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04-07-2009, 11.57.26 | #94 |
Moderatore
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Può una ‘femmina’ squagliare il marmo?
Mi son cercata il quadro di Delvaux, e l’ho osservato. Singolare.
Ti dico cosa ci vedrei io. Una giunonica presenza femminile abbraccia una piccola statua maschile, di marmo. Una statua senza braccia, così non c’è possibilità di dover rendere l’abbraccio, e senza gambe… impossibile la fuga… l’unico elemento umano della statua è lo sguardo, che si è sciolto, sì, divenendo non di marmo – mi vengono in mente le greche fissità nel vuoto – ma di terrore… guarda lei, ‘che ne sarà di me?’ sembra domandarsi. Tanto più singolare se si pensa al titolo ‘Pigmalione’, ma non dovevano essere invertiti i ruoli, lei giovane e bisognosa d’aiuto e lui… un pigmalione, appunto? Il frammento di Ovidio, poi, mi ha riportato alla mente una bellissima canzone di De Gregori, “Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano, E consumarsi il mio destino col tuo destino.” (Baci da Pompei). Grazie, sai sempre trovare uno spiraglio di luce nella nebbia, nella mia nebbia (sentimentale, perlopiù), per riportarmi a vedere il mondo – e l’amore – in positivo. |
04-07-2009, 18.36.08 | #95 |
Ospite abituale
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Visto che l’argomento proposto da Arsenio ha prodotto ormai interpretazioni decisamente poetiche, vorrei ricordare i due versi dal Flauto Magico di Mozart che forse racchiudono tutto quello che si può dire sul tema: “Mann und Weib, und Weib und Mann – reichen an die Gottheit an”. (Che in traduzione potrebbero dire: “Uomo e donna, o donna e uomo – a cercare insieme il divino”).
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05-07-2009, 18.12.53 | #96 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Può una ‘femmina’ squagliare il marmo?
Citazione:
Se “omnia amor vincit”, una donna può sciogliere un cuore indurito,diventato come di marmo. Il mito di Orfeo tramanda che riuscì a smuovere le pietre con il suo canto poetico. E gli fu concesso di scendere nell'Ade. Ma l'incauto si volse indietro trasgredendo il patto. Pigmalione fu uno scultore di Cipro che scolpì l'immagine di Galatea e se ne innamorò. Venere pietosa le infuse la vita. Tuttavia come donna perse la perfezione e cominciò a parlare. Si lamentò per la barba di Pigmalione e ne impose il taglio. Lo scultore si ferì il mento e le gocce di sangue cadendo a terra si trasformarono in rose rosse, da cui l'uso di offrirle dopo ogni sacrificio d'amore. Il tempo passò e Pigmalione rimpianse quando la moglie era una statua silenziosa. Esiste una versione della leggenda anche nelle Metamorfosi di Ovidio, tra le opere latine che più amo e già studiate a scuola.. Noi conosciamo la versione di Shaw e quella filmica (My fair lady). L'opera pittorica tra quelle sul mito che preferisco è quella di Delvaux, anche se le parti sono invertite: la donna opera d'arte ha acquistato la vita e Pigmalione si è impietrito in statua priva di arti e dallo sguardo vuoto. Un simulacro femminile potrebbe far innamorare un uomo e annientarlo? Nella psicoanalisi il complesso di Pigmalione è un tentativo di sublimazione che superì quella dell'arte stessa. E' una forma di narcisismo di chi s'innamora dell'”opera “ che crea. Ad esempio un pittore per la modella, un regista per l'attrice, un medico per la paziente, ecc. Gl' italiani, ma in senso ampio è una nevrosi del tempo, soffrirebbero di tale proiezione esclusiva di se stessi, totalmente autocentrati e senza alcun interesse ad ascoltare la donna che sta loro di fronte con le sue esigenze. Manca sempre più l'amore altruistico, relazionale, empatico, ma ne abbiamo parlato citando L'amore liquido e Le passioni tristi, saggi emblematici saggi dell'apatia affettiva. Ora stiamo sconfinando dal mito e dalla letteratura. Huysmans ha scritto anche il romanzo poco noto L'abisso. Ad un artista appare in sogno la propria creatura e la possiede. Violenta così la figlia della sua anima, commettendo un “incesto”. Le derivazioni sono molte; il caso estremo è la necrofilia che fa prediligere le donne totalmente passive... tutte, purchè