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29-12-2008, 15.04.53 | #13 | |
Moderatore
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Quindi, nexus, la tua strana inquietudine verso l'ambiguita' con cui procede la conoscenza umana della natura, ed il cercarne una spiegazione razionale, un po' mi sorprende; gia' Platone era giunto alla conclusione che in natura non puo' trovarsi nulla di definitivo e perfetto, gia' migliaia di anni fa si era capito che approssimare cio' che osserviamo a cio' che crediamo di osservare e' un'operazione intellettualmente poco elegante , il cerchio in natura non esiste, anche se lo vedi, ma ,se guardando meglio, credi di scorgere un poligono con tanti lati, oltre al fatto che nemmeno quello esiste, non puoi approssimarlo alla verita' di un cerchio che si trova altrove...qualcuno vedra' un cerchio, e si spieghera', e potra' prevedere molte cose sopra quel fenomeno, altri vedranno in quello stesso fenomeno un esagono, e si spiegheranno e faranno altre previsioni magari , per certi versi ,piu' azzeccate, la “realta'” e' che non vi e' nulla di univocamente e assolutamente spiegabile con la sola forza dell' intelletto umano, ma ripeto, questa e' una conquista antica della filosofia occidentale, che Hegel , purtroppo , ha sgretolato , formando lo “spirito dei nostri tempi”, gettando le basi della moderna teocrazia della scienza. Saluti |
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29-12-2008, 15.47.57 | #14 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Prima una premessa. Non sono affatto d'accordo con quanto sopra riportato. Ritengo che la fisica moderna descriva il “creato” in maniera stupenda considerando l'estrema complessità dell'universo. Lo fa certamente meglio di anni addietro e meglio di qualsiasi altra disciplina umana. Non è dunque la fisica il problema, ma la piccolezza dell'uomo di fronte alla stupenda immensità dell'universo. Venendo al tema, francamente non vedo quali siano queste teorie perfettamente concorrenti. Semplicemente lo sembrano inizialmente a causa di una non sufficiente mole di dati a disposizione, o lo possono sembrare a chi non conosce con precisione le teorie medesime. Venendo all'esempio riportato, cioè RG versus gravitazione newtoniana ad esempio, non c'è affatto concorrenza ne c'è mai stata giacché la seconda non è altro che un aspetto particolare della prima. Cioè non è vero che dobbiamo necessariamente usare la fisica newtoniana per mandare la gente sulla luna, noi possiamo usare benissimo i modelli della relatività generale funzionerebbero perfettamente ! L'uso delle equazioni newtoniane è dovuto semplicemente alla facilità di calcolo, ma se usassimo quelli della RG, per quelle dimensioni e velocità otterremmo gli stessi risultati utili. Stessa cosa vale per la relatività ristretta e i calcoli del ns. quotidiano. Noi potremmo benissimo usare le equazioni relativistiche al posto di quelle classiche ottenendo gli stessi risultati per le velocità a cui siamo abituati, i risultati invece sarebbero diversi a velocità prossime a quelle della luce. Comunque, i fisici non anelano al noumeno, si accontentano del fenomeno, non ricercano la verità assoluta, impresa impossibile per l'uomo, ma una verità dal punto di vista “umano” cioè sempre perfettibile. Se volete sapere il “perchè” ultimo, la fisica può essere utile solamente per non farvi cadere in taluni errori, ma di certo non sarà la materia che potrà darvi una risposta definitiva. Credo tuttavia che nessun'altra sapienza umana potrà farlo, ognuno si convincerà inevitabilmente della propria verità ultima. Citazione:
Questa, perdonatemi, è una grandissima falsità. Non si possono nemmeno lontanamente paragonare le cose che possono essere fatte oggi e la conoscenza scientifica acquisita rispetto a quella del tempo del medioevo. Riguardo al discorso dei modelli aderenti o meno al reale che ha fatto Giorgio, devo dire che se è vero che non sarà probabilmente mai possibile creare un modello che descriva perfettamente la realtà in tutte le sue componenti (anche perchè Heisenberg ci dice che le leggi stesse della natura ce lo impediscono) i modelli che “funzionano” lo fanno perchè sono aderenti al reale, altrimenti non funzionerebbero. Newton funziona perchè parla di cose reali, sono le inferenze filosofiche universali che partono da esso che non sono corrette perchè il modello newtoniano descrive solo un piccolo ambito del reale. Saluti Andrea |
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29-12-2008, 17.47.29 | #15 | |
like nonsoche in rain...
