure che essenza in questo caso e' lo Spirito che tutto pervade e che sta "fuori e dentro" di noi simultaneamente. mi rifaccio nuovamente a una frase del kybalion che dice: "allo stesso modo che tutto e' nel TUTTO,il TUTTO e' in tutto." questo Spirito e' immortale essendo infinito e la nostra condizione ci "colloca" in una prospettiva dove di questo Spirito ne abbiamo il suo riflesso,poiché e' nella nostra stessa essenza "interiore" ed e' per questo motivo che ne avvertiamo questa trasposizione |
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