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24-01-2009, 17.26.29 | #32 |
Ospite abituale
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Riferimento: Verità... inutile
Koli
Non bisogna considerare sinonimi dogmatismo e verità. Giorgiosan Ho espresso lo stesso pensiero, come puoi leggere sotto . Non ho capito se volevi ribadire lo stesso pensiero in altra forma per esprimere accordo oppure no. Post precedente di Giorgiosan Sul dogmatismo scientifico e sulla sua pretesa di possedere la verità e sulla pretesa di avere il monopolio della verità non è il caso di esporre nuovamente le mie argomentazioni. Post precedente di Giorgiosan E ce ne sono di cose: i dogmatismi di ogni genere, scientifici, logici, metafisici, filosofici, politici, ideologici, etici, ecc. ecc. sono sotto accusa. -------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------- Giorgiosan La scienza è senza certezza ( cit. da D. Antiseri, Cristiano perché relativista relativista perché cristiano...) Koli Mi sembra che teorie scientifiche come l'evoluzionismo o il modello della tettonica a zolle siano irrefutabili quindi certe. Lo stesso dicasi per molte spiegazioni di processi naturali come la fotosintesi e eventi climatici. Non abbiamo raggiunto un livello di certezza in questi ambiti? Oppure ti riferisci a spiegazioni scientifiche che trascendano il sensibile? In questo caso non spetta alla scienza occuparsi di questo. Giorgiosan Sulle zolle: I movimenti delle zolle continentali sono stati scoperti fin dal 1915, ma spiegare esattamente come e perché esse si muovono si è dimostrato un compito arduo ( da” Le Scienze”, ed. italiana di “Scientific American”) Sull’evoluzione: Del come e del perché ci sia stata una evoluzione la scienza può solo fare ipotesi, nessuna certezza. Sugli eventi climatici Le diversità di opinioni, che talvolta sono opposte, come riguardo al surriscaldamento e riguardo alle eventuali cause non danno certezze. Sulla fotosintesi Van Niel avanzò l'ipotesi secondo la quale l'azione della luce porterebbe alla scissione dell'acqua (e non dell'anidride carbonica, come prima ritenuto) formando i radicali H e OH. Il radicale H sarebbe necessario alla trasformazione dell'anidride carbonica in carboidrati, mentre il secondo reagirebbe formando ossigeno e acqua nelle piante verdi e soltanto acqua nei batteri fotosintetici… N.B.Ho preso i primo documenti che mi sono capitati e non pretendo che siano autorevoli ma sono già indicativi Sono tutti modelli teorici che è facile prevedere saranno sostituiti da altri modelli e poi da altri, ecc. ecc. Sui modelli vedi Feyerabend. .............................. .............................. .............................. ............. .............................. .............................. .............................. ............. Ciao Koli Ultima modifica di Giorgiosan : 24-01-2009 alle ore 18.21.38. |
25-01-2009, 03.01.47 | #33 | ||||||
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Non parliamo di pinzellacchere... eh?
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Da ciò che ho detto non discende necessariamente la dissoluzione della realtà in un puro epifenomeno mentale, ma che il nostro essere sia inestricabilmente (e misteriosamente) unito ad essa e non abbia alcun senso considerarla separata ed indipendente. Anche le affermazioni e gli enti scientifici sono astrazioni concettuali di ciò che percepiamo. Posso pure sostenere una forma di moderato e pragmatico realismo scientifico, quello chiamato “sulle entità” e non sulle teorie, ovvero che gli oggetti della scienza, elettroni, atomi, etc. esistono nello stesso modo in cui esistono gli alberi, le case o le stelle, in quanto anche questi ultimi “oggetti” provengono da un ben preciso modo di percepire le cose, separate dal loro ambiente. Sono astrazioni mentali ed in un certo modo “finzioni”, pur funzionando benissimo per lo più!, e quando andiamo nel microscopico ci accorgiamo proprio del loro carattere di mera rappresentazione "finzionale", visto il nostro modo di scindere le cose pare faccia fatica ad adattarsi ad esse. Se si può trarre una lezione filosofica dalla meccanica quantistica è propria questa: non esiste l'oggettiva realtà scissa dal nostro modo di analizzarla, così come volevano Galileo od Einstein. Citazione:
Non ho ben compreso tu cosa intenda con “relativismo concettuale”. Al di là di queste terminologie, ciò che penso l'ho detto: seppur ammettiamo per ipotesi che l'immagine visiva dei “geocentrici” e degli altri fosse la stessa, ciò che effettivamente vedevano era differente. Da ciò discende che non esiste una osservazione da cui è possibile estrarre un contenuto oggettivo e dunque da ciò scaturisce la consapevolezza che non posso dire, anche se ne sono tentato (intuitivamente come dici), che esista un mondo là fuori indipendente dagli essere senzienti che lo percepiscono. Si potrebbe così dissolvere la dicotomia tra cornice concettuale (noi) e ciò che all'esterno si dà ad essa (mondo) pronto ad essere concettualizzato. Il rapporto tra queste due cose è profondo ed inestricabile ed altrettanto misterioso. Un riferimento per approfondire queste cose è Davidson insieme a Quine. Citazione:
Ciao! |
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25-01-2009, 04.13.05 | #34 |
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Riassuntino.