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Andrea, quello del 1972 non tu , precisa la sua risposta: nessun problema, entrambe le teorie sono pallide suggestioni umane ed è dunque chiaro che si possano sommare ed accavallare nello spiegare le cose del mondo; già Platone lo sapeva, di che mi dovrei preoccupare? Beh, come ho chiesto a lui di precisare lo chiedo pure a te. Dici: “i modelli che “funzionano” lo fanno perchè sono aderenti al reale, altrimenti non funzionerebbero”; bene, precisa questo concetto in relazione al fatto che due o più teorie, in un certo ambito di applicazione (nel nostro caso campi deboli), possano ugualmente bene “funzionare”, dove per ugualmente bene intendo che non sia possibile distinguerle nei fenomeni con cui abbiamo a che fare tutti i giorni (cioè che non richiedono conoscenze di RG per essere spiegati). Entrambe, dunque, sono aderenti al reale, secondo la tua definizione, al reale quotidiano, ma presentano un'immagine del reale stesso completamente differente (lo ripeto poiché questo è un fatto banale al pari dell'efficacia predittiva della fisica): non trovi vi sia un qualcosa che cozza? Ed inoltre non trovi, secondo la tua opinione, che parlare di aderenza alla realtà abbia una "pretesa noumenica"? Infine, la frase che hai citato sulla situazione frammentaria della fisica non è naturalmente solo una mia opinione. Credo si tratti di punti di vista dipendenti, da un lato, dai differenti gradi di prossimità alla ricerca di base (o, come dici, dal grado di conoscenza delle teorie medesime), dall'altro dipendenti dai caratteri dei singoli, come detto in precedenza. Uno come Feynman si poteva permettere di affermare (pare alla moglie): “ricordami di non partecipare più a conferenze sulla gravità!”; molti altri, è chiaro, fanno pure fatica a comprendere cosa voglia dire tale esclamazione. °°° Ho meglio compreso il tuo punto di vista, Andrea (1972): è profondo e, mia opinione, non può geneticamente essere compreso da alcuni degli aruspici di cui parli; tuttavia continuo a ritenerlo troppo semplicistico. Ad esempio, parli di “corpo nero”, dunque non penso sia una bestemmia se ti chiedo: hai mai osservato lo spettro misurato della radiazione cosmica di fondo e come la curva teorica a 2.7 K lo descriva straordinariamente bene? Non mi prendere per ingenuo, non ti sto chiedendo se quella radiazione fisica sia, diciamo ontologicamente, un corpo nero, vorrei solo sapere se sei disposto a condividere i tuoi pensieri a riguardo. Hai eluso, comunque, la mia domanda: ti chiedevo circa la tua espressione “modo ancor più preciso”, ma non trovo spiegazioni riguardo ciò nella tua risposta. Abbiamo compreso il tuo punto di vista sull'ontologia delle cose, ora vorrei comprendere come lo concili con l'idea di progresso scientifico, di cui mi pare tu sia restio a parlare. Fantasmagorie scientifiche, va bene, ma in che senso sempre più precise? °°° Per quanto riguarda ZenZero, che saluto (tutto bene?! ), sono in fase di MumbleMumble; tuttavia posso dirti: se affermi che “una spiegazione è tanto più “profonda” quanto meno sono complessi gli elementi “primi” le cui interazioni essa tenta di descrivere”... beh, allora la relatività generale è molto poco profonda..! A parte gli scherzi, dovresti (non ho compreso se lo hai fatto) relazionare la profondità di una spiegazione anche all'ampiezza ed alla complessità di quanto tenta di descrivere, al suo carattere intrinseco, diciamo. Ad esempio, ci sono più “Relatività generali” cioè teorie più complesse di quella di Einstein che descrivono la gravità; la sua è “solo” (e non è poco) la teoria di campo più semplice. Sarà la gravità tale da essere descritta in modo ancor più semplice e profondo ed in che senso? Ai posteri... Saluti... |
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29-12-2008, 21.54.35 | #16 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Secondo me può significare ciò che elenco di seguito: a. siamo degli zucconi e riusciamo unicamente ad raggiungere dei risultati per raffinamenti successivi b. la conoscenza scientifica è sempre perfettibile poiché il modello non è la realtà, ma ne è una descrizione efficace c. la scienza si auto corregge in maniera efficiente ed efficace grazie all’empirismo Citazione:
Non so, ma io non ritengo siano tanto differenti. Probabilmente tu ti riferisci al concetto di spazio e tempo che nelle due teorie è differente, ma questo significa che banalmente nel modello newtoniano si postulava qualcosa che poi, alla prova dei fatti (ovvero osservando i dati sperimentali), si è verificato essere errato. Ma non capisco perché tale evidenza debba significare qualcosa di diverso da ciò che ho scritto nelle opzioni d e c. Citazione:
