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07-01-2010, 10.56.14 | #1 |
Ospite abituale
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Principio d’identità e sue possibili applicazioni (mente-cervello)
Tale principio probabilmente lo si può far risalire ad Aristotele con il “principio di contraddizione”:
http://www.emsf.rai.it/aforismi/aforismi.asp?d=401 Si possono trovare diverse possibili applicazioni di questo principio solo che le applicazioni “pratiche” possono portare a delle incomprensioni. L’idea astratta infatti che A sia = ad A non ci fa molto male; anche se dicessimo che A è = B non ci farebbe male purché B non sia diverso da A, il che produrrebbe una contraddizione in quanto uguale e diverso sono concetti complementari. Finché si parla di A e di B va tutto bene, si sta parlando in astratto, ma quando si incomincia a sondare il terreno, ad entrare più nello specifico, più sul pratico, il principio di identità tentenna. Prima di tutto chi può, praticamente, affermare che due entità ( non più astratte) fisiche siano legate dal principio di identità è la scienza, ma le verità scientifiche dipendono dal metodo sperimentale, quindi due entità sperimentabili sarebbero identiche fino a che non si sperimentino, su di esse, disuguaglianze. In realtà è un principio che non può essere trasferito ad un oggetto fisico perché perderebbe la sua efficacia in quanto potrebbe sempre essere smentito da un esperimento. Cosicché il principio d’identità potrebbe valere anche per i termini “soggetto-oggetto” almeno fino a che non si richiami qualche termine fisico che lo restituisca all’analisi scientifica. Sarebbe questo il caso dell’identità mente-cervello? Non proprio! Perché solo il cervello è una cosa, la mente è invece un’entità astratta e la scienza, anche se si avvale di quantità astratte e matematiche, con il suo metodo sperimentale stabilisce le sue ipotetiche identità fisiche solo tra cose. Cioè la scienza con il suo metodo sperimentale decide se E=mc2 sia un’entità matematica vera solo dopo aver compreso che Energia e Massa sono fisicamente intercambiabili. Il fatto che E=mc2 sia vero dipende dall’esperimento fatto su quantità fisiche (la questione delle verità matematiche ha però diverse sfumature che ora non ci interessano). Non sarebbe possibile includere il principio d’identità tra concetti matematici e fisici (non so voi cosa ne pensiate). Quindi la scienza non può decidere se il principio di identità sia valido (nel caso specifico da me preso ad esempio) per mente-cervello, potrebbe solo tentare di stabilire, per la mente, un concetto matematico astratto (come E=mc2) e vedere se questo concetto sia applicabile al cervello. Ne vien fuori una cosa interessante: la mente sarebbe in tutti i casi un ente astratto e no fisico che dovrebbe applicarsi alla fisica come si applica la matematica. Il principio d’identità fra ente matematico e quantità fisica non può funzionare e quindi il cervello non è la stessa cosa della mente e viceversa. Sebbene credo non stia scoprendo l’acqua calda (dovrebbe essere alla base dei sostenitori della I.A. intelligenza artificiale) il fatto di poter pensare alla mente come un ente che può stare anche fuori dal cervello e funzionare ugualmente o il cervello non avere una mente (questa forse è più comune) è sempre una cosa che fa sorridere… in quanto c'è ancora chi crede che studiando il cervello si possa “oggettivamente” vedere la mente. E' come credere di poter vedere in un masso inerte E=mc2... |
10-01-2010, 09.48.40 | #5 |
Ospite abituale
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Riferimento: Principio d’identità e sue possibili applicazioni (mente-cervello)
Caro il Dubbio, il tuo discorso, prima ancora che fisico, è un discorso logico – ma il guaio è che, come ben sa il tuo pseudonimo, tutto può essere posto in dubbio da un filosofo coscienzioso: non solo la logica (di qualunque tipo essa sia), ma la matematica, la fisica, anzi, per dirla tutta, ogni religione, scienza, filosofia. Anche la filosofia? Certo, perché il fatto è che il pensiero non solo può dubitare di tutto, ma di sé stesso - come si è constatato altre volte nella storia della filosofia - anche se poi si è cercato di rimediare invocando l’aiuto del diavolo o di Dio, così come ha fatto – seppure con scarsi risultati - Cartesio.
D’altra parte, che cos’è la filosofia se non una pianta che cresce sulla radice del dubbio, e solo su questa può incominciare a fiorire? Dunque noi non dobbiamo perdere la speranza, perché - come diceva Hoelderlin – dov c’è il pericolo c’è il salvatore. Che, per un filosofo, significa che se c’è il dubbio è perché c’è la verità e noi dobbiamo solo cercarla, anche se dovessimo impiegare tutta la vita…. Basta, in fondo, quella piccola luce, quel lampo – vorrei dire quel colpo di grazia - a dimostrare che noi non siamo degli illusi o dei mentecatti, e che la verità, se non altro, continuerà a splendere sulle nostre spoglie mortali |
10-01-2010, 12.55.14 | #6 | |
Ospite di se stesso
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Riferimento: Principio d’identità e sue possibili applicazioni (mente-cervello)
Citazione:
La meraviglia nasce nel porsi finalmente sul cocuzzolo a poter osservare tutto ciò senza rimanerne ingabbiati.. Sia che si analizzi il linguaggio utilizzato (vedi Wittgenstein) sia l’aspetto ontologico (vedi Heidegger) son tutti campi che si scelgono nei quali ragionare,giocare.. ma che che sono ,come ben evidenzi, pura identificazione mentale e mai la cosa stessa.. Già..che meraviglia.. |
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10-01-2010, 13.33.09 | #7 |
Moderatore
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Riferimento: Principio d’identità e sue possibili applicazioni (mente-cervello)
Il_Dubbio, il principio di identità è un principio logico ed in quanto tale non si basa su scoperte empiriche. In particolare, il principio di identità afferma la cosa più banale che si possa immaginare: una cosa è uguale a se stessa.
