ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
15-05-2009, 18.06.49 | #65 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: La scomparsa dell'Amore
Citazione:
cara nevealsole il tuo post mi ha suscitato ancora qualche idea sulla scomparsa dell'amore. Dopo amore e psicoanalisi spero gradirai ancora Amore e solitudine Barthes afferma che il discorso sull’amore, pur centrale per la nostra vita, è eversivo. Tollerato nell’artista e nel poeta, ma non per ripensare i nostri personali rapporti esistenziali. Ma tale evento, miscuglio di emozioni contrastanti eppure compresenti, va distinto dai sentimentalismi banalizzati promossi per interessi commerciali, da pettegolezzi e ciance. Oggi ogni colloquio è ridotto alla fredda logica dei ruoli competitivi o alla superficialità. Ma l’attuale paura di vivere la solitudine anche in coppia non si vince con surrogati come credenze fanatiche, attese di redenzione, frivoli stordimenti e dipendenze, con il parlare anche se non si ha niente da dire, o con persone per noi non adatte, incapaci di accettare le complessità e le contraddizioni della vita. Occorre avere il coraggio di vivere per quello che si è, in un mutuo sostegno, per conquistare la creatività che corrisponde all’espressione del nostro essere profondo. Anche rischiando l’emarginazione perché l’originalità genera solitudine. E’ sempre stato inverosimile incotrare per caso l’amore o l’amicizia di un altro che ci corrisponda per inclinazioni e interessi, tra milioni di persone. Che non sia troppo simile a noi né eccessivamente diverso, perché in entrambi i casi ci troveremo soli. La solitudine di coppia è un dramma di relazione. Si è incapaci di stabilire rapporti positivi con l’altro e s’induce il vuoto attorno e dentro di sé. Senza nemmeno poter sempre fruire di ore solitarie per vivere una propria meditativa interiorità. |
|
16-05-2009, 14.22.10 | #66 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
|
Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Trascrivo come spunto per una riflessione un breve passo del Vangelo di Tommaso che, pur essendo perfettamente autentico, non è stato incluso fra i Vangeli canonici:
“Simone Pietro disse loro: “Maria ci lasci, perché le donne non sono degne della vita”. Gesù disse: “Ecco, io la guiderò, in modo da portarla alla mascolinità, affinché anch’ella possa diventare uno spirito vivente come voi maschi. Perché ogni donna che si fa maschio entrerà nel regno dei cieli”. |
16-05-2009, 18.33.37 | #67 |
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
|
Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Se i rapporti sono proiezione di sè nell'altro e se la "realtà" per oggettiva che la si ponga è sempre e solo percepita (dunque anche l'altro) ecco che amare colui che non ama/sfugge/elude/mistifica/inganna/si nega equivale in realtà a risolvere nella sua figura alcune nostre eventuali caratteristiche psicologiche.
amare un uomo che non c'è/non ci merita/mediocre etc etc espleta a mio avviso la necessità di amare senza il bisogno e il peso dell'impiego della capacità di scambio affettivo, empatico ed equilibrato : su di un uomo che non c'è una donna potrà riversare tutti i colori, gli odori e le dimensioni che possiede senza temere una smentita o una disillusione definitive.La diagnosi sulla di lui mediocrità sarà infatti sempre ristretta alla dimensione dell'assenza, della mancanza, la quale inevitabilmente sarà riempita a piacimento in un moto incessante e bulimico. dunque la domanda sul perchè una donna preferisca l'amore che la fa soffrire a quello 'rassicurante' in realtà è mal posta ed emblematizza solo apparentemente il paradosso tanto celebrato : l'amore 'rassicurante' è semplicemente quello che richiede uno scambio effettivo che prescinda dall'egoità per andare verso l'alterità, l'amore 'sofferto' è semplicemente una pur splendida masturbazione (ove vissuto come tale e non invece come 'passione' anche fine a sè stessa) goduta e reiterata al punto da bastare come propellente emotivo per una vita intera : alcune donne tipicamente, si 'innamorano' solo di persone sfuggenti, anaffettive, 'povere' in sostanza. Interessante è la lettura fornita in epoca 'moderna' a tale abito mentale : la donna ama colui che la ignora, quello 'chiuso' e introverso perchè più maschio, duro e dunque più confacente a complementare lei 'aperta' e 'accogliente', anche, in epoca contemporanea, secondo determinati e imprescindibili istinti evoluzionistici, che sarebbero in grado di percepire la di lui pregiatezza dnale in modo inequivocabile. è un modello culturale che ha impregnato di sè un pò tutte le scienze umane e sociali fino alla scoperta di nuove epistemologie nell'ultimo secolo. 