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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 14-01-2016, 22.48.22   #91
maral
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Originalmente inviato da Garbino
Come hai potuto notare io non parto dall' esistenza dell' essente ma parto proprio dal qui ed ora che è l' unica ' certezza sensoriale ' di cui dispongo.

Ma a questo punto l' enigma che ci si pone davanti e se è possibile identificare la presenza dell' essente partendo dall'apparire che ne sarebbe la manifestazione temporanea.
Bene, Garbino, mi pare di aver capito che tu, pur fondando l'esistenza dell'essente sul dato fenomenologico sensitivo (che ovviamente appare qui e ora), questo apparire non lo senti sufficiente a dar ragione della presenza proprio per via della sua temporanea contingenza. D'altra parte metti in dubbio il tentativo filosofico di Severino di fondare l'ente come essente (legato cioè a quel "Destino" che Severino assume con significato etimologico e non comune, al posto dell'Essere della tradizione filosofica occidentale) sul principio logico dell'identità ontologica.
A questo punto mi viene da chiederti, dato quanto sopra, come risolvi la questione della necessità della identificazione della presenza dell'essente oltre il suo contingente apparire? Verso quale direzioni ti indirizzi, avendo escluso la logica identitaria che avverti come troppo matematica? Cosa garantisce allora l'ente dal dato del suo contingente apparire?
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Vecchio 16-01-2016, 02.42.33   #92
green&grey pocket
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Riferimento: Lettera sulla Morte

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Originalmente inviato da maral
Bene, Garbino, mi pare di aver capito che tu, pur fondando l'esistenza dell'essente sul dato fenomenologico sensitivo (che ovviamente appare qui e ora), questo apparire non lo senti sufficiente a dar ragione della presenza proprio per via della sua temporanea contingenza. D'altra parte metti in dubbio il tentativo filosofico di Severino di fondare l'ente come essente (legato cioè a quel "Destino" che Severino assume con significato etimologico e non comune, al posto dell'Essere della tradizione filosofica occidentale) sul principio logico dell'identità ontologica.
A questo punto mi viene da chiederti, dato quanto sopra, come risolvi la questione della necessità della identificazione della presenza dell'essente oltre il suo contingente apparire? Verso quale direzioni ti indirizzi, avendo escluso la logica identitaria che avverti come troppo matematica? Cosa garantisce allora l'ente dal dato del suo contingente apparire?

Volevo chiedere Maral se lo sai visto che nelle conferenze non se ne parla mai.

Accetto volentieri la questione del destino umano come testimone privilegiato del paradosso del divenire.
Cioè il senso ultimo che coincide forse con la morte, è la dissoluzione di questo paradosso.
Capisco il senso che da alla follia umana, come accettazione del divenire e quindi come tecnica.

Quello che non so e forse lui ne parla, è quale senso invece dà a questo "assistere al paradosso".

Dico al di là del motivo (per carità fondamentale) del danno della credenza nella tecnica, quali altre considerazioni trae?

A mio modo di vedere sulla questione della necessità dell'essente (la domanda che fai a Garbino), vorrei ricordare che in fin dei conti è ciò che interessava ad Heideger.
Dopo il mio anno sabbatico capisco che per lui la questione era imminentemente ontologica, ossia in fin dei conti, logica, matematica.

Ma ha ragione Severino laddove mi sembra che critichi Heideger quando aggiunge qualcosa che non serve.
Sono d'accordo in fin dei conti è l'essere quello che conta.
E cioè che noi di fatto esistiamo nel presente.
In fin dei conti la soluzione di Heideger dell'uomo come rappresentazione di una azione storica (copiato da Dewey) non dice ancora niente del vero problema ossia di quella "nostalgia dolente" che caratterizza l'uomo all'interno del mondo della tecnica.(questo credo sia come Di Martino stesso spiega parlando di Heideger il nucleo centrale della faccenda).
Certo questa nostalgia oggi come oggi nella società mediatica e ipertecnica è quasi al 99% narcotizzata.

