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15-01-2009, 22.54.52 | #12 |
Ospite abituale
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
emmeci,
il corsivo sarà tuo. "Oggi sembra doveroso dimostrare che non ci sono residui di maschilismo, che il lungo servaggio delle donne è finito insieme con le ombre del colonialismo, e la chiesa cattolica sembra accettare questa rivoluzione e porsi all’avanguardia di un nuovo processo." Vorrei comprendere meglio. Doveroso? Doveroso per chi? Per alcuni utenti di "Riflessioni"? Per l'acuto e colto emmeci? Mi chiedo come si possa, pensare che oggi sia doveroso dimostrare che non ci sono più residui di maschilismo. Che non ci siano più residui, emmeci? Avrei potuto discutere diversamente la tesi secondo la quale oggi sembra doveroso dimostrare che il servaggio femminile non sia più quello del passato. "e la chiesa cattolica sembra accettare questa rivoluzione e porsi all’avanguardia di un nuovo processo. Sembra. Purtroppo però essa ha un lungo retaggio da consumare, questa volta senza scuse possibili ma con atti espliciti e chiari….E bisogna cominciare dall’alto: perché è evidente che proprio nelle religioni, e in misura sovrastante nelle religioni del libro, prevale il Dio maschio e monarca, lasciando in assoluto sottordine qualche debole accenno a una femminile presenza, subito tolto di mezzo come una tentazione demonica." La chiesa cattolica... Etimologicamente la chiesa universale, la chiesa mondiale, la chiesa di tutti e per tutti. Cattolicesimo uguale ad universalismo, espressione d'intolleranza e spinta al dominio. Sia che si cominci dall' "alto" sia che si cominci dal "basso", la musica celestiale e l'odor d'incenso sono sempre i medesimi: maschilità sfrenata. La religione cristiana è religione maschile e maschilsta senza velo di dubbio. L'unica donna che in un certo qual modo occupa una posizione di rilievo nel gran novero delle divinità della tradizione giudaico-cristiana è una figura fatta figliare per intervento dello Spirito santo, un'altra entità maschile. Se e secondo la lezione di Feurbach il "Dio" cristiano non è che l'ipostasi della fantasia dell'uomo eccelso, dell'uomo nel suo "ideale", Maria madre di "Dio"è proprio l'ideale della donna destinata alla figliata. Maria figlia una deità maschile e per intervento di un'altra deità maschile. Secondo una prospettiva irreligiosa in senso cristiano, lo "Spirito Santo" è la medesima fantasia sfrenata di coloro che la medesima religione cristiana puntellarono, tanto nei termini della dogmatica tanto nei termini di una più astratta teologia filosofica. Lo Spirito Santo che attraverso una vergine concepisce il dio incarnato è lo è lo stesso spirito (intelletto, ragione, mente, psiche, coscienza) di coloro che sognarono l' autoevirazione o la realizzarono (Origene d'Alessandria). L'unica volta in cui una donna partecipa alla trionfale processione maschile , è per dare alla luce un'altra semi divinità maschile, la quale amerà circondarsi di altre figure maschili per dare inizio alla diffusione della "lieta" novella……… Dici che la chiesa sembra accettare una rivoluzione. Ma l'accettarla non significherebbe un'ulteriore dimostrazione della propria "fine"? E quale rivoluzione poi? Quella di cominciare a nominare il divino con nomi di genere femminile? Dea e non Dio? Chi oggi sarebbe disposto all'accettazione di un linguaggio del divino di forma femminile? Chi? La spada di Damocle sospesa sulla testa della tradizione giudaico-cristiana è la spada del carattere rivelato del "Dio" che la "fonda". Il rifiuto del linguaggio, della concettualità, dell'immaginario dominato dal "maschile" significherebbe il rifiuto stesso del carattere rivelato della religione ebraico -cristiana. L'esser-"rivelata" di quella tradizione è stato il suo grande punto di forza, ma anche la sua essenziale debolezza, la sua "condanna a morte". Dici bene quando dici che la chiesa ha un lungo retaggio da consumare, ma secondo la mia prospettiva, insieme al retaggio, viene consumato il senso stesso del suo fondamento. Ti chiedi: "Roba del passato l’antifemminismo biblico?" In questo stesso forum e discutendo di emancipazione femminile riportavo le parole di uno degli "atei" contemporanei più in vista. Leggiamole: " Nonostante le buone intenzioni dei teologi raffinati, è inquietante vedere quante persone continuino a prendere alla lettera le Scritture, compresa la storia di Noè. Secondo un sondaggio Gallup, sono circa il 50% dell'elettorato americano." Cfr.Richard Dawkins, L'illusione di Dio, Mondadori, Milano, 2007, pag. 234. e mi chiedevo: " E in Italia? Quale sarà la percentuale dell'elettorato italiano che crede nelle "Scritture" in senso non allegorico? Non solo, ma quanto ci si rende conto della percentuale di italiani che non sarebbe, non è capace di una distinzione tra lettura letterale e lettura allegorica? Quanti sono ancora gli italiani e soprattutto le italiane che non si pongono il problema del carattere simbolico o meno della nascita verginale?" Spinto dalla tua domanda, mi chiedo e ti chiedo: " a chi ci rivolgiamo quando ci poniamo un interrogativo come il tuo?" In che senso siamo coscienti del dato di fatto che per una