I fatti, non so se mi comprendi, sono profondamente relazionati a noi, al nostro modo di percepire, di selezionare, di sentire, di muoverci, di percepire le “cose”. Ancor più quelli della scienza, mediati da apparati di misura “artificiali” e come si dice, “carichi” di teoria ovvero che acquistano lo status di “fatto” osservativo solo se inscritti in un dato contesto teorico. Non esiste il fatto in sé senza teoria o almeno è molto problematico parlarne. Questa contestualità è conquista del pensiero moderno, senza che sconvolga la scienza. Fin qui il particolare tipo di “realismo” di cui ho parlato.
Poi mi spingo più in là, in questioni metafisiche, affermando che il “fatto” stesso in sé non esisterebbe senza mente che lo concepisse e non solo che lo percepisse. Non esiste realtà indipendente dai nostri atti mentali o meglio la posizione più corretta sarebbe il silenzio. Tuttavia sono chiacchierone: la distinzione tra fatto osservato e nostro schema concettuale è fittizia, è una finzione. Dall'atto stesso della conoscenza, della percezione, sgorga continuamente la discriminazione tra “oggetto percepito” e “soggetto percipiente”. Le nostre rappresentazioni funzionano benissimo nella vita quotidiana, così come nella scienza, proprio per questo profondo ed intrinseco legame, proprio per questo discendere continuamente da una sorgente comune. Con ciò non esaurisco affatto il mistero della metafisica, che rimane intatto; lo sposto solo un po' più in là rispetto a coloro che si dichiarano “agnostici” su di essa. E la verità, illustre protagonista del thread? Potrebbe essere, al di là delle definizioni classiche (tipo verità come aderenza alla realtà), ben rappresentata da questo esempio-criterio, che riassume secondo me ciò che ho detto nei post precedenti: <l'enunciato “La neve è bianca” è vero se e solo se la neve è bianca> (Alfred Tarski). Ciao. |
25-01-2009, 11.09.06 | #35 | |
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Feyerabend non è....