E non si tratta di nostalgia di carattere paranoico, in quanto anche la filosofia, seppure nelle sue sottigliezze è scienza, verità etc....
utilizza semplicemente un linguaggio molto colto frutto di una evoluzione centenaria che nessuna psicologia sociologia scienze delle res, potrà mai intendere.
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Vecchio 17-01-2016, 19.49.53   #93
maral
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Originalmente inviato da green&grey pocket
Volevo chiedere Maral se lo sai visto che nelle conferenze non se ne parla mai.
Non so a cosa ti riferisci con quel "lo", se è il Destino nel senso severiniano lo trovi chiarito negli ultimi suoi lavori teoretici ("la Gloria", "Oltrepssare", "la morte e la terra" che pare sia il suo lavoro conclusivo di impronta teoretica)

Citazione:
Dico al di là del motivo (per carità fondamentale) del danno della credenza nella tecnica, quali altre considerazioni trae?
In realtà Severino riconosce nella tecnica l'essenza dell'uomo e nel suo aspetto nichilistico la tappa per un inevitabile (per destino) nichilismo ulteriore, in cui pure la volontà che vuole la tecnica essente si rivela come niente. Il passaggio nell'era della tecnica è inevitabile e assolutamente necessario, senza alcuna nostalgia per un'epoca pre tecnologica (in tal senso è assai critico verso Heidegger), poiché è proprio in questo rivelarsi del compimento del nichilismo estremo che si rende possibile il rivelarsi della Gloria finale di ogni ente.
La posizione di Severino sulla assoluta contraddizione del divenire è nota da tempo ed è rimasta sempre immutata, ma proprio questa contraddizione garantisce l'apparire dell'originaria totalità.
In fondo la sua filosofia si presenta come una rivelazione (del Destino), costruita sul fondamento logico di un principio di identità ontologica assoluta.
maral is offline  
Vecchio 18-01-2016, 01.59.20   #94
green&grey pocket
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Originalmente inviato da maral
Non so a cosa ti riferisci con quel "lo", se è il Destino nel senso severiniano lo trovi chiarito negli ultimi suoi lavori teoretici ("la Gloria", "Oltrepssare", "la morte e la terra" che pare sia il suo lavoro conclusivo di impronta teoretica)


In realtà Severino riconosce nella tecnica l'essenza dell'uomo e nel suo aspetto nichilistico la tappa per un inevitabile (per destino) nichilismo ulteriore, in cui pure la volontà che vuole la tecnica essente si rivela come niente. Il passaggio nell'era della tecnica è inevitabile e assolutamente necessario, senza alcuna nostalgia per un'epoca pre tecnologica (in tal senso è assai critico verso Heidegger), poiché è proprio in questo rivelarsi del compimento del nichilismo estremo che si rende possibile il rivelarsi della Gloria finale di ogni ente.
La posizione di Severino sulla assoluta contraddizione del divenire è nota da tempo ed è rimasta sempre immutata, ma proprio questa contraddizione garantisce l'apparire dell'originaria totalità.
In fondo la sua filosofia si presenta come una rivelazione (del Destino), costruita sul fondamento logico di un principio di identità ontologica assoluta.

Quindi Severino crede che vi sia un "dopo" l'era della tecnica?

Non riesco proprio a capire come faccia ad arrivare a certe interpretazioni.

Su YouTube non ne parla mai, perchè è sempre intento a far capire al pubblico i primi passi.
Certo che ne ha di pazienza: 40 anni a ripetere la stessa cosa, e nessuno che lo capisce (in Italia).
Mi chiedo se in Germania dove viene venerato, vi sia una specie di suo epigono, fra i giovani filosofi.

Questo passaggio è possibile trovarlo leggendo il suo ultimo libro teoretico o serve passarli in rassegna tutti (si sono sempre alle prime pagine del primo! )? nel caso tu avessi fatto questo percorso.

Grazie per la delucidazione.

green&grey pocket is offline  
Vecchio 18-01-2016, 11.32.52   #95
maral
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Originalmente inviato da green&grey pocket
Quindi Severino crede che vi sia un "dopo" l'era della tecnica?
Sì, più che un credere lo presenta come implicazione logica della necessità del Destino (evento che potrà venire rallentato, ma non fermato). Severino vede nel compiersi dell'atto finale del nichilismo il momento logico dell'emergere della Gloria. Per questo non propone ritorni a un'età pre tecnica, ma l'esatto contrario, il destino nichilista dell'Occidente deve compiersi fino in fondo. Ostacolare questo compimento è ostacolare la rivelazione della Gloria dell'Essente, è voler permanere nella morte della Terra Isolata.
Negli ultimi tre lavori teoretici (a partire da "La Gloria") che ho precedentemente citato il pensiero si sviluppa in questi termini. Io ho letto solo gli ultimi due e penso sia possibile (anche se non è certamente facile, visto il linguaggio che lui usa) anche leggendo solo l'ultimo ("La morte e la terra") capire il senso della questione.
Mi sembra comunque di ricordare un'intervista su Youtube in cui se ne accenna rapidamente. Se la trovo ti mando il link.

P.S. Mi pare questa l'intervista in cui Severino parla dei temi di cui abbiamo accennato:
https://youtu.be/haGX7MagqpA?t=992

Ultima modifica di maral : 20-01-2016 alle ore 00.06.26.
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