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17-01-2016, 19.14.03 | #112 | |
prof
Data registrazione: 28-05-2011
Messaggi: 221
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
Citazione:
Il "quasi" è necessario perché la complessità della questione è tale da non consentire facili conclusioni in qualsiasi senso si volessero svolgere. Grazie del tuo importantissimo intervento. |
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17-01-2016, 21.47.08 | #113 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
Citazione:
Puoi girarla come vuoi, compiere pure tutte le più virtuosistiche "arrampicate logiche sugli specchi" che ti pare, ma nella fisica classica newtoniana la presenza di due masse separate da una certa distanza ne causa istantaneamente la reciproca attrazione con una forza (gravitazionale) direttamente proporzionale al loro prodotto e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. Non mi risulta affatto che la storia della scienza dimostri che non esistono leggi universali e costanti del divenire. Mi risulta anzi che la conoscenza scientifica -ne siano o meno consapevoli i suoi cultori e i suoi fruitori- si basa sull’ indispensabile presupposto (indimostrabile: Hume!) che la realtà materiale naturale diviene ordinatamente secondo modalità o leggi universali e costanti (di tipo meccanicistico-deterministico, come personalmente credo, oppure -e per lo meno- di tipo probabilistico-statistico). Se quello che citi di Dirac è un “esperimento mentale” (parole tue, evidenziazione in grassetto mia), allora le “evidenze sperimentali (idem come sopra) non possono confermarne né contraddirne alcuna spiegazione, statistica o meno; casomai potrebbero farlo le evidenze logiche, argomentative, inferenziali (un "esperimento mentale" é un' esperienza immaginaria nella quale non accade realmente alcuna osservazione, alcuna conferma o falsificazione empirica -reale-, ma si inferiscono osservazioni empiriche immaginate in condizioni immaginate: tutta la frase è priva di senso). Comunque se la realtà materiale naturale non diviene ordinatamente ma “gli eventi fisici avvengono casualmente” e “le evidenze sperimentali contraddicono ogni spiegazione statistica” (intendendo per “spiegazione” la possibilità di riconoscere di un ordine nel divenire, per lo meno di tipo statistico), allora non è possibile conoscenza scientifica: tutto il divenire è caos e al massimo se ne potrebbero conoscere eventi particolari (unicamente a posteriori, e senza la possibilità di proporsi di perseguire determinati scopi attraverso determinati mezzi efficaci in determinate circostanze: si sarebbe costretti a "vivere a casaccio") e non certamente coesistenze e successioni universali e costanti e spiegazioni basate su un’ universalità e costanza nel loro coesistere e succedersi (sulla quale poter basare l' utilizzo di mezzi adeguati al conseguimento di determinati fini nelle determinate circostanze date). A parte il fatto che una conoscenza statistica può benissimo essere compatibile con la realtà meccanicistica del divenire naturale, qualora non se ne abbia (e magari non se ne possa avere anche in linea teorica, di principio e non solo pratica, di fatto; come ad esempio nel caso degli eventi quantistici) una conoscenza sufficientemente completa e precisa dei fattori in gioco, il fatto che vi siano aspetti casuali accanto ad altri deterministicamente o statisticamente condizionati è quanto di più ovvio e banale e per nulla contraddicente il determinismo o il probabilismo rispettivamente: divenire secondo leggi generali universali e costanti astraibili dai particolari concreti non universali e costanti -ovvero casuali- degli eventi non significa ovviamente affatto che tali particolari concreti casuali non esistano; ma la loro esistenza altrettanto ovviamente non significa affatto che non esistano le leggi universali e costanti (da essi astraibili) del divenire. Ultima modifica di sgiombo : 18-01-2016 alle ore 10.56.54. |
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18-01-2016, 02.31.39 | #114 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
Citazione:
Dovremmo però specificare meglio allora cosa intendiamo per legge universale. Penso infatti sopratutto alle costanti universali. Queste come le risolviamo? Non sono forse una legge universale? D'altronde esiste ancora chi studia in fisica teoretica questioni che risolvano la stessa domanda di un concetto di legge univesale. (d'altronde lo stesso concetto di "forza" è sulla buona via per essere universale) Ossia per opera di fantasia l'effetto precede la causa, che di solito è ricavato dall'esperimento, fossanco mentale (anzi sopratutto). In questo senso la priorità è matematica. La decidibilità del sistema invece è una altra questione (da Hume per finire a Popper) a parer mio. Se no dovremmo parlare di decidibilità di legge univerale. E appunto dopo Tarski, questo è impossibile. Ma per un affare di logica, non per via della contradizione tassonomica dei differenti campi di sapere. (Come mi sembra di evincere dall'intervento di Andrea.) Ma spero che ci chiaremo più avanti, non sono sicuro di aver capito bene la questione. Saluti. |
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18-01-2016, 20.11.26 | #115 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
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19-01-2016, 00.05.16 | #116 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
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anzitutto scusate l'intrusione. Poi..... Naturalmente! (la questione propsettica è matematica!) Tra l'altro la scienza (facciamo finta che abbia capito Hume) dimetica il contributo di Kant, il quale per giustificare questa prospettiva indicava non nella statistica ma nella facoltà intellettuale umana (della statistica per esempio) il principio primo. Questa storia del fenomeno non mi piace per niente, anche all'università dove vige un interesse, che non capisco, per Husserl, si parla di realtà vivente. Ma come può esservi una realtà vivente? Con quali codici parlerebbe, e sopratutto quale facoltà avrebbe l'uomo per comprenderla se non con l'unica che gli è data, la sintetica a posteriori, la ragione, e la sintetica apriori, la matematica? E' ovvio che il punto di vista è quello matematizzante. Invece mi sembra che a questo punto memento tu stia per essere preso dalle maglie della scuola analitica americana, che appunto si chiede quali processi mentali e sopratutto sensibili, si mettano in atto per creare una prospettiva. (perchè mi sembra che la critica tua sia lì) Non capirò mai come facciate a bypassare il concetto che se uno si mette a discutere di prospettiva, quella prospettiva è la sua. E dunque forse è meglio tornare a Kant e chiederci la questione della prospettiva, e non come sembra stiano approdando a intendere il mondo come mero processo mentale. Ossia appunto come prospettiva!!! non è una tautologia memento?! Se invece accettiamo il modello matematizzante, la questione si fa più interessante, anche se io per pigrizia non ho mai approfondito la questione. Però ammiro quei 2 o 3 matematici che circolano nei forum, ora chiusi ahimè. E vengono scambiati per filosofi. ok ciao! |