'amare' significa riconoscere l'altro da sè per poi compiere quel percorso che ci sapara da lui, amare è uscire da sè stessi.Un uomo indefinito, misterioso, inclassificabile, sfuggente, manchevole, carente, assente inerisce e attiene essenzialmente alla categoria dell'inconoscibile, dunque dell'irriconoscibile come altro da sè : rimarrà semplicemente un simbolo catalizzatore sul quale riversare ogni proiezione possibile in un cortocircuito di solipsismo emotivo autoreferente. per quanto apparentemente doloroso, ciò viene spesso preferito dalla donna che se ne lamenta rispetto al confronto a due paritario che un rapporto vero presuppone, poichè uscire da sè stessi e cercare l'altro dopo averlo riconosciuto è molto più faticoso che scaricare energie emozionali in progetti ideali quanto inverificabili, dei quali ci sia sempre spazio poi per dipingersi vittime. le donne non cadono vittime di amori sbagliati e di uomini cattivi, ma di sè stesse in quanto persone in difficoltà nell'atto di amare inteso come riconoscere l'altro da sè. In questa scia di dolore estatico ed estetizzante le donne 'evolvono' secondo me in un modo solo: liberandosi dall'ossessione per l'amore e cercando/ accettando un confronto alla pari con gli uomini intanto sul piano fisico e sessuale.Finchè perdura il tabù per cui in tale 'contratto' l'uomo ha sempre da guadagnare e la donna ha solo da perdere vedo difficile poter decalcificare l'altro per cui le donne muoiono dietro agli uomini che non vogliono 'acquistarle'. la cultura crea modelli psichici fino a renderli costituzione dell'essere e anche del genere.Nessuno e nulla impedisce ad una donna di riconoscersi prima semplicemente come incapace di amare e poi, solo poi, in grado di apprendere (forse), ma sicuramente non più preda di topos della sociologia e della psicologia per quanto totalizzanti e pervasivi. |
17-05-2009, 15.17.02 | #68 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Citazione:
La superiorità di Adamo “E alla donna ancor disse: io moltiplicherò i tuo affanni e le tue gravidanze, con dolore partorirai i figlioli, e sarai sotto la potestà del marito, ed ei ti dominerà.” ( Genesi, III,16). Il dominio maschile è legittimato da Dio e dalle teologie ebraiche, cristiane, islamiche. San Paolo ammonisce: “La donna impari il silenzio con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna d'insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perchè prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo a essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione con modestia”. Già per Aristotele “il maschio è per natura migliore. La femmina peggiore. L'uomo atto al comando, l'altra a obbedire”. E il Demostene delle Orazioni impone i ruoli delle donne: “Le amanti le teniamo per il piacere, le concubine per accedere alla nostra persona, le mogli per partorire i figli legittimi e per custodire con fedeltà la nostra casa.” Per Omero, Aristotele, Plutarco, i Padri della Chiesa, la donna è inferiore, e con ruoli prefissati da non travalicare. Pronta a tollerare qualsiasi sacrificio per la coesione del focolare, anche secondo le ultime encicliche. Per Agostino è agente del diavolo cacciata dal Paradiso, rovina tentatrice dei vertici ecclesiastici votati alla castità. L'antichità non riconobbe l'alterità femminile per ampliare la visione del mondo e l'inferiorità di Eva s'insediò nell'inconscio patriarcale, assecondata da Freud ottocentesco patriarcal borghese: la bambina è un maschietto mancato. Se il Cristianesimo si fonda sulla tentazione di Eva il cui peccato richiese il Cristo crocefisso, uno dei caposaldi della psicoanalisi è la femmina invidiosa per un non posseduto pene. Alla donna non resta che farsi accettare come remissivo angelo materno secondo i valori maschili. Adattamento che la rende più vulnerabile agli stati depressivi: nessun amore, né divino né profano, esiste se alla base c'è un principio autoritario. Dio non divide il suo potere con nessuna dea, a differenza dell'alchimia taoista e indiana ( Shiva e Paryati, ma non solo) che ammette la bipolarità e bisessualità intrapsichica. Viene elevato il mondo femminile come slancio nella sfera dei sentimenti e per una dialettica congiunzione di opposti: mentre L'Uno abolisce molteplicità e differenze. Perciò le donne preferiscono le più duttili filosofie orientali? “Tutte le creature