buona fetta della popolazione italiana la querelle del carattere maschile dei testi sacri della tradizione ebraico cristiana neppur si pone? Ma se è vero (e oggi possiamo chiedercelo visto che lo stesso giornale dei vescovi sprona ad affrontare i problemi dell’attualità e non quelli mummificati dalla tradizione), se è vero che la fede è qualcosa di intimo e non di calato dalle basiliche e dai predicatori, il Dio che parla dentro di noi è veramente maschio come affermano bibbie e corani o è così perché bibbie e corani sono stati scritti da uomini con la barba? E dirlo e rappresentarlo maschio è piuttosto un arbitrio se non una pretesa blasfema? Il problema è che la fede potrebbe essere anche qualcosa di intimo ed in un certo senso lo è, ma si manifesta e non può non manifestarsi in un modo con-diviso. La necessaria con-divisione è il fondamento di un'altrettanta necessaria attività di predicazione e costruzione di basiliche. "Papi" e "Padri della chiesa" lo "insegnano" :" senza la chiesa, ed i suoi dogmi non può sussistere la vera fede." Anzi, proprio il riconoscimento della necessità carnale di quella dogmatica, di quelle basiliche e di quegli scritti "sacri" permette lo smascheramento della religione ebraico-cristiana come fenomeno non-divino. Ad ogni modo è questo arbitrio, questo vizio d’origine che inaugura la millenaria figurazione maschilistica della cultura, così che anche oggi è difficile trovare un nome femminile nelle storie delle arti, delle filosofie e delle stesse religioni, per non dire dei manuali d’economia, dei capitani d’industria, degli statisti e degli strateghi Che sia assai difficile trovare nomi femminili di un certo rilievo nelle storie delle arti, della filosofia e della scienza è fuori discussione. Che lo sia anche nelle religioni, nei manuali d'economia e via dicendo, altrettanto. Trattasi di scomode verità. Ma che ciò sia stato originato da un arbitrio è quanto meno discutibile. Solo riconoscendo il carattere necessario, non arbitrario, non voluto, non deciso di quell'inizio e di quella storia è possibile il loro riconoscimento come fatto umano, troppo umano. Franco |
16-01-2009, 10.06.01 | #13 | ||
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Citazione:
La conquista dell'uguaglianza dei diritti e della dignità delle persone si inscrive in un percorso storico difficoltoso a motivo della reazioni delle istituzioni politiche e religiose ma anche per le deficienze morali dell'essere umano, dei singoli individui, indipendentemente dai fattori culturali specifici che indichi, per retaggio della sua natura biologica. Femmina o maschio, nella mia percezione, sono meno di donna o uomo e questi ultimi sono meno di persona Il concetto di persona è stato elaborato dalla cristianità ed anche l'assunto che nella persona risiedono, simultaneamente con la nascita, tutti i diritti fondamentali, sottraendola così, nelle intenzioni. ad ogni vicissitudine storica, politica e religiosa. L'effetto propulsivo di questi concetti (ma non solo) muove la realtà nella direzione giusta, anche la realtà cattolica, come ha segnalato Emmeci. L'evoluzione dell'essere umano, dopo lo stadio di quella biologica, continua come evoluzione morale, e fra i fattori evolutivi, c'è anche il cristianesimo. Ci vorrà molto tempo ancora perchè questo manifesto penetri nelle coscienze e diventi una ovvietà. ....non c'è né Giudeo né Greco non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno ... P.S. Citazione:
Ultima modifica di Giorgiosan : 16-01-2009 alle ore 22.12.49. |
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16-01-2009, 14.49.03 | #14 |
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Carissimi;
Tutto ciò che avete espresso sull'argomento in oggetto è giusto ed indicativo,è una critica costruttiva perchè denunciante gli errori intrinsechi nella tradizione universale, ideata, pensata e tramandata da persone,in differenti e svariati periodi, per cui non può essere perfetta.La posizione della donna è stato un errore,ma purtroppo non è il solo giuntoci dalle scritture. Ma detta tradizione oltre al negativo contiene anche tantissimi insegnamenti positivi. Sta a noi ora usarndo l'intelletto che abbiamo avuto in dotazione, saper discernere ed abbandonare tutto ciò che è nagativo,facendo tesoro del positivo ed adoperarci con riflessione e consapevolezza ad aggiungerne altro al fine di progredire sempre più avanti verso quella verità tanto agognata da tutta l'umanità. Guardiamoci sì indietro,per non ripetere gli errori commessi,ma cerchiamo di occupare maggiormente il tempo a guardare avanti,perchè per avere la certezza di poter proseguire nel giusto è controindicato agire individualmente,ma è indispensabile l'analisi con conseguente condivisione di pluralità di idee,ciò necessita di collaborazione e di cospiquo tempo. Un amichevole saluto. espert37 |
16-01-2009, 17.41.13 | #15 |
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Lasciatemi rispondere prima ad Arsenio. Chi sa, Arsenio, se quell’aforisma del Libro del Tao ha un riferimento al sesso maschile (“secco e appassito”) e a quello femminile (“tenero e fragile”)…..ma forse erano così all’epoca di Lao Tze, mentre oggi è quasi l’opposto.