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Voglio precisare che non considero "Feyerabend" il Vangelo dell'epistemologia: molte volte è solo un provocatore ma rappresenta bene la direzione che ha preso l'epistemologia. Sull'epistemologia, anche su quella che porterebbe acqua al mio mulino, ma che pretenderebbe di consegnarci altri criteri di verità vale lo stesso giudizio che riguarda le altre scienze. Ciao |
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25-01-2009, 13.53.11 | #36 |
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Koli
Il fatto che sono dissimili significa che non hanno lo stesso valore e che presentano delle differenze. Alcune infatti sono più buone e giuste rispetto ad altre e quindi non tutte hanno la stessa legittimità. Sei d'accordo? Giorgiosan Sono d'accordo, nel senso che per te come per me siano più giuste, ma un wahabita non è d'accordo, e non intendo fare un processo alle intenzioni per verificare se sia in buona fede o no. Non credo che con la logica (quale poi?) necessariamente gli potremo dimostrare che ha torto così da costringerlo ad ammetterlo. Non c'è nessuna logica necessaria e costringente e questo è un corollario del postulato o dell'assioma che assumo: la persona è intrinsecamente libera. L'atteggiamento socio-culturale che nell'attuale temperie mi sembra essere il più fecondo, o il meno infecondo, nella direzione: dell'ascolto reciproco, della umiltà intellettuale, del dialogo teso a ricercare una qualche unità, della demitizzazione, di un ampliamento delle capacità intellettuali, di accrescimento della conoscenza ecc. ecc. , sia il relativismo culturale. (A questo fine ho proposto " l'apologia di un essere perfetto" e nella rimembranza di quel periodo delle "universitates" di quell'evo che molti, con estrema faciloneria e buona dose di ideologia, e assoluta mancanza di critica storica definiscono oscurantista o qualcosa del genere. Nelle dispute i maestri facevano assumere dallo "scolaro" una tesi e poi la tesi opposta.) Mi fermo qui, sono già stato troppo prolisso. Ciao Koli |
25-01-2009, 15.53.09 | #37 | |||||||||||||
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Infine basta pensare che la tua credenza sia più giusta rispetto all'altra. Bisognerebbe essere disponibili anche a sostenere pubblicamente questa dipsarità. Citazione:
Inoltre ti contesto questo: Citazione:
Se è cosi mi sembra problematico per evidenti ragioni. Citazione:
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Questa ipotesi [di Van Niel] è stata è stata in gran parte confermata dagli studi successivi. Inoltre non si parla di cambiare il modello che era stato proposto prima da questi signori: J. Priestley e J. Ingenhousz, ma solo di fare un lavoro di ampliamento. Ma anche se si fosse trattato di un cambiamento radicale del modello (convalidato dagli studi sucessivi) questo di per sé non ci autorizzerebbe a sostenere che non si si avrà mai niente di oggettivamente valido Citazione:
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Le espressioni: "Edipo sposò sua madre" e "Edipo sposò Giocasta" hanno lo stesso riferimento sebbene il senso sia diverso. Non confondiamo riferimento e senso. Citazione:
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Ciao, Sokol |
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25-01-2009, 16.51.01 | #38 |
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Riferimento: Verità... inutile
Koli
Se ritieni che la tua e la mia credenza siano più giuste, dovresti però anche dire che in alcuni casi bisognerebbe, fare anche un processo alle intenzioni, o meglio prescindere dalla intenzioni stesse altrimenti togli il diritto alla critica. Nessuno o quasi ammetterà che fa qualcosa per fare del male; tutti o quasi dicono di avere buone intenzioni. Beh, le buone intenzioni non bastano. Infine basta pensare che la tua credenza sia più giusta rispetto all'altra. Bisognerebbe essere disponibili anche a sostenere pubblicamente questa dipsarità. Giorgiosan Il processo alle intenzioni può essere tentato dal diritto penale quando vi siano indizi ma è intrinsecamente impossibile dal punto di vista morale, perché non è possibile penetrare nella coscienza altrui. Koli ti contesto questo: In pratica dici che possiamo sì criticare un comportameno e punirlo ma se è fatto secondo coscienza, di per sé, non è cattivo dal punto di vista della morale. Da questo potrebbe seguire che, se io fossi veramente convinto nella mia coscienza che gli ebrei sono il cancro della società, e decidessi di ucciderne qualcuno, tu potreti certo criticare la mia convizione e punirmi ma non potresti dire se sia cattiva o no. Si? Se è cosi mi sembra problematico per evidenti ragioni. Giorgiosan E' proprio così, un martire della jahd, crede più o meno quello che hai detto riguardo agli ebrei. Certo, tutto il mondo umano è problematico, concordi? Si può sperare che quegli atti o quelle idee che non danno luogo a conseguenze pratiche soddisfacenti, relativamente alle esigenze vitali ed esistenziali più profonde degli individui facciano loro dubitare delle verita che credono ? Ciao Koli Ultima modifica di Giorgiosan : 25-01-2009 alle ore 18.34.15. |
25-01-2009, 16.53.21 | #39 | ||
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25-01-2009, 17.49.50 | #40 | ||||
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