Il principio di identità, quindi, non riguarda qualsiasi identità. Che il fulmine sia (identico a) una scarica elettrica è una scoperta che avviene a posteriori, e questo non riguarda il principio di identità. Ancora una volta, coinvolto nel principio di identità vi è un solo oggetto, e si afferma che questo è uguale a se stesso. In pratica, viene resa nota la proprietà riflessiva dell'identità. Forse, Il_Dubbio, tu volevi invece parlare del problema generale dell'identità, e cioè quando due cose si possono dire identiche. Ma qui, il principio di identità ha un ruolo abbastanza marginale. |
10-01-2010, 18.31.01 | #8 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Principio d’identità e sue possibili applicazioni (mente-cervello)
Citazione:
Sicuramente volevo sottolineare che il termine “identico” vale soltanto per i concetti astratti. Anche se io dicessi che un elettrone è identico a se stesso non mi posso riferire all'oggetto ma al concetto astratto di elettrone. Chiederai perché... la risposta è che chi pone l'elettrone è la mente che è un concetto astratto e non è possibile, per il principio di identità, mettere a confronto un concetto astratto con un oggetto fisico. Un elettrone sarà identico a se stesso quindi solo in quanto concetto astratto. Un po' è come dice Noor, la logica stessa è uno strumento autoreferente della mente. I dubbi (e rispondo a emmeci) nascono invece quando quella logica la si “applica” ad oggetti fisici. Cioè se io dicessi che la logica è logica non contribuirei a comprendere altro della logica nemmeno se è davvero “logica”. L'unica nostra possibilità di non aver dubbi e nel sentire “evidente” la logica. Come scrissi tempo fa l'unico dubbio che non “posso” avere e di dubitare di pensare; ed è in quel pensiero che io evidenzio la logica... Il principio di identità quindi è un principio fondamentale della “logica auto-referente” (da cui poi il principio di non-contraddizione) in cui è la mente a dirci che l'unica logica fondante è l'auto-evidenza mentale e questa è l'unica verità possibile che non può essere applica a niente altro se no a se stessa. |
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11-01-2010, 23.55.05 | #9 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Principio d’identità e sue possibili applicazioni (mente-cervello)
Citazione:
Sicuramente confrontare l'elettrone posto dalla mente (la sua idea) e l'elettrone come oggetto reale non è possibile: non capisco se quel 'per il principio di identità' sia da intendersi 'per causa del' o 'per mezzo del'; Nel primo senso sarebbe falso, infatti i due oggetti non sono confrontabili, in quanto eterogenei, cioè in quanto l'atto mentale del confrontare opera necessariamente tra due oggetti mentali, il PI non ci azzecca niente. Nel secondo è banalmente vero: il principio di identità non si 'applica' (termine fuorviante, non è un'operazione) a due oggetti. Che il principio di identità valga come legge del pensiero, cioè quello che anche tu sostieni, lo condivido, e non vedo come non potrei farlo, dato che io (e nessun altro di mia conoscenza) non posso pensare un oggetto diverso da se stesso! Ma tu affermi che valga solo come legge del pensiero. Questa affermazione è problematica, Aristotele sicuramente dissentirebbe, infatti lo interpretava anche come legge della realtà (anche se qui il PI è inteso prima in senso strettamente logico, poi ontologico): gli oggetti nella realtà sono identici a loro stessi indipendentemente dal fatto che la nostra mente li ponga, anche perchè la nostra mente pone oggetti mentali: posso pensare ad un sasso, non posso porre un sasso nella mia mente! Citazione:
Del resto non ha nessun senso applicare la logica ad un oggetto fisico, un sasso non può contraddirsi! Al massimo ipotizziamo che possa non essere se stesso, ma qui il principio di identità che verrebbe invalidato non è pù logico, bensì ontologico. Io credo che il principio d'identità valga sia in senso logico (ed è facile ammetterlo) sia in senso ontologico (qua non posso dimostrarlo, ma trovo ragionevole supporlo). Se Così non è allora cade ogni possibilità di parlare della realtà fisica, perchè ovviamente non possiamo che parlarne attraverso la logica e se il principio di identità non vale in entrambi i sensi ciò è impossibile. |
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12-01-2010, 00.32.08 | #10 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: Principio d’identità e sue possibili applicazioni (mente-cervello)
Citazione:
Non credo di aver compreso quello che dici se volessi spiegarti con altre parole magari ci arrivo... Citazione:
Questo ragionamento però si posiziona fuori del principio d'identità. E' una specie di proiezione del principio verso altri enti. Se io sono identico a me stesso allora anche tu sei identico a te stesso. In questo caso però nasce il dubbio in quanto la proiezione è solo una conseguenza non più evidente ma solo supposta dalla mente. Citazione:
Lasciamo da parte il discorso ontologico, anch'io sarei dell'avviso che le cose li fuori siano identiche a se stesse ma, appunto come tu dici, manca l'evidenza logica. |
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