Eh sì, anche riguardo ai sessi noi cerchiamo la verità e non la troviamo, ma c’è una ragione, perché forse la verità non è né maschile né femminile e assomiglia piuttosto a quello che dovevano essere gli androgini primordiali che, secondo Platone, suscitarono le ire di Zeus perché tanto potenti da tentare una scalata al cielo, così che Zeus li divise a metà, e da allora si cercano avendo nostalgia della metà perduta. Una interpretazione in fondo romantica, se non fosse che potrebbe celare – da parte delle due metà separate – più che la nostalgia di una fusione di anime, il ricordo della potenza derivante dai due caratteri uniti, che tanto spaventava Zeus. Ma tutto questo in fondo è soltanto un mito, poiché, per quanto ci riguarda, dobbiamo affidarci alla Bibbia, che dice che Dio “li creò maschio e femmina”, o meglio "lo creò maschio e femmina", riservando al maschio il titolo di unigenito e il diritto di esercitare il comando, forse perché solo lui era fatto a sua immagine e somiglianza……E papi e cardinali non hanno battuto ciglio. E ora grazie Franco per aver seguito con tanta attenzione i miei argomenti: mi fermerei per ora sulla tua osservazione a proposito di "Oggi sembra doveroso….ecc” . Doveroso, Franco, è detto ironicamente, come avrei potuto dire “politicamente corretto” (così come è politicamente corretto dire che non c’è più colonialismo, e religiosamente corretto dire che la chiesa sta per aprirsi alle donne): ma è così difficile far comprendere l’ironia? Quanto poi ai tuoi richiami ai difetti della chiesa cattolica, i nostro amici del Forum ricorderanno che non lascio passare occasione per criticare dogmi e decaloghi delle chiese (non solo di una chiesa ma di tutte) nei confronti di una religiosità che va al di là di ogni catechismo, fino ad affermare che il Dio che esse costellano di attributi non è nulla di fronte a un Dio che è solo assoluto. E allora – anche per tornare al tema – finiamo, senza ironia e senza processi alle intenzioni, con una piccola variazione dell’aforisma nietzschiano: non “umano troppo umano”, ma “maschio troppo maschio”. |
16-01-2009, 23.17.44 | #16 |
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Emmeci,
grazie per l'immediata replica. Certo, leggo con la dovuta attenzione i tuoi interventi. Tuttavia con le parole: "Vorrei comprendere meglio. Doveroso? Doveroso per chi? Per alcuni utenti di "Riflessioni"? Per l'acuto e colto emmeci? Mi chiedo come si possa, pensare che oggi sia doveroso dimostrare che non ci sono più residui di maschilismo. Che non ci siano più residui, emmeci? Avrei potuto discutere diversamente la tesi secondo la quale oggi sembra doveroso dimostrare che il servaggio femminile non sia più quello del passato", ho inteso apportare un approfondimento del tuo interrogare ironico con un interrogare in parte altrettanto ironico. E' innegabile che con le mie domande io non abbia attribuito a te l'idea che oggi sia doveroso dimostrare che non ci sono più residui di maschilismo. Non a caso faccio uso dell' espressione impersonale "si". Se così non fosse, non avrei neanche potuto comprendere ed assecondare la tua analisi della realtà della "chiesa cattolica" . Franco |
17-01-2009, 11.55.31 | #17 | |
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Citazione:
Voglio correggere quanto attribuito a Emmeci e cioè che avesse segnalato un progresso della chiesa cattolica istituzionale riguardo all'apertura nei confronti delle donne. Non avevo capito che trattavasi di ironia, come ha affermato. Ciao |
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17-01-2009, 17.31.19 | #18 |
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Riflessioni sul “femminile” seconda parte per tutti