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19-01-2016, 10.17.09 | #117 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,234
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
Citazione:
La conoscenza scientifica si distingue dalla conoscenza “comune”, “episodica”, in un certo senso “storica” cioè di singoli eventi particolari o di insiemi – successioni di eventi particolari comunque (considerati in quanto) meramente giustapposti gli uni agli altri, essendo (invece) conoscenza del divenire naturale in quanto “regolato”, in quanto costituito da insiemi – successioni di eventi ordinati secondo determinate relazioni spaziotemporali universali e costanti (che consentono la conoscenza anche indiretta, mediante calcoli matematici a partire da eventi direttamente rilevati, di altri eventi non direttamente osservati perché lontani nel tempo e/o nello spazio e il perseguimento efficace di determinati scopi attraverso l' impiego di mezzi adeguati alle circostanze date). Pertanto se nel (divenire del) mondo (materiale naturale) non sussistesse -intrinsecamente, e non perché gli scienziati pretenderebbero di "inserirvelo" in qualche modo forzatamente, arbitrariamente, secondo le loro preferenze soggettive- alcun ordine, ma i vari eventi si succedessero e/o coesistessero casualmente (caoticamente) -e nulla può dimostrare che così non sia- allora, non potendosi astrarre regolarità generali dalla variabilità concreta particolare degli eventi stessi, la conoscenza scientifica (e le sue conseguenze di cui sopra) non sarebbe possibile. La scienza “filtra” la realtà unicamente nel senso che ne astrae le modalità (presunte indimostrabilmente essere) universali e costanti oggettivamente in essa presenti, e non nel senso che se le inventa arbitrariamente ad libitum (soggettivamente). Lo scienziato non conferisce affatto (e Hume non afferma affatto che lo faccia) arbitrariamente (soggettivamente) un carattere universale ai fenomeni che osserva, non organizza i dati né fornisce loro una direzione ("troppo comodo": se fosse possibile personalmente li organizzerei in modo che tutti fossero immortali e perennemente felicissimi), ma ne ricerca l' oggettiva (o per lo meno intersoggettiva) “organizzazione” e “direzione di marcia”. O meglio: la ipotizza e sottopone le sue ipotesi al vaglio dell' osservazione empirica della realtà oggettiva dei fatti, onde averne una conferma o una falsificazione. Ma poiché sempre ogni nuova osservazione potrebbe falsificare le ipotesi scientifiche, nulla può dimostrare che la natura materiale diviene ordinatamente e che la sua conoscenza scientifica (vera) é possibile: questo é per me il principale “corollario” della humeiana critica della causalità. Potrebbe in teoria darsi che l' ordine nel divenire naturale finora osservato sia frutto di una particolarissima combinazione di eventi fortuiti, un po' come se in una sequenza di 20 o 30 o 100 o 10000 lanci di una moneta non truccata si fosse ottenuto sempre l' esito “testa” (ipotesi praticamente ma non teoricamente assurda): nulla vieterebbe in teoria che l' esito numero 10001 sia “croce”. |
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19-01-2016, 21.55.44 | #118 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
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Lo logica e la matematica,per lo stesso principio che li caratterizza,non possono esprimere contraddizioni,che invece sono il pane della filosofia. Se volessi affrontare una questione dal punto di vista logico-matematico la "filosofia" analitica sarebbe lo strumento migliore. Ma a me interessa l'aspetto problematico di una vicenda,interessa la filosofia. Ultima modifica di memento : 19-01-2016 alle ore 22.48.52. |
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19-01-2016, 22.33.49 | #119 | |
Moderatore
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
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Nulla di male in tutto questo, solo che occorre tenerlo presente per evitare di assumere l'osservazione scientifica come unica descrizione aderente alla realtà. |
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20-01-2016, 13.14.50 | #120 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il tramonto della metafisica
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La scienza non inventa aprioristicamente (sarebbe troppo comodo!) ma invece constata schemi e strutture del divenire naturale e le estende arbitrariamente (senza che sia in alcun modo mostrabile o dimostrabile che così stiano effettivamente le cose nella realtà: questa é la principale conseguenza dell' analisi critica humeiana della causalità) al futuro indefinitamente (oltre che al passato, e all' infinito nello spazio). Concordo con la concezione empiristica classica della “tabula rasa” (e conseguentemente con la tua critica a Kant): l' uomo ha casomai tendenze comportamentali innate (compresa quella di inferire induttivamente dal passato al futuro criticata da Hume), ma non conoscenze innate: come il materiale della tavola limita e condiziona i modi potenziali di scrivervi sopra, così queste tendenze comportamentali innate (frutto dell' evoluzione biologica) condizionano i potenziali modi di ragionare e di conoscere umani. Credo si possa meglio dire che l' uomo possiede potenziali facoltà (o capacità di ragionare, pensare, conoscere) innate, ma che esse si sviluppano ed attuano effettivamente in seguito all' esperienza. |
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