da vive sono tenere e fragili, alla loro morte sono secche e appassite. Perchè ciò che è forte e rigido è seguace della morte, ciò che è debole e flessibile è seguace della vita” ( Lao Tze, Libro del Tao) Oggi l'amore e la coppia sono finiti. Tali modelli interiorizzati fin dai primi anni di vita sono d'impedimento all'amore maturo e paritario, ad un maggior coinvolgimento dei padri nell'educazione dei figli che per genere reprimono qualsiasi riferimento femminile. L'ipermascolinità si chiude in un ruolo imposto dalle presunte deficienze della donna. Anche l'uomo più limitato è certo di una sua superiorità sulle donne in quanto “non uomini”. Ma abbiamo solo rimosso il riconoscimento delle indiscusse abilità femminili, delle loro sfumature e finezze. Reagendo a un nostro virilismo non evoluto. Le donne sono indotte a comportarsi sempre di più con i modelli dell'uomo,senza saper discernere quando “essere come gli uomini” in certe circostanze, e gli uomini sempre più insicuri della propria maschilità, arroccati in ruoli privi di sfumature “femminili” quando richiesto. Finchè non vengono messi in discussione certi arcaici stereotipi sarà lontana una revisione di schemi di coppia che si rivelano incongruenti e deficitari. Anche per partire da nuove premesse sul "femminile" e sull'amore. |
|
17-05-2009, 17.38.43 | #69 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
|
Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Certo Arsenio, ed ora ti offrirò un’altra testimonianza, ma forse più insidiosa, dell’ingiustizia maschile: più insidiosa perché il giudizio si nasconde sotto la parvenza di un innalzamento sublime del femminile. Mi riferisco alla chiusa del Faust, là dove il Chorus mysticus sul picco montano termina il suo canto con le parole “….das Ewig-Weibliche zieht uns hinan”. Dove il compito della donna è quello di far risaltare il genio, la gloria e forse anche la santità del poeta maschio.
|
17-05-2009, 18.15.42 | #70 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Citazione:
Mi sembra che esprimi idee piuttosto semplici ma per me scritte in forma involuta che tento di decifrare prima di dirti se sono d'accordo o meno. L'idealizzazione amorosa, ovviamente fa parte di una realtà percepita e “solipsistica”, come ogni rappresentazione interna dovuta alla nostra storia personale che seleziona l'ambiente e vede quello che vuole e può vedere. A volte inesprimibile a parole pure a noi stessi. Comprese certe identità a cui si possono attribuire anche qualità inesistenti, prive di ogni fondamento. Viceversa possiamo ignorare qualità ben presenti in persone di cui non siamo infatuati. Ma lo abbiamo già detto. Perchè una donna ama chi la fa soffrire? La realtà è sempre più complessa delle nostre povere semplificazioni. Io non ho certezze: credo si possano formulare varie ipotesi e disapprovo le diagnosi applicate tout court come etichette, che ignorano la singolarità della persona che sta di fronte. Ogni donna ha una storia che spesso risale agli anni dell'infanzia, e che non sempre emerge del tutto attraverso colloqui. Esiste una vasta bibliografia , pareri di studiose con lunga pratica analitica, femministe che finalmente ora ammettono una corresponsabilità femminile e non negano che loro stesse potrebbero cadere in un'attrazione fatale. Come, caso estremo, nella connivenza vittima-carnefice nei rapporti sado-masochistici di cui molte nemmeno sono del tutto consapevoli..Più che di loro colpa a volte si tratta di un tragico adattamento. Non riconosce l'altro per quello che è? Può essere, ma anche può individuare in lui una figura familiare ricadendo nella coazione a ripetere, caso molto frequente. Anche i legami aberranti ( non saprei se si tratti di vero e proprio “amore”) sono dovuti in parte a istintualità, cultura,oltre che a vere e proprie patologie. Se la ragazza si riconosce incapace di amare, come risalire alle cause e come apprendere la capacità affettiva? Non certo con sociologie o psicologie dici. E' un'opinione di cui ignoro i fondamenti, forse una resistenza verso le teorie del rimosso. Sono cauto sulla possibilità di rimediare a precoci deprivazioni affettive (esempio ricerche su esperienze da orfanotrofio o da famiglie anafettive, antidemocratiche, autoritarie, ecc.) dove le esperienze di attaccamento sono state inadeguate. Così pure ammetto la difficoltà di trovare una figura di sostegno coinvolta in un disponibile maternage con cui riesaminare una storia evolutiva, o figura vicaria per quell'affetto che è mancato. saluti |
|