Lo spiego. Non puoi limitare il reale ad un piccolo campo. Il reale è tutto ciò che esiste ed a quello devi relazionarti per giudicare una teoria. Non è vero dunque che entrambe sono egualmente efficaci e funzionano, questo è ciò che non tenete sufficientemente in considerazione. La RS funziona a tutte le velocità (banalizzo ma è per cercare di essere sintetico) la fisica classica no ! Ecco che si evince chiaramente che la RS funziona “di più” dunque è più aderente al reale. Se esistessero due modelli fondamentalmente diversi ed egualmente predittivi, sorgerebbe qualche problema che, come è successo sempre in passato, verrebbe comunque prima o poi risolto con la continua sperimentazione (verificazione/falsificazione). Proprio perché i modelli descrivono e predicono il reale, prima o poi uno dei due dovrà fallire qualche previsione e dunque ci potrà fornire un indizio o una vera e propria prova della sua fallacità (totale o di ambito). Citazione:
No, perché il reale a cui ti riferisci è un reale parziale. Sarebbe come sostenere che l’attrazione gravitazionale non esiste nel “reale” vuoto intergalattico perché un oggetto sufficientemente distante da ogni tipo di materia non ne sentirebbe l’azione e inferire da questo che i due enunciati "la gravità esiste" e "la gravità non esiste" sono equivalenti. Se ex ipothesi noi potessimo sperimentare velocità supeluminali alle quali, sempre ex ipothesi, non potessimo applicare le equazioni di Einstein, ebbene avremmo necessità di un nuovo modello che dia conto anche dei dati sperimentali ottenuti a quelle velocità. Il nuovo modello sarà quasi certamente una espansione della RS perché contemplerà un reale “più reale” cioè comprenderà la descrizione di velocità fino ad ora non accessibili. Ritornando ad and1972rea il problema di base del suo ragionamento sta in quando sostiene che un fenomeno è solo un fenomeno che nulla ci dice sulla natura delle cose. Non credo sia così, giacchè un fenomeno non è altro che la manifestazione della natura stessa, è dunque natura è realtà. Descrivendo il fenomeno io descrivo il reale, la natura. Anche perché noi conosciamo i fenomeni, ma nessuno ha mai visto il “noumeno” ergo, per me può anche benissimo semplicemente non esistere, mentre è palese che esistono i fenomeni e di questi la fisica si occupa. Fenomeni, tra l’altro, che si manifestano seguendo delle ben note “regole” che noi chiamiamo leggi di natura. Queste ultime sono talmente accurate e precise che noi possiamo, conoscendole, persino prevedere con una precisione mai raggiunta cosa accadrà domani, anzi di più, descrivendo dei fenomeni, noi possiamo scoprire enti che non abbiamo mai visto ne nemmeno mai pensato !! Riuscendo poi a scovarli in natura ! E’ come se unicamente da una formula matematica che descrive il comportamento di un cane io scoprissi che in una foresta sperduta dell’australia esiste una forma di vita mai vista ne mai immaginata e poi, andando sul posto, io la scoprissi esattamente li ed esattamente come la formula matematica aveva predetto !! Come si può non dare credito a tali modelli ? come si può non pensare che una equazione descriva il reale se da essa io posso scoprire enti reali mai nemmeno immaginati ? Saluti Andrea |
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30-12-2008, 16.37.39 | #17 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Credi che in un forum filosofico, dove sia pure probabile che prevalga una preparazione non filosofica e non ci sia interesse per una mentalità filosofica, si possa parlare “sui fondamenti della scienza”, in particolare quelli della filosofia della scienza, anche i più elementari, eludendoli o dandoli per scontati? Altrimenti succede come già dissi, che si cercano le chiavi smarrite non dove le si è perdute, ma dove si trova più luce. Ed il titolo è proprio, forse un po' vasto, “sui fondamenti della scienza.” Ti dispiace se ne parlo solo un po? Anche perchè, ma è una mia impressione, mi sembra che il fondamentale filosofo della scienza ed epistemologo Karl Popper qui non sia eccessivamente conosciuto, o perlomeno non tutte le sue opere più importanti ai fini del genere di alcuni argomenti che qui appaiono. E' una premessa, poi potremo proseguire in modo più specifico. Riflettere sulle implicazioni culturali dei fondamenti della scienza giova pure a una visione del mondo meno ingannevole e suggestionata da tradizioni, da senso comune, false credenze, ecc. a favore di osservazioni dettagliate, caute genereralizzazioni, premesse corrette. Grado di predittività da induzioni, sempre influenzate da conoscenze già possedute,aspettative e pregiudizi. Mai fidarsi dei propri occhi, è il principale insegnamento della filosofia, da cui deve tenere conto la scienza. Gli occhi non “vedono” ma semplicemen te riflettono un'immagine sulla retina, poi ognuno riuscirà a “vedere” - quasi sempre – ciò che gli sarà concesso dalle precedenti