Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
Tu avresti ragione se, e soltanto se, il pensato dipendesse totalmente dal linguaggio. [...]
|
Ma io sostengo esattamente il contrario; ritengo, infatti, sulla scorta del buon vecchio Aristotele, che il linguaggio è l'espressione, la forma sensibile, del pensato invisibile, il quale ha una priorità assoluta nei confronti dell'espressione sensibile, ossia della parola pronunciata.
Prima uno pensa e ciò che pensa lo esprime.
Ciò che io ho inteso dire utilizzando il lemma "proposizione" (usato da me, è vero, con una certa superficialità) era quello che in termini kantiani è il "giudizio", ossia l'affermazione... che non è altro che il connettere o dis-giungere due concetti.
Ora, legare o dividere due concetti è atto del pensiero, appunto perchè i concetti sono il frutto di una attività del pensiero che è la semplice apprensione.
Es., io posso anche pensare che "l'angolo esterno di un triangolo è pari alla somma degli angoli interni, escluso quello ad esso consecutivo", anche senza pronunciare alcuna parola con la mia bocca e/o senza scrivere nulla... questo giudizio resta nella mia testa... punto! e che forse non è un pensato?
Che cosa ho pensato?
semplicemente di legare assieme i concetti:
- angolo esterno di un triangolo
- somma degli angoli interni di un triangolo (escludendo quello consecutivo all'angolo esterno preso in considerazione)
Dunque non vedo il problema...
Se l'intelletto (così come ha la capacità di apprenderli) ha la capacità di legare o separare tra loro i concetti, il frutto di questa attività avrà pure un nome? ebbene sì, si chiama capacità di giudicare, ed il frutto è il giudizio, la proposizione, l'affermazione/negazione...
Da qui la domanda: così come la capacità di apprendere i concetti è regolata dal principio di identità, che è il principio primo dei concetti, anche la capacità di giudicare è regolata dallo stesso principio, o è regolata da un altro?
Risposta: la capcità di giudicare è regolata dal principio di non-contraddizione; che è il principio primo del giudizio. Infatti, nessuna proposizione/affermazione/giudizio (chiamiamolo come ci pare, purchè ci capiamo) può affermare e negare contemporaneamente e sotto lo stesso aspetto una cosa.
Quindi, come è auto-evidente il principio di identità (che si occupa dei concetti), è altrettanto auto-evidente il principio di non-contraddizione (che si occupa dei giudizi).
Spero aver chiarito una volta per tutte questa faccenda!
Gaetano T.