non respirino. Ricordo ancora i futuribili ma non troppo, robot iperreali giapponesi, alcuni molto costosi e con fattezze anche su commissione: il futuro dell'amore? Volendo potremmo continuare in infiniti rimandi con riferimenti filosofici, mitici, psicoanalitici ,poetici, fantasy letterari, filmici ( l' I love you di Ferreri, ad esempio, con Christopher Lambert). É molto bello il verso di De Gregori e tu per rifermenti di poesie musicate e perfettamente calzanti con il tema proposto sei irraggiungibile. Tu, apri altri varchi ai miei suggerimenti, per fughe verso altre diramazioni sul tema, con qualche bagliore poetico in tempi dove si conferma che l'indissolubilità di amore, filosofia, poesia, letteratura, mito, psicoanalisi, sogno, fantasia, immaginazione,sono una dimensione perduta, anche se elementi presi singolarmente. Non filosoferò più se non sull'amore. E su di un terreno umano, tra un uomo e una donna. Amore vero e carnale o immaginato, virtuale o reale, onirico, mitico, leggendario, poetico, quotidiano, sofferto o giocoso, fuori le coordinate spazio-temporali, impossibile ... ... ma mai inutile. :abbracco Grazie a emmeci : una perla poetica oggi è come un filo d'erba che spunta da una fessura nell'asfalto. |
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05-07-2009, 21.20.35 | #97 |
Ospite abituale
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Messaggi: 52
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Da questi discorsi continua ad emergere la donna arcaica, bisognosa di protezione, in buona o cattiva fede. A volte infatti è lei la prima maschilista. Abbiamo già detto che l'anaffettività viene da alcune (non potrei mai dire "la donna") erroneamente identificata con la virilità. Inoltre però esce fuori un altro aspetto della faccenda, cioè accettando la logica per cui l'emotività sia femminile e per gli uomini nella storia è sempre stata sinonimo di debolezza da reprimere, le suddette donna disprezzerebbero un po' se stesse. Uomo nella storia dei significati simbolici ancora accettati da alcune donne: Affettività=debolezza; affettivita=femminilità; -->affettivita nell'uomo= debolezza e non-virilita e per triste conclusione accetterebbero "femminilità=debolezza psicologica di cui i "veri uomini" sarebbero l'antitesi.
Per il momento mi fermo qui. Salve di nuovo a tutti. |
08-07-2009, 01.20.30 | #98 |
Ospite abituale
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
X AntOne e altri
prima parte Uomini e donne: due pianeti diversi? E' difficile con una breve sintesi onorare la complessa ricchezza dell'universo femminile, inesplorabile, indecifrabile, imprevedibile, che rende le donne ancora diverse dalle identità maschili, anche se evolveranno in un prossimo futuro verso un' emancipatoria assimilazione, senza più notevoli differenze di genere. Propongo una riassuntiva conclusione, e non mi si accusi di generalizzare o di essere riduttivo nelle mie riflessioni sull'esporre alcune tendenze desunte da svariate fonti di cui ho tenuto conto nel tempo. Ho presenti tre livelli: la diversità tra il genere Uomini ,pianeta Marte, per convenzione e il genere Donne ,pianeta Venere; i vari tipi di uomini e donne presi nella loro irripetibile singolarità di individui, e le differenze di uomini e donne oggi nel terzo millennio. Su cosa è storico, cosa è biologico, cosa un atavico oggetto del desiderio. Argomento necessariamente interdisciplinare che non espongo con formalizzazioni astratte né opinioni da ritenere di tono perentorio. Mi scuso se ripeterò alcune cose già dette. Ci sono certo punti di contatto, ma non sovrapponibilità, con l'eclissi delle emozioni e l'incapacità di verbalizzarle, se non quelle spettacolarizzate; la tecnologia, l'estinzione dei sentimenti favorita dalla rivoluzione informatica, dalla spersonalizzazione di Internet, dalle simulazioni ed artifici verbali, la civiltà dell'immagine, l'omologazione ai trend indicati, lo svalorizzarsi della comunicazione faccia a faccia, sostituita da quella da tastiera. Gli anaffettivi spesso hanno sofferto di carenze durante l'infanzia, in famiglie che non hanno riconosciuto i loro bisogni emotivi, durante l'età dell'attaccamento , ecc. Mentre i tratti di genere sono perlopiù dovuti a una tradizione educativa e sociale. I maschi sono ipoemotivi perchè è stato loro insegnato che non sono “femminucce” e che devono rimuovere ogni sconfinamento sentimentale, non sdilinquirsi in chiacchiere donnesche. Mentre viceversa chi rappresenta il sesso virile e forte deve saper valorizzare e conteggiare una donna, starle accanto con un'autentica vicinanza emotiva, esserle intimo nelle confidenze. Ma oggi si educa alla competizione per vincere e avere ragione anche in modi scorretti e niente altro. Amore è calarsi nell'oscurità dell'altro, ed il sè si evolve con la vitalità delle relazioni e degli affetti. La donna è dissociata tra un inconscio ed inquieto eros ed una ragionata scelta che tenga conto della sicurezza istituzionale di un'unione stabile. Così oscilla tra l'attrazione per uomini teneri e affidabili e per chi è moralmente e intellettualmente inferiore perchè sul piano istintuale sono loro che scatenano il desiderio sessuale. A volte si agganciano ai disprezzabili più che ai virtuosi anche per vincere la loro scarsa autostima e sentirsi così a lui superiori. Ma ricadono in una ben peggiore sottomissione che quella sotto un uomo con qualità superiori. Danno tanto in cambio di niente, assecondando un masochismo di origine genetica e ambientale, per cui “ non si meritano l'amore”. All'origine spesso c'è un condizionamento familiare. I gentili e buoni sono giudicati noiosi e non sempre a torto, se non sanno aggiungere alla loro mitezza una creatività che possa stupire. Così più avventuroso potrebbe essere il violento, incolto, sfuggente e privo di profondità concettuale. Oggi sono di moda le apatiche trascendenze disimpegnanti ed elusive, una visone del mondo perlopiù antipoetica e antiletteraria, se non per adesioni a ciò che viene indicato dall'industria culturale e dal kitsch di massa. Mentre i romanzi sono utili ad entrambi i sessi, per l'educazione dell'intelletto, dell'immaginazione, del cuore, oltre a far scandagliare meglio le dimensioni dell'interiorità. E' un falso intellettuale chi è incapace di una conversazione libera, imprevedibile, a misura di donna. Ci sono ancora strascichi del gelo e della noia new age, per chi non riesce ad accostarsi ad altro. Ma anche l'attuale degrado socio culturale ne è responsabile. Gli esempi politici vincenti sono improntati a istrionismo, ostentazione, arroganza, pressapochismo, disprezzo delle regole. Siamo ben lontani dall'”essere” di Fromm che raccomandò di rimpossessarsi di amore, verità, giustizia, solidarietà, creatività. |
08-07-2009, 01.23.13 | #99 |
Ospite abituale
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
X AntOne e altri
seconda parte Anche nello spazio virtuale,dopo anni in alcuni forum e non qui,osservo che i nick più gettonati dalle donne sono i più freddi e falsi. Perfino neonazisti teorici della razza pura, clericali fuori di testa ,stralunati e falsi psichiatri che erano solo spacconi dalla psiche malata, inventori di koan balzani con cui catturavano l'attenzione per settimane. Eppure dubito che non si rendessero conto che dietro il monitor c'era il nulla. Rilevo la duttilità femminile nell'aggregarsi ai gruppi di appartenenza, si accattiva le attenzioni dei prototipi più visibili e rappresentativi della nostra epoca delle passioni tristi e del caos della mente. Infatti nei forum nessuna donna (o eccezioni) asseconda il mio voler rendere giustizia alle donne, pur non misconoscendo le loro zone d'ombra. Ma reagiscono con ancor più dissenso dei maschi, o con subdoli disinneschi delle mie idee . Nella civiltà che non pensa anche le donne sfuggono complicazioni intellettuali, avviate verso le semplificazioni, le astrologie dei mistici del Tutto, le formalizzazioni dei “razionali”, i surrogati religiosi, l'irrazional-spirituale, a misura e modellamento maschile. Molte si accorgono a loro spese che l'uomo per natura non è un dialogante, nemmeno quello che sembrava e su cui fecero affidamento. Se parla, parla sono per fare bella figura ,sbrigativo, se è in fase di disamore, invita a “venire al sodo”. Non è un affabulatore ,se non in caso di maldestre competizioni, di vita sentimentale. Non