Nessuno più cerca la diversità ma si diffida dal rigore concettuale fuori dall’omologazione specie se imprevisto e inatteso. E’ limitante la riduzione dell’universo maschile alla polarità del quantificabile e tecnologico, contrapposto alla conoscenza emozionale e intuitiva. La guerra tra i sessi s’insegna dalla nascita. La maschilità esclude la totalità psichica ed i ruoli sessuali mascherano il vero Sé. Le donne integrate, autolesioniste e soggiogabili nonostante i loro nuovi territori, preferiscono sottostare alla dominanza priva di condivisione pur di “esistere” nell’uomo, ognuna a sua misura. Per inconscio culturale regna ancora l’ipse dixit di Aristotele: “il maschio è per natura migliore. L’uomo è atto al comando, la donna a obbedire.” Cosa sperare in un’unione senza calore, apertura empatica? L’amore è un processo creativo che richiede una maturità amorosa psicofisica. Espressa dal linguaggio affettivo costruito anche nel tempo interiore personale di un discorso intrapsichico. E’ l’Intelligenza Emotiva irrisa dai “veri uomini”, che non ammettono la superiorità di chi ascolta e comunica. La donna rimarrà sempre delusa da chi lei insegue, sebbene negli affetti giri a vuoto; da chi è magniloquente e amorfo,in decrescente gradevolezza, si accorgeranno tardi. Oggi la psicoterapia è richiesta nel 95% per un bisogno di relazione con qualcuno che entri con lei in sintonia emotiva, come dovrebbe avvenire in ogni incontro riuscito e non solo professionale. L’uomo autoritario conforme, dietro le certezze è in realtà un insicuro conflittuale con il suo ideale. Sovente psicosomatico o borderline perché non può trovare sollievo evadendo almeno nelle fantasticherie. Il suo punto di forza è sapere che la superficiale povertà ideativa, come ogni mediocrità ammantata, ha successo. Nichilista dell’esistenza, monotematico dell’aldilà e dei vari rovelli per problemi insolubili ed evasivi, a svantaggio della ricettività e percezione del quotidiano problematico. Sotto il comune denominatore dell’astratto, della pseudoscienza, della partecipazione cosmica. Chi è originale oggi viene spinto ai margini del gregge. Infatti la donna è capace di rinunciare alle sue splendide potenzialità e risorse e non cerca nel partner l’indipendenza di giudizio, la conoscenza, la sensibilità estetica, l’eleganza e la misura, ma la sudditanza nel regno dell’Apparire. Dove si dissipa il tempo tra il nulla e l’enfasi volgare. Ha maggiori bisogni emotivi, mentali , spirituali e d’intima comunicazione, eppure cede alle pressioni e tendenze dello spirito del tempo. Attraverso una rilettura di Hillman ho scoperto che l’anima è la sede dell’immaginale con il suo linguaggio. Attraversando i suoi meandri caotici e ricchi di tesori. Contrapposta all’Uno, lo Spirito Superiore dell’Ultima Beatitudine. Viceversa l’anima accoglie tutto il necessario per la crescita di uno stato psichico, che non va svuotato dai sogni. L’anima è fantasia, tutta fantasia. Sede delle illusioni, depressioni, fughe, angosce, intuizioni non rimosse dall’apatia. Ben diversa dall’”anima” importata e occidentalizzata che i guru incanalano in un sentiero spirituale, ascetico, puro, incontaminato e “sano”, enunciato dallo Spirito. Quindi la mia autorealizzazione fuori dalle ossessioni scientiste e dalle fedi, è riconoscere le mie zone d’ombra “malate”, i limiti occultati, i grovigli della psiche che traspaiono dai sintomi e da svelare senza resistenze. L’anima è l’Idea femminile personificata (Jung) connotata da Psichè, che non è più l’antico “pneuma”. E’ una farfalla notturna; è la leggiadra fanciulla della leggenda di Eros e Psiche. E’ sogno, fantasia, notte, morti, luna , follia. Si muove in circolo nell’esperienza, spegne lo Spirito e lo trascina nelle profonde passioni per estinguerne le certezze, il suo fuoco, vento, aridità fallica maschile, ordine apollineo, fuori dall’astratto dalle purificazioni , miracoli e profezie. Gira tra labirinti e angoli, nel chiuso, vicino, lento, profondo. Attenta ai fenomeni e a cogliere impressioni. Vulnerabile ,ricorda e soffre. Sempre esclusa dai filosofi; Cartesio la umiliò nel pineale. Sta fuori dalle convenzioni della normalità, dai nichilismi e dalle negazioni della vitalità. Il mio Tao è vedere tutte le cose interconnesse e sempre con occhi rinnovati. Saluti. |
17-01-2009, 20.39.00 | #19 | |
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Riflessioni sul "femminile"?