conoscenze impresse sul suo scenario mentale. Ma questo avviene per ogni disciplina, ad esempio il mio saper leggere dipende non da cosa e quanto ho letto, ma da come ho imparato a leggere. Quindi si vede sempre “ciò che si sa” . Non esiste un'osservazione neutra, oggettiva , priva di pregiudizi. Le deduzioni vere richiedono premesse vere, mentre le induzioni non sono sicure al 100% ,es. è solo molto probabile che domani il sole sorga) Ma è il falsificazionismo popperiano che impronta la scienza del '900, contro la concezione ingenua della scienza. Per cui la scienza procede cercando di falsificare le teorie piuttosto che provando la loro verità. Ogni teoria può essere falsificata: un singolo esempio falsificante è sufficiente a falsificare migliaia di osservazioni positive. Se non è possibile sottoporre a falsificazioni teorie significa che non costituisce un'ipotesi scientifica: non potrà essere dimostrata falsa né non falsa, che sarebbe la premessa necessaria per ulteriori sviluppi e migliorie. Ad esempio la psicoanalisi non è (finora) falsificabile: ogni sua affermazione potrebbe essere riveduta, rettificata, così da risultare per forza “vera”. E' solo una pseudoscienza, scienza dello spirito, e non esatta. Popper ritiene che molte teorie in un futuro possano diventare falsificabili, cioè rienntrino nell'ambito delle scienze. La scienza progredisce grazie ai propri sbagli , cambi di paradigma e incoraggia così la creatività. Ma non per questo sono da sottovalutare certe predizioni coronate da successo, specie se si tratta di un solo evento che mette in dubbio una teoria. Tuttavia non mancano scienziati che negano pure l'evidenza. La scienza ha un suo ruolo ma no spiega tutto. Ad esempio l'innamoramento al di là del sostrato biologico, è di pertinenza del romanziere e poeta più che dello scienziato. buone feste |
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30-12-2008, 16.54.37 | #18 |
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Risposta a SpiritoLibero
Sì, ho consapevolmente limitato il campo, ci ho meditato su parecchio e non credo sia scorretto in questa discussione in quanto ogni teoria ha un proprio ambito di applicazione che non è “tutto ciò che esiste”; la relatività, la quantistica, tutte hanno dei propri intrinseci limiti ben ampi, ma al di fuori dei quali semplicemente non funzionano. Se vuoi, sarei potuto partire dall'inizio solo con l'esempio dell'incompatibilità tra relatività generale e meccanica quantistica, ma ho voluto focalizzare l'aspetto su due teorie (Newton ed Einstein) che hanno proprio uno stesso ambito di applicazione: la gravità. Per campi deboli, qui sulla terra per esempio (e l'ho detto esplicitamente: trascurando ciò che non richiede conoscenze di RG per essere spiegato), la gravità di newton ha la stessa dignità di quella di Einstein, non funziona “di meno” e più avanti spiego meglio il concetto. La via d'uscita che consiste nel mostrare che la RG incorpora come limite Newton non cancella questo fatto, semmai rende ancor più evidente la questione che mi pongo!
MQ e RG, pur non essendo tali ovvero descrivendo pezzi di realtà differenti, presentano anch'esse un'immagine dei fondamenti (non della realtà in toto) molto diversi e guarda caso proprio per questo sono incompatibili! Ora ciò è un altro aspetto della stessa domanda: pur se tra poco si troverà qualche conferma di qualche gravità quantistica tra quelle proposte, ciò non toglie che nel limite “classico” (quello che sarà considerato il nuovo limite “classico”), MQ e RG forniscono previsioni e descrizioni con una precisione spaventosa, anche se non delle stesse cose (degli stessi pezzi di realtà). Tuttavia si basano su o postulano, come dici, un'immagine dello spazio e del tempo totalmente differente; ciò non ti causa alcun tipo d'insoddisfazione? Eppure è proprio ciò che muove coloro che studiano il modo di conciliare queste due incredibili teorie. Se, come dici, il modello pur non essendo la realtà ne è una rappresentazione efficace, non ti causa alcun problema il fatto che due teorie ugualmente straordinarie, per l'intelletto e per l'aderenza alla realtà, postulino elementi di base in modi così differenti? Come l'altro Andrea, poni poco accento su di una cosa necessaria per i tuoi ragionamenti: i postulati assunti alla base ti spingono ad affermare “questo è lo spazio, così si comporta il tempo, così veramente vanno le cose alla base di tutto”, ciò indipendentemente se sia Newton, Einstein o Bohr a dirtelo: ebbene, nonostante le loro teorie studino cose “diverse” (lascia passare le imprecisioni), esse parlano lingue differenti, seppur le lettere sono sempre matematiche... come puoi essere così soddisfatto? Hai compreso meglio ora? |
30-12-2008, 16.54.56 | #19 |
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My ideas...