sa che per arricchire l'amore bisogna anche saperne parlare, che l'amplesso non è solo una prestazione genitale, che l'immaginario viene attivato solo dalla dimensione amorosa, anche per scoprire inedite erogeneità e per alimentare una necessaria riserva di sogno. Per un gioco sensuale tenero e ironico che oltrepassi il feticismo di tette e chiappe. Le loro partner affamate di parole se ne accorgeranno. Per accordarsi al sentimento e sesso inteso come totalità dell'eros dovrebbe accedere a quel tanto che è concesso alla sua parte femminile che in tale discorso non viene considerato un tratto tipico di genere, ma neutro perchè indica una serie di qualità relazionali. Intendo quelle dell ' emisfero destro femminile sede dei sogni, favole miti, follia, creatività, sintonia con l'umore dell'altro. Cos'è l'amore se non emozione,bellezza, poesia, gioco,autoironia, humour? Gli uomini non parlano non affascinano, non irretiscono. Le donne lamentano ancora che mancano di carattere ,vogliono comandare, mancano di fantasia, sono incapaci di corteggiare. Se non peggio, perchè dopo anni di convivenza non poche affermano che il loro uomo si è rivelato inadeguato, puerile e sciocco. Non ha mai raggiunto la maturità psicoaffettiva con una crescita emotiva di espressività e controllo. Ma poi molte si confortano perchè così è l'uomo che rappresenta il maschio. E il fallocentrismo va assecondato e difeso dalle donne per la futura uguaglianza che si fonderà sull'estinzione della femminilità e perchè fa parte della seduttività maschile. Salvo mantenere i soliti stereotipi maschili: la donna per l'uomo sarà sempre vergine o puttana, strega o madonna, massaia e angelo del focolare, macchina riproduttrice di figli, ecc. Il movimento delle donne si estingue in grottesche deformazioni del maschile o sottomissione ai suoi clichè per rendere loro tributo e ricavarne. Ma nulla cambierà se l'elemento maschile non si integra con quello femminile per il potere della doppia natura di Uomo e Donna. Jung: “la differenza tra i sessi sta soltanto nella proporzione in cui il maschile e il femminile si combinano. |
09-07-2009, 12.42.33 | #100 | ||
Lance Kilkenny
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Citazione:
Neve....il paradosso di quanto chiamiamo 'amore' è che il possesso, sua componente essenziale, è massimamente percepibile quanto più breve è il tempo in cui viene esercitato e quanto maggiore è la distanza (non necessariamente fisica) che deve coprire per espletarsi.Su queste basi si può serenamente affermare che un rapporto tra due persone, classicamente inteso, sia costituzionalmente il carnefice fisiologico di 'amore'.Come uscire allora da questo impasse?Evitando proprio quanto spesso auspicato, vale a dire la costruzione di un terreno condiviso di esperienze e di vissuti che totalizzi le due essenze in gioco : è quello che avviene quando si dice che alla lunga i due della coppia finiscono per assomigliarsi.Si assomigliano essendosi persi ognuno nell'altro ritengono, in realtà si è perso sia l'uno sia l'altro, rimasta un' entità senza identità possibile che poi si dissolve lasciando ovvi traumi (il 'mi ero persa/o ho dovuto ritrovarmi' presente alla fine di molti rapporti non è come sembra una metafora esplicativa del dolore ma una verità effettuale, "fisica", pronunciata inconsapevolmente).L'ethos condiviso nella, dalla coppia, più è fisso e strutturato più stabilizza la coppia a discapito dell' "amore".Ridiscuterlo continuamente, certo non per il piacere di farlo in sè, è un rischio da correre se si vuole un rapporto emozionalmente soddisfacente. Ma ridiscuterlo significa intanto prendere atto senza omettersi nulla della evoluzione del partner, del suo spostamento naturale lungo l'orbita dell'esistenza, senza averne paura e accettandone le possibili conseguenze. Che prendono il nome sintetico di pathos.E il pathos affrontato con coraggio e lealtà ricrea spesso le condizioni in cui l'eros esiste naturalmente.In sostanza e a mio avviso un rapporto è soltanto la presenza contemporanea di due essenze precise e distinte che tali devono rimanere, mai la loro somma. |
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