Citazione:
(faccio difficoltà a trattenere il mio sarcasmo, non so essere sillogistico e geometrico come il buon Franco, che colgo l'occasione di salutare affettuosamente... ). La mia breve riflessione sul “femminile”. Trovo che la mitizzazione della donna, considerarla al pari di una dea o volerla inscatolare a forza in definizioni concettuali o sociologiche sia privarla della propria umanità nel senso più elevato del termine; la stessa operazione la si compie quando al contrario la si immagina come un essere inferiore rispetto all'uomo, una “costola”, un'appendice del maschio. Sì, i concetti di uomo o donna hanno molto meno valore di quello di persona. Il parere forse più interessante della discussione è stato quello di NevealSole, il quale guarda caso non è stato considerato nella sua essenza. Cosa ha detto? Trascendiamo le definizioni, i generi, ciò che ci è stato imposto da educazione, morale comune e millenni d'indottrinamento; i confini stanno solo nella nostra testa di esseri temporali, proviamo a travalicarli invece di ragionare e soprattutto sentire dalla nostra sola ed unica prospettiva. Ciò non vuol dire che ognuno sia o debba essere uguale, ma che ci si possa congiungere a se stessi, alla propria umanità, tramite la comprensione profonda dell'altro. Una donna, così come un uomo, dovrebbe spogliarsi dai miti e dalle favole con cui è stata indottrinata sin da bambina, per seguire la propria strada, la propria coscienza di essere, al di là delle morali e dei contenitori sociologici e filosofici; si dovrebbe essere insofferentemente liberi e non lasciare penetrare dentro di sé l'olezzo che emana certa società, un tanfo che ti impone di costruirti un abito comportamentale che poi non riuscirai più a dismettere. Dal mio punto di vista, perciò, le considerazioni strettamente filosofiche sul “femminile” sono per la gran parte tutte sciocchezze di un mondo patriarcale e maschilistico che vorrebbe continuare a perpetuarsi. Non so se sia possibile quel sentire, quel “to feel” di cui parli Neve, se sia possibile fisiologicamente voglio dire (credi che tra donne avvenga necessariamente?). Forse no, forse in virtù della nostra storia personale e della nostra sensibilità riusciamo profondamente a renderci conto di ciò che accade all'altro/a solo quando anche a noi accade o è accaduta la medesima cosa, il medesimo schiaffo o pugno nello stomaco. Di questo ne ho fatto dura esperienza personale. Ma ciò non mi induce a pensare che siamo monadi separate, ma universi che possono comprendersi solo se lo desiderano. Un saluto. |
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18-01-2009, 20.00.43 | #20 |
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Riferimento: riflessioni sul "femminile"
Vi leggo con interesse e ringrazio chi ha risposto al mio intervento. Sul sentire l’altro, sull’empatia credo abbia ragione Arsenio: nessun sentire è identico ad altro sentire. Questo a prescindere dal sesso.
I vari interventi che mi hanno preceduto però mi hanno fatto sorgere un interrogativo. Qualcosa che somiglia un po’ alla classica domanda sul se sia nato prima l’uovo o la gallina. Mi sono chiesta se le caratteristiche femminili siano frutto della storia o se, al contrario, la storia sia accaduta come la conosciamo per il modo di essere maschile e femminile. Cerco di spiegarmi meglio. Siamo certi che il mondo maschio-centrico conosciuto fino a qualche anno fa sia stato subito dalla donna e non invece costruito anche col beneplacito femminile? Penso alle lotte di liberazione di molti popoli: se la donna si fosse sentita realmente oppressa dall’uomo non si sarebbe ribellata prima? Anche rischiando la propria vita, avrebbe potuto unire le forze con altre donne. Forse questo non è mai accaduto (in termini cruenti intendo) perché non è mai stato interesse primario della donna, nel corso della storia, l’ottenimento di un certo tipo di emancipazione/visibilità che apparteneva all’uomo. Non so se mi sono spiegata, però a me la riflessione è nata, sul fatto che la società come l’abbiamo conosciuta fino a tempi recenti sia frutto di una correità… |