I tuoi tre punti di risposta, Spirito, possono pure essere condivisibili, ma non rispondono alla mia domanda che, ritengo, si situa ad un livello più profondo. Una possibile risposta è quella di Andrea (1972) o Giorgio, il netto taglio metafisico tra modelli e “realtà”, ma sono costretti a non tenere troppo conto dei successi delle teorie (e di ciò che dici con doppie esclamazioni nel tuo post).
Un'altra possibile via d'uscita potrebbe essere: come avviene per la superficie terrestre, date le categorie intellettive e le possibilità umane non è possibile “ricoprire” (spiegare) la realtà con una sola ed unica mappa (definita come un modello che abbisogni di certi precisi postulati e non altri); ciò non implica che le teorie attuali non possano essere ricomprese in sintesi sempre più grandi, anzi questa sembra essere la direzione, ma implica che nel proprio preciso ambito di applicazione ogni mappa/teoria abbia dignità di proporre la propria immagine di realtà, come sia fatta alla base, voglio dire, e la sua immagine è, questa sì, equidistante rispetto tutte le altre da ciò che si suole chiamare “realtà”. Il progredire della scienza tutta sarebbe dunque un processo di accumulazione (storico e sociale) di mappe che non definirei né necessariamente sempre “più precise” (anche se avviene), né necessariamente sempre più comprensive del “territorio” studiato. Voglio dire, può accadere per come è fatta la “realtà” (l'uomo e la natura) che non sia possibile, per esempio, unificare in una unica teoria scientifica le 4 forze presenti in natura, ma che dovremmo sempre fare i conti con più mappe differenti a seconda delle forze che stiamo studiando (come avviene ora, fine del 2008). La mappa di Einstein è più comprensiva di quella di Newton; tuttavia ciò non ci autorizza a dire che, in sé, lo spazio ed il tempo (i fondamenti della realtà in cui ci muoviamo!) si comportano come scritto sulla mappa di Einstein, piuttosto che su quella di Newton o Bohr, né che sia più vicino alla spiegazione di quei fondamenti Einstein, Newton o Bohr. Se abbisogniamo di fare certe cose, così come per esempio avviene per i naviganti di mare, utilizzeremo una certa mappa del territorio terrestre piuttosto che un'altra (che si basa su altre coordinate), così è se vogliamo studiare (attualmente) i quanti o i quasars. Emblematico è il caso dei buchi neri: vengono “attaccati” dalla fisica classica newtoniana, dalla relatività, dalla quantistica ed in ognuna di queste presentano i relativi problemi più profondi ed insolubili. Tale visione è distante dal modo di percepire la “realtà”, come un tutto coerente e monolitico, da parte di molti scienziati, quelli “hard” soprattutto, ma credo apra le porte a tutte le scienze non o poco matematizzate che hanno pari dignità, nel loro ambito di applicazione, di fornirci la strada con le loro mappe, dove i caratteri sono parole astratte e non solo formali simboli matematici. Saluti. |
30-12-2008, 18.13.54 | #20 | |||
weird dreams
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
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Dopotutto comunque non direi che la spiegazione attribuibile a tale teoria sia granché esaustiva (ampia/estesa/profonda o come dir si voglia), nel senso che la complessità dispiegata non rappresenta un grande intervallo della complessità reale - sebbene certamente maggiore rispetto a quello dispiegato in seguito all’intuizione di Newton (ora banale ma al suo tempo rivoluzionaria) che la “forza” che tiene gli oggetti saldi sulla superficie terrestre è la stessa che mantiene gli astri nelle loro rispettive orbite - la quale semplicemente non si pronuncia su altro (non si propone di rispondere ad altre domande - giustamente, dato c’è un limite sull’accettazione dello stravolgimento del senso comune consentito entro un certo tempo). Citazione:
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