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11-01-2009, 04.58.38 | #61 |
like nonsoche in rain...
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Risposta a Spirito
Ti ringrazio delle precisazioni. Tuttavia penso di aver dato adito a fraintendimenti. Facendo osservazioni sul tuo cubo, non stavo parlando di “noumeno” o cosa in sé, mi ero limitato anch'io al fenomenico. Volevo semplicemente argomentare a favore del fatto che fisica (o scienza) e filosofia non sono affatto scisse, ma necessarie l'una all'altra e dunque le mie domande (o quelle di Einstein) non sono un trastullo. A parte la questione della meccanica quantistica dove effettivamente si incaponì parecchio, Einstein superò i suoi contemporanei nel giungere alla teoria della Relatività ristretta, poiché in quei tempi la maggior parte credeva in varie ipotesi ad hoc per conciliare elettromagnetismo e meccanica. Fu lui uno dei pochi che, in quel caso, spinto dalle sue pressioni filosofiche, sposò il “metodo” del successivo Popper. Le pulsioni dunque lo spinsero a comportarsi più scientificamente degli altri in questo caso, almeno intendendo per “scientificamente” ciò che intende Popper (evitare le ipotesi ad hoc, formulare sempre teorie più generali, etc. etc.).
La risposta alla tua argomentazione si è espansa talmente da essere offtopic qui; dunque anche se non ne avevo l'intenzione ho aperto un thread parallelo, magari è interessato anche qualcun'altro (QUI). Posto gli ultimi due paragrafi che avevo scritto di là: <<Il concetto di “tutto” fa parte della filosofia, del pensiero, dell'ontologia, non del fenomenico, non della fisica o meglio ne è una possibile interpretazione. Io volevo solo sottolineare questo aspetto, mostrare questa “divisione”, affinché fosse più chiara l'unione tra fisica e filosofia. Non mi appare dunque inutile, come invece affermi, supporre una certa ontologia, una certa filosofia interpretativa della fisica, ma sembra anzi necessario per il carattere stesso della scienza, come una delle imprese della conoscenza umana del mondo, appunto. Possiamo affermare che “la scienza ci dice qualcosa sul “mondo””, proprio perché a monte assumiamo una filosofia che presuppone l'esistenza del “mondo”, per esempio, o il fatto che noi ne osserviamo le tante sfaccettature o ancora il fatto che nell'essenza ci sia inconoscibile, poiché adoperiamo dei filtri percettivi. Dunque affermare che la matematica presente nella fisica non sia solo matematica, ma si riferisca anche in qualche modo al reale, e penso su questo siamo d'accordo, è una credenza che riguarda la filosofia, la metafisica. Ed è credenza necessaria, non futile o peggio inutile, come credi, pena la perdita di “fisicità” delle teorie fisiche e forse anche di scientificità, come parlerò (nel prossimo post).>> Ultima modifica di nexus6 : 11-01-2009 alle ore 21.00.22. |
12-01-2009, 12.54.26 | #64 | |
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Immagino che contesterai anche Kuhn e Hacking e Davidson e Kruger Hubner e Laudan e Putnam e Rorty e Stegmuller. Vedi è proprio il fatto che tu contesti le interpretazioni di alcuni in base al criterio della tua interpretazione che ti mette in contraddizione con te stesso. O vuoi affermare che solo la tua interpretazione è autentica, o vera, o plausibile ecc. ecc. (scegli tu) ? Non credo che tu lo pretenda perchè più di una volta ti ho "sentito" giudicare negativamente i dogmatismi sia quelli in ambito religioso, sia quelli in ambito scientifico, rinnegando lo scientismo. C'è ormai la consapevolezza diffusa del ruolo decisivo dell'interpretazione che è madre o figlia del relativismo, di tutte le sottospecie di relativismi...ed il tempo a venire vedrà l'accentuarsi di questa tendenza. Quanto c'è di mitologico, di dogmatico, di pretenzioso nella scienza ed in tutte le attività intellettuali umane è stato, e lo sarà ancora, sottoposto ad un lavacro rigeneratore. Dovresti esserne contento anche tu, se ami la conoscenza.... e chi non la ama? Ciao Andrea Ultima modifica di Giorgiosan : 12-01-2009 alle ore 16.03.30. |
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12-01-2009, 16.15.25 | #65 |
like nonsoche in rain...
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Non contesto totalmente Feyerabend; anzi, sin da quando l'ho letto l'ho amato proprio perché ad una ad una metteva in dubbio le mie certezze o almeno questioni che mi parevano talmente ovvie da sembrare inutile ogni discussione su di esse. Con Feyerabend bisogna parlarci, non si può rifiutarlo a priori etichettandolo come fanno in molti: è la pars destruens (ne era consapevole!) così come lo è il “relativismo”, ha posto delle sfide, degli enigmi (chiaramente molti dei quali fraintesi, non poteva essere altrimenti) a cui bisogna rispondere e sono d'accordo con Giorgio sul “lavacro rigeneratore”. Purtroppo il suo “Contro il metodo” appare sbilanciato proprio perché avrebbe dovuto essere un dialogo con il collega Lakatos, più “razionalista”, morto prima di scriverlo. Kuhn, poi, è entrato ormai a far parte del patrimonio “epistemologico” della maggior parte degli scienziati, quelli non proprio ingenui, che credono di vivere nel Paese delle Meraviglie. La lettura del suo libro “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” ricordo che fu illuminante.
E' vero, c'è molto di pretenzioso e di mitico nell'avventura scientifica; il “mitico” fa bene, fa parte di ogni impresa umana (non tutti gli scienziati sono Faust, beninteso!), ma il pretenzioso invece no, non fa bene, soprattutto nei tempi in cui viviamo. Non so se questi intellettuali sortiranno l'effetto rigeneratore (in parte già è così, fortunatamente), oppure per la maggior parte si tenderà ad una restaurazione (come dopo ogni rivoluzione): vedremo, ma penso che ormai la bomba sia esplosa e l'aria sia ancora fuligginosa. Forse la lezione che possono trarre dal relativismo, coloro che lo detestano, è proprio questa: che opposti e differenti punti di vista non sono solo ineliminabili, ma auspicabili ed anzi necessari per il procedere umano e per instillare in noi il sano dubbio: <<ma è proprio vero che sono nel "giusto", come tendo sempre a pensare?>>. Ci vorrebbero tuttavia più filosofi che conoscessero per bene la scienza, poiché da quanto posso osservare molti “epistemologi” ho l'impressione che non abbiano la benché minima idea di ciò di cui parlano, purtroppo. Fatti tali appunti che sfiorano solo questo thread, veniamo a noi: Spirito, non concordiamo sul carattere dell'intreccio fisica-filosofia, ma per il resto vedo con sorpresa tanti “d'accordo”, però... non mi hai detto cosa ne pensi delle conclusioni del mio discorso “sul rapporto tra differenti teorie”; se sei d'accordo con ciò che hai scritto dovresti poter concordare, magari con qualche distinguo, anche sulle mie conclusioni... Saluti... |
12-01-2009, 17.01.01 | #66 | ||
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Khun in molte sue parti si, gli altri andrebbero trattati singolarmente. Putnam è, tra quelli citati, il mio preferito. Anche Laudan sostiene alcune tesi condivisibili, ma sopratutto concordo con quanto segue: "“Mi rivolgo soprattutto a quei contemporanei che per la propria soddisfazione agiscono in modo da trarre dalla filosofia della scienza certe conclusioni e le elaborano a beneficio di vari scopi sociali e politici ai quali queste conclusioni in realtà mal si adattano. [..] apologisti religiosi, sostenitori di contro-culture, neoconservatori e una schiera di altri curiosi compagni di viaggio hanno preteso di trovare acqua per i loro mulini, ad esempio, nell’aperta incommensurabilità e sottodeterminazione delle teorie scientifiche. Sostituire l’idea che i fatti e prove empiriche contino, con l’idea che invece ogni cosa sia determinata da interessi e prospettive soggettive è la più notevole e perniciosa manifestazione di anti-intellettualismo della nostra epoca” L. Laudan - Scienza e relativismo 1997" Citazione:
Ma non diciamo sciocchezze. Questo è ciò che tu affermi, ovvero tu stai arbitrariamente sostenendo che io contesto o meno un autore in base alla mia interpretazione. In primis chi ragiona in base a interpretazioni altrui ? In secundis quella che tu chiami interpretazione io la chiamo logica. Saluti Andrea |
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12-01-2009, 17.07.59 | #67 | ||
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Per favore, Khun quando afferma che le teorie cambiano a seconda della moda del momento, in sostanza è questo che dice, non ha proprio idea di quello che fa la scienza. Riguardo a molti sedicenti epistemologi io consiglio sempre di leggersi “Imposture intellettuali” che vi farebbe un gran bene. Li sono trattate molte delle boiate scientifiche di quei filosofi che si inoltrano in campi a loro sconosciuti. Citazione:
Credo di aver esposto la mia posizione con sufficienza di particolari. Per me semplicemente non esistono teorie perfettamente concorrenti e quindi elimino il problema alla partenza. Saluti Andrea |
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12-01-2009, 17.38.41 | #68 | |
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Tutti gli uomini ragionano in base a interpretazionei altrui...come quando dici che il pensiero di Kant è cogente: Hai forse letto personalmente tutte le opere di Kant? E' una domanda retorica: no non ne le hai lette! Come non puoi aver letto, non fosse che per ragioni di tempo, tutti gli autori da te citati in questo forum. Quindi ti sei basato su interpretazioni altrui e quando anche l'avessi letto Kant e tutti gli altri, avresti dovuto interpretarlo/li. O neghi la necessità dell'interpretazione per qualsiasi scritto o discorso? Non credo proprio che tu ti metta in questa posizione che giudico insostenibile. Ma se ti ci metti sappi che è una posizione molto "accidentata" e avrai per compagni di viaggio, tutti gli scientisti e tutti i fondamentalisti. ciao |
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12-01-2009, 21.05.47 | #69 | |||
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Scusa, ma per conoscere il pensiero di un autore su un determinato argomento occorre conoscere tutta la sua letteratura anche quella cioè dove tale argomento non è trattatp ? Comunque potrei dire che il pensiero di Kant nella critica alla ragion pura (che ho letto per intero) è cogente ! E’ ovvio che quando dico Kant è cogente mi riferisco all’argomento che si sta dibattendo e non mi sogno di dire che in tutta la letteratura di Kant è cogente, ma cosa mi metti in bocca ? Citazione:
Ancora una volta non capisco quale sia il problema. Tu hai citato alcuni autori sostenendo che io non sarei d’accordo con tutti loro (di un paio non ho nemmeno mai letto nulla), la cosa è falsificata da quello che ti ho risposto, punto. Tra l’altro tu avevi scritto:” Vedi è proprio il fatto che tu contesti le interpretazioni di alcuni in base al criterio della tua interpretazione che ti mette in contraddizione con te stesso” Ed io ti ho risposto ciò che hai quotato, che non c’entra nulla con ciò che stai scrivendo ora. Citazione:
Certo che no, tuttavia non sono nel novero dei nuovi profeti dell’ermeneutica post-gadameriana che vorrebbero sostenere che “tutto è interpretazione” con il preciso intento di sostenere che si può dire tutto ed il suo contrario senza alcun problema. Questo fu un argomento sofistico smontato a suo tempo. Quindi se è vero che ci sono margini interpretativi in un testo o in un discorso, se il testo è circoscritto e sufficientemente preciso, le interpretazioni sono minime e il cuore del messaggio passa. Saluti Andrea |
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12-01-2009, 22.11.06 | #70 | |
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Sarebbe meglio aver letto tutto potendo così dare una interpretazioene personale ma è un dato di fatto che ormai il patrimonio della tradizione è così vasto che non è possibile accedere direttamente al pensiero di quelli a cui ci si riferisce. Quindi ci accostiamo al pensiero tramite l'interpretazione di altri...come volevasi dimostrare. E invece c'entra e come: tutto quello che è oggeto di comunicazione è soggetto, necessariamente ad interpretazione...a mano che non sia una tautologia. Sì, si può dire tutto ed il contrario di tutto perchè i criteri tradizionale di verità sono saltati....e giustamente. Non sono saltati solo alcuni criteri di verità, sono saltati inevitabilmente tutti. La cultura umana è una costruzione ovviamente sempre interdisciplinare e profondamente integrata e se cede in un punto, c'è un effetto domino che la fa cadere tutta. Ed è un bene perchè si rinnova la cultura e la vita è continuo rinnovamento. Dire che il cuore del messaggio non è soggetto ad interpretazione e come negare l'evidenza della necessità dell'interpretazione. C'è un fatto vero che mi piace ripetere: l'addetta a chiudere le porte di una chiesa alle 19, per andarsene prima a casa lo chiudeva in anticipo. A chi protestava, rispondeva: "ma ho messo appena un po' di catenaccio". Ciao |
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