Citazione:
Originalmente inviato da paul11
Ciao Davide M.
e scusami del colpevole ritardo, purtroppo sono apparsi parecchi post e io avevo perso il filo delle sequenze.
Sei l'unico del forum che ha accennato delle risposte .
Io non credo alla proprietà privata, e non è questione di ideologie,ma perchè trovo un'ignoranza umana e infatti è di derivazione animale umana ritenere che un territorio del pianeta sia appannaggi odi qualcuno.
Quindi mi trovo d'accordo con quello che scrivi Davide.
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Perché scusarti? Non sei, non siamo in ritardo, e poi ti leggo sempre con piacere.
E poi non sono un tipo presuntuoso, anzi cambio spesso idea, specie quando qualcuno più in gamba di me mi convince con le sue tesi, e cambiare idea sulla proprietà privata per me non è un problema.
A me piace tanto il filosofo Rousseau, che ha scritto delle parole che mi sono sempre rimaste impresse,
"il primo uomo che, avendo recinto un terreno, ebbe l'idea di proclamare questo è mio, e trovò altri così ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti assassinii, quante miserie, quanti orrori avrebbe risparmiato al genere umano colui che, strappando i pali o colmando il fosso, avesse gridato ai suoi simili: «Guardatevi dall'ascoltare questo impostore; se dimenticherete che i frutti sono di tutti e che la terra non è di nessuno, sarete perduti!»."
Sicuramente ne avrai letto, anche perché taluni tuoi pensieri mi hanno ricordato quest'altre parole,
"è contro le leggi di natura che pochi uomini rigurgitino del superfluo mentre le moltitudini affamate mancano del necessario."
E l'incipit del Contratto Sociale,
l'uomo è nato libero, e ovunque è in catene.
Però non capisco perché all'inizio scrivi che non credi alla proprietà privata, con una serie di argomentazioni esaurienti e da me condivise, e poi alla fine scrivi che ti trovi d'accordo con quanto scrivo, ma io rispondendo alla prima delle tue domande (è giusta la proprietà privata?) ho risposto si. Forse bisogna intendersi sul significato delle parole, poiché tu scrivi che trovi
un'ignoranza umana ritenere che un territorio del pianeta sia appannaggio di qualcuno. Il diritto ha sancito ciò che per l'animale è possesso e non proprietà. E c'è differenza e come, saggiamente scrivi, perché mi sembra di capire che la maggioranza delle persone per proprietà privata si riferiscono proprio a un "territorio" del pianeta, cioè ad una proprietà fisica; mentre io, parlando di libertà in senso inalienabile dell'individuo, mi riferisco piuttosto al diritto al possesso. Per tale libertà inalienabile dell'individuo intendo le parole che trovo scritte anche alla voce del Treccani,
Diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico. E' singolare che anche un dizionario così autorevole come il Treccani alla voce proprietà riporti un diritto, mentre nell'immaginario collettivo la proprietà la s'intenda proprio come un bene fisico, mobile o immobile. C'è si una bella differenza. Ora io mi chiedo, i vari Lenin, Mao e lo stesso Marx, parlando di proprietà privata, a cosa si riferivano? Al diritto o al bene? Secondo me si riferivano al bene, o meglio ai beni, ecco perché una parte dell'opinione pubblica globale, tuttora ignorante per i motivi di cui sopra, ritenga quello del socialismo reale un esperimento fallito, perché come diceva Rousseau l'uomo moderno è corrotto dalla società, una società che misura un individuo in base ai suoi possedimenti piuttosto che alla sua cultura, ai suoi sentimenti, alle sue azioni. Quando leggo certi testi sembrano scritti ieri, piuttosto che due secoli fa. Hegel diceva, l'uomo è la serie delle sue azioni, e queste parole colpirono Marx, che sopra ci ha ricamato l'apologia della praxis rivoluzionaria, per la quale se la produzione della ricchezza è collettiva, allora anche la sua distribuzione (e conseguente benessere) è collettiva, dimenticandosi però che la distribuzione non è collettiva, ma burocratica, e quindi corruttibile. Il suo socialismo reale è una contraddizione in termini, perchè da un lato condanna la proprietà privata intesa come bene personale, alla base della società capitalistica, e dall'altro afferma che in uno Stato padrone, l'uomo, vincendo l'alienazione, si pone come padrone del proprio destino. E come? Secondo me invece sposta il problema del possesso del bene dal singolo allo Stato, ma sempre di una proprietà fisica stiamo parlando, quando invece il vero socialismo reale è solidarietà, cioè il diritto di disporre dei diritti altrui. Una società in cui i miei diritti sono di tutti, è una società libera, in cui l'uomo è libero, perché non ha i suoi diritti, ma quelli di tutti. Non a caso, il grande Hegel ha scritto, "possiamo essere liberi solo se tutti